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sabato 19 settembre 2020

Dorohedoro


Titolo:
 Dorohedoro
Studio d'animazione: MAPPA 
Anno: 2020
Numero episodi: 12


La trama in breve:
Cayman è un uomo dalla testa di alligatore, ridotto in questo stato da dei misteriosi stregoni provenienti da un'altra dimensione, a cui solo loro hanno accesso. Essi girano per la città di Hole lasciandosi dietro morti e deformati, praticando la loro magia nera sulla gente, ma Cayman, immune alle loro arti e supportato dalla lottatrice e cuoca Nikaido, dà loro la caccia, consapevole che l'unico modo per tornare normale è trovare lo stregone che l'ha trasformato. (fonte animeclick)


Il mio commento:
Il manga di Q Hayashida, distribuito in Italia da Panini, non l'ho mai letto ma mi era visivamente noto perché ha avuto una pubblicazione piuttosto lunga e più di una volta l'avevo visto sugli scaffali in fumetteria. 
Mi aveva colpito per l'estetica e per i personaggi stravaganti.
Quando, recentemente, ne ho intravisto la trasposizione anime tra i titoli disponibili su Netflix ho deciso di darci una possibilità e ... ne son rimasto molto soddisfatto!
Non so dire se ricalca appieno il manga (parrebbe di sì) ma mi auguro che procedano con la realizzazione di nuove stagioni, anche perché quella disponibile termina ma senza approdare a un finale o a una conclusione soddisfacente.
Andando per ordine, comunque, la storia mescola elementi horror e grotteschi con situazioni relativamente umoristiche e romantiche. Già dalla sigla di apertura si intuisce una vena di follia e suggestioni allucinate, cosa che viene confermata sin dalle scene di aperture con Cayman che tiene tra le fauci la testa di uno stregone...e questi, all'interno della bocca da alligatore del nostro protagonista, intravede un altra presenza che gli dice "no, non sei tu", decretando la sua condanna a morte. Sì perché il nostro energumeno dalla testa di rettile non ha memoria di sé e vaga alla ricerca dello stregone che gli cambiato i connotati, una risposta che sembrerebbe potergli arrivare dall'essere che vedono coloro che "ingoia". Un viaggio che gli e ci consentirà di comprendere meglio le disastrate condizioni di vita degli abitanti di Hole, praticamente alla mercé degli stregoni che arrivano da un'altra dimensione praticano su di loro esperimenti e incantesimi, e gli stregoni stessi. In particolare, le vicende ruotano attorno al "boss" En e ai suoi scagnozzi, Shin, Noi, Fujita ed Ebisu, le cui storie si intrecciano con quelle di Cayman e Nikaido rendendoli tutti, di fatto, dei comprimari. Sono tutti personaggi particolari, con un'estetica curata ed eccentrica, non del tutto "normali" direi, violenti ma a modo loro semplici e "innocenti", escludendo ovviamente il fatto che non si fanno problemi ad ammazzare o squartare... 
Non è tuttavia ben chiara la linea che divide i buoni dai cattivi, in quanto sono un po' tutti sulla stessa lunghezza d'onda, brutali e diretti, e tutti un po' malinconici o tristi, tragici e reticenti in tipico stile nipponico.  

domenica 7 giugno 2020

Ready Player One

Titolo: Ready Player One
Anno: 2018
Regia: Steven Spielberg
Genere: fantascienza, azione
Cast: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance

La trama in breve:
Nel 2045 la terra è diventata un luogo inquinato, funestato da guerre, povertà e crisi energetica. Gli abitanti versano in condizioni precarie, stipati in grossi container spogli, senz'altra evasione che il nostalgico mondo virtuale di OASIS. L'universo ispirato ai ruggenti anni ottanta, creato dal milionario James Donovan Halliday (Mark Rylance), conta milioni di login al giorno per la facilità d'accesso (sono sufficienti un visore e un paio di guanti aptici) e gli scenari iperrealistici in cui sfuggire al mondo tetro e pericoloso. La notizia della morte di Halliday arriva insieme con l'ultima, stimolante sfida lanciata dall'eccentrico creatore: una caccia al tesoro da miliardi di dollari.
L'adolescente Wade (Tye Sheridan), da sempre affascinato dalla figura del programmatore, ha collezionato informazioni sulla sua vita e il suo lavoro. Attraverso l'avatar Parzival proverà ad aggiudicarsi il premio in palio, contro i potenti nemici di una malvagia multinazionale (la IOI) e un nutrito gruppo di concorrenti senza scrupoli. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Questo film mi sarebbe piaciuto vederlo al cinema, su maxi schermo e con il il dolby surround a diffondere le giuste vibrazioni in sala...sono convinto che sarebbe stata un'esperienza senz'altro più forte e significativa. Fermo restando che siamo comunque di fronte a un ottimo film, un concentrato di citazioni e riferimenti pop e video-ludici senza pari. Una produzione che si percepisce anche nostalgica e liberatoria, focalizzata sullo stupire lo spettatore con effetti speciali all'avanguardia, tanta azione e tanti richiami nerd. Difficile, immagino, contare tutti i riferimenti e le citazioni che compaiono o dalle somiglianza di situazioni e personaggi con altre "storie". Si intravedono qua e là molti richiami e citazioni a produzioni targate Spielberg (vedasi la DeLorean DMC di Ritorno al Futuro o al robot de Il gigante di Ferro), a videogame (Goro di Mortal Kombat, Sonic, Carmageddon, Halo, World of warcraft, shot'em up vari della Id Software, Final Fantasy...), a fumetti/manga/anime (Batman, Superman, Gundam, X-men), a film (Robocop, Alien, Nightmare, Jurassic Park, King Kong, Shining...tra l'altro stupefacente come abbiano ricreato i vari ambienti del film di Kubrik), insomma, chi più ne ha più ne metta. Per fortuna, son riusciti a gestire abbastanza bene tutta la faccenda dei diritti e dei copyright, modificando quelli di cui non si poteva disporre (vedi Star wars o Blade Runner...)
Pure la caccia al tesoro, usata come pretesto per smuovere la trama, fa venire in mente l'incipit di One Piece, con le ultime parole di Gol D. Roger a innescare una nuova era della pirateria. Qui siamo su Oasis ma poco cambia: orde e orde di giocatori si lanciano nella ricerca delle chiavi che possono dare una decisa svolta al proprio futuro.




Oasis stesso, il mega MMORPG definitivo a cui tutti si connettono rimanda a dinamiche stile Matrix, solo che in questo caso la fuga dalla realtà è voluta e cercata. In fondo, i pochi scorci del mondo reale che vengono offerti allo spettatore, mostrano una situazione deprimente e irrecuperabile assai. E forse nessuno nemmeno ci prova a cambiare il presente, tutti persi a giocare o a cercare un miglior futuro altrove. Non sono molto esplorate dinamiche legate a procreazione, sanità, religione, agricoltura e allevamenti, ma mi auguro che, per bilanciare e mantenere le infinite schiere di videogiocatori incalliti che rimangono connessi per lunghissime sessioni, ci siano anche numerosi lavoratori che si preoccupano di gestire aspetti concreti dell'esistenza. In ogni caso, decisamente, non erano questi gli aspetti cardine che agli autori importava spiegare o mostrare agli spettatori.

sabato 7 marzo 2020

Ajin Demi-Human (season 2)

Titolo: Ajin Demi-Human (season 2)
Studio d'animazione: Polygon Pictures 
Anno: 2016
Numero episodi: 13

La trama in breve:
La seconda stagione continua da dove si era fermata la prima stagione, seguendo le vicende degli Ajin (una nuova razza umana capace di sanare le proprie ferite, resuscitare ed evocare misteriosi golem) che, di fronte alla minaccia rappresentata da Sato, scelgono se collaborare con quest'ultimo per una sorta di rivolta capace di destabilizzare la società attuale o ostacolarlo, alleandosi con Kei Nagai ....

Il mio commento:
Della prima stagione di Ajin Demi-Human avevo parlato quasi un anno fa (qui potete trovare il link al mio commento). Ne ero rimasto piacevolmente soddisfatto e quindi eccomi a scribacchiare qualcosa sulla seconda stagione, di cui ho recentemente concluso la visione su Netflix.
Innanzitutto, un po' come per la Casa di Carta, prima e seconda stagione sono in realtà un unico arco narrativo che esplora l'ambientazione e i personaggi proposti, concentrandosi in particolar modo su Kei e su Sato senza tralasciare del tutto anche gli altri co-protagonisti.
Inutile dire che la coalizione di Ajin terroristi organizzata da Sato cresce, nella storia, per pericolosità e deriva: non è affatto facile fermare chi non ha nulla da perdere ma, soprattutto, può rigenerarsi e resuscitare. Se a questo aggiungiamo una buona preparazione militare, la presenza di un hacker tra i militanti e una discreta capacità tattica e strategica, vien da sé che il rischio di veder il governo giapponese soccombere è alto.
Di contro, coloro che possono contrastarlo sono un gruppo eterogeneo composto da agenti speciali ben addestrati (ma umani) e tre Ajin per lo più inesperti e che, per altro, devono agire nell'ombra per non rischiare di venir catturati da quello stesso governo che vogliono aiutare e che ha sguinzagliato squadre di agenti speciali anti-ajin.
In tutto ciò si incastrano vicende personali e approfondimenti sui personaggi che ci permettono di comprendere meglio i rapporti che si son venuti a creare tra di loro (in particolare tra Tosaki e Izumi) oppure di introdurre qualche elemento a sorpresa (come il golem alato che può venir evocato da Takeshi Kotobuki, un personaggio secondario che facilita l'incontro tra Kei e l' "amico" Kaito, funzionale a rincuorare il protagonista dopo una discreta crisi di panico dovuta a Sato...).



Come nella prima stagione, anche in questa la narrazione procede con buon ritmo, senza annoiare, e inscenando quasi una partita a scacchi, dove sangue freddo e strategia possono fare la differenza. Non mancano ovviamente i colpi di scena - soprattutto posti a fine puntata e/o in occasione dei confronti con Sato - e qualche deriva di trama - vedasi coinvolgimento di agenti speciali americani - funzionale, probabilmente, ad ampliare lo scenario in vista di una terza stagione. Tra l'altro, proprio la presenza degli agenti americani lascia intuire un certo maschilismo da parte degli autori visto che sia Izumi Shimomura che Carley Myers sono entrambe Ajin donne al servizio di umani autorevoli che le trattano come pezze da piedi ma che ugualmente desiderano venir trattate male, ci tengono anzi...

domenica 9 dicembre 2018

Ajin Demi-Human


Titolo: Ajin Demi-Human
Studio d'animazione: Polygon Pictures 
Anno: 2016
Numero episodi: 13

La trama in breve:
Viene scoperta una nuova "razza" umana, gli Ajin: a differenza degli uomini comuni, possono guarire da qualsiasi ferita e sono praticamente immortali. Finora ne sono stati individuati una quarantina e i governi di tutto il mondo si dimostrano molto interessati a scoprirne di nuovi. 
Kei Nagai è uno studente giapponese che mira a studiare medicina. Un giorno viene investito da un camion ma, anziché morire, il suo corpo si rigenera sotto gli occhi stupefatti dei passanti. Il ragazzo scopre così di essere un Ajin e da quel momento inizierà per lui la fuga per evitare la cattura...

Il mio commento:
Finalmente, dopo mille mila giorni, riesco a dedicarmi un po' a questo blog. Di argomenti che avrei voluto trattare ce ne sono vari ma, dovendo scegliere, intanto parto da questa serie anime che ho visto su NetFlix (non so perché ma sospetto me l'abbia suggerita per familiarità con Hellsing e L'ospite indesiderato). 
Per ora ho visto solamente la prima stagione ma ne sono stato discretamente soddisfatto per cui ve la segnalo, nel caso già non la conosciate o l'abbiate già vista: con i miei tempi, come dire, arrivo sempre un po' sfasato :-((





Innanzitutto, va detto che sotto il profilo grafico, l'anime si presenta molto bene, con un'ottima qualità visiva e un'ottima resa delle animazioni. L'utilizzo della computer graphic è piuttosto evidente - e questo potrebbe far storcere il naso ad alcuni - ed è innegabile che quelli della Polygon Pictures abbiano confezionato un ottimo prodotto sotto tutti i punti di vista. Non so quanto la resa stilistica e l'estetica della serie animata si discostino dal manga di Gamon Sakurai, tuttavia le conferisce un discreto grado di realismo e un tono vagamente horror, accentuato sia dall'utilizzo delle ombre o dalla cupezza di certe sequenze ma soprattutto dalla discreta colonna sonora che viene sfruttata solo per enfatizzare le scene più dinamiche o quando avviene l'evocazione degli "spettri", golem antropomorfi che alcuni Ajin riescono a richiamare e a controllare.
Già, perché oltre ad essere immortali, gli Ajin possiedono alcune caratteristiche peculiari, come l'urlo con il quale possono immobilizzare le persone nelle immediate vicinanze. 
Il mistero rappresentato da questi individui è per altro condiviso con lo spettatore che, man mano che la storia procede, scopre nuovi dettagli di pari passo ai personaggi dell'anime. D'altronde, lo studio degli Ajin è pure in corso e riguarda parte della trama dell'anime: infatti, se da un lato abbiamo il giovane Kei in fuga, dall'altro abbiamo le forze dell'ordine, scienziati e membri del governo (vedasi Yū Tosaki) che cercano di comprendere il fenomeno. Un'esplorazione che praticamente equivale a seviziare e torturare gli Ajin catturati per capire fino a dove possono spingersi le loro capacità o quali sono i punti deboli. Una verità che lo stesso Kei sperimenta, venendo ripetutamente ucciso in modo brutale e risorgendo continuamente fino a che altri Ajin riveleranno la loro presenza. Questo segna la principale svolta nella trama: Kei, che dopo la prima resurrezione è divenuto un reietto, con tanto di dubbi e crisi personali legati alla sua appartenenza al genere umano, senza considerare il trauma di aver perso tutto (famiglia, scuola, vita quotidiana...), si trova a contatto con Sato, un signore di mezza età che inizialmente si presenta come una figura quasi benevola... in realtà, è una sorta di terrorista che mira a riunire a sé i vari Ajin e prendere il potere. D'altronde, se gli riservi un trattamento a base di trapanazioni, amputazioni, ustioni e devastazioni h24 non ci si può aspettare che ambiscano al Nobel per la pace o la  donazione di organi (argomento per altro sfiorato nell'anime...in fondo, da qualche parte, anche i cattivoni devono pur pescare soldi, e il florido traffico d'organi rappresenta una valida risorsa...)

sabato 25 agosto 2018

One Punch Man


Titolo: One Punch Man
Studio d'animazione: MadHouse
Anno: 2015
Numero episodi: 12

La Trama in breve:
Dopo un allenamento durato tre anni, un ragazzo di nome Saitama ha raggiunto il suo obiettivo: diventare un eroe talmente forte da sconfiggere chiunque con un solo colpo. Tuttavia, essere diventato così potente gli ha reso talmente facile il compito di eroe da rendere Saitama perennemente annoiato e portarlo in depressione. (fonte wikipedia)

Il mio commento:
Conoscevo vagamente il manga e il soggetto ma - grave colpa - non gli avevo mai degnato adeguata attenzione. Poi, complice Netflix e qualche giorno di riposo, ho avuto l'occasione di recuperare e divorare l'intera serie animata proposta dalla MadHouse, trasposizione del manga disegnato da Yūsuke Murata su storia di One, che inizialmente aveva proposto One Punch Man online ottenendo, rapidamente, ottimi consensi e numerose visualizzazioni. 
Comunque sia, anche se recuperato con "un po' di ritardo" rispetto alla pubblicazione dell'opera, confesso che era da tempo che non mi gustavo una serie animata tanto quanto mi son goduto la visione di One Punch Man ^___^
La storia in sé, e il suo sviluppo, ha un tono leggero e scanzonato, che mira più a omaggiare serie di genere action e supereroistico, senza pretese di approfondimento particolare: tutto è molto semplice e dinamico, a volte comico e demenziale, ma soprattutto epico e devastante. A me che piacciono le manifestazioni di potenza negli anime e nei manga, assistere alle vicende di Saitama ha regalato forti emozioni e sensazioni. Era da mo' che non assistevo a sequenze tanto accattivanti e devastanti, alcune che ovviamente si concludono con un solo colpo del nostro, altre più elaborate e iperboliche con deflagrazioni di meteoriti o separazione dell'atmosfera (diciamo così :-P ). Che si tratti di persone potenziate geneticamente o da tute tecnologiche, oppure di mostri atavici e mitologici giunti in città per rivendicare il proprio dominio, o addirittura di razze aliene, il nostro sarà sempre pronto a battersi e ... a  vincere ^__^
In fondo è un eroe, no? Ed è questo che fanno... di solito.




Solo che nel caso di Saitama c'è sempre una nota di tristezza: lui stesso non trova soddisfazione, avendo raggiunto un livello di potenza ultraterrena, ma anche nei confronti della stessa società raccoglie ben pochi consensi. La gente fa in fretta a criticare o a non prenderlo sul serio, vuoi perché danneggiata (d'altra parte, se anche distruggi un meteorite, qualche detrito piove pure sulla città...) vuoi perché il nostro idiot...eroe non gode di particolare popolarità mediatica, anzi, è stato piazzato in fondo alla classifica degli eroi e considerato alla stregua di un imbroglione. Ecco allora che non ci sono grandi plausi o ricompense per Saitama, che anzi vive per conto suo, in ristrettezze economiche, eppure con un proprio equilibrio e onore. L'immagine che abbiamo di lui è di un giovane solitario che, seppure vestito da super-eroe, mestamente, torna a casa con la spesa in una borsa, senza amici, senza una compagna, senza fama, ricchezze o gloria.

venerdì 12 gennaio 2018

Serie manga che finiscono: vogliamo parlarne?

Che io sia un lettore di manga e fumetti, è risaputo. Magari da pochi, ma è risaputo. Magari è pure un'informazione irrilevante, ma è risaputo pure questo.
Ci sono serie manga che ho iniziato a leggere anni or sono, svariati anni or sono. Alcune non sono ancora terminate altre invece, nel corso del tempo, hanno visto concludersi il loro arco narrativo. Ma non sempre in modo dignitoso.
Penso a Shamo, manga che si è trascinato a lungo anche per via di complesse vicende editoriali e che si è concluso miseramente, con un finale triste e poco onorevole. D'altronde, si doveva pur chiudere la storia di Ryo Narushima e - mi spiace per lo spoiler - quale miglior trovata se non far morire il protagonista al termine di una specie di confuso duello?
Recentemente ho anche concluso MPD - Psycho, che era partito anche in modo interessante, con un mix di poliziesco-thriller infarcito di personalità multiple, azione e un po' di fantascienza...poi non so bene cosa sia successo ed è stato un lungo trascinamento fino alla sua conclusione. Anche qui, sinceramente, non ho ben capito se la storia aveva un senso o meno.

   


Su Alita Last order non vorrei spendere molte parole. Graficamente bello, per carità, però insulso.
Diversamente, di Naruto conservo un buon ricordo, dinamico, divertente, ma anche ricco di azione, non banale, sfaccettato sebbene nelle ultime saghe il manga di Masashi Kishimoto ha iniziato a soffrire di manie di onnipotenza, con battaglie sempre più titaniche e su vasta scala. In qualche modo però è terminato cercando di chiudere archi narrativi e aspetti lasciati in sospeso. 
E quanto meno l'autore l'ha fatto mostrando e disegnando la storia, magari aumentando la velocità e sintetizzando troppo, magari facendosi prendere la mano dalla fantasia e dai poteri dei suoi ninja, ma in qualche modo ce l'ha mostrato il finale.
Non come a suo tempo capitato con il caro Yoshihiro Togashi, mannaggia a lui, che ha deciso di chiudere la saga finale del manga Yu yu degli spettri ... beh... facendolo raccontare ai personaggi, al bar. Cioè, dico io, pensaci prima e disegnala, caspita!
Pazienza, è andata così...non deve esserci per forza un senso o un finale degno di questo nome e rispettoso della dedizione dei lettori. Voglio dire, ci son anche manga e mangaka che ce la fanno, pensiamo a Homunculus, che consiglio assai.

    

Ad ogni modo, recentemente, perché pure io c'ho i miei tempi, ho invece concluso la lettura di Bleach, manga di Tite Kubo iniziato a leggere nel lontano 2001. 
Fumetto dal notevole appeal grafico e potenza visiva, decisamente molto dinamico e da premiare soprattutto per la resa estetica dei personaggi e la varietà di effetti speciali (diciamola così) mostrati.
Solo che...
Ecco...
Dopo aver concluso la lettura del numero 74, mi son sentito a metà tra queste due scene:


 
  

Ora soprassedendo sul fatto che la scelta di un'immagine di Berserk probabilmente non è quella più azzeccata - ma che ci/mi ricorda che forse vedrò la conclusione dell'opera di Miura solo in età pensionabile -, dico io, possibile che un manga che si è sviluppato per quindici anni termini così?
Cioè, l'autore ha deliberatamente aperto trame e sotto-trame, ha creato una pletora di personaggi, tutti intrallazzati e collegati tra di loro, solo per arrivare a un nulla di fatto?
Caspita!
Decine e decine di volumi in cui vediamo sta gente combattere e massacrarsi - mentre il mondo continua a vivere e ad andare avanti sereno - per giungere a un mega combattimento finale, chiuso con dei non-sense fenomenali per poi chiudere la serie con un paio di capitoletti insulsi, abbandonando di fatto la volontà di spiegare o dirci che fine hanno fatto i vari personaggi. 
Che ne è stato di tutti i vari shinigami, al netto dei pochi disegnati per una breve comparsata nel finale? E degli arrancar? E gli hollow? E i quincy?
Che poi, sta gente, cosa fa tutto il giorno per vivere: al netto delle battaglie descritte, avranno degli hobby, una vita privata, vanno a far la spesa, leggono...
Niente.
Tutta gente che, come i Cavalieri dello Zodiaco, attende di menar le mani e di immolarsi per la causa ...aspetta, almeno loro c'avevano quel gran pezzo della dea Atena, questi di Bleach chi hanno? Per cosa si dannano l'anima? Per salvare un mondo che parrebbe vivere tranquillo ugualmente? 
Se invece il compito svolto da questi dei della morte è così importante, per disintegrare questi hollow-spiriti maligni che rischiano di far danni concreti, come mai nessuno si è curato di tutto ciò nelle lunghissime saghe dedicate a combattere ora questa o quell'altra fazione?
E agli Stati che non sono il Giappone chi ci pensa?
Non lo sapremo mai. A mala pena vediamo quel che accade al protagonista che, dopo aver maturato poteri cosmici (quale protagonista degno di questo nome non lo fa?) molla tutto per sistemarsi con una che in 74 numeri ha cagato pochissimo e fare il disoccupato. 
Ma dico io...cosa c'è che non va in questo mondo di manga e mangaka? 
Posso capire che ci siano dinamiche economiche ed editoriali capaci di stravolgere i progetti di codesti poveri autori ma, al contempo, questi creatori di storie e di universi, ce l'hanno in mente una storia o vanno a braccio? 
Basta saperlo. Perché, se c'era premeditazione nel voler far concludere così il manga, nel più totale disinteresse e menefreghismo da parte di tutti i personaggi proposti, avrei preferito saperlo prima.
Mi sento piuttosto amareggiato e depresso.
A questo punto, non mi resta che puntare tutto su One Piece :-)     

   

lunedì 27 marzo 2017

Gantz: O

Titolo: Gantz: O
Anno: 2016
Regia: Yasushi Kawamura
Genere: sci-fi

La trama in breve:
Masaru Kato muore in un incidente in cui si trova suo malgrado coinvolto. Stranamente, si risveglia in una stanza che non ha mai visto. Lì incontra i membri del cosiddetto "Team Tokyo", il cui leader, Kurono, è appena morto. Assieme a loro, Masaru viene trasferito a Osaka City, una città circondata da un oceano di fuoco. A questo punto, Masaru si trova coinvolto in un gioco di sopravvivenza, di vita o di morte: si scontra con la squadra rivale, il "Team Osaka", i cui membri sono una manica di furfanti; lotta con gli alieni; conosce Anzu Yamasaki, madre single e membro del Team Osaka. In balia dei vari eventi, Masaru continua a combattere per riuscire a tornare a casa dal fratello, l'unico membro rimasto della sua famiglia. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Ho avuto modo di vedere Gantz: O circa una quindicina di giorni fa, anche per testare Netflix e la sua offerta, e ne sono rimasto piacevolmente soddisfatto. Avrei voluto parlarne prima - anche per freschezza di ricordi ed emozioni - ma la vita e il lavoro hanno optato per farmi investire il tempo in ben altre faccende...
Sapevo che dal manga di Hiroya Oku - tra l'altro pure recensito su questo blog e su Terre di Confine - erano stati tratti anime e film, ma mi ero perso quest'ennesima proposta cinematografica, tra l'altro presentata, fuori concorso, al 73ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Il film, tutto in computer grafica di ottimo livello, si concentra solo su una delle missioni che i personaggi della storia si trovano a dover fornteggiare, ovvero quella ambientata ad Osaka, la prima fuori dal confine di Tokyo e nella quale il team protagonista ha un contatto anche con altre squadre.



martedì 7 marzo 2017

Be Comics! - Padova 17 al 19 marzo 2017

Riporto la notizia anche qui, non tanto perché coinvolto nella sua organizzazione ma perché credo che possa essere una buona occasione di promozione per il mondo del fumetto, dei manga e dei comics oltre che una possibilità in più per scambi culturali tra mondo occidentale e orientale ^__^

     
Sette percorsi tra fumetto e animazione: le mostre di Be Comics! 

Il festival internazionale di fumetto, games, cosplay e cultura pop si terrà a Padova dal 17 al 19 marzo

Fumetto, games, cosplay e cultura pop saranno i protagonisti di Be Comics!, il festival internazionale che da venerdì 17 a domenica 19 marzo animerà le vie, le piazze e i palazzi storici di Padova, cuore culturale del Nordest. La manifestazione, organizzata dal Comune di Padova - Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche in collaborazione con Arcadia Arte, offrirà un’ampia gamma di appuntamenti pensati per il pubblico di ogni età.

Da marzo a giugno, sette mostre porteranno il pubblico di Be Comics! in un viaggio straordinario tra tavole e materiali originali, approfondimenti culturali e scoperta degli elementi artistici che hanno caratterizzato l’immaginario contemporaneo italiano e internazionale, dal Dylan Dog Color Fest a LRNZ 4 Be Comics!, un dietro le quinte sulla realizzazione del manifesto ufficiale della manifestazione. E ancora una doppia retrospettiva sul rapporto tra Italia e Giappone, con Manga in Italy e il Viaggio a Tokyo di Vincenzo Filosa. E ancora spazio all’animazione e alle serie amate da intere generazioni, con Hanna & Barbera, i Cavalieri dello Zodiaco e il lavoro dell’animatore e character designer Cleuzo.

La valorizzazione culturale della Nona Arte è al centro delle scelte che hanno portato alla definizione del programma delle mostre, pensate sia per gli appassionati di fumetto e animazione, sia per visitatori interessati a esplorarne l’evoluzione grafica e stilistica, oltre all’influsso sociale e all’aspetto strettamente estetico. 

Per garantire che tutti i visitatori possano godere di quest’esperienza, tutte le esposizioni saranno a ingresso libero, ad eccezione di Sandro Cleuzo L’arte di creare personaggi, che sarà visitabile acquistando il biglietto dell’Orto Botanico.



domenica 7 febbraio 2016

Interceptor: Il guerriero della strada - Mad Max 2: The Road Warrior

Titolo: Interceptor: Il guerriero della strada
Titolo originale: Mad Max 2: The Road Warrior
Regia: George Miller
Anno: 1981
Genere: azione, sci-fi
Cast: Mel Gibson, Mike Preston, Bruce Spence, Virginia Hey, Emil Minty, Kjell Nilsson, Max Phipps, Vernon Wells, William Zappa, Arkie Whiteley

La trama in breve:
Mad Max, l’intrepido guerriero di “Interceptor” è di nuovo sulla strada. Nell’aspro deserto, reso ancora più inospitale dalla natura contaminata dal disastro atomico, si gioca la partita mortale della vita e della morte. L’unica moneta corrente è il petrolio, oramai agli sgoccioli: Mad Max scova un deposito del prezioso liquido assediato dalla tribù dei feroci Humungus, e ingaggia con questi una durissima battaglia. (fonte www.altadefinizione01.click)

Il mio commento:
Ci tenevo a vedere questo film, sia per continuare con la visione della saga di Millter, sia per colmare mie personali lacune in ambito cinematografico.
In effetti, questo, ricorda molto ma molto di più quanto visto l'estate scorsa nell'ottimo Fury Road ed è innegabile la potenza visiva di quanto trasposto su schermo. 
Ok, la trama è quel che è, non ci sono intrecci di sceneggiatura che fanno gridare al miracolo e molto è ridotto ai minimi termini, sia per dinamiche che per sequenze o caratterizzazioni.
Però, cavolo, funziona e riesce a imprimersi, a lasciare emozioni e ricordi nello spettatore. Si percepisce eccome la precarietà di un mondo ormai allo sbando, derelitto e caotico: la scelta della location nel contesto del deserto australiano ben rende questa idea.
Ma ancor di più si intuisce l'origine di certe suggestioni e certe estetiche che hanno fatto la fortuna di opere quali Hokuto no Ken (di Testuo Hara e Buronson) o The legend of mother Sarah (di Katsuhiro Otomo), anche se probabilmente la lista non si ferma qui considerando quanto proposto in termini di inseguimenti ed esplosioni. Anche la scena in cui il protagonista viene trasportato in volo, ferito e incosciente, inquadrato dall'alto per mostrare sullo sfondo quanto avviene a terra mi ricorda qualcosa...
Ci sono infatti vari elementi che rendono Mad Max 2 fortemente di impatto e che rimandano, almeno per quanto mi riguarda, alle opere citate: il contesto post-atomico, l'aridità del deserto, l'assenza di tecnologia, la violenza e i soprusi, gli abiti...lo stesso Lord Humungus, in tenuta da gladiatore e con segni di qualche ferita/contaminazione, ricorda molto Jagger, fratello di Kenshiro.

domenica 27 settembre 2015

Berserk, L'età dell'oro - Parte III - L'avvento

Titolo: Berserk, L'età dell'oro - Parte III - L'avvento
Regia: Toshiyuki Kubooka
Anno: 2013
Genere: animazione, dark fantasy
Produzione: Studio 4°C

La trama in breve:
Mentre Griffith è in catene, ridotto a una larva umana nelle segrete del Castello di Midland, i suoi Falchi, gruppo di guerrieri al suo servizio, errano per le foreste inseguiti dai nemici. Almeno finché non torna tra loro Guts, ben deciso a liberare Griffith dalla prigionia. Guts, Caska e i Falchi riescono nel loro intento, ma il loro capo, impossibilitato a camminare, parlare e impugnare una spada, sembra devastato nella psiche almeno quanto nel fisico. (fone mymovies)

Il mio commento:
Qualche tempo fa vi avevo parlato di Berserk, l’Età dell’Oro – Parte I: L’Uovo del Re Dominatore. Una manciata di mesi dopo ho pure recuperato la visione del secondo capitolo della serie, ovvero La conquista di Doldrey, ma, per forza di causa maggiore, non ho avuto il tempo né l'occasione di dedicarci un post. Non perché non ne valesse la pena di parlarne, tutt'altro, ma semplicemente per carenza di energie e tempo libero. Anche nel caso di La conquista di Doldrey siamo infatti di fronte a un'opera qualitativamente molto valida e dal taglio fortemente cinematografica, forse meno truculenta e ricca d'azione rispetto a L'uovo del re dominatore, ma certamente più costruita e più concentrata sulla caratterizzazione e analisi dei personaggi, aspetto fondamentale per l'approdo all'ultimo capitolo della serie.
Ultimo...in effetti, speravo che il progetto potesse continuare anche dopo questo terzo capitolo ma cercando in internet non ho trovato conferme a queste mie speranze. D'altra parte, il manga stesso esce con cadenza atemporale e sembra ben lungi dal volersi concludere, ricco com'è di divagazioni e questioni irrisolte.
Giusto per fare un paragone, anche One Piece sta crescendo a dismisura ma Eiichiro Oda dà l'impressione di avere un piano e un progetto ben definito e, pian piano, sta facendo chiarezza e luce su personaggi ed eventi fondamentali dell'universo da lui creato. Kentaro Miura invece, l'autore di Berserk nel caso codesto nome non fosse noto, da invece l'impressione di essersi un po' perso e di credersi immortale, in grado di condurre la serie per molte decadi.
Comunque, qualche sera fa, ho avuto la possibilità di vedere l'ultima parte della trilogia dedicata a questa straordinaria opera (dark) fantasy che è Berserk, ossia Berserk L'età dell'oro - Parte III - L'avvento.
Un capitolo visivamente molto forte, truculento e molto più sfumato sull'horror rispetto ai precedenti due, motivo per cui se ne consiglia la visione a un pubblico adulto.

martedì 11 agosto 2015

Terre di Confine Magazine 4

Cari Lettori, ben ritrovati al quarto appuntamento con la vostra TdC Magazine! In questa introduzione ai contenuti è un piacere ringraziare La Bottega del Barbieri, che ha contribuito alla sezione Letteratura con il gustoso articolo su Harlan Ellison e la recensione de La Svastica sul Sole curati, rispettivamente, dall’astrofilosofo Fabrizio Melodia e dal boss Daniele Barbieri in persona. La sezione antologica si avvale anch’essa degli scritti di bottegai DOC come Riccardo Dal Ferro, Fabio Lastrucci e Mauro Antonio Miglieruolo, con l’imprescindibile Andrea Carta (per l’occasione trasmigrato dalla sezione Fumetti) a completare il canonico quartetto di fantaracconti. Gradito l’esordio su TdC dei booksblogger Agnese Mignozzi e Michele Del Vecchio, e di Solange Mela con un nuovo capitolo di ‘Stile e Dintorni’; Nicola Parisi si è adoperato a intervistare un sempre in forma Silvio Sosio, e dalla Colonia Lunare l’immancabile Marco Pulitanò ci parla di una droga virtuale chiamata Snow Crash.

I fan e controfan di Lost si saranno poi chiesti cosa mai contengano i misteriosi cofanetti con la S. cubitale che J.J. Abrams ha disseminato in tutte le librerie del globo terracqueo: ebbene il nostro buon Luca Germano è qui per soddisfare anche questa curiosità.

Nella sezione Cinema e TV, The Obsidian Mirror ci regala stavolta un articolo ricco di approfondimenti sulla saga coreana Whispering Corridors, una pentalogia di film horror accomunati dall’ambientazione scolastica e da un sapore psicologico squisitamente orientale; Lucia Patrizi ci conduce invece alla riscoperta dell’affascinante Dark City. Lo spazio telefilm propone Kronos, grazie al gusto vintage di Cuccu’ssette e all’ormai abituale collaborazione con SerieTV.net. L’anime di turno è l’apocalittico Ideon, trattato con la consueta sagacia dal duo asteroidale Jacopo Mistè e Simone Corà, e sigle gentilmente tradotte da Cristian Giorgi.

Veniamo al doppio appuntamento con i fumetti: incursione di Orlando Furioso in pieno periodo maccartista con Fighting American, e discesa di Leonardo Colombi negli abissi psicanalitici di Homunculus.

Ultime ma non ultime due succose gallerie fotografiche (con la novità del nuovo ‘Cosplay Corner’), a corredo delle interviste curate da Davide Longoni: abbiamo incontrato per voi il talentuoso concept artist messicano Michel Omar B., e l’italianissima NadiaSK, best performance al World Cosplay Summit 2014.

Cos’altro mi resta dunque da aggiungere, se non: lunga lettura e prosperità!


Ass. Cult. Terre di Confine




Terre di Confine Magazine #4 è rilasciato in forma totalmente gratuita, sfogliabile on-line su ISSUU oppure direttamente da qui:



sabato 13 giugno 2015

Kiseiju - L'ospite indesiderato

Titolo: Kiseiju - L'ospite indesiderato
Anno: 2014-2015
Genere: fantascienza, horror
Produzione: Madhouse
Episodi: 24

La trama in breve:
Una normalissima notte in Giappone… sembra nevicare ma ad uno sguardo più attento i nostri occhi si accorgono che quelli non sono propriamente dei fiocchi di neve. In realtà sono parassiti, alieni, simbionti, chiamateli come vi pare e hanno un precisa intenzione: sostituire l’uomo come specie dominante del pianeta Terra! Shinichi è un ragazzo come tanti altri, discreto negli studi, imbranato con le ragazze e un po’ timido. Ma una notte la sua vita cambia. Qualcosa entra nel corpo di Shinichi, e si impossessa della sua mano sinistra destra. Intanto altri esseri umani vengono posseduti dagli alieni, e cominciano a mietere vittime. Nessuno riesce a capire il motivo di questi omicidi così brutali. Uomini, donne e bambini vengono massacrati, intere famiglie vengono sterminate e non se ne capisce il motivo. Shinichi intanto, impara a convivere con il suo parassita, al quale attribuisce anche un nome: Mancy Migi.  (fonte http://naruto.italian.forum.forumcommunity.net/)

Il mio commento:
Shinichi alle prese con Migi
Ero alla ricerca di un anime interessante e ben fatto quando, mesi fa, mi sono imbattuto in questo titolo, ennesima fatica dell'ottima Madhouse. Facendo mente locale, son quindi tornato con i ricordi al tempo dell'università quando, grazie al mio amico Davide, avevo iniziato a leggere alcuni numeri del manga di Hitoshi Iwaaki da cui è stato trasposto questo anime. Successivamente, è stato l'opening, con colonna sonora dei "Fear, and Loathing in Las Vegas" a conquistarmi definitivamente  (*).
A esser sinceri, non so se l'anime rispetti in toto il manga (il cui titolo originale parrebbe più Parasyte o Le bestie parassite...), ma il risultato complessivo a mio avviso è molto buono e permette allo spettatore di seguire la trama in modo piuttosto fluido e rigoroso e con una significativa qualità dell'animazione. Si nota probabilmente una certa accelerazione del ritmo negli episodi finali (quando le forze armate "umane" iniziano a mobilitarsi con maggior decisione...) che per certi versi stride un poco con la lentezza di alcuni passaggi nella prima parte della storia, ma si tratta comunque di una sensazione lieve. 
Non ho invece compreso come mai abbiano deciso di spostare il parassita di Shinichi dalla mano sinistra alla destra, con la conseguente necessità di modificarne il nome da Mancy a Migi (che in giapponese ha assonanza con "destra/o"). Misteri che solo Ruggeri o Giacobbo, forse, un giorno ci sveleranno...
Non che questa scelta comprometta lo sviluppo della storia, intendiamoci, semplicemente l'ho trovata immotivata.

venerdì 20 marzo 2015

Homunculus – L’Occhio dell’Anima

Titolo: Homunculus – L’Occhio dell’Anima
Autore: Hideo Yamamoto
Pubblicato in Italia da: Panini Comics
Numero volumi: 15

Trama
Susumu Nakoshi è un senzatetto che vive in un parco antistante un lussuoso hotel di Tokyo che lui stesso, in passato, ha frequentemente visitato. Misterioso, cinico, d’aspetto piuttosto curato nonostante le misere condizioni di vita, mostra un atteggiamento distaccato da tutti, persino dagli altri clochard. È invece morbosamente legato alla sua utilitaria, che utilizza sia come rifugio che come mezzo di svago, concedendosi gite nel traffico cittadino o in periferia. Quando il veicolo gli viene sequestrato dalla polizia, per poterlo riscattare accetta la generosa proposta di Manabu Ito, eccentrico studente di medicina appassionato di occulto in cerca di una cavia da sottoporre a un delicato esperimento: si tratta di trapanare il cranio [1], praticando un foro in fronte allo scopo di risvegliare il sesto senso e poter percepire presenze sovrannaturali. Malgrado le aspettative e i test condotti, l’intervento non conferisce al paziente le capacità attese; tuttavia Susumu scopre che, se osserva le persone col solo occhio sinistro, l’aspetto di alcune di esse gli appare stranamente mutato.
Analizzando il fenomeno i due comprendono che Susumu è in grado di vedere la manifestazione fisica dell’inconscio, gli ‘homunculus’ [2]: praticamente l’essenza delle persone e la proiezione di sensi di colpa, manie, inadeguatezze e altri risvolti psicologici che condizionano il loro modo di essere e agire. La nuova facoltà indurrà il misantropo protagonista a riprendere contatto con la gente; aiutando perfetti sconosciuti ad affrontare il loro mondo interiore – per lo più con conseguenze drammatiche e non prevedibili – egli scoprirà che ciò che è ora in grado di percepire negli altri rappresenta una sorta di riflesso del proprio io. Questa consapevolezza lo destabilizzerà emotivamente e psicologicamente, guidandolo nell’arduo percorso verso una maggiore conoscenza di sé, fino al difficile confronto con il passato da cui è fuggito.

Commento
Quella narrata nel manga Homunculus – L’Occhio dell’Anima è senza dubbio una storia originale e intensa, priva com’è d’intermezzi comici e sequenze d’azione in grado di allentare o variare la tensione; adatta a un pubblico adulto, la trama procede per lo più grazie a dialoghi e riflessioni, proponendo spesso situazioni forti e disturbanti che potrebbero scoraggiare il lettore medio. Ma l’elevata qualità in termini di contenuti e spunti ripaga ampiamente l’impegno di lettura.
La serie (15 volumi) è stata scritta e disegnata da Hideo Yamamoto tra il 2003 e il 2011, e pubblicata in Giappone sul settimanale Big Comic Spirits, edito dalla Shogakukan; mentre Panini Comics ne ha curato l’edizione italiana, uscita con cadenza aperiodica dal 2005 al 2012 e riproposta in ristampa dal 2011 a fronte del discreto interesse suscitato.
Probabilmente meno conosciuto in Italia rispetto ad autori di seinen quali ad esempio Jirō Taniguchi, Naoki Urasawa e Makoto Yukimura, Yamamoto è un mangaka già noto al pubblico internazionale per opere particolari e difficili da catalogare ma comunque coraggiose e mature. Basti pensare a Nozokiya del 1992, incentrato sul voyeurismo con protagonista un erotomane, e alla successiva serie intitolata Shin Nozokiya del 1994, dove un’agenzia investigativa si occupa di portare alla luce perversioni di criminali e corrotti; due anni dopo, con Okama Hakusho, l’autore affronta invece tematiche quali l’omosessualità e il travestitismo; nel 1997 propone Enjou Kousai Bokumetsu Undou in cui non si lesinano stupri, sadismo e violenza; ma è nel 1998 che Yamamoto realizza una delle sue opere più conosciute e controverse Ichi the Killer (titolo originale Koroshiya Ichi, adattato per il cinema nel 2001 grazie a Takashi Miike), che esaspera argomenti quali il bullismo, la violenza e il sadismo, in una storia ambientata nel mondo degli yakuza. In tempi più recenti, dopo Homunculus, Yamamoto ha collaborato con Hiroya Oku per Yume Onna, volume autoconclusivo che tratta di sogni lucidi.
Considerando il tenore seinen di questi precedenti, anche Homunculus non poteva che collocarsi nella stessa categoria, rivolgendosi a un pubblico maturo e alla ricerca di una vicenda conturbante e stimolante dal punto di vista intellettuale. L’attenzione è orientata in prevalenza all’introspezione, all’analisi dell’individuo e della società ma, rispetto ad altre opere di Yamamoto, l’elemento violenza viene ridotto ai minimi termini: sono gli aspetti psicologici a venire approfonditi e sviluppati. Il tutto confezionato con un ritmo narrativo adeguato, sostenuto da discrete soluzioni stilistiche capaci di creare tensione e coinvolgimento, giocando spesso con toni cupi per ribadire come l’interesse primario sia rivolto agli anfratti più turpi dell’animo umano, ai segreti e alle colpe che si celano dentro di noi.

sabato 1 novembre 2014

Gantz

Before the world
was created,
the Word already existed.
The Word was
the source of life,
and this life brought light
to mankind.
The light shines
in the darkness,
and the darkness
has never put it out.
(dal Vangelo di Giovanni)

Questo breve passaggio in inglese ricorre nelle copertine anticipando il tono epico e sovrannaturale di Gantz, seinen manga di Hiroya Oku, 383 capitoli raccolti in 37 volumetti pubblicati dal 2000 al 2013 nella rivista Weekly Young Jump.

Prodotta in un così lungo arco di tempo, la storia offre innumerevoli cambiamenti in termini di trama e personaggi, lasciandosi molto spesso influenzare dalla produzione cinematografica hollywoodiana a cui Oku stesso conferma di essersi ispirato. L’opera si può suddividere in tre macro blocchi narrativi denominati ‘fasi’ (phases), ciascuno dei quali caratterizzato da dinamiche proprie, esplicitate dalle differenti scelte cromatiche nelle sovra copertine (anche se la modalità non rispetta in toto le diverse phases). I titoli dei cicli sono: ‘Missions’, capitoli dall’1 al 237 (volume 20); ‘Katastrophe’, dal 238 al 303 (volume 30); ‘Invasion’, dal 304 al 383.

Phase 1: Missions
L’inizio della storia segue quanto accade a Kei Kurono e Masaru Kato, due liceali amici di infanzia che trovano la morte sulle rotaie della metropolitana, travolti nel tentativo di soccorrere un ubriacone caduto sui binari. Anziché finire nell’aldilà, i due si ritrovano in una stanza di un comune appartamento di Tokyo, assieme a degli sconosciuti, ai quali poco dopo si aggiunge una ragazza di nome Kei Kishimoto, che viene materializzata completamente nuda sotto gli occhi dei presenti. Nella stanza, da cui non c’è modo di uscire, è presente anche una grossa e misteriosa sfera nera che in seguito verrà definita ‘Gantz’; al cui interno siede un essere umano in stato vegetativo. Accompagnata da un vivace sottofondo musicale, una scritta compare sulla superficie della sfera: “Le vostre vecchie vite sono finite. Ora spetta a me decidere cosa fare delle vostre nuove vite. E questo è quanto”.

I presenti vengono quindi equipaggiati con armi e tute futuristiche, vagamente istruiti su ciò che dovranno fare e teletrasportati per le strade di un quartiere di Tokyo con l’obbiettivo di cacciare un misterioso alieno antropomorfo. La squadra scoprirà di avere un perimetro limite entro cui agire (oltrepassare il quale causerebbe la detonazione di una bomba inserita nella loro testa) e un tempo massimo da rispettare per completare la missione.

Terminata la caccia – risoltasi in un massacro – i superstiti vengono materializzati ancora al cospetto della sfera nera, per vedersi assegnare un punteggio e poi venire liberati. Periodicamente e senza preavviso la sfera preleverà i sopravvissuti e selezionerà nuovi ‘gantzer’, richiamandoli nella medesima stanza per formare altre squadre da inviare contro creature via via più forti e pericolose. Mentre il gruppo, regolarmente trucidato dalle ‘prede’, cambia composizione a velocità sorprendente, i superstiti apprendono come usare al meglio l’equipaggiamento, e scoprono che ognuno di loro, al raggiungimento dei propri 100 punti, potrà scegliere un beneficio tra: ricevere un’arma o un veicolo più potente, resuscitare una delle persone ‘archiviate’ nel database di Gantz, ottenere la libertà per sé stessi.

mercoledì 8 ottobre 2014

Terre di Confine Magazine 3

CARI LETTORI, eccoci al terzo incontro con TdCM!
Tra i contenuti principali del numero, segnalo subito l’ampia recensione sulla saga horror di Fantasmi, dalle pagine elettroniche di The Obsidian Mirror; l’occasione per proporla è stata l’uscita del libro Phantasm Exhumed e l’annuncio dell’avvenuta messa in produzione di Ravager, ossia quel quinto (risolutivo?) cinecapitolo che i fan di Don Coscarelli attendevano da più di 15 anni! La sezione cinema/TV prosegue con un articolo sulla mitica Spazio 1999, frutto di una preziosa collaborazione con il sito SerieTV.net. Grazie alla presenza ormai fissa dello staff di Anime Asteroid, ci occupiamo poi della suggestiva Serial Experiments Lain, e completiamo il tema Baldios, aperto in TdCM #2, con il film che conclude le avventure del robot guerriero. In Letteratura, oltre al consueto rendez-vous con le rubriche ‘Stile e Dintorni’ e ‘Fabbricanti di Universi’, spicca l’analisi di 1984, classico orwelliano della sci-fi distopica. Sul fronte fumetti, gli ammiratori di Alan Moore troveranno spunti interessanti nella recensione de La Lega degli Straordinari Gentlemen, mentre gli appassionati di manga non potranno perdersi le vicende cruente (e piccanti) di Gantz; ringraziamo BAO Publishing e Panini Comics per averci fornito le magnifiche tavole a corredo. Infine, in sezione antologica, ritroviamo l’immancabile rassegna di racconti fantastici tra cui una nuova traduzione di Aria Fredda di H.P. Lovecraft, seguita dai fumetti a colori Beyond e Daddy 9, direttamente dal concorso ‘In Love With My Robot’ organizzato da Verticalismi.it. Spero di aver solleticato la vostra curiosità, e v’invito dunque a sfogliare le pagine di TdCM #3, augurando a tutti voi una buona e divertente lettura!


Terre di Confine Magazine #3 è rilasciato in forma totalmente gratuita, sfogliabile on-line o scaricabile, qui:

Vi ringraziamo fin d’ora se vorrete supportarci tramite passaparola, condividendo la notizia tra i vostri contatti o nei vostri siti e social, se vi fa piacere anche cliccando gli appositi pulsanti “mi piace” che trovate nella pagina sotto l’editoriale ^__^

Grazie a tutti!

Ass. Cult. Terre di Confine




venerdì 18 luglio 2014

Berserk, l’Età dell’Oro – Parte I: L’Uovo del Re Dominatore

Titolo: Berserk, l’Età dell’Oro – Parte I: L’Uovo del Re/Supremo Dominatore
Regia: Toshiyuki Kubooka
Anno: 2011
Genere: animazione, dark fantasy
Produzione: Studio 4°C

La trama in breve:
Nelle terre di Midland, un ragazzo immensamente forte conduce una vita priva di desideri e sogni, combattendo una battaglia dopo l’altra senza schierarsi con qualcuno o credere in qualcosa. Il suo nome è Guts, ed è un mercenario… Su quello stesso suolo muove i suoi passi un uomo dalle immense ambizioni, la persona che ha raccolto a sé un valoroso gruppo di soldati, la squadra dei falchi. Il suo nome è Griffith e, grazie a questi due fondamentali elementi, farà strada alla sua gloria…
Il capolavoro dark fantasy che ha conquistato gli appassionati del genere e non, prende vita in uno spettacolare lungometraggio cinematografico tratto dal manga omonimo che ha venduto più di 30 milioni di copie in tutto il mondo!

Il mio commento:
Ho iniziato a leggere Berserk (e se non lo conoscete, mi spiace veramente molto per voi ) al liceo, quando questa straordinaria opera manga di Kentaro Miura veniva pubblicata con una cadenza più che dignitosa e sembrava avviata verso un florido sviluppo. 
Ora, a distanza di anni, continuo a seguire la storia di Gatsu (Guts) e company attendendo fiducioso l'uscita, praticamente annuale, dei nuovi numeri, confidando che l'autore riesca a concretizzare il suo progetto. Un giorno, lo spero, quando sarò vecchio, riuscirò forse a sapere come andrà a finire (anche se ogni tanto temo per il peggio...).
Nel frattempo, ho avuto occasione di recuperare il primo dei tre recenti film dedicati a Berserk, che ripercorrono i capitoli del manga dall'inizio fino all'Eclissi. Poi, chissà, magari ne verranno altri a continuare con la descrizione degli eventi successivi alla mutazione di Grifis (Griffith) in Phemt e alle terrificante battaglie sostenute dal guerriero nero.
Nonostante commenti discordanti letti qua e là nel web, personalmente devo confessare che la visione di questo "Berserk, l’Età dell’Oro – Parte I: L’Uovo del Re/Supremo Dominatore" mi ha fatto molto piacere. 

mercoledì 18 giugno 2014

The Legend of Mother Sarah

Quando si immagina l’eroe di una storia ambientata in un rude contesto postatomico, il prototipo che solitamente se ne ricava è quello di un uomo vissuto, capace di adattarsi a ogni situazione, ardimentoso, pronto a lottare e a difendersi. E se poi si tratta di una storia manga, uno dei primi esempi che sovvengono è quello di Kenshiro, protagonista del noto Hokuto No Ken di Tetsuo Hara e Buronson, l’emblema del combattente. La scelta invece di una protagonista donna, per di più madre, può apparire spiazzante; infatti è proprio questo uno degli elementi che rendono peculiare il manga The Legend of Mother Sarah.
La sceneggiatura è firmata da Katsuhiro Otomo, mostro sacro del fumetto e dell’animazione made in Japan, conosciuto a livello internazionale per Memories, Steamboy e, soprattutto, per l’opera cult Akira, di cui recentemente si è celebrato il venticinquesimo anniversario. La realizzazione delle tavole è invece affidata all’abile Takumi Nagayasu, già disegnatore di Dr. Kumahige su storia di Buronson e di Ai to Makoto su storia di Asao Takamori e Ikki Kajiwara, e che proprio grazie The Legend of Mother Sarah ha raggiunto la notorietà.
Pubblicata in Giappone da Kodansha tra il 1990 e il 2004, la serie è stata proposta in Italia in tre edizioni: una incompleta curata da Phoenix nel 1998, una seconda proposta da Magic Press nel 2002, anch’essa non terminata, e infine a da novembre 2010 la terza targata Panini Comics, in 7 volumi (come l’originale) ciascuno dei quali con sovra copertina, lettura alla orientale e le prime pagine a colori.

LA TRAMA
In un imprecisato futuro, a causa di guerre nucleari che ne hanno devastato la superficie rendendola inospitale, l’umanità ha abbandonato la Terra per trovare rifugio in moderne stazioni orbitanti. A sette anni dall’esodo, la razza umana si è riorganizzata e vive stabilmente all’interno di queste colonie spaziali. Il governo è diviso in due fazioni: da un lato vi sono gli Epoch, progressisti, che hanno abbracciato le tesi di alcuni scienziati secondo cui, tramite ulteriori esplosioni atomiche a basse radiazioni, si potrebbe spostare l’asse terrestre e influenzare il clima, rendendo il pianeta nuovamente vivibile; di parere contrario sono i Mother Earth, convinti che la Terra sia stata martoriata a sufficienza e vada ora preservata e risanata.
Malgrado gli accesi dibattiti, le bombe vengono sganciate, e l’evento scatena violenti scontri tra le frange più estremiste dei due gruppi, con rivolte, attentati terroristici e rappresaglie. Per trovare salvezza, molti coloni si vedono costretti ad abbandonare le stazioni orbitanti e fuggire sulla Terra. Tra costoro vi è Sarah, una donna caparbia che, nella confusione seguita a un attentato, è costretta a separarsi dal marito Bard e dai figli. Raggiunta la sup
erficie assieme ad altri fuggiaschi, Sarah inizierà la lunga ricerca dei propri cari: per dieci anni vagherà tra villaggi e città, affrontando numerose traversie, in uno scenario nel quale, come c’era da aspettarsi, le fazioni Epoch e Mother Earth continuano a contrapporsi, e dove al clima di tensione, provocato dalle organizzazioni paramilitari che detengono il controllo del territorio e delle risorse, si sommano le problematiche legate alla sopravvivenza e alle precarie condizioni del pianeta.
Alle vicissitudini di Sarah e degli altri personaggi principali fa da sfondo un tesissimo quadro politico che include una terza forza, costituita da ribelli in possesso di una bomba Epoch inesplosa. E tutto è destinato nuovamente a cambiare quando, dai cieli, calerà sulla superficie terrestre una colonia orbitale che sembra affetta da un morbo misterioso…

LA STORIA DI ‘MADRE CORAGGIO’
Sin dall’incipit, si intuisce che The Legend of Mother Sarah è un manga complesso e sfaccettato, destinato a un pubblico adulto; le vicende si svolgono in un mondo spietato e desolante, dove per affermarsi o anche solo sopravvivere è necessaria una ferrea determinazione. L’ambientazione è delineata e indagata in modo funzionale alla narrazione: gli autori non indugiano molto sul passato o su ciò che ha portato alle guerre nucleari e alla fuga della razza umana, ma si soffermano perlopiù sulle nuove dinamiche sociali e sugli equilibri tra le forze militari e politiche che si sfidano per il potere, in un costante clima di guerra che strema la popolazione.... [continua su Terre di Confine o su Terre di Confine Magazine n. 2]