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venerdì 17 giugno 2022

Ho visto cose che...

Ho visto cose che voi umani .. .avete sicuramente visto, prima di me, visto che son sempre in ritardo sui tempi ^_^
Che poi, ridendo e scherzando, ho realizzato che quest'anno sono 15 anni che esiste questo spazio web, avviato nel 2007 senza un particolare progetto in mente ma sull'onda dell'entusiasmo, della passione, delle energie e del tempo libero che allora erano maggiori.
Per carità, non che io sia vecchio (in realtà esattamente oggi sono 40 anni ^_^) però il tempo cambia e, ovviamente, ci sono conseguenze su tempo libero ed energie dedicabili ai propri interessi.
Comunque sia, dicevo che negli ultimi mesi "ho visto cose" di cui avrei voluto parlarvi e scrivere su questo spazio web ma alla fine ho optato per una versione sintetica:

Freaks out

Film italiano del 2021 per la regia di Gabriele Mainetti, un po' fantasy, un po' drammatico, un po' poetico, un po' super-eroistico. Avevo iniziato a scrivere un post a fine aprile, quando l'avevo visto e ne ero rimasto affascinato, ma non son riuscito a concluderlo per causa di forza maggiore, e me ne rammarico, ma spero lo stesso di riuscire a trasmettere la soddisfazione provata anche con queste poche righe.
Già al tempo di Lo Chiamavano Jeeg Robot, Mainetti aveva dimostrato di saper fare cinema e qui lo riconferma, con una produzione degna di nota, ben accolta dalla critica, e che ho trovato coinvolgente, splendida e meravigliosa. 
Difficile restare indifferenti alla storia proposta, che ammicca alla Storia vera (sono gli anni della seconda guerra mondiale), tirando in ballo temi come la persecuzione razziale, l'integrazione e il diverso in generale, ma ammiccando anche al mondo dei fumetti, in particolare quello degli X-Men. Sorretta da un'ottima narrazione, da momenti intensi impreziositi da fotografie e musiche di alto livello e, non da ultimo, da un ottimo cast - in particolare Aurora Giovinazzo, Franz Rogowski e Max Mazzotta - Freaks Out è una visione consigliatissimo davvero!

mercoledì 20 aprile 2022

The place

Titolo:
The place
Regia: Paolo Genovese
Anno: 2017
Genere: drammatico
Cast: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Sabrina Ferilli, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni


La trama in breve:
Film italiano del 2017, adattamento cinematografico della serie americana The Booth at the End, che ritrae un uomo misterioso, seduto giorno e notte allo stesso tavolo di un ristorante, dove riceve dei visitatori. Nessuno conosce la sua vera identità, ma tutti sono disposti a confessargli i loro segreti più nascosti e i desideri più grandi, che l’uomo sembra in grado di realizzare. “Si può fare” ripete a ciascuno: dopo aver brevemente consultato la sua agenda, chiede loro di svolgere un compito, grazie al quale le loro richieste saranno esaudite... (fonte comingsoon)


Il mio commento:
Me l'ero annotato anni fa, quando uscì al cinema, e recentemente ho avuto l'occasione di vederlo su Netflix, complice la durata relativamente breve del film e del mancato impegno con i consueti allenamenti serali. Non ho mai visto la serie a cui si ispira - cosa che un po' mi ha smorzato gli entusiasmi perché pensavo fosse un'idea originale - ma nel complesso credo sia stato fatto un buon lavoro e mi sento di consigliarlo in quanto capace di coinvolgere e instaurare un dialogo con lo spettatore.
La storia procede spedita, senza fronzoli, tutta concentrata nel bar "The place" in cui si svolgono le vicende e dove i vari personaggi si avvicendano al tavolo di Mastrandrea. Di quel che vivono o fanno realmente fuori da lì non ci viene mostrato niente, lo spettatore ascolta e medita sulle loro esperienze basandosi su quel che rivelano di se stessi e sulle loro confidenze. Persone comuni, sconosciuti, che per motivi diversi si presentano da questa misteriosa entità che può esaudire i loro desideri: non si sa come sappiano che sia lì, non si sa nemmeno se è un uomo particolarmente abile e attento o una creatura sovrannaturale, fatto sta che di lui si fidano e da lui ricevono compiti, alcuni efferati e discutibili, che senza indugio cercano di attuare (creare una bomba e farla esplodere, compiere una rapina, pestare a sangue una persona...ma anche rimanere incinta, proteggere una bambina, aiutare delle donne ad attraversare la strada...). 

sabato 16 aprile 2022

Squid Game


Titolo:
Squid game
Anno: 2021
Episodi: 9
Genere: thriller, azione, distopico, drammatico

La trama in breve:
Il survival drama segue Gi-hun Seong, un autista particolarmente sfortunato che, dopo aver accumulato un enorme debito, principalmente a causa della sua dipendenza dal gioco d'azzardo, riceve da un uomo ben vestito l'invito a unirsi a un gioco dove le puntate sono molto alte. Gi-hun accetta e viene portato - privo di sensi - in un luogo segreto con altri 455 giocatori che come lui si risvegliano in un grande dormitorio e realizzano di essere identificati solo da un numero. La misteriosa struttura è gestita da persone mascherato ed è supervisionata dal Front Man, anche lui mascherato. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Anche se con discreto ritardo rispetto al mondo, impresa per altro non facilitata da rischi spoiler derivanti da navigazione internet e chiacchiere con chi l'aveva già vista, recentemente son riuscito a concludere al visione di questa serie sud coreana. Sinceramente, col senno di poi, mi domando come mai nella nostra televisione e tra le proposte sulle varie piattaforme di streaming ci siano così pochi prodotti orientali considerando la qualità, quanto meno se prendiamo in considerazione una produzione come questa, con cui vengono realizzate.
Difficile pensare che una serie come Squid Game non riscontrasse successo e, inevitabilmente, prestasse il fianco per critiche e rischi di censura per dinamiche che hanno coinvolto ragazzini. Questioni che, a mio avviso, lasciano il tempo che trovano visto che, comunque, dinamiche di bullismo c'erano prima e ci saranno dopo senza contare che le occasioni per venire a contatto con contenuti non adatti a loro ce ne sono a iosa, purtroppo. 
Venendo alla serie in sé, personalmente l'ho trovata davvero ben realizzata sotto molti punti di vista. In primis in termini di estetica, fotografia e scelte registiche. La narrazione stessa è ben organizzata e propone momenti di introspezione e di esplorazione dei personaggi accanto a sfide violente e drammatiche. Le vicende seguono persone ai margini della società, sconfitti e falliti, che non hanno molte altre possibilità se non tentare il tutto per tutto per riscattarsi e sperare in un futuro dignitoso. 
Il primo episodio - che a me ha fatto tornare alla memoria uno sprazzo del film nipponico "Ritratto di famiglia con tempesta", visto parzialmente su qualche rete minore anni fa, quanto meno per somiglianza di comportamento e dinamiche esistenziali tra Gi-hun e il protagonista Ryota - permette di introdurre i personaggi principali e le loro vicende fino alla partecipazione al gioco, ovviamente ignari di quanto sta per accadere. Quello a cui partecipano è infatti un survival game, per certi versi una piccola guerra nella quale tutto è concesso e costantemente monitorata e manovrata da membri di una misteriosa organizzazione vestiti di rosso e con una maschera sul volto. Persone che, pensiero non-sense, mi domando come vivano la loro esistenza, cosa scrivano nei social o mettano nel cv: "Così lei negli ultimi anni ha lavorato per una società segreta?" "Esatto, sì" "E di cosa si occupava, di preciso?" "Beh, giustiziavo persone, bruciavo cadaveri..." 
Tornando a discorsi più seri, la serie propone decisamente situazioni ben più pesanti e drammatiche, con esperienze fisiche provanti, intervallate a disperati tentativi di sopravvivenza capaci di spiazzare sia gli stessi personaggi che gli spettatori

giovedì 24 febbraio 2022

Joker

Titolo:
Joker
Regia: Todd Phillips
Anno: 2019
Genere: thriller, drammatico
Cast: Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Bill Camp, Glenn Fleshler, Shea Whigham, Brett Cullen


La trama in breve:
Joker, il film di Todd Phillips è incentrato sulla figura dell'iconico villain, ed è una storia originale, diversa da qualsiasi altro film su questo celebre personaggio apparso sul grande schermo fino ad ora. L'esplorazione di Phillips su Arthur Fleck, interpretato in modo indimenticabile da Joaquin Phoenix, è quella di un uomo che lotta per trovare la sua strada in una società fratturata come Gotham.
Durante il giorno lavora come pagliaccio, di notte si sforza di essere un comico di cabaret... ma scopre che lo zimbello sembra essere proprio lui... (fonte comingsoon)


Il mio commento:
Ho visto questo film a puntate parecchie settimane fa, gustandomelo nonostante le varie interruzioni. 
Stavo quindi aspettando di aver il necessario tempo libero per scrivere qualcosa al riguardo ma sto imparando che, con un bimbo piccolo, o si coglie l'attimo oppure l'occasione favorevole potrebbe presentarsi solo dopo diverso tempo :-P
In ogni caso, essendo una pellicola di qualche anno fa e su cui già si è detto tutto, complici anche i riconoscimenti alla mostra del cinema di Venezia e agli Oscar, non credo che il mio commento possa essere fondamentale, tuttavia volevo lasciarne traccia pure in questo blog.
Indubbiamente questo di Phillips è un film notevole, con un'ottima fotografia e atmosfera, sostenuto dalla grande performance di Joaquin Phoenix, drammaticamente dimagrito per calarsi nella parte di Arthur Fleck, personaggio poi reso magistralmente anche grazie a una risata isterica molto particolare. Una persona, Arthur, problematica, disturbata, emarginata, fragile che si muove in una Gotham City degli anni 70/80 ormai allo sbando, in decadimento. Attraverso la sua storia si coglie l'occasione per denunciare un sistema che tende a "non vedere" certe categorie di persone, a tagliare i fondi e gli aiuti a essi destinati senza tener conto del problema che si crea a loro e alla collettività stessa. Una società che al contempo non esita a giudicare e infierire sui più fragili e deboli che, messi alle strette, finiscono anche con il prendere strade sbagliate e irreversibili.
Non so come mai abbiano voluto dedicare al Joker, al netto ovviamente di intenti commerciali e ritorni economici: il film infatti poteva benissimo sorreggersi da sé e restare staccato dal filone fumettistico. La storia possiede una sua profondità e un suo sviluppo che non necessariamente necessitava dell'appoggio di una DC comics o di una Marvel che sia. Semmai, forse è stata una trovata per attirare ancora maggior pubblico e per dimostrare che, volendo, si possono realizzare anche storie profonde a partire da buon materiale fumettistico.
Per altro è una storia credibile, piuttosto realistica, sebbene ci siano ovviamente degli aspetti probabilmente amplificati per creare assonanze con il noto antagonista di Batman (vedasi la risata o il trucco), fermo restando che ne segue proprio gli sviluppi così come nei fumetti, e altri per avere il pretesto di muovere qualche critica al sistema, sia sociale/economico che mediatico. 

lunedì 8 novembre 2021

C'era una volta ... a Hollywood

Titolo:
C'era una volta ... a Hollywood
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2019
Genere: commedia, drammatico
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Austin Butler, Mike Moh, Dakota Fanning, Bruce Dern, Al Pacino, Kurt Russell, Damian Lewis, Julia Butters, Luke Perry, Victoria Pedretti, Scoot McNairy, Lorenza Izzo


La trama in breve:
Ambientato a Hollywood, nel 1969, il film segue le vicissitudini dell'attore Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ormai in declino e alla ricerca di nuove parti con le quali riscattare la propria carriera, e della sua controfigura, Cliff Booth (Brad Pitt), che per Rick è anche amico, autista e tuttofare, il quale vive in una roulotte con il suo cane.  
Accanto alla villa di Rick, si trasferisce il regista Roman Planski con la sua bellissima moglie, l'attrice Sharon Tate (Margot Robbie) che sta iniziando a farsi notare nel panorama cinematografico. 
Le loro vicende saranno destinate a incrociarsi la notte dell'8 agosto 1969...


Il mio commento in breve:
Grazie a Netflix son riuscito a recuperare l'ultimo film realizzato da Tarantino, terzo capitolo della sua Trilogia del revisionismo storico (con Django Unchained e Bastardi senza gloria), ovvero film che ammiccano a episodi storici tragici ma che la modificano per rendere (un po') di giustizia alle vittime.
In questo caso, il riferimento è quello dell'eccidio di Cielo Drive compiuto da membri della famiglia Manson. Un episodio che, probabilmente, ha più significato in territorio statunitense che altrove ma che alla fin fine costituisce solo il pretesto per ambientare quest'opera a Hollywood e trasporre in essa la passione che Tarantino nutre per il cinema e la sua storia.
La questione "film" e "cinema" è praticamente sempre al centro della vicenda in quanto si respira, attraverso il declino e la ricerca di ruoli di Dalton attore, un certo cambiamento di tempi e linguaggi che determina cambiamenti anche all'interno delle produzioni. Probabilmente ne è un esempio il fatto che la sua controfigura, Cliff, ha sempre molto tempo libero e non è più impegnato in azioni pericolose come negli anni d'oro e anche il dialogo che il personaggio impersonato da Di Caprio ha con la piccola Trudi Fraser (Julia Butters) rappresenta un punto di svolta per riprendere controllo di sé e della sua carriera, dimostrando di essere un vero attore. Cosa che, in effetti, Di Caprio è: credo sia universalmente accettato che sia un ottimo e valido professionista, capace di recitare. E anche in questo film lo dimostra, con un personaggio ben reso, vulnerabile, emotivo, sfaccettato, un po' in crisi e bisognoso di conferme, ma allo stesso tempo capace e versatile.
Non che Cliff (impersonato da un Brad Pitt che probabilmente viene nascosto dalla presenza di Di Caprio) sia da meno, seppure di un'altra pasta: decisamente più laconico e "fisico" di Dalton, più umile e in ombra, ma al contempo forse più "western" lui, per atteggiamento ed efficacia nelle scene senza parlato, rispetto alla sua controparte dalla quale non riesce a separarsi. Cosa che va nella direzione di confermare l'idea che i due, in realtà, siano un'unica persona e che alcune vicende siano solo "simboliche", con entrata e uscita di scena di atteggiamenti e aspetti caratteriali di Dalton.
Nel complesso, comunque, questo "C'era una volta ... a Hollywood" non mi ha convinto moltissimo: forse non riuscendo a cogliere le innumerevoli citazioni e forse per il fatto di averne spezzato la visione me lo son goduto meno di quel che avrei dovuto. Diciamo che l'ho trovato privo di quella verve e di quel brio presenti in altre pellicole di Tarantino: probabilmente avevo delle aspettative che son state disattese. Ci sono, è vero, dei colpi di genio e delle scene spiazzanti (vedasi quella in cui Bruce Lee vien fatto volare contro un'auto da un tranquillissimo Cliff, scena che penso possa aver determinato le basi per qualche jihad) però è tutto molto lento e, passatemi il termine, stanco. E rassegnato anche. Che forse è l'impressione che magari il regista voleva dare, nel riferirsi al cinema in sè.
Anche l'attesa dell'epilogo, di quell'eccidio di cui so così poco ma che pensavo fosse un punto focale della narrazione, è relativa. In fondo, sembra che la strage venga pensata e organizzata a caso, senza motivazione particolare, e in maniera del tutto slegata dal resto della narrazione filmica dove tutto ruota attorno a Rick e Cliff (che, stando anche ad alcune recensioni, magari potrebbero essere anche la stessa persona...). Vero è che Cliff riconosce Tex, incontrato casualmente dopo aver accompagnato la splendida autostoppista Pussycat (Margaret Qualley) allo Spahn ranch, ex set cinematografico abbandonato e abitato da una comunità hippie, ma si tratta solo di una coincidenza e casualità.

lunedì 15 febbraio 2021

Ebook Elison Publishing

Questo post è dedicato ad alcune delle recenti pubblicazioni della casa editrice Elison Publishing, ebook e libri di autori poco conosciuti ma che potrebbero essere di interesse per gli occasionali lettori di questo blog: buona lettura ^_^


Titolo:
La ragazza con la rotella in più
Autore: Giorgyl Sungrif

Descrizione: “La ragazza con la rotella in più” racconta la storia di Lilia, una docente universitaria che ha dimenticato di essere una strega e quella di Alice, Mattia, Nadia e Alex, che decidono di dimostrare al mondo di non essere quei falliti che tutti credono. In un giorno come un altro della loro vita insignificante accade qualcosa che cambia per sempre le loro esistenze. L’incontro con un essere proveniente da un mondo sconosciuto e con poteri soprannaturali, che promette ai quattro di realizzare il loro desiderio di riscattarsi dall’emarginazione in cui vivono, a patto di seguirlo prima nella missione che, se avesse esito positivo, li renderebbe famosi in tutte le galassie.
La missione consiste nello sconfiggere le ombre, esseri umani solo per metà, che manipolano il mondo. Prima, però, i quattro devono aiutare la più potente strega ancora in vita sulla Terra, seppur affetta da amnesia, Lilia. Senza di lei, infatti, è impossibile iniziare e portare a termine la missione.
Questo libro è dedicato a chi pensa che la vita sia molto di più di quanto appare.
È la storia di chi riesce a diventare chi è sempre stato, ma che aveva scordato di essere: una persona fuori dal comune.


Titolo: 
Krakatoa Suisse 
Autore: Luigi Rigamonti

Descrizione: Mentre la pandemia da Covid attanaglia il mondo, un’eruzione del tutto particolare colpisce la Svizzera. Da banche e da condotte sotterranee fino a quel momento sconosciute non fuoriesce lava, ma denaro. Dollari, euro, sterline, yen, franchi, le valute che contano nel mondo. Voragini nelle strade, aeroporti e stazioni inagibili, incidenti e feriti si assommano in un turbinio di cartamoneta. È il Krakatoa Suisse.
Nel mistero, sembra la catastrofe, eppure così non sarà. Come mai?
Due anni dopo tre giornalisti di Lugano, Ginevra, Zurigo, in concomitanza con la Krakatoafest, neo istituita festa nazionale che celebra il ritorno alla prospera normalità elvetica, ricostruiscono i fatti in un instant book – questo – che in aggiunta contiene una chicca da Pulitzer, l’intervista esclusiva al capo degli gnomi delle banche svizzere, il Grande Gnomo, che si presenta come il curatore degli interessi della risorsa mondiale delle risorse, il denaro. E spiega le origini dell’eruzione, sulle quali appunto ha influito e non poco la pandemia da Covid.

domenica 31 gennaio 2021

La La Land - Baby Driver - Soul

Approfitto di questo post per accorpare alcune brevi recensioni su tre film visti nel mese di gennaio e che mi sento di consigliare. Si tratta di storie e pellicole differenti ma accumunate dall'elemento "musica" in quanto in tutti e tre la colonna sonora e gli elementi musicali danno un forte contributo alla pellicola, amplificando emozioni e situazioni: 

  • La La Land
  • Baby Driver - Il genio della truffa
  • Soul



Titolo:
La La Land
Anno: 2016
Regia: Damien Chazelle
Genere: commedia, musical
Cast: Ryan Gosling, Emma Stone, J.K. Simmons, Finn Wittrock, Sandra Rosko, Sonoya Mizuno, John Legend
La trama in breve: Il film è realizzato come musical contemporaneo, dove Los Angeles, la terra dei sogni, fa da sfondo all'intensa storia d'amore tra un'aspirante attrice e un musicista jazz.
Mia (Emma Stone) è una ragazza determinata a inseguire il proprio sogno di diventare attrice e tra un provino e un altro serve caffè in un bar all'interno degli Hollywood Studios, mentre Sebastian (Ryan Gosling) è un bravo jazzista che, nell'attesa di aprirsi un locale tutto suo, si guadagna da vivere suonando nei piano bar anche se ciò lo rende profondamente insoddisfatto.  (fonte comingsoon)

Il mio commento spiccio: visto in televisione qualche tempo fa sulla Rai, ma con l'aggravante della pubblicità :-( a cui non son più così tanto abituato tra Amazon, Netflix, Disney+... tuttavia mi ha preso e convinto molto più di quel che pensassi. Non ha caso si è aggiudicato anche parecchi premi e riconoscimenti. Davvero nulla da eccepire all'interpretazione dei due protagonisti, in particolare Ryan Gosling a mio avviso si è rivelato molto intenso e nella parte del musicista anche se, in realtà, l'oscar per miglior attrice protagonista l'ha vinto la Stone. Di tutto rispetto la cura per la fotografia, per i costumi, e per la resa di alcune sequenze che ammiccano a film di altri tempi. Tosto e commovente anche il momento nel finale in cui, come in una sorta di flashback, assistiamo a come sarebbe potuta essere la storia di Mia e Sebastian se "qualche scelta" fosse stata differente. Un momento inatteso e per certi versi struggente. Anche se, per certi versi, chi può davvero sapere come poi potrebbe evolvere il loro rapporto dopo quel fortuito incontro e gioco di sguardi vissuto nel finale... 

mercoledì 20 gennaio 2021

The aeronauts


Titolo:
The aeronauts
Anno: 2019
Regia: Tom Harper
Genere: drammatico, avventura
Cast: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Tom Courtenay, Anne Reid, Rebecca Front, Vincent Perez, Himesh Patel, Tim McInnerny, Phoebe Fox, Kamil Lemieszewski

La trama in breve:
The Aeronauts, il film diretto da Tom Harper, è ambientato nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo e racconta la vera storia di James Glaisher (Eddie Redmayne) ambizioso scienziato e meteorologo, che insieme alla vedova benestante Amelia Wren (Felicity Jones), intraprende una spedizione a bordo di un pallone aerostatico, per volare più in alto di chiunque altro nella storia e raggiungere così un'altezza record di oltre 10.000 metri. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
visto recentemente su Amazon senza sapere bene che tipo di film fosse, si è rivelato per alcuni aspetti una piacevole visione e, per altri, un fonte di perplessità.
Dal punto di vista di effetti speciali e narrazione, nulla da eccepire, si nota che è stato profuso un discreto impegno, i due attori protagonisti se la cavano e la storia presenta un buon equilibrio tra dialoghi, azione, flashback che danno profondità ai personaggi. Non è nemmeno particolarmente lungo per cui non annoia per di più le varie sequenze che si sviluppano "sul vuoto", col concreto rischio di cadere giù e lasciarci le penne fanno palpitare. Diciamo che, anche per come mostrano nel corso della storia, probabilmente non erano né così preparati né così prudenti, visto che, per motivi "commerciali", nonostante preoccupanti nuvoloni temporaleschi in avvicinamento, decidono ugualmente di partire per la gioia della massa pagante occorsa ad assistere al decollo. 
E ovviamente questo sarà solo l'inizio di una serie di problemi, tra meteo avverse, impreparazione e carenza di mezzi, non da ultima qualche minuto di demenza che colpisce lo scienziato che, dei due, pareva quello più razionale e posato. 
Al di là di questo, mi è piaciuto sia per la fotografia e la possibilità di rivedere il mondo dall'alto dei cieli, come fino a qualche tempo fa capitava a chiunque viaggiasse in aereo, anche se tale panorama era totalmente nuovo al momento in cui si svolse questa impresa; ma anche il fatto di omaggiare la spedizione compiuta da Glaisher, che ha dato impulsi alla meteorologia oltre che contributi in altri ambiti della scienza e della tecnologia.




sabato 21 novembre 2020

Film, serie e fumetti novembre 2020

Di seguito, la prima parte di una serie di commenti spicci a fumetti, film e serie tv letti o visti nelle ultime settimane ^_^
In particolare questa volta mi soffermo su:
  • La regina degli scacchi
  • Dinosauri che ce l'hanno fatta
  • Black panther


Titolo:
La regina degli scacchi (The Queen's Gambit) 
Episodi: 7
Anno: 2020
Genere: drammatico
La trama in breve: Serie tv proposta da Netflix e basata sull'omonimo romanzo di Walter Tevis. In un orfanotrofio negli anni '50 una ragazzina rivela un talento incredibile per gli scacchi che la porta verso la fama, ma intanto lotta con un problema di dipendenza.
Il mio commento spiccio: vista perché da un lato mia moglie pareva interessata e dall'altro perché segnalato tra le top serie guardate su Netflix, questa "La regina degli scacchi" si è rivelata una vera sorpresa. Mai noiosa né banale, molto ben realizzata sotto ogni profilo a cominciare dall'ambientazione e dalla protagonista, Elizabeth Harmon, impersonata da un'intensa Anya Taylor-Joy. Interessante come son state amalgamate le varie tematiche che ruotano attorno alla campionessa di scacchi, in particolar modo legate alla dipendenza da stupefacenti e da alcol, ma anche le questioni affettive e i suoi rapporti con le figure maschili. Anche perché, fondamentalmente, ne viene proposto un ritratto di persona piuttosto forte e determinata, almeno quando si parla di scacchi, di certo indipendente e moderna. Interessante anche il fatto di collocare una figura femminile in un contesto prevalentemente maschile, con tanto di contorni - un po' sfumati - da guerra fredda con tanto di conquista della roccaforte degli scacchi collocata in Russia (tipo Rocky 4?). 

lunedì 28 ottobre 2019

Undone

Titolo: Undone
Episodi: 8
Anno: 2019
Genere: drammatico

La trama in breve:
Alma Winograd-Diaz (interpretata da Rosa Salazar, vista in Alita: Battle Angel) vive una vita tranquilla fino a quando un incidente quasi fatale le provoca visioni del suo defunto padre, Jacob (che ha le sembianze di Bob Odenkirk, protagonista di Better Call Saul). Attraverso queste persistenti visioni il padre le fa scoprire un’abilità misteriosa che le consente di viaggiare nello spazio e nel tempo con la speranza di evitare la sua morte prematura. Questa situazione mette a dura prova le relazioni di Alma e le persone a lei più vicine cominciano a mettere in discussione il suo equilibrio mentale. (fonte tvserial.it)

Il mio commento:
Probabilmente il nome di questa serie non dirà molto ai più e, a dirla tutta, senza un articolo letto qualche tempo addietro su Il Post credo saremmo rimasti nell'ignoranza pure noi :-)
Realizzata con la tecnica del rotoscope e composta da 8 episodi di breve durata, Undone si è rivelata una bella esperienza visiva e narrativa, articolata e non banale. Non porta sullo schermo una storia lineare bensì lascia allo spettatore seguire il flusso e trarre le proprie conclusione, etichettando il viaggio e la storia di Alma come demenza o schizofrenia oppure come un'effettiva dimostrazione di potere arcano che le consente di viaggiare nello spazio-tempo. Un desiderio, più che un reale potere acquisito, che ciascuno di noi sotto sotto sperimenta: avere una seconda occasione, poter annullare un evento, poter scoprire particolari e risvolti su chi non è più con noi...sono tutte spinte umane e comprensibilissime. E che diventano ancor più toccanti quando si configurano come il salvagente a cui aggrapparsi in un presente che non va esattamente nella direzione che vorremmo. Anche per colpa nostra, come dimostra la stessa Alma con il suo comportamento sfrontato e provocatorio, decisamente fuori dagli schemi. 



Quello interpretato da Rosa Salazar è un personaggio imperfetto, fragile, dannatamente umano, con cui si familiarizza subito, prendendolo in simpatia. Magari non riusciremo a comprenderla fino in fondo, magari un po' la detesteremo, però di certo non resteremo indifferenti al suo agire, al suo tentare di trovare risposte e un senso a ciò che le è accaduto e le sta accadendo. 
Attorno a lei, al suo vagare tra presente e altri tempi - viaggio reale o immaginario a seconda di come vogliamo inquadrare la situazione - si muovono altri personaggi, pochi in realtà, ma in numero sufficiente a proporci altri punti di vista e spunti su come inquadrare la storia proposta. Attraverso la sorella Becca, la madre Camila e il fidanzato Sam lo spettatore resta ancorato alla realtà e ha modo di sperimentare le difficoltà di chi vive accanto a una persona "disturbata", una mina vagante completamente presa dalla propria "missione" che non considera i danni collaterali che può arrecare alla vita dei suoi cari. Analogamente a loro, anche lo spettatore finirà per porsi domande su "come avrebbe affrontato la situazione", su quanta fiducia avrebbe concesso o su quanta pazienza e forza avrebbe saputo generare se capitasse a lui di gestire una persona come Alma.

domenica 30 luglio 2017

Sense8

Titolo: Sense8
Episodi: 12
Anno: 2015
Genere: sci-fi, azione, drammatico

La trama in breve:
Otto sconosciuti da diverse parti del mondo sviluppano improvvisamente una reciproca connessione telepatica. Appartenenti a diverse culture, religioni e orientamenti sessuali, scoprono quindi di essere dei sensate, persone con un avanzato livello di empatia che hanno sviluppato una profonda connessione psichica con un ristretto gruppo di loro simili. Mentre cercano di scoprire, disorientati, il significato delle loro percezioni extrasensoriali e iniziano a interagire a distanza tra di loro, un uomo, Jonas, si offre di aiutarli. Allo stesso tempo un'altra enigmatica figura, Whispers, dà loro la caccia, sfruttando la loro stessa abilità, allo scopo di catturarli o ucciderli.

Il mio commento:
Ho guardato questa serie su Netflix su suggerimento della stessa: evidentemente loro "sanno" ciò che mi aggrada guardare e cosa no e, se ci penso, è un po' inquietante....
Comunque sia, già dal primo episodio questa serie ha catturato il mio interesse, anzi, probabilmente ero già avvinto dalla sigla utilizzata che è un tripudio di colori, emozioni, paesaggi, suggestioni. 
Dietro la realizzazione di Sense8, meglio dirlo subito, ci stanno Lana e Lilly Wachowski e J. Michael Straczynski. I primi Le prime non credo abbiano bisogno di presentazioni - seppure possano essere ben o mal considerate al contempo -, mentre Straczynski è uno sceneggiatore che ha in curriculum storie per il cinema, per la tv e per i fumetti.
La narrazione della serie risulta, a mio avviso, un po' lentina, ma si tratta di una scelta funzionale all'esplorazione dei personaggi e alla loro caratterizzazione. Non è facile infatti gestire la narrazione in quanto vi sono continui spostamenti di locations e situazioni ma, soprattutto, vi è la necessità di trasmettere allo spettatore la medesima sensazione di connessione-empatia e confusione che sperimentano i personaggi.
Non è ben chiaro come ma, grazie al sacrificio di una sense8, tale Angelica, evento disperato e drammatico che si sviluppa all'inizio del primo episodio, vengono infatti attivate le percezioni "extra" da parte degli 8 protagonisti della serie. Persone diverse, in molti sensi, che pian piano iniziano ad avvertire l'uno le sensazioni degli altri, per poi iniziare con le "visite" e le condivisioni del corpo, attimi in cui ciascuno "attinge" alle altre personalità, lasciando che sia qualcun altro a gestire il proprio corpo sfruttando le sue abilità, siano queste linguistiche o caratteriali, abilità di combattimento o di chimica o di recitazione... ed è nella resa di questa interconnessione che si concentra la potenza e la poetica della serie. Lo spettatore stesso si trova a vivere la confusione e la ricchezza che i personaggi, privi di guida e di informazioni, sperimentano: gente che sente la pioggia quando fuori c'è il sole, o che condivide il dolore per qualche ferita, o che si ritrova di colpo in Corea o in Kenya mentre un secondo prima era comodamente a casa a Londra o a Chicago. Ancor più complessa si fa la cosa quando, grazie alle visite e alla condivisione, si scoprono segreti altrui o si viene coinvolti in amplessi o eventi tragici e importanti della vita degli altri. "Io sono anche noi", è la frase che racchiude meglio il senso della serie.





domenica 24 luglio 2016

Byzantium

Titolo:  Byzantium
Regia: Neil Jordan
Anno: 2012
Genere: drammatico, horror
Cast: Gemma Arterton, Saoirse Ronan, Sam Riley, Jonny Lee Miller, Daniel Mays, Caleb Landry Jones, Tom Hollander, Uri Gavriel, Jeff Mash, Glenn Doherty, Christine Marzano

La storia in breve:
Il rapporto tra la giovane Eleanor e sua madre Claire, tenutaria di un bordello, si basa su un segreto inconfessabile. Le due donne sono in realtà dei vampiri, che hanno attraversato duecento anni di dolore e solitudine per arrivare fino ai nostri giorni. L'inizio del dolore è coinciso con l'arrivo di un soldato senza scrupoli, che ha costretto Claire alla prostituzione. Da quel momento la vita della donna è diventata una lotta senza quartiere per proteggere prima se stessa e poi sua figlia. Ma Eleanor è stanca di vivere nella menzogna, e quando si innamora di Frank decide di uscire allo scoperto. Ovviamente, sua madre ed altri vampiri che vogliono vivere nell'oscurità le impediranno di trovare finalmente la tranquillità a lungo bramata. Tra presente e passato, la storia di Claire ed Eleanor viene raccontata in un susseguirsi di tragedie immerse nel sangue. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Ho visto questo film a più puntate, le prime volte su Rai4, in seconda serata, tutte e due le volte fino al medesimo punto, e infine recuperandolo per concluderne la visione a fine giugno.
Mi ha infatti colpito molto, soprattutto per l'intensità che trasmette e il dialogo che instaura con lo spettatore grazie, in larga parte, alla recitazione delle due attrici protagoniste.
Gemma Arterton l'avevo già vista in altre produzioni, nemmeno così memorabili, come Scontro tra titani (Clash of the Titans), Prince of Persia - Le sabbie del tempo, Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, ma in questo film regala un'ottima interpretazione, con un personaggio sfaccettato e complesso, carismatico e pragmatico sì, ma anche emotivo, passionale, capace di sacrificarsi per la propria figlia. Un personaggio che inoltre rimanda alla "donna vampiro" di certi scritti decadenti, essendo Clara una meretrice e una prostituta, che ammalia e gode delle proprietà altrui. 
Saoirse Ronan era invece già protagonista di Amabili resti (The Lovely Bones) e di Hanna, e già in quelle occasioni aveva dimostrato ottime capacità recitative e magnetismo. Qui riesce a regalare una performance intensa nei panni di un'adolescente due-centenaria, sensibile, amante della musica, che ama la propria madre ma vive con insofferenza la propria condizione di eterna solitudine. 
Il connubio di queste due attrici unito a una recitazione che si alterna tra stralci di presente e di passato, regala a mio avviso una piacevole e coinvolgente esperienza visiva.
Le due protagoniste sono legate tra loro, sia per vincolo di sangue che vicissitudini di vita che per natura vampiresca, ma al contempo hanno caratteri agli antipodi, più espansiva e spregiudicata Clara, più introversa e remissiva la figlia. Caratteristiche che esprimono anche nel loro modo di vivere la propria segreta natura di vampiresse, visto che la prima dà sfogo alla propria sete per difendersi o per sopraffare, in preda ad istinti ferini, mentre Eleanor è una sorta di mietitrice compassionevole, che avverte il richiamo dei morenti e li aiuta a trapassare con fare delicato. Un modo di essere vampiri che, personalmente, mi ha molto incuriosito e attratto, perché da creatura maledetta, appartenente alle tenebre, diventa quasi una sorta di essere "quasi" positivo, in quanto uccide sì ma con raziocinio, eseguendo eutanasie.

domenica 8 marzo 2015

Departures

Titolo: Departures
Regia: Yojiro Takita
Anno: 2008
Genere: drammatico
Cast: Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue, Tsutomu Yamazaki, Kazuko Yoshiyuki, Takashi Sasano, Kimiko Yo, Tetta Sugimoto

La trama in breve: 
Dopo lo scioglimento dell'orchestra, il violoncellista Daigo (Motoki Masahiro) rimane senza lavoro e decide di ritornare al paese d'origine. Assieme alla moglie Mika (Hirosue Ryoko), docile e mansueta come poche, si trasferisce nella sua vecchia casa in campagna alle porte di Yamagata. Qui comincia a cercare lavoro e si imbatte in un annuncio interessante, raggiunge l'agenzia e scopre che i viaggi dell'inserzione non sono vacanze alle Maldive ma dipartite nel mondo dell'aldilà. Titubante all'inizio, si lascia convincere dagli insegnamenti del capo, il becchino Sasaki (Yamazaki Tsutomu), e ritrova il sorriso perso da tempo. Quando la moglie scopre l'identità del suo nuovo mestiere, scappa di casa e lo abbandona solo in paese, dove in molti cominciano a snobbarlo. Ma il destino sta nuovamente per sorprenderlo, costringendolo a fare i conti con il passato, la morte della madre e l'allontanamento precoce del padre, fuggito chissà dove e mai più rivisto. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Dopo avervi parlato di splendidi esempi di film ignoranti, quali G. I. Joe oppure The Barbarians, questa volta è il turno di un titolo degno di rispetto, tra l'altro vincitore del premio Oscar del 2009 per la categoria miglior film straniero.
Siamo di fronte infatti a un film intenso, composto, che affronta tematiche importanti e non banali come la morte e il cerimoniale relativo alla preparazione della salma per l'ultimo viaggio del defunto. Tanato-estetica, come la definiscono nel film. Il tutto affrontato con trasporto e sensibilità, con una solennità e un'intensità che trasmettono calma e pace. Dinamiche, toni e ritmi che sarebbe stato difficile ritrovare in produzioni non orientali: me lo immagino, per dire, il medesimo film realizzato da Michael Bay o da Neri Parenti...
La storia proposta in realtà è piuttosto semplice e scandita da dinamiche e problematiche che si presentano in ordine sequenziale. Ci sono poi anche alcuni momenti in cui la tensione si allenta, e che magari strappano qualche sorriso, come già accade durante i primi minuti alla cerimonia in cui, nel preparare la salma, Daigo (Masahiro Motoki) scopre che "quella bella ragazza" in realtà non è proprio tale...ma si tratta di momenti proposti - oltre che per motivi di mero intrattenimento visto che pur sempre di un prodotto cinematografico si tratta - per ricordare al pubblico che la morte e l'ultimo saluto al defunto non rappresentano solo un evento luttuoso ma anche un momento di incontro, di scoperta, di condivisione e di riconciliazione. Nel ritrovarsi alle prese con diversi decessi e diversi contesti, le occasioni non mancano per creare occasioni di riflessione e scambio, o anche per tratteggiare drammi familiari e non. 

sabato 25 ottobre 2014

Any Day Now

Titolo: Any Day Now 
Regia: Travis Fine
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast: Alan Cumming, Garret Dillahunt, Isaac Leyva, Frances Fisher, Gregg Henry, Jamie Anne Allman, Chris Mulkey, Alan Rachins

La trama in breve:
West Hollywood, California, 1979. Drag queen in un locale di Los Angeles, Rudy Donatello conosce il vice procuratore distrettuale Paul Fliger col quale ha un fugace rapporto sessuale. Quando la sua vicina di casa tossicodipendente è arrestata, il figlio di lei, Marco, quattordicenne affetto dalla sindrome di Down, viene affidato ai servizi sociali. Una sera, Rudy incontra il ragazzo che è riuscito a tornare all'appartamento in cui viveva con la madre dopo essere fuggito dai servizi sociali. Rudy decide così di prendersene cura: per riuscire ad ottenere la custodia temporanea di Marco, chiede aiuto all'uomo di legge Paul, insieme al quale costituirà una famiglia che attirerà pregiudizi e discriminazioni. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Avete presente quei film che con poche sequenze riescono a incuriosire, a trasmettere emozioni, a far trapelare la sensazione di essere di fronte a un'opera valida? 
Non parlo di roboanti effetti speciali da blockbuster o spettacolari montaggi da trailer, realizzati ad hoc per fornire l'impressione di assistere a uno spettacolo irripetibile quando invece poi il risultato è scadente (vedi Prometheus), ma di emozioni suscitate dalla fotografia o dalla recitazione degli attori, ad esempio. 
O dalla sensazione di essere al cospetto di una storia degna di tale nome.
Ecco, la sensazione avuta qualche sera fa con questo Any Day Now è stata esattamente questa: zapping sonnolente tra i vari canali del digitale terrestre e infine l'approdo su Rai Movie, qualche secondo per capire cosa veniva trasmesso e da quel momento in avanti ho seguito con trasporto le vicende di Alan Cumming e Garret Dillahunt, il loro incontro, la problematica legata alla cura e all'adozione di Isaac Leyva, la loro relazione che nasce e si sviluppa di nascosto, lo scontro con i pregiudizi dei conoscenti, della società, di tutti di fronte a quella che viene additata come una sorta di anomalia.

domenica 27 aprile 2014

Il sospetto

Titolo originale: Jagten (La caccia)
Titolo: Il sospetto
Regia: Thomas Vinterberg
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Susse Wold, Annika Wedderkopp, Lasse Fogelstrøm

La trama in breve:
Lucas ha un divorzio alle spalle e una nuova vita davanti che vorrebbe condividere con il figlio Marcus, il cane Funny e una nuova compagna. Mite e riservato, Lucas lavora in un asilo, dove è stimato dai colleghi e adorato dai bambini, soprattutto da Klara, figlia del suo migliore amico. Klara, bimba dalla fervida immaginazione, è affascinata da Lucas a cui regala un bacio e un cuore di chiodini. Rifiutato con dolcezza e determinazione, Lucas invita la bambina a farne dono a un compagno. Klara non gradisce e racconta alla preside di aver subito le attenzioni sessuali dell'insegnante. La bugia di Klara scatenerà la 'caccia' al mostro, investendo rovinosamente la vita e gli affetti di Lucas. Disperato ma deciso a reagire, Lucas affronterà a testa alta la comunità nell'attesa di provare la sua innocenza. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Complessa e molto attuale, candidata al premio Oscar nella categoria Miglior film straniero al pari de La Grande Bellezza di Sorrentino, quest'opera di Vinterberg rappresenta un'ottimo prodotto cinematografico, impegnativo e non banale nella sua fruizione. Uno di quelli da non sottovalutare o da prendere alla leggera, da proiettare in un cineforum e su cui poi dibattere.
La storia, in realtà non così complessa, si svolge in un contesto nordico (la produzione è danese) che forse un po' stride con le solite ambientazioni a cui il cinema ci ha abituato: il paese è piccolo, tutti si conoscono, c'è ordinarietà, non ci sono sparatorie o mirabolanti effetti speciali. E' un sistema chiuso, insomma, forse un po' ottuso, che vive di ritmi e dinamiche sociali semplici ma familiari.
Non mi dilungo su aspetti di fotografia, recitazione e regia, che si assestano su ottimi livelli e che certamente contribuiscono a impreziosire l'opera. Tra l'altro, Vinterberg è uno di quei registi che han dato vita al Dogma 95 per cui nel film non son presenti molti effetti speciali (al di là del trucco e di qualche sostituto per gli animali...) o musiche, ma tutto mira a essere quanto più realistico possibile, con illuminazione naturale, persone e ambientazioni "normali" (a parte la casa di Brunn...caspita, vive davvero in una magione...).

sabato 19 aprile 2014

Cosmopolis

Titolo: Cosmopolis
Regia: David Cronenberg
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast: Robert Pattinson, Juliette Binoche, Sarah Gadon, Mathieu Amalric, Jay Baruchel, Kevin Durand, Paul Giamatti

La trama in breve:
Erick Packer è un brillante giovane che controlla gli oscuri meccanismi dell'alta finanza. Tutto è a sua disposizione, a partire da una limousine bianca con tanto di autista e guardia del corpo. È una giornata difficile per Manhattan. C'è il Presidente degli Stati Uniti in visita e la viabilità è stata rivoluzionata. Ma Erick ha un obiettivo preciso: vuole raggiungere il suo parrucchiere di fiducia che sta all'altro capo della città. Per fare ciò è disposto ad affrontare le sommosse contro la situazione economica che stanno mettendo a ferro e fuoco New York. È pronto anche a trovarsi dinanzi colui che, secondo più di un segnale attendibile, vuole ucciderlo. (fonte mymovies)

Il mio commento:
L'ultimo film di Cronenberg da me visto è stato Crash, recensito su questo blog nel mese di febbraio. Perverso, inquieto, pruriginoso e disturbante, non c'è che dire. Però mi aveva preso e incuriosito assai. Induceva alla visione.
Qui invece mi son trovato di fronte a qualcosa di completamente diverso, un'esperienza cinematografica sfiancante, praticamente tesa a sfinire lo spettatore a suon di parlato. I personaggi parlano, discutono, parlano, divagano, parlano, ciarlano, indugiano su aspetti filosofici ed esistenziali, oltre che legati al mondo economico e finanziario...senza sosta, in continuazione, persino nelle situazioni più strampalate (ad esempio nemmeno quando il medico esegue un controllo alla prostata del buon Erick quest'ultimo si prende una pausa, anzi, insiste nel discutere con una sua collaboratrice...per altro strappata al jogging).
L'impressione è quella di stare ad assistere ad una commedia sofisticata, dai toni eleganti, ma al contempo calata in un contesto di totale cinismo e distacco dal mondo reale. Come se ci fossero due binari, uno per le esistenze della gente comune e uno per le eminenze grigie che condizionano mercati e masse. La contrapposizione tra questi due scenari viene ben esplicitata dalla diversità di toni e dinamismo che si associano a uno o all'altro, così come per la scelta di concentrare la maggioranza delle scene all'interno della (futuristica) limousine del protagonista, mentre all'esterno il mondo continua a vivere di vita propria, e non sempre con dinamiche propriamente pacifiche.

sabato 14 dicembre 2013

Straw Dogs - Cani di Paglia

Titolo: Straw Dogs - Cani di Paglia
Regia: Rod Lurie
Anno: 2011
Genere: thriller, drammatico
Cast: Laz Alonso, Alexander Skarsgård, James Marsden, Kate Bosworth, Willa Holland, James Woods, Dominic Purcell, Walton Goggins, Anson Mount

La trama in breve:
Remake di un classico diretto da Sam Peckinpah, Cani di Paglia racconta la storia di uno scrittore di Los Angeles che si trasferisce nella città natale della moglie, nel profondo Sud. Le inevitabili tensioni che nascono all'interno della coppia dovranno essere messe da parte per fronteggiare la minaccia dei conflitti con la gente del posto. (fonte mymovies)

Il mio commento:
L'ho visto qualche settimana fa ma non avevo più trovato l'occasione di (s)parlarne, per cui eccomi qua, ora. Direi di cominciare precisando che non ho visto l'originale, datato 1971, per la regia di Sam Peckinpah e con Dustin Hoffman per protagonista. A detta di tutti un gran bel film, conturbante e spiazzante, molto forte. Soprattutto perché realizzato negli anni '70.
A distanza di 30 anni, Rod Lurie evidentemente ha deciso che è giunto il momento di riprendere tale pellicola e attualizzarla in una nuova veste, più moderna, con nuovi attori ma le medesime dinamiche narrative e tematiche trattate.
O quasi.
"Oh cavolo, è un remake e non ho mai
neanche visto l'originale..."
"Tranquilla. Non credo sia un problema.
Tra l'altro, è X-men 2, questo?"
Il risultato, come si può notare dal voto registrato su IMDB (non che sia la Bibbia, per carità, però è d'uopo citarlo) che riporta le medesime cifre del giudizio ottenuto dal film originale. Le stesse, ma invertite. 
Passiamo quindi da un onesto e decorso 7.5 (su 36000 voti circa) a un sospetto 5.7 (su 21000 e rotti)! 
Come dicevo, non avendo visto quello con Dustin Hoffman non posso esprimere un giudizio personale, ma stando a quel che ho letto su altri blog e portali, oltre che per trailer e spezzoni visti qua e là, me ne son fatto un'idea.
Questo Straw Dogs, invece, regala costantemente la sensazione di "mirror climbing": lo spettatore avverte di essere dinnanzi a qualcosa che avrebbe potuto anche funzionare, capace di comunicare e stimolarlo... se solo fosse stato realizzato in modo più accorto e sensato. 
Ok, ok, siamo pur sempre negli anni 2000, il mondo è diverso, tante cose sono cambiate, il ritmo stesso della narrazione cinematografica, così come la società, i costumi, le usanze, ma se le idee son buone tali restano. A patto di non travisarle o stravolgerle.
Ecco quindi che il cast scelto è forse poco adatto per il tipo di storia narrata. E visto che a volte le immagini valgon più di mille parole, vi posto le differenze principali tra gli attori scelti.


In alto Del Henney, in basso Alexander Skarsgård, nel ruolo di Charlie Venner 

domenica 3 novembre 2013

FlashForward

Titolo: FlashForward
Anno: 2009
Episodi: 25 22
Genere: fantascienza, poliziesco

La trama in breve:
Il 6 ottobre 2009 tutte le persone in ogni angolo del mondo perdono i sensi per 2 minuti e 17 secondi. In questo periodo di tempo, ognuno vede il proprio futuro in una premonizione (un flashforward, appunto): 2 minuti e 17 secondi del 29 aprile 2010 (o del 30 aprile, a seconda del fuso orario). A Los Angeles, l'agente federale Mark Benford vede se stesso investigare proprio sul flashforward, analizzando i dati raccolti su una grande lavagna, un mosaico di foto, nomi, piste. Nel presente, questo suo ricordo lo aiuterà ad iniziare un'investigazione su cosa ha causato e cos'è stato il flashforward che ha mostrato il futuro a tutto il mondo. Mark, così come i suoi amici, i suoi colleghi e la sua famiglia, deve confrontarsi con la sua premonizione e interrogarsi sulle possibilità che il futuro si avveri o meno. (fonte wikipedia)

Il mio commento:
Serie che ho visto assieme a Silvia, procedendo con discreta costanza e interesse per arrivare al finale e trovare risposta ai numerosi misteri e sotto-trame proposte. O, almeno, queste erano le nostre aspettative. Peccato però che la stagione di FlashForward, l'unica e la sola attualmente realizzata, non risulti "completa" e che, anzi, sia stata decurtata di 3 episodi rispetto a quanto inizialmente preventivato. Ragion per cui il finale non costituisce una vera e propria conclusione e molte delle risposte attese non arrivano affatto.
Disappunto totale, quindi - e ve lo dico fin da ora nel caso vogliate recuperare la serie e guardarvela - per questa scelta operata da ABC.
Anche perché, di per sé, la serie è interessante e complessa assai, ammiccante ai generi fantascientifico e poliziesco, con qualche intreccio rosa e capace di offrire vari spunti di riflessione. 
...staranno guardando questo?
Rispetto ad altre proposte televisive qui c'è un evento di scala mondiale che sconvolge la vita di tutto un pianeta: niente demoni, super poteri, alieni e via dicendo, solo l'improvvisa conoscenza di un brandello del proprio futuro e ricorrenti canguri che saltellano (è così, non so perché, ma è così). 
137 secondi che permettono di avere uno scorcio di ciò che ciascuno sarà o farà sei mesi in avanti, circa, rispetto al momento del flash forward. Ecco chi vede se stessa a letto con un altro uomo, chi si vede in un'altra nazione al capezzale di una figlia creduta morta, chi sogna di incontrare l'amore della propria vita, chi di venir annegata, chi di stare a fare indagini, chi di essere incinta, chi di essere seduto sul water, chi di essere beh...morto, deduzione per il fatto di non aver visto proprio nulla. 
Da qui si innescano cambiamenti e spinte esistenziali per scongiurare o sottrarsi a quanto visto o, anzi, per cercare di capire e affrontare il proprio destino, oppure per sforzarsi in tutti i modi di avverarlo. Vien naturale capire che mentre la narrazione procede e i vari personaggi approfonditi e indagati, di pari passo con le indagini dell'FBI (le altre nazioni non fanno mai una mazza...), lo spettatore è sollecitato sotto vari punti di vista: ci sono i misteri legati alle vicende di ciascun protagonista, la ricerca di spiegazioni al flashforward globale, intrecci sentimentali che si creano e/o si sfaldano (non è facile condurre una relazione sapendo che tuo marito diventerà un alcolista e tua moglie sarà a letto con un altro...che entrambi incontrate praticamente ogni giorno...), azione e inseguimenti per acchiappare i "cattivi", inganni e depistaggi da parte di chi fa il doppio gioco e così via. 

domenica 27 ottobre 2013

Shutter Island

Titolo: Shutter Island
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2010
Genere: thriller, drammatico
Cast: Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson, Max von Sydow, Jackie Earle Haley, Emily Mortimer

La trama in breve:
Nel 1954, i due agenti federali Teddy Daniels e Chuck Aule vengono inviati con un battello a Shutter Island, a largo della costa est, per investigare sull'improvvisa scomparsa di una pericolosa infanticida residente presso l'istituto mentale Ashecliffe, Rachel Solando. Il direttore dell'istituto, il dottor Cawley, e i vari infermieri sostengono che la madre assassina si sia come dileguata dalla sua stanza senza lasciare alcuna traccia, ma l'agente Daniels pare nutrire fin dal principio dei forti sospetti sul modo di condurre l'ospedale da parte del dottor Cawley e del suo medico assistente, il dottor Naehring. Un uragano costringe i due agenti a protrarre il soggiorno sull'isola, durante il quale le indagini proseguono e particolari sempre più inquietanti emergono, mentre Daniels continua ad avere delle visioni che riguardano la moglie defunta e le sue esperienze di guerra contro gli ufficiali nazisti. (fonte mymovies)

Il mio commento (ATTENZIOENE: contiene spoiler!!!):
Sarà che di recente ho visto quel capolavoro di Lost Highway di David Lynch, sarà che tempo fa da qualche parte (forse su qualche fumetto di Leo Ortolani...) avevo avuto un flash spoiler sul film in questione, sarà che l'ho visto in più puntate ma nel complesso non ne sono rimasto molto soddisfatto. Per carità, siamo di fronte a un film che comunque si piazza bene in termini di recitazione, regia e cast anche se la presenza di Ben Kingsley è già di per sé sospetta. Quell'uomo lì me lo son ritrovato sia all'interno di capolavori (Gandhi a parte, penso a La casa di sabbia e nebbia e a Slevin) ma anche nel bel mezzo di filmetti più o meno accettabili (Prince of Persia, Il dittatore, Il risveglio del Tuono... che cagata pazzesca...). Però c'è anche Di Caprio, che tutto sommato mi ha quasi sempre soddisfatto azzeccando produzioni di ottimo livello e che comunque si conferma un grande attore. Mark Ruffalo invece mi ha deluso: non si è mai trasformato in Hulk...sarebbe stato un colpo di scena non da poco, in effetti.
Ecco, probabilmente è questo l'aspetto del film che mi ha lasciato molto perplesso e poco soddisfatto, la consapevolezza di una narrazione tesa unicamente a preparare lo spettatore a qualche rivelazione a sorpresa, per spiazzarlo e sconvolgerlo. Solo che mentre in opere quali Il Sesto Senso, ad esempio, non si sospetta nulla fino alla fine, qui lo spettatore inizia a sentire puzza di bruciato sin dall'inizio. Già di per sé il pretesto di agenti federali su un'isola piena di matti lascia il tempo che trova, se poi a questo si aggiungono problemi di natura comportamentale, visioni, sogni e inquietudini del protagonista (che per altro non ha ancora superato il trauma vissuto sul Titanic e soffre orrendamente a bordo della nave che lo conduce sull'isola...) unitamente a personaggi che appaiono/scompaiono di punto in bianco (mi riferisco ai detenuti dell'area C) la sensazione di confusione si acuisce. 
Caspita, è sparita una paziente da un manicomio in mezzo all'oceano in cui ci stanno mille mila guardie e che contiene detenuti/malati di cui la nazione vuole sbarazzarsi... su su, la troveranno, non andiamo a scomodare degli agenti federali. 
A meno che non ci siano seri e comprovati elementi su cui indagare...per carità, qualche elemento ammiccante al complotto salta anche fuori, spesso rendicontato da presunti pazienti (che stanno sull'isola appunto perché squilibrati...) ma tutto, poi, inizia a ricondursi a vicende personali del protagonista, mezzo alcolista e afflitto da costanti emicranie.

domenica 10 marzo 2013

..:: Anna Karenina ::..

Titolo: Anna Karenina
Regia: Joe Wright
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast:  Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Matthew MacFadyen, Domhnall Gleeson, Ruth Wilson, Alicia Vikander, Olivia Williams, Emily Watson

La trama in breve:
Un treno innevato corre verso Mosca e verso un destino tragico, quello di Anna, moglie di Karenin, un alto (e ponderato) funzionario dello Zar. Aristocratica e piena di una bellezza vaga, Anna deve intercedere per il fratello, impenitente fedifrago, presso Dolly, la cognata determinata a non perdonare il suo ennesimo tradimento. 
Condiviso il viaggio con la contessa Vronsky, ne incrocia il figlio Aleksej, innamorandosene perdutamente. Perduto anche lui negli occhi di Anna, il giovane ufficiale trascura Kitty, sorella minore di Dolly candidamente infatuata di lui. Dentro un valzer infinito, le mani e i cuori di Anna e di Aleksej si intrecciano fatalmente, muovendo i loro destini e quelli di coloro che amano in direzioni ardite e sconvenienti per la società russa di fine Ottocento. Appassionati fino all'impudenza, Anna e Aleksej vivranno pienamente il loro amore, sfidando regole, convenzioni e religione, perdendo figli, diritti e prestigio. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Visto ieri sera al cinema e, rispetto al mio solito direi che questo film rappresenta una leggera variazione. D'altronde, non guardo solo obbrobri di serie F ma, di tanto in tanto, mi concedo pure qualche visione più sofisticata e impegnata. 
Per cui, con Silvia, abbiamo colto l'occasione di vedere quest'ultima trasposizione di Anna Karenina, ispirato all'omonimo romanzo di Lev Nikolàevič Tolstòj. Un pamphlet di circa 940 pagine amabilmente adattato per il cinema da Tom Stoppard e poi abilmente orchestrato da Joe Wright.
Al di là della storia in sé, che più meno cerca di rispettare le tappe narrative del testo originale effettuando qualche semplificazione e sintesi, ovviamente, ma (spero) mantenendo saldi i momenti topici. 
Al di là della storia in sé, che comunque viene narrata con maestria e senza mai perdersi, mantenendo un buon ritmo per circa due ore e con un cast impegnato in recitazioni molto ostentate e teatrali. 
Al di là della storia in sé (possiamo finire sta frase?), l'aspetto che più sorprende del film è l'atmosfera di narrazione in stile "balletto": tutto è ritmato, gestito con movenze e atteggiamenti molto teatrali, con pose e addirittura sospensioni che si riscontrano in certi spettacoli di ballo. Tutto procede in modo molto formale e sostenuto, regalando allo spettatore la sensazione di assistere a un gioco di incastri e ingranaggi ben  orchestrati e scanditi, palesemente "falsi" perché falso e ipocrita è il contesto nel quale si muovono i protagonisti della storia. 
Giusto per fare un esempio, prendiamo le sequenze in cui Stepan Arkad'ič Oblonskij ("Stiva") attraversa la sala dell'azienda in cui i suoi sottoposti lavorano per andare ad accogliere un ospite. Mentre il direttore attraversa la sala, un paio di suoi sottoposti giungono da direzioni opposte per consentirgli un cambio d'abito senza che questi smetta di avanzare composto e dignitoso. Al contempo, al suo passaggio i dipendenti della si alzano in segno di rispetto e si risiedono non appena egli supera la loro "linea".