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lunedì 2 novembre 2020

Venom

Titolo: Venom
Anno: 2018
Regia: Ruben Fleischer
Genere: supereroi, azione,horror
Cast: Tom Hardy, Michelle Williams, Riz Ahmed, Scott Haze, Reid Scott, Jenny Slate


La trama in breve:
Un giornalista lotta per la sopravvivenza contro uno scienziato pazzo dopo essersi fuso con un sarcastico simbionte alieno che gli dona incredibili superpoteri. (fonte Netflix)

Il mio commento:
Dopo aver visto questo film, credo di aver scrollato le spalle e aver detto "boh", con tono sconsolato.
Tempo addietro avevo visto Life, uscito in Italia col titolo di "Life - Non oltrepassare il limite", per il ciclo "Translations for dummies". Non ho un ricordo precisissimo ma aveva il suo senso, un suo sviluppo e una sua coerenza. 
So che doveva essere il preludio a questo Venom ma, col senno di poi, mi chiedo se effettivamente serviva una costruzione così complessa e "pesante". Me lo domando dopo aver visto Venom, sia chiaro, perchè considerando Life le aspettative erano discrete.
Invece ho trovato il film con Tom Hardy, attore che mi piace e che reputo molto valido, piuttosto insulso, molto veloce ma con poco appeal. Non che i film Marvel o DC Comics siano scritti da premi Nobel o destinati a un pubblico di intellettuali, però mi pare che qui tutto scivoli via un po' troppo in fretta e con semplificazioni grezze. La facilità con cui le persone si trovano, la rapidità dei tempi, l'azione spinta, ma anche la valutazione di ciò che è "buono" e cosa no. Se un criminale spara o fa una rapina, credo stia commettendo un crimine e lo considero negativamente. Se però un tizio si trasforma in una creatura aliena alta tre metri e gli stacca la testa a morsi a pochi passi da me, non è che me ne sto tranquillo né che lo reputo un eroe. Se poi sono la sua ragazza, anzi ex, qualche ulteriore scrupolo o retro-pensiero me lo farei...  

venerdì 3 agosto 2018

The signal

Titolo: The signal
Regia: Will Eubank
Anno: 2014
Genere: sci-fi
Cast: Laurence Fishburne, Olivia Cooke, Beau Knapp, Sarah Clarke, Lin Shaye, Robert Longstreet

La trama in breve:
Tre studenti di college in viaggio attraverso il sud-ovest degli Stati Uniti sono costretti ad una deviazione per andare sulle tracce di un misterioso e geniale hacker che è entrato nei sistemi del MIT ed ha evidenzato falle nel sistema di sicurezza. Nella loro ricerca, i tre amici finiscono in un'area strana e isolata del Nevada, dove all'improvviso tutto diventa scuro. Quando uno di loro, Nic, riprende conoscenza, si ritrova dentro un incubo ad occhi aperti...  (fonte ComingSoon)

Il mio commento:
Se guardo alla data dell'ultimo post su questo blog provo un po' di vergogna...davvero non mi capacito di quanto sia trascorso e di quanta poca energia mi riesca di ritagliarmi per portare avanti questi miei progetti personali. Avrei anche un libro, un mini romanzo, che prima o poi vorrei concludere ma che invece continuo a guardare solo da distante...
In ogni caso, sono qui ora, e ne approfitto per una segnalazione lampo di un film visto recentemente su Rai 4 e che, sinceramente, mi ha sorpreso. Per cui ve ne parlo, sperando di suscitare anche in voi un po' di curiosità per questa pellicola già presentata al Sundance Film Festival nel 2014.
All'inizio, The Signal mi ha incuriosito per il tono che aveva, per l'atmosfera che da subito il regista è riuscito a creare grazie alla fotografia e alla presentazione dei personaggi. Qualcosa che mi richiamava opere di autori blasonati, qualcosa tipo Tree Of Life per dire.
Assieme ad un amico, il protagonista, Nic, affetto da distrofia muscolare, sta accompagnando la sua amica/ragazza in California: per cui entrano subito in gioco sentimentalismi, romanticismo, possibilità di qualche lacrimuccia...e invece no. Ben presto la storia prende una piega inattesa, con la caccia a un hacker con cui i tre avevano un conto in sospeso e che sembra perseguitarli fino ad approdare al luogo da cui proviene "il segnale", l'origine della comunicazione di tale NOMAD.
E fino a qui, tutto sommato, il film mi stava attirando più per il tono, per la drammaticità della situazione che per la trama in sé: la narrazione in sé è discretamente coinvolgente e impreziosita da scelte di regia e di fotografia che enfatizzano la sensazione di perdita imminente, la nostalgia per un legame che si sta "troncando".Insomma, c'è sofferenza e c'è sentimento, ma c'è anche voglia di rivalsa, di fare qualcosa di forte, di sconfiggere un avversario... o quanto meno di capire che sta accadendo. Che poi sarà un po' tutta la spinta del film, che alla base vede proprio la determinazione di Nic, già bastonato dalla vita per via della propria condizione fisica, ma che ciononostante va avanti e cerca di essere una persona attiva e positiva, non tanto nel senso di gioviale ma di fare qualcosa per gli altri.

lunedì 30 aprile 2018

AVENGERS: Infinity war

Titolo: AVENGERS: Infinity war
Regia: Joe Russo, Anthony Russo.
Anno: 2018
Genere: azione, supereroi
Cast: Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Don Cheadle, Benedict Cumberbatch, Tom Holland, Chadwick Boseman, Zoe Saldana, Karen Gillan, Tom Hiddleston, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Idris Elba, Danai Gurira, Benedict Wong, Pom Klementieff, Dave Bautista, Gwyneth Paltrow, Benicio Del Toro, Josh Brolin, Chris Pratt, Tessa Thompson,

La trama in breve:
La resa dei conti più epocale di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati dovranno essere pronti a sacrificare tutto pur di sconfiggere il potente Thanos, tiranno intergalattico deciso a conquistare l'universo sfruttando il potere delle Gemme dell'Infinito (sei gemme generatesi all'origine dell'Universo e che rappresentano sei aspetti differenti del creato)

Il mio commento:
Non dovrebbe costituire una novità il fatto che mi piacciono i fumetti e che, negli anni, per periodi alterni, ho seguito le avventure cartacee degli X-Men, oltre che di altri personaggi Marvel.
Periodicamente la casa delle Idee organizzava i vari crossover, in cui una storia vedeva il coinvolgimento di più personaggi appartenenti a serie diverse così da rimescolare un po' le carte in tavola, creare nuovi intrecci e aumentare gli incassi. Ecco allora che per seguire una vicenda plenaria, tipo la saga di Onslaught o Avengers vs X-Men, si era costretti a recuperare volumetti di collane diverse, fare un po' di mente locale su personaggi vagamente (s)conosciuti e procedere nella lettura fino alla conclusione della mini saga. Che inevitabilmente vedeva il mondo in condizioni disastrose, personaggi devastati o dispersi e via dicendo...tanto poi tornavano tutti e in qualche modo la vita tornava a scorrere.





Ecco, la visione di AVENGERS: Infinity war riassume di fatto tutto ciò ma con il vantaggio di avere tutto in un solo film, senza doversi sorbire un pezzo della battaglia epica contro Thanos distribuita a pezzettini su pellicole differenti. Decisamente una gran comodità rispetto ad andare a vedere, per dire, Iron Man 4 e sorbirsi metà film dedicato a Tony Stark e metà alla battaglia globale contro Thanos.
Per cui, ecco, un punto a favore di questo colossal d'introspezione e sperimentazione cinematografica. E altrettanti mi sento di darli per il ritmo generale, per l'amalgama ben riuscito di tutti i personaggi e delle varie ambientazioni, così come per le gag distribuite qua e là (su tutti, vince la tecnica dell'invisibilità/mimetismo di Drax). Vero è che qualcuno ha avuto un ruolo più significativo di altri, qualcuno ha cercato di portarsi a casa il premio "personaggio inutile" (tipo Visione), altri invece a momenti si rivelavano in grado di contrastare senza problemi il caro buon Thanos... personaggio che per altro poteva mica decidere di risolvere i problemi dell'universo in altro modo...che poi, da quando in qua l'universo (soprattutto quello Marvel) è finito? E le dimensioni parallele dove le mettiamo?
Mi è spiaciuto per il povero Hulk, che avrei voluto veder in azione e che, sinceramente, mi sarei aspettato si incazzasse come suo solito invece di andare in crisi...in fondo, il suo elemento è la rabbia...

martedì 26 settembre 2017

La caduta di Hyperion

Titolo: La caduta di Hyperion
Autore: Dan Simmons   
Traduttore: G. L. Staffilano 
Editore: Fanucci Editore
Genere: Fantascienza
Pagine: 545

La trama in breve:
I sette pellegrini hanno raggiunto le Tombe del Tempo di Hyperion e sono al cospetto dello Shrike; intorno a loro divampa lo scontro tra gli Ouster e le forze dell’Egemonia. John Keats, una macchina umana costruita dalle Intelligenze Artificiali in cui è stata ricreata la coscienza del poeta, riesce a scoprire dove risiede il loro nucleo operativo, ma il fatto che si trovi all’interno dei teleporter comporta conseguenze inquietanti: bisognerebbe riportare indietro l’orologio dell’evoluzione umana, evitando così di soccombere alle Intelligenze attraverso la distruzione della Rete su cui si fonda l’Egemonia. Mentre i capi dell’Egemonia si trovano di fronte a una scelta di vita o di morte, il destino dei pellegrini si unisce inesorabilmente con quello dell’intera umanità.
Con La caduta di Hyperion, Dan Simmons descrive un mondo decadente e profondo, dove la fantascienza trova la sua massima espressione e ci regala un romanzo indimenticabile.

Il mio commento:
Ordunque, è da più di un mese che non aggiorno il blog ma, prima che anche settembre scivoli via, ho deciso di postare qualcosa. Non che di cose che avrei potuto raccontarvi non ce ne siano state - vacanze con Silvia in Val di Sole e dintorni, corsi e uscite col gruppo di salsa, pure un paio di lezioni di yoga fitness all'aperto, corso maestri di Qi Xing Tang Lang Quan, ripresa corsi di Qi Xing Tang Lang Quan a Camposampiero con annesso e imprevisto ma graditissimo arrivo di numerosi nuovi allievi ... per non parlare di serie televisive o film visti oppure persi... - ma il tempo che riesco a ritagliarmi per codesto blog ormai è sempre più risicato. 
Tuttavia, visto che son riuscito a completare la lettura di un libro (se, capirai che grande passo per l'umanità, direte voi...), complice un weekend all'insegna del raffreddore e di un accenno di influenza, ne approfitto per raccontarvi qualcosa proprio di questo.
Del libro, intendo.
Quasi un anno fa, parlai in questa sede di Hyperion, primo libro della tetralogia fantascientifica I canti di Hyperion di Dan Simmons. Orbene, ieri sono finalmente riuscito a concludere il secondo capitolo di questa saga, una lettura iniziata in terra africana durante la trasferta di maggio-giugno e protrattasi finora.
Analogamente a quanto sperimentato con il primo libro della serie, non posso fare a meno di genuflettermi dinnanzi a questo autore strabiliante e replicare i gesti visti in Fusi di Testa.
La lettura è stata senza dubbio un'esperienza ardua e faticosa, complessa e nient'affatto banale, pregna e ricca di tantissimi elementi e rimandi e commistioni di generi. Diversamente dal primo libro, qui non ci troviamo di fronte a n mini romanzi differenziati per generi e intervallati da episodi di storia presente vissuta dai protagonisti. La narrazione procede invece su più livelli, su più dimensioni spazio temporali in contemporanea, in alcuni punti avanti nel tempo in altri nel mondo tecnologico delle Intelligenze Artificiali (il TecnoNucleo). Ecco allora che il lettore si troverà a girovagare in contesti e situazioni differenti, pressanti, sofferte, con la minaccia di una guerra globale che incombe, con misteri da svelare, con le enigmatiche Tombe del tempo ormai aperte, con drammatiche decisioni nelle mani dei protagonisti. Personaggi ritrovati e che, ciascuno a modo suo, contribuirà a sbrogliare la situazione, personale e non. Chi, ad esempio, nei panni del Primo Funzionario Esecutivo del Senato dell'Egemonia dell'Uomo, Meina Gladstone, alle prese con un disastroso tentativo di difesa contro la dilagante minaccia Ouster; chi nei panni di un essere a metà tra creatura vivente e cibernetica, come il cibrido di John Keats che, sognando, riesce a stabilire un contatto al di là di ogni comprensione con quanto sperimentano i pellegrini su Hyperion; chi ancora come pellegrino, alle prese con i misteri di Hyperion e la terribile presenza dello Shrike...c'è davvero tanto, troppo oserei dire, eppure in questo libro l'autore è riuscito a condensare qualcosa di epico, di biblico addirittura. Difficile, anche perché lo stesso autore ce lo suggerisce attraverso le parole e gli studi di Sol Weintraub, uno dei pellegrini, che "sacrifica" la propria figlia cedendola allo Shrike, un sacrificio fatto con amore, come atto di fede e disperazione e che, al contempo, rimanda al gesto di un certo Abramo verso il Dio del Vecchio Testamento. Così come biblici sono i riferimenti verso l'attesa di una promessa "intelligenza finale" e il parallelo tra il cibrido John Keats e Giovanni Battista, entrambi anticipatori del messia che porterà la salvezza.

martedì 31 gennaio 2017

Arrival

Titolo: Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2016
Genere: sci-fi
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma, Mark O'Brien, Nathaly Thibault, Joe Cobden, Russell Yuen, Julian Casey

La trama in breve:
Louise Banks, linguista di fama mondiale, è madre inconsolabile di una figlia morta prematuramente. Ma quello che crede la fine è invece un inizio. L'inizio di una storia straordinaria. Nel mondo galleggiano dodici navi aliene in attesa di contatto. Eccellenza in materia, Louise è reclutata dall'esercito degli Stati Uniti insieme al fisico teorico Ian Donnelly. La missione è quella di penetrare il monumentale monolite e 'interrogare' gli extraterrestri sulle loro intenzioni. Ma l'incarico si rivela molto presto complesso e Louise dovrà trovare un alfabeto comune per costruire un dialogo con l'altro. Il mondo fuori intanto impazzisce e le potenze mondiali dichiarano guerra all'indecifrabile alieno. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Avevo sentito parlare discretamente di codesto film e, dopo averlo visto, non posso che confermare una mia certa qual soddisfazione.
Ok, la solfa dell'invasione aliena non è poi così nuova e un paio di escamotage usati per sbrogliare la trama potevano esser gestiti diversamente però in questo Arrival - ispirato al racconto Storie della tua vita di Ted Chiang - la presenza extraterrestre diviene per lo più un pretesto per parlare anche di altro.
Innanzitutto, a differenza di opere del medesimo stampo, dinnanzi alla minaccia aliena non vediamo stagliarsi solo la forza bruta americana che si prende la responsabilità di risolvere il problema a nome di tutta l'umanità bensì ci sono gli sforzi di coordinamento e di condivisione (almeno inizialmente) da parte di svariate nazioni che, a modo loro, cercano di comprendere con cosa hanno a che fare. Sarebbe stato interessante aver visto la medesima storia raccontata anche dal punto di vista dei cinesi o dei danesi o degli africani...giusto per avere una cartina al tornasole su modalità, intuizioni e impostazioni. La "guerra fredda" tra le nazioni che cercano di arrivare a risolvere "il mistero" (diciamola così) ad un certo punto poteva anche sfociare in altro: si tramuta infatti in competizione e in potenziale invito alla distruzione fratricida...e forse ci poteva pure stare che qualche nazione illuminata (tipo la Corea del Nord, per dirne una) iniziasse a complicare le cose. Ma così non accade, a beneficio dello sviluppo narrativo.



In secondo luogo mi ha fatto piacere notare che l'impulso alla nuclearizzazione o comunque al ricorso alla forza bruta sia stato in qualche modo placato e tenuto a bada. D'altra parte, che senso avrebbe cercare di annientare creature tecnologicamente più avanzate di noi e che per altro si dimostrano pacifiche? Molto meglio erigere un muro per far capire a questi dannati alieni di starsene a casa loro! Questo credo avrebbe previsto il buon vecchio Trump se fosse stato alla sceneggiatura...ma grazie al cielo non è stato così.

sabato 31 dicembre 2016

Rogue One: A Star Wars Story

Titolo: Rogue One: A Star Wars Story
Regia: Gareth Edwards
Anno: 2016
Genere: fantascienza
Cast: Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed, Forest Whitaker, Donnie Yen, Jiang Wen, Alan Tudyk, Jonathan Aris, James Earl Jones, Genevieve O'Reilly, Warwick Davis, Valene Kane

La trama in breve:
Jyn Erso è la figlia di Galen Erso, un ingegnere scientifico ribelle, costretto dall'Impero alla costruzione di un'arma di distruzione di massa nota come la Morte Nera. Jyn ha cercato per quindici anni di dimenticare il padre, dandolo per morto, finché un pilota disertore non le ha consegnato un messaggio urgente segreto, proveniente da Galen stesso. Insieme al capitano Cassian Andor e al suo droide imperiale riprogrammato dai ribelli, la ragazza parte allora alla ricerca del genitore e di uno spiraglio per fermare i piani apocalittici del malvagio imperatore. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Finalmente son riuscito a recuperare la visione di questo film: lo aspettavo da un po' ma, tra trasferte, festività e acciacchi vari ho rimandato fino a ieri sera. E questo mio procrastinare ha implicato che, verbalmente o via internet, qualche commento e stralcio di recensione per forza di cose mi fosse giunto. Nel complesso tutti si son detti soddisfatti e compiaciuti. Pure su imdb Rogue One registra un ottimo voto.
Ora, col senno di poi, posso dire che mi aspettavo di più, qualcosa di un po' differente, non so neanch'io bene come definirlo.
Sono ben consapevole che il finale della storia era abbastanza telefonato e vincolato alla sequenza di apertura di Guerre Stellari Episodio IV, per cui certi limiti e forzature ci stavano eccome.
E sono anche consapevole che non è un episodio di Star Wars ma uno spin-off: questo vien messo in chiaro sin da subito, visto che non c'erano le classiche scritte oblique che scorrono nello spazio e che forniscono le spiegazioni di ciò che stiamo per andare a vedere.



Indubbiamente è una storia dai toni più cupi e maturi. Lo si evince anche dal comportamento dei personaggi stessi: Jyn viene strappata dai genitori in tenera età e, dopo una giovinezza trascorsa con i ribelli - anche se non è che ci dicano poi molto -, la ritroviamo prigioniera dell'impero; il capitano Cassian ci viene presentato come un uomo disposto a tutto, determinato e spietato, tant'è che ammazza un suo informatore giusto perché poteva essere d'intralcio o, se fatto prigioniero, rivelare importanti informazioni all'Impero. 
Sullo sfondo di tutto ciò la lotta all'Impero e l'ombra della Morte Nera e del suo impiego, un presagio di morte e di devastazione che nel corso del film diviene realtà e attorno a cui si sviluppano le vicende, da un lato per rintracciare Galen Erso dall'altro per recuperare e trasmettere i progetti della stazione orbitante. Oltre che per spiegare l'origine di quel "buco" nella sicurezza di tale straordinario strumenti di morte ("motivi estetici", avevano detto). 

mercoledì 4 maggio 2016

Terre di Confine Magazine 5

Leggi TdC Mag #5
Oniricalienamente
Cari Lettori, ce l’abbiamo fatta anche stavolta! Contro ogni pronostico e avversità, eccoci a presentarVi un nuovo numero del Vostro affezionatissimo TdC Mag! Come sempre gratuito, come sempre coloratissimo, come sempre ricco di stimoli, immagini e opinioni.

Ci siamo riavvalsi del prezioso supporto de La Bottega del Barbieri. è proprio l’ampia retrospettiva di Daniele Barbieri sulla figura dell’alieno nella Fantascienza a caratterizzare TdCM #5, insieme a una suggestiva riflessione di Ivano Landi sul mistero di Picnic a Hanging Rock, un’analisi che accarezza l’anima dell’Australia aborigena, quel suo cuore metafisico conosciuto come il Tempo del Sogno. Fabrizio Melodia ci ripropone poi il suo appuntamento con i fanta-temi, parlandoci di Psicostoria.

A completare la sezione Letteratura: Marco Pulitanò ben descrive quanto profonda e meschina possa rivelarsi la Cecità umana; con la nostra Cuccu’ssette c’immergiamo tra le onde e le perturbanti manifestazioni di Solaris; Elisa Giudici, nostra ospite gradita, ci illustra pregi, difetti e attitudini epigonogeniche di Ender’s Game; nuovo anche l’arrivo di Glinda Izabel, che con Rebel accompagna TdC nei territori finora inesplorati degli young adults e dei romance; e infine, restando in tema di lande da esplorare, Luca Germano ci guida tra gli inquietanti meandri dell’Area X.

La parte antologica propone racconti di Clelia Farris, Fabio Lastrucci e Vincent Spasaro, Riccardo Dal Ferro e Francesco Pomponio, per chi ama il fantastico con punte di surreale, horror e distopia.

Nella sezione Cinema e TV, l’inObsidiabile Severino Forini affronta la leggenda di Onibaba; mentre Andrea Carta s’inoltra in terra teutonica per commentarci Le Fantastiche Avventure dell’Astronave Orion (con le immancabili sinossi di SerieTV.net).

Alla coppia Mistè–Corà è affidato il gustoso buffet anime, con un piatto per ognuna delle tre più rinomate portate nipponiche: film (Le Ali di Honneamise), OVA (Bubblegum Crisis) e serie TV (l’inedito Dougram).

Nello spazio Fumetti, ecco il saggio di Marco Pellitteri sul mitico Astroboy; e Orlando Furioso di nuovo alle prese con un supereroe che alla Casa delle Idee scippa addirittura il nome: Capitan Marvel.

Per l’angolo foto-cosplay, Davide Longoni e Leonardo Colombi intervistano Monica Pachetti e Roberto Giancaterina. Aprono e chiudono il numero due photodream d’annata: la meravigliosa Skin Diamond, ritratta da Scott Pierre Price, posa in atmosfera a metà tra glamour e postapocalittico.

Insomma, è primavera: sedetevi, rilassatevi e gustatevi TdC Magazine #5!

Terre di Confine Magazine #5 è rilasciato in forma totalmente gratuita, sfogliabile on-line su ISSUU oppure direttamente da qui:


Ringraziamenti
Alla Redazione:

in ordine alfabetico…
Andrea Carta
Claudio Piovesan
Cuccu’ssétte
Daniele Barbieri
Davide Longoni
Elisa Favi
Fabrizio Melodia
Gianni Falconieri
Giordana Gradara
Glinda Izabel
Jacopo Mistè
Leonardo Colombi
Luca Germano
Marco Pulitanò
Massimo De Faveri
Orlando Furioso
Severino Forini
Simone Corà
Stefano Baccolini
Stefano Moscatelli

e a tutti coloro che hanno partecipato, fornendo la propria opera e prezioso aiuto:

in ordine di impaginazione…
Wenjuinn Png • Malesia
Michael Ortiz (Dragoon Online) • Usa
Raylin Christensen (aka Skin Diamond) • Usa
Scott Pierre Price (aka  Blacque Magic) • Usa
Fiammetta Giorgi (Giunti Editore) • Italia
Elisa Giudici • Italia
Ric Damm (Ripon College) • Usa
Bob Hartmann • Usa
Juan Mar • Spagna
Ville Assinen • Finlandia
Ivano Landi • Italia
Zina Sofer • Australia
Garth Smith • Australia
Stine Fossheim • Norvegia
Christoph Behrends • Germania
Craig Banks • Australia
Kenneth Spencer • Usa
Dorin Popa • Germania
Renata Bertola • Italia
Claudio Secco • Italia
Giovanni Panzeri (The Crows ITA Fansub)  • Italia
Monica Pachetti • Italia
Marco Pellitteri • Italia
Andrea Sartori (AnimeClick) • Italia
Giacomo Schiantarelli (AnimeClick) • Italia
Leonello Di Fava (PANINI Comics) • Italia
Roberto Giancatarina • Italia
Clelia Farris • Italia
Meyrem Bulucek • Romania – Usa
Fabio Lastrucci • Italia
Vincent Spasaro • Italia
Willem Lombard • Nuova Zelanda
Riccardo Dal Ferro • Italia
Chris Drysdale • Canada
Francesco Pomponio • Italia
Sonja Valdes • Italia

Comunicato redazionale dal sito Terre di Confine


mercoledì 27 aprile 2016

La fine del mondo

Titolo: La fine del mondo
Regia: Edgar Wright
Anno: 2013
Genere: commedia, sci-fi
Cast: Simon Pegg, Nick Frost, Paddy Considine, Martin Freeman, Eddie Marsan, Rosamund Pike, Julian Seager, Paul Kennington, Mark Fox

La trama in breve:
Gary King ha toccato l'apice della sua esistenza nel 1990 quando con i suoi amici ha tentato di battere in una sola notte i pub di Newton Heaven in un tripudio di aneddoti e ubriacatura, finito senza aver completato il giro (l'ultimo pub, mai raggiunto, si chiama The World's End) ma comunque in gioia. Vent'anni dopo Gary è un adulto irrisolto, che vive nel passato, fuori da ogni regolarità o da ogni canone di "inserimento nella società" e raccontando la sua esperienza in un gruppo di autoaiuto capisce di doverlo rifare, ritrovare il vecchio gruppo di amici, rimetterli insieme e questa volta battere davvero tutti i pub in una notte. Quello che succederà nel tentare di farlo metterà il gruppo di 5 amici a confronto con una realtà imprevedibile, un incredibile rivoltamento di tutto ciò che sapevano in grado di lasciar emergere il loro vero spirito.

Il mio commento:
Finalmente son riuscito a completare la famigerata trilogia del cornetto :-)
Ossia il trittico composto da L'alba dei morti dementi, Hot Fuzz e questo La fine del mondo, film girati da Edgar Wright, scritti da Simon Pegg e Wright, e interpretati da Pegg e Nick Frost.
Come per i precedenti, il ritmo e la demenzialità si avvertono poderosi, questa volta con un richiamo alla fantascienza dopo le atmosfere da horror e poliziesco dei precedenti.
Un film, questo, molto dinamico e dal ritmo vivace, che gioca con richiami dei tempi spensierati della gioventù, con dinamiche legate alla crescita e al cambiamento, per concludere con un cospirazione aliena per l'evoluzione della terra. Ma i supervisori extra-terrestri non hanno fatto i conti con Gary King e la sua sacrosanta missione, ossia completare il miglio dorato, 12 pub e altrettante pinte di birra. 
Altro che il sacro graal di Indiana Junior Jones :-)
Ovviamente non mancano le idiozie, le battute, i personaggi strampalati e fuori tempo, su tutti appunto Gary King, fuggito da chissà quale centro di recupero e personificazione di una sorta di rifiuto alla crescita e al senso di responsabilità.
L'evoluzione della storia procede in un crescendo di non sense, passando da quella che poteva sembrare una scanzonata rimpatriata per raggiungere il climax con la fine, letteralmente, del mondo che conosciamo. In fondo, perché negare all'umanità di evolversi da sola e rifiutare le imposizioni esterne che cercando di portare il nostro pianeta a un altro livello di civiltà?

sabato 13 giugno 2015

Kiseiju - L'ospite indesiderato

Titolo: Kiseiju - L'ospite indesiderato
Anno: 2014-2015
Genere: fantascienza, horror
Produzione: Madhouse
Episodi: 24

La trama in breve:
Una normalissima notte in Giappone… sembra nevicare ma ad uno sguardo più attento i nostri occhi si accorgono che quelli non sono propriamente dei fiocchi di neve. In realtà sono parassiti, alieni, simbionti, chiamateli come vi pare e hanno un precisa intenzione: sostituire l’uomo come specie dominante del pianeta Terra! Shinichi è un ragazzo come tanti altri, discreto negli studi, imbranato con le ragazze e un po’ timido. Ma una notte la sua vita cambia. Qualcosa entra nel corpo di Shinichi, e si impossessa della sua mano sinistra destra. Intanto altri esseri umani vengono posseduti dagli alieni, e cominciano a mietere vittime. Nessuno riesce a capire il motivo di questi omicidi così brutali. Uomini, donne e bambini vengono massacrati, intere famiglie vengono sterminate e non se ne capisce il motivo. Shinichi intanto, impara a convivere con il suo parassita, al quale attribuisce anche un nome: Mancy Migi.  (fonte http://naruto.italian.forum.forumcommunity.net/)

Il mio commento:
Shinichi alle prese con Migi
Ero alla ricerca di un anime interessante e ben fatto quando, mesi fa, mi sono imbattuto in questo titolo, ennesima fatica dell'ottima Madhouse. Facendo mente locale, son quindi tornato con i ricordi al tempo dell'università quando, grazie al mio amico Davide, avevo iniziato a leggere alcuni numeri del manga di Hitoshi Iwaaki da cui è stato trasposto questo anime. Successivamente, è stato l'opening, con colonna sonora dei "Fear, and Loathing in Las Vegas" a conquistarmi definitivamente  (*).
A esser sinceri, non so se l'anime rispetti in toto il manga (il cui titolo originale parrebbe più Parasyte o Le bestie parassite...), ma il risultato complessivo a mio avviso è molto buono e permette allo spettatore di seguire la trama in modo piuttosto fluido e rigoroso e con una significativa qualità dell'animazione. Si nota probabilmente una certa accelerazione del ritmo negli episodi finali (quando le forze armate "umane" iniziano a mobilitarsi con maggior decisione...) che per certi versi stride un poco con la lentezza di alcuni passaggi nella prima parte della storia, ma si tratta comunque di una sensazione lieve. 
Non ho invece compreso come mai abbiano deciso di spostare il parassita di Shinichi dalla mano sinistra alla destra, con la conseguente necessità di modificarne il nome da Mancy a Migi (che in giapponese ha assonanza con "destra/o"). Misteri che solo Ruggeri o Giacobbo, forse, un giorno ci sveleranno...
Non che questa scelta comprometta lo sviluppo della storia, intendiamoci, semplicemente l'ho trovata immotivata.

venerdì 17 aprile 2015

Monsters

Titolo: Monsters
Regia: Gareth Edwards
Anno: 2010
Genere: fantascienza
Cast: Whitney Able, Scoot McNairy

La trama in breve:
La ricerca scientifica della NASA riesce a trovare le prove dell'esistenza di altre forme di vita. Una navicella spaziale piena di campioni ha un incidente durante la fase di atterraggio: le creature dello spazio cominciano a stabilirsi sulla terra, moltiplicandosi e diffondendo terrore. La zona contaminata, tra il Messico e gli Stati Uniti, diventa così un parco abitato da giganteschi polpi distruttori di città e vite umane, tenuti a bada da un esercito militare violento e impreparato. Un fotoreporter e una giovane turista decidono di viaggiare insieme per raggiungere i territori sicuri oltre il confine della quarantena ma la strada da percorrere sarà ricca di imprevisti. Sembra che i mostri non amino molto la compagnia degli uomini. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Ed eccola qua, l'ennesima riprova che non servono budget miliardari o cast stellari per confezionare un buon prodotto come, purtroppo, troppo spesso molte delle produzioni hollywoodiane dimostrano, investendo l'equivalente del PIL di un continente per ottenere film senza senso o scopo.
Gareth Edwards invece dimostra che anche con un budget risicato ma prestando attenzione all'atmosfera, alla fotografia e alla narrazione si riesce a proporre qualcosa di valido, qualcosa in grado di suscitare e mantenere viva l'attenzione dello spettatore.
Per carità, con questo film non viene inventato nulla di buono e la trama in sé non propone chissà quali innovazioni. Al di là di alcune forzature e scelte discutibili, ci sono echi di produzioni più blasonate, quali Jurassic Park o la Guerra dei Mondi, impossibile non notarlo, e a ben guardare la storia proposta funziona grazie a cliché e dinamiche consolidate (t'oh, il treno non può andare avanti; t'oh, la barca si ferma...)
Eppure, questo non va a sminuire l'opera in sé né a limitarla. Semmai, la poetica delle immagini, la cura posta alla fotografia e agli scenari ripresi dalla camera, il tono e l'intimità che viene a crearsi tra i due protagonisti catturano l'attenzione e suscitano empatia. La stessa scelta di adottarne il punto di vista, limitando la conoscenza o l'orizzonte percepito dallo spettatore, è funzionale al suo coinvolgimento e a dosare l'esperienza filmica.

domenica 15 febbraio 2015

Jupiter Ascending

Titolo: Jupiter - Il destino dell'universo 
Titolo originale: Jupiter Ascending
Regia: Lana Wachowski, Andy Wachowski
Anno: 2015
Genere: fantascienza
Cast: Channing Tatum, Mila Kunis, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth, Tuppence Middleton, Terry Gilliam, Nikki Amuka-Bird, Edward Hogg

La trama in breve:
Jupiter, figlia di immigrati russi, pulisce i bagni per vivere, sogna un domani migliore ma nel suo presente dorme in una stanza con i suoi parenti e non pensa di valere più del lavoro che fa. Un giorno, a sorpresa, in un salvataggio rocambolesco scopre di essere l'oggetto del desiderio di una famiglia di nobili alieni e viene così rapita da quello che diventerà il suo oggetto del desiderio, un mercenario mezzo uomo-mezzo cane. Dopo aver passato in rassegna i tre fratelli del nobile casato che si litiga la sua amicizia per interesse, come fossero fantasmi dickensiani, scoprirà di poter finalmente lottare per se stessa assieme al suo cavaliere. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Confesso di aver atteso a lungo l'uscita di questo film. Già ne avevo sentito parlare anni addietro, dopo l'uscita di Cloud Atlas. Quindi mi son sorbito i teaser e i trailer, uno dei quali addirittura a giugno del 2014 prima di "The edge after tomorrow". 
Mi sono quindi persuaso che la ritardata uscita del film fosse dovuta alla cura maniacale con cui i Wachowski stavano seguendo la fase di post produzione, oppure a mere questioni tecniche per proporlo in 3D... magari alla pressione di altre case cinematografiche impanicate dalla potenza visiva di questo film.
Ora, dopo averlo visto con questi miei occhi, posso affermare di avere un parere non propriamente favorevole. 
Indubbiamente, con un cv come il loro, per i Wachowski non dev'essere facile realizzare film: l'eredità di Matrix è pesante e ci si aspetterebbe che il duo riesca a proporre qualcosa di degno. 
Tuttavia, pensando alle parti a loro affidate in Cloud Atlas, mi parevano tornati in discreta forma, pronti a scrollarsi di dosso scivoloni come Speed Racer. 
Con questo Jupiter Ascending, orrendamente tradotto dalle sapienti mani dei distributori italiani (se mai un giorno farò un colpo di Stato e diverrò sindaco maximo dell'Italia, uno dei miei primi emendamenti sarà l'esecuzioni capitale di gente che, nei decenni, si è prodigata per storpiare i titoli originali) che per altro hanno avuto la bellerrima idea di lasciare contemporaneamente sullo schermo le due versioni, in totale spregio dell'intelligenza del pubblico, con questo film dicevo ancora una volta i due cineasti statunitensi riescono a stupire visivamente, ma peccano clamorosamente sotto molti altri aspetti. A loro comunque riconosco - e su questo aspetto credo che i pareri siano tutti sulla medesima lunghezza d'onda - la capacità visionaria di creare mondi e tecnologie andando a delineare un'ambientazione completamente nuova che potrà venir sfruttata per i più disparati usi commerciali (videogame, fumetti, animazione, Jupiter Ascending 2...). 

sabato 26 luglio 2014

Prometheus

Titolo: Prometheus
Regia: Ridley Scott
Anno: 2012
Genere: fantascienza
Cast: Noomi Rapace, Michael Fassbender, Guy Pearce, Idris Elba, Logan Marshall-Green, Charlize Theron, Kate Dickie, Sean Harris

La trama in breve:
Nell'anno 2089 due scienziati portano a compimento le ricerche di una vita scoprendo che alcuni artefatti, ritrovati in diversi punti della Terra e tutti risalenti a migliaia di anni prima, riportano la medesima immagine di creature giganti che indicano un determinato pianeta. Ricostruito quale sia il pianeta in questione e trovati i fondi da un miliardario morente, i due si imbarcano assieme a un equipaggio misto di scienziati e piloti verso quel pianeta per andare a scoprire quel che ritengono essere l'origine della vita sulla Terra. Lì troveranno i resti di una civiltà aliena assieme a ciò che l'ha quasi estinta. (fonte mymovies)

Il mio commento (attenzione agli spoiler):
Azz, son venuto al mare e manco
ci sta il sole. Che giornata'emmerda...
Quest'oggi vorrei parlarvi di un film intenso e dall'alto valore artistico, una di quelle storie che concedono emozioni creando un legame autentico con lo spettatore. Un film che però sa essere ermetico, poetico e suggestivo.
Ah no, scusate, oggi parliamo di un altro titolo: Prometheus. 
Fondamentalmente una deludente vaccata, ma questo ho visto di recente.
Penso che ci sia gente, nel mondo, che odi il prossimo suo come se stesso e che non attenda altro se non rovinare le aspettative.
Voglio dire, se tu dai inizio a una saga che nel tempo ha saputo attrarre consensi e spettatori, e se non hai vissuto sul lato oscuro della Luna per quanto poco sei venuto a conoscenza di questo successo, per quale diamine di motivo vuoi buttare tutto in vacca con un dannato prequel? Che poi, caspita, se lo pensi e lo realizzi, sai anche che chi lo vedrà sarà per lo più gente che già conosce il contesto, i personaggi e l'ambientazione, gente con un minimo di preparazione e aspettative, insomma. Gente che magari sborsa pure quattrini per il biglietto del cinema o l'acquisto di dvd.
E perchè diamine allora devi rovinargli la giornata con una vaccata biblica?
Dico a te, Ridley "mannaggia a te" Scott.
Che oltre ad aver girato e prodotto il film in questione ne hai pure scritto la sceneggiatura! Aaargh!
Almeno l'avrai visto prima di inviarlo a destra e a manca per farlo proiettare nei cinematografò di tutto il mondo? Presumo di no... forse l'hai fatto vedere a Tony Scott, il che spiegherebbe la sua prematura dipartita.
In realtà, ho organizzato questa
spedizione spaziale per sfuggire
alla giustizia italiana
Già perché le cagate si sprecano, così come le ingenuità e le forzature.
Passi per certe sequenze criptiche, come il culturista albino che all'inizio sbevazza una sostanza misteriosa (un prototipo di Coca Cola con troppo catrame...) che gli causa atroci dolori intestinali conducendolo ad una morte per disgregazione molecolare. Personaggio misterioso che poi si scoprirà essere un "Ingegnere" (un altro nome non c'era?) appartenente a una razza aliena che sembrerebbe aver portato la vita sul nostro pianeta. E stando a qualche indiscrezione letta qua e là nella rete c'era pure il rischio che venisse passato il messaggio che alcuni personaggi "forti" del passato siano stati Ingegneri. Tipo Gesù...

sabato 29 marzo 2014

Starship Troopers 3 - L'arma segreta

Titolo originale: Starship Troopers 3 - Marauder
Titolo italiano: Starship Troopers 3 - L'arma segreta
Regia: Edward Neumeier
Anno: 2008
Genere: sci-fi, azione
Cast: Casper Van Dien, Jolene Blalock, Stephen Hogan, Boris Kodjoe, Amanda Donohoe, Marne Patterson, Stelio Savante


La trama in breve:
La guerra fra insetti e umani continua: nuove specie di insetti compaiono sul campo di battaglia, tanto che ci si domanda se la vittoria sia ancora possibile o meno.
Sul pianeta agricolo di Roku San giunge lo Sky Marshall, la massima autorità militare, per un'ispezione a sorpresa. Pochi minuti dopo il suo arrivo le cancellate elettriche cedono e gli insetti nemici invadono il forte, prendendo il sopravvento.
La colpa viene data interamente al colonnello Johnny Rico, che viene condannato all'impiccagione. Nel frattempo il capitano Beck porta in salvo lo Sky Marshall, ma dovrà abbandonare la nave spaziale su cui erano imbarcati per un misterioso incidente. (fonte wikipedia) (da notare che su mymovies non c'è traccia di questo film...oscuro presagio...)

Team sceneggiatori
Il mio commento:
Buahahahahah, no dai, ditemi che questo film è uno scherzo. Non ci credo che l'abbiano effettivamente confezionato così e distribuito alle masse senza un minimo di controllo e supervisione. A mio parere il terzo capitolo della gloriosa saga di Starship Troopers risulta davvero imbarazzante, una sorta di insulto all'intelligenza dello spettatore medio. 
Rispetto al secondo film, stando a IMDB, sembrerebbe leggermente migliore e non nego che vi sia stato dell'impegno nel tentare di offrire un numero di ambientazioni e situazioni sufficientemente variegato. Idem per quanto riguarda la sceneggiatura: qualche idea c'è eccome.
Peccato che tutto vada letteralmente in malora sia per come viene effettivamente narrata la storia sia per quanto riguarda incoerenze e dialoghi proposti.
Inutile dire che il secondo capitolo della saga venga praticamente ignorato, lasciando allo spettatore il compito di meditare al riguardo. 
Che poi, dico io, ma quelli che li dirigono o li scrivono, non li guardano mica i film che creano? Non hanno nemmeno un team di beta tester pronti a immolarsi per loro e in grado di sputare qualche caspita di commento o critica? 
Evidentemente no. 
Hauser: Comando io!
Rico: No, io!
Hauser: E invece no!
Rico: E invece sì!
Oppure questi ultimi non arrivano vivi fino alla conclusione dello spettacolo preferendo darsi una morte dignitosa ricorrendo a capsule di cianuro.
Ecco allora che un manipolo di dementi riesce non solo ad arrangiare una sceneggiatura ma anche a guadagnarci sopra.
Ma andiamo con ordine nell'elencare le cagate che mi hanno da un lato fatto divertire dall'altro lasciato profondamente basito e depresso.
Innanzitutto, apprendere che Rico (vi ricordate il tizio che veniva fustigato nel primo episodio della saga?) è divenuto colonnello dà subito una misura di quanto in basso sia caduta la Federazione. Se gente della sua risma comanda, beh, siamo davvero spacciati...
Fortunatamente non è l'unico cretino nella galassia: un suo presunto amico, tale Dix Hauser, sembra esser divenuto generale e, guarda caso, si reca proprio nella base di Roku San, situata in uno sperduto pianeta del sistema Menga. Non mi è ben chiaro il motivo ma assieme a lui viaggia lo Sky Marshall Omar Anoke, praticamente una delle massime autorità del governo nonché amata pop-star grazie a singoli del calibro "It's a good day to die", il quale dovrebbe eseguire una sorta di ispezione, visita a sorpresa non si sa. 
Rico: E io continuo a dirvi che non
ero io a comandare!
Hauser: E invece sì!
Ma nell'arco di pochi minuti tutto precipita: lo Sky Marshal sparisce, il generale le prende da un branco di campagnoli e, per ripicca, destituisce il colonnello Rico dal suo incarico. Dulcis in fundo, per un presunto guasto alla rete elettrica il perimetro di difesa si spegne e gli insetti invadono la base massacrando e trucidando chiunque capiti a tiro.
Da notare che l'energia elettrica per alimentare un caspita di messaggio vocale che recita "Il perimetro è spento! Siete nella cacca più profonda!" c'è eccome.

sabato 15 marzo 2014

Starship troopers 2 - Eroi della federazione

Titolo: Starship troopers 2 - Eroi della federazione  
Titolo originale: Starship troopers 2 - Hero of the federation
Regia: Phil Tippett
Anno: 2004
Genere: fantascienza, azione, horror
Cast: Billy Brown, Richard Burgi, Kelly Carlson, Cy Carter, Sandrine Holt, Ed Lauter, J.P. Manoux, Lawrence Monoson, Colleen Porch, Drew Powell, Ed Quinn, Jason-Shane Scott, Brenda Strong

La trama in brevissima:
Un gruppo di soldati si rifugia in un avamposto abbandonato dopo aver combattuto degli insetti alieni. (fonte mymovies)

La trama in breve:
Anni dopo l'epico scontro con gli insettoni spaziali (quello del primo episodio), un plotone si ritrova isolato su un pianeta remoto e avvolto nell'oscurità, con un unico avamposto in cui sopravvive solo il capitano Dax, accusato di aver ucciso un superiore. Ma è la comparsa di tre stranieri a portare la vera minaccia: una nuova razza di insetti che ha parassitato i loro corpi e rischia di contagiare tutta la truppa... (fonte filmtv)
I ragazzi del reparto 246H:
vogliamo ricordarli così

Il mio commento:
Per la serie "ci vuole coraggio a realizzare certi film" e per il ciclo "film che fanno venire il cancro agli occhi" ecco a voi il secondo episodio di Starship Troopers 2, seguito del famigerato Starship Troopers Fanteria dello spazio di cui ho amabilmente già discusso qualche tempo fa.
Ma se il primo capitolo della serie poteva definirsi discutibile assai, pur meritandosi un dignitoso (quanto controverso...) 7.2 su IMDB, questa volta lo staff è riuscito a superarsi ma senza rendersene conto. 
Motivo che spiegherebbe quel modesto e poco vanaglorioso "Hero of the federation" posto come sottotitolo. E su cui hanno avuto da ridire anche i traduttori nostrani.
Fatto sta che nonostante l'onesto 3.4 ottenuto su IMDB pensavo di trovarmi dinnanzi a qualcosa di peggiore rispetto a quanto visto, pur rimanendo sempre su livelli basserrimi diciamocelo.
Confesso però che ST2 mi ha fatto sorridere in più di un'occasione per le trovate stravaganti proposte e per certi particolari o sequenze al limite dell'idiozia. 
I personaggi stessi, per come son caratterizzati, regalano poche emozioni. Anch'esse stereotipate.
"Che c'è laggiù?" "E' notte...e non
c'è un caspita di lampione..."
"Quindi?" "Non si vede una mazza..."
"Ah...e perchè facciamo la guardia?"
Abbiamo il medium idiota, vigliacco di professione e incapace all'ennesima potenza ma che suo malgrado dovrebbe reggere le redini del comando in assenza del generale. Essendo dotato di capacità sensitive ci si aspetterebbe anche un briciolo di intelligenza, invece riesce solo nell'intento di farsi odiare dallo spettatore e di crepare in un modo ignominoso. 
"T'oh, il generale è a terra privo di sensi, dinnanzi a me c'è una donna nuda tutta imbrattata di sangue e gli altri si comportano in modo sospetto. E guarda caso ho una pistola in mano e loro se ne stanno fermi pur dimostrandosi minacciosi. Quale migliore occasione per mettermi a ciarlare, vantandomi? Eh, eh, mica arriverà qualcuno alle spalle a sgozzarmi. Uhm, cos'è questa lama metallica che percepisco..."
Siamo della compagnia delle indie,
belli e dannati.
Poi c'è la valchiria, emule della ben nota Ellen Ripley della saga di Alien. Per questa parte avrei preteso Lucy Lawless, abbindata come Xena, invece hanno optato per una granitica Brenda Strong. Donna forte, proprio come dice il cognome, ma che ignora l'uso del grilletto dei fucili motivo per cui li usa come mazze o preferisce finire i propri nemici a colpi di mannaia. E' inoltre una donna di poche parole e che piuttosto di fornire informazioni, ai propri alleati, si suicida.

domenica 13 ottobre 2013

..:: Starship Troopers ::..

Titolo: Starship Troopers (Fanteria dello spazio)
Regia: Paul Verhoeven
Anno: 1997
Genere: sci-fi
Cast: Michael Ironside, Dina Meyer, Casper Van Dien, Denise Richards, Clancy Brown, Dean Norris

La trama in breve:
La terra è dominata da una dittatura militare che concede i pieni diritti civili soltanto a chi combatte. Il nemico è una stirpe di giganteschi e aggressivi scarafaggi che hanno come base il remoto pianeta Klendathu. Johnny Rico, giovane argentino, si arruola per amore di Carmen Ibanes, pilota di astronavi, ma dopo la distruzione di Buenos Aires e il massacro di 100.000 commilitoni aderisce alla causa per puro patriottismo (fonte mymovies)

Il mio commento:
Ebbene, come già anticipato, eccomi a parlare di codesto capolavoro cinematografico che recentemente ho avuto piacere di concludere. Probabilmente farò in modo di recuperare anche i successivi capitoli della saga, per poter assistere all'evoluzione di questa "cosa" che definire storia potrebbe essere inopportuno. 
In primis c'è da dire che il film è ispirato al romanzo "Fanteria dello spazio" del 1959 di Robert A. Heinlein per cui, presumo senza aver letto suddetto libro, già ci fossero delle basi per procedere a realizzare qualcosa di decente. 
Michael Ironside, ovvero l'insegnante
e luogotenente Jean Rasczak,
cerca di mettere un po' di buon senso
nelle zucche vuote dei suoi studenti
A dire il vero, stando a IMDB e ad alcuni commenti riscontrabili nella rete, Starship Troopers sembra aver incontrato un discreto consenso e apprezzamento da parte delle masse, fulgido esempio di fantascienza bellica. A parer mio l'impressione globale è quella di assistere a qualcosa che vira pericolosamente verso la cagata pazzesca, ma gli attori che vi prendono parte e che recitano al suo interno non se ne avvedono e non c'è nulla che lo spettatore possa fare per salvarli. D'altro lato, va detto che l'opera di Paul Verhoeven, se vista in chiave "anti-USAna" e "anti-regime di qualunque tipo che favorisca il ricorso alla guerra", sperando che questo fosse il reale messaggio del libro di Heinlein, può anche risultare passabile e divertente, illuminante nell'esaltare e mettere a nudo la mentalità guerra-fondaia di certe nazioni, USA in testa visto i poderosi investimenti in cui da sempre si lanciano per mantenere vivo un certo tipo di "mercato". Non che siano gli unici, per carità, ma è così.
A mio modo di vedere, infatti, la Federazione rappresenta in toto la nazione a stelle e strisce mentre gli insetti possono essere equiparati ai popoli che, di volta in volta, vengono devastati in nome di meri interessi economici, demonizzandoli ben bene prima di "schiacciarli" insegnando addirittura le giovani generazione a "odiare" senza motivo. Anche i protagonisti in sé, piatti e per lo più stereotipati, hanno il pregio di far emergere la stupidità e l'ignoranza di una certa zona del nostro mondo. 
Delusione invece per la parte relativa all'armamentario e alla tecnologia adottata: per essere nel XXIII secolo, mi pare un po' troppo povera. Analogamente accade per gli effetti visivi relativi alle navi stellare, create con effetti che paiono contemporanei di Guerre Stellari, cioè vecchi. Evidentemente il budget è stato investito in altro, dimenticandosi di quanto invece viene citato nel romanzo.
Volete saperne di più?
Certo che no, con i miei poteri
psichici vi imporrò un irrefrenabile
desiderio di cambiare canale
Apprezzata invece l'ingerenza e la presenza dei mass media, invadenti e ingenuamente inconsapevoli del pericolo, così come i costanti inviti rivolti al pubblico per "saperne di più", occasioni di approfondimento che però non è possibile finalizzare una frecciatina verso l'indolenza delle masse, abituate ad accontentarsi di una conoscenza superficiale e limitata al solo presente immediato.
Ma andiamo con ordine e procediamo con una rilettura del film cercando di inquadrare ben bene gli elementi che contraddistinguono la storia narrata, enfatizzando gli aspetti più deliranti.
In una notte buia e tempestosa, da un ospedale psichiatrico del Nebraska, vengono rapiti tre sceneggiatori in coma i quali, giusto per sicurezza, vengono drogati pesantemente e poi collegati a livello cerebrale l'uno all'altro e ad una scimmia demente; un quinto elemento, ex teletubby alcolista, si occupa di configurare un sofisticato programma di stimolazione pschica per ottenere una conoscenza superiore. In pratica, mette un gessetto in mano a uno dei comatosi e una lavagnetta sotto di questa, sperando che si materializzi una storia.
Ed è così che viene concepita la sceneggiatura di Starship Troopers che fin da subito cerca di introdurre e caratterizzare al meglio i personaggi protagonisti della vicenda. Ecco allora che un baldo giovane, praticamente il classico Ken di Barbie appena uscito da uno stabilimento specializzato in realizzazione di giocattoli, sta in classe a disegnare vignette sdolcinate mentre un professore monco cerca di insegnare alla classe (ragazzi con un q.i. equivalente a quello dei "grandi" dell'asilo) pochi ma basilari concetti del vivere, regole ferree della società del XXIII secolo. Accanto a Rico, ovvero il Ken di cui prima, che nel romanzo originale parrebbe aver avuto origini filippine (ok, è un dato riportato su wikipedia per cui discutibile però, caspita, quelli del cast c'hanno azzeccato in pieno...), notiamo subito due ragazze: Carmen Ibanez (quella delle chitarre...), presunta fidanzata di lui, e Dizzy Flores, inspiegabilmente innamorata di Rico e con scritto in fronte "te la voglio dare senza se e senza ma". Eppure il baldo diciottenne non se ne avvede, forse consapevole del fatto che Dizzy, nel romanzo originale, è un uomo.