Autore: George Orwell
Editore: Mondadori
Genere: romanzo satirico
Pagine: 140
La trama in breve:
Gli animali della fattoria padronale (Manor Farm in lingua originale) decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli ex-rivoluzionari molto diversi da loro. (fonte IBS)
Il mio commento:
Considerato uno dei 100 migliori romanzi, secondo il Time, La Fattoria degli Animali è in effetti un'ottima lettura che, seppure mascherata da favola (ma spero non per questo ignorata dagli adulti...), propone al lettore una visione lucida e critica dei totalitarismi. In effetti, la stesura originale era focalizzata sul regime sovietico (difatti, le dinamiche proposte ripercorrono certe tappe o certi elementi relativi all'affermazione del comunismo in Russia, vadasi i cani come la polizia segreta di Stalin, il mulino a vento che simboleggia l’industrializzazione della Russia, inizialmente osteggiata da Stalin e causa di forti attriti con Trotsky, Snowball nel libro, le purghe staliniste del 1936-1938...) ma lo scenario proposto da Orwell possiede un valore universale e piuttosto attuale. Seguendo lo sviluppo della rivoluzione operata dagli animali per guadagnarsi libertà e uguaglianza, il lettore assiste all'evoluzione di forme politiche totalitarie e repressive che, a ben pensarsi, non sono poi molto lontane dalla verità.
I maiali del testo divengono dei despota, degli ipocriti manipolatori, attenti al proprio tornaconto ma oppressivi e spietati nei confronti di quegli stessi "compagni", cittadini forse è meglio, con cui hanno vissuto le medesime dinamiche di "schiavitù" iniziali.
E' interessante notare come, leggendo il testo, un esterno si avveda di ingiustizie, menzogne, calunni e ipocrisie mentre personaggi interni alle vicende (gli animali, oppure le popolazioni che vivono durante la costituzione e il rafforzamento di un "regime") né siano del tutto in balia, confusi e poco obiettivi nel focalizzare i cambiamenti in atto, soprattutto quelli svantaggiosi o peggiorativi delle loro condizioni. Un processo che è reso possibile dall'ignoranza (non tutti sanno leggere, alcuni animali afferrano solo alcune nozioni...diversamente, i maiali studiano, imparano, progettano...) e dalla manipolazione delle informazioni oltre che dei fatti realmente avvenuti. I comandamenti, infatti, vengono di volta in volta modificati o cancellati per meglio rispondere alle esigenze della classe dirigente così come certi fatti "storici" vengono via via stravolti o volutamente rimaneggiati per modificare l'opinione del "popolo". Elementi questi che lo stesso Orwell ripropone, in modo più esteso e dettagliato, in 1984 nel tentativo di educare lettori e società dei pericoli interconnessi con la manipolazione delle informazioni che sposta l'attenzione delle masse e ne plagia il pensiero.
Oltre a ciò, un'altro aspetto del testo che mi ha molto amareggiato è relativo al ruolo degli animali in sé: per quanto si sforzino, son destinati a ricoprire un ruolo di subordinati, di schiavi per così dire. Questo accadeva con Jones e gli umani, prima della rivoluzione animale; e questo accade, nel tempo, e con condizioni ancor peggiori, sotto il regime dei maiali. Ma, se anche una pecora, una gallina o un cavallo fossero riusciti a fuggire dalla Fattoria degli Animali, a quale destino sarebbero andati incontro? Chi li avrebbe accolti e a quali condizioni?