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sabato 5 luglio 2025

Megàlo – Olio e Sangue

Titolo
: Megàlo – Olio e Sangue
Autore: Enzo De Simone
Editore: Lumien editore
Genere: Fantasy storico, romance, dieselpunk, military
Pagine: 381


La trama in breve:
I secolo a.C. Nella guerrafondaia repubblica di Roma, l’olio di pietra e le conoscenze tecnologiche donate dal dio Vulcano sono potere militare. Le lance della terra trivellano la crosta del mondo conosciuto e le raffinerie producono keros insozzando il cielo e inquinando il mare nostrum. Il fumo nero dell’olio di pietra combusto è fitto e dolciastro, il rombo crescente delle pile a ipocausto un grido di libertà. Il grido di Mater Pandora, l’agile megàlo, automa antropomorfo di legno e metallo, della gladiatrice Crissa. L’amazzone di Capua è alla sua ventiduesima vittoria, ma gliene mancano ancora troppe per riscuotere la propria libertà, ancora troppe per credere di riuscire a non cadere prima. I Saturnali, i festeggiamenti in cui l’ordine sociale è rovesciato, sono però vicini, e così il piano di fuga degli schiavi del ludo di Capua architettato dal maestro Enomao, Ciclope di Roma. Crissa è però costretta, insieme al resto dei gladiatori, a partire per la battaglia di Metapontum. Qui si trova a combattere con il tribuno Glabro, prossimo a diventare comandante della legione Macedonica, e il suo megàlo Vis Veritatis, con il quale già si era scontrata nell’arena. Il loro immortale legame di appartenenza si salda tra vite reclamate, arti meccanici mozzati e conflitti di visioni. L’odio di Crissa per Roma è viscerale, il rispetto di Glabro per gli ideali della Repubblica assoluto. E, presto o tardi, saranno questi punti di vista a doversi scontrare, e allora sì sarà olio e sangue! (fonte Lumien)


Il mio commento:
Dopo le precedenti letture volevo tornare a qualcosa di genere fantasy, ero indeciso sulla scelta per cui googlando e cercando qualcosa di diverso dal solito mi son imbattuto nel sito della casa editrice Lumien. A cui ho voluto dar fiducia e provando con questo Megàlo – Olio e Sangue. Testo per altro appartenente al genere "dieselpunk" che non conoscevo, ma comunque parente del probabilmente più noto steampunk.
E...oh sì, è andata molto ma molto bene con un titolo che mi ha catturato sin da subito e che reputo davvero ben realizzato. Un romanzo che strizza l'occhio nel titolo alla serie "Spartaco: Sangue e Sabbia" ambientata anch'essa nell'antica Roma e con i gladiatori ma al di là di questo il libro di De Simone procede per altre direzioni e con altri elementi, titillando l'interesse di quelle generazioni che son cresciute con i cartoni dei robottoni e che già qualche anno fa erano stati solleticati da produzioni hollywoodiane come Pacific Rim.
Piazzare dei mecha nel contesto dell'impero romano è una bellissima trovata che mi ha esaltato assai, anche per il fatto di prevedere classi differenti e di mescolare conoscenze tecnologiche con il misticismo derivante dal culto di Vulcano/Efesto. I "ciclopi", che sacrificano un occhio in nome del fabbro degli dei, ricevono in dono conoscenze che anticipano di secoli quelli che saranno le evoluzioni tecnologiche delle rivoluzioni industriali ma applicandole solo al contesto bellico e, quindi, ludico. Per cui niente treni o automobili, ma solo robottoni di legno e metallo alimentati a keros(ene) e guidati da impavidi aurighi. Tra cui i nostri protagonisti, Crissa e Glaudo, gladiatrice gallica lei, comandante della legione macedonica lui. Legati da un comune destino e le cui vicende prevedranno rapporti di amore e odio nonchè colpi di scena inattesi. In fondo, Crissa è una schiava che odia Roma e che, assieme ad un manipolo di gladiatori manipolati dal ciclope Enomao pianifica una ribellione-fuga. Ma tutto, credetemi, è ben più complesso di come sembra, dannatamente ben scritto e avvincente, con personaggi molto caratterizzati e tridimensionali che alternano il loro punto di vista nel portare avanti la narrazione. Non mancheranno scene cruente, situazioni difficili, scelte discutibili, sentimenti contrapposti e rivalse...tutto a beneficio del lettore che si troverà a vivere una storia intensa e ben delineata.

lunedì 8 novembre 2021

C'era una volta ... a Hollywood

Titolo:
C'era una volta ... a Hollywood
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2019
Genere: commedia, drammatico
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Austin Butler, Mike Moh, Dakota Fanning, Bruce Dern, Al Pacino, Kurt Russell, Damian Lewis, Julia Butters, Luke Perry, Victoria Pedretti, Scoot McNairy, Lorenza Izzo


La trama in breve:
Ambientato a Hollywood, nel 1969, il film segue le vicissitudini dell'attore Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ormai in declino e alla ricerca di nuove parti con le quali riscattare la propria carriera, e della sua controfigura, Cliff Booth (Brad Pitt), che per Rick è anche amico, autista e tuttofare, il quale vive in una roulotte con il suo cane.  
Accanto alla villa di Rick, si trasferisce il regista Roman Planski con la sua bellissima moglie, l'attrice Sharon Tate (Margot Robbie) che sta iniziando a farsi notare nel panorama cinematografico. 
Le loro vicende saranno destinate a incrociarsi la notte dell'8 agosto 1969...


Il mio commento in breve:
Grazie a Netflix son riuscito a recuperare l'ultimo film realizzato da Tarantino, terzo capitolo della sua Trilogia del revisionismo storico (con Django Unchained e Bastardi senza gloria), ovvero film che ammiccano a episodi storici tragici ma che la modificano per rendere (un po') di giustizia alle vittime.
In questo caso, il riferimento è quello dell'eccidio di Cielo Drive compiuto da membri della famiglia Manson. Un episodio che, probabilmente, ha più significato in territorio statunitense che altrove ma che alla fin fine costituisce solo il pretesto per ambientare quest'opera a Hollywood e trasporre in essa la passione che Tarantino nutre per il cinema e la sua storia.
La questione "film" e "cinema" è praticamente sempre al centro della vicenda in quanto si respira, attraverso il declino e la ricerca di ruoli di Dalton attore, un certo cambiamento di tempi e linguaggi che determina cambiamenti anche all'interno delle produzioni. Probabilmente ne è un esempio il fatto che la sua controfigura, Cliff, ha sempre molto tempo libero e non è più impegnato in azioni pericolose come negli anni d'oro e anche il dialogo che il personaggio impersonato da Di Caprio ha con la piccola Trudi Fraser (Julia Butters) rappresenta un punto di svolta per riprendere controllo di sé e della sua carriera, dimostrando di essere un vero attore. Cosa che, in effetti, Di Caprio è: credo sia universalmente accettato che sia un ottimo e valido professionista, capace di recitare. E anche in questo film lo dimostra, con un personaggio ben reso, vulnerabile, emotivo, sfaccettato, un po' in crisi e bisognoso di conferme, ma allo stesso tempo capace e versatile.
Non che Cliff (impersonato da un Brad Pitt che probabilmente viene nascosto dalla presenza di Di Caprio) sia da meno, seppure di un'altra pasta: decisamente più laconico e "fisico" di Dalton, più umile e in ombra, ma al contempo forse più "western" lui, per atteggiamento ed efficacia nelle scene senza parlato, rispetto alla sua controparte dalla quale non riesce a separarsi. Cosa che va nella direzione di confermare l'idea che i due, in realtà, siano un'unica persona e che alcune vicende siano solo "simboliche", con entrata e uscita di scena di atteggiamenti e aspetti caratteriali di Dalton.
Nel complesso, comunque, questo "C'era una volta ... a Hollywood" non mi ha convinto moltissimo: forse non riuscendo a cogliere le innumerevoli citazioni e forse per il fatto di averne spezzato la visione me lo son goduto meno di quel che avrei dovuto. Diciamo che l'ho trovato privo di quella verve e di quel brio presenti in altre pellicole di Tarantino: probabilmente avevo delle aspettative che son state disattese. Ci sono, è vero, dei colpi di genio e delle scene spiazzanti (vedasi quella in cui Bruce Lee vien fatto volare contro un'auto da un tranquillissimo Cliff, scena che penso possa aver determinato le basi per qualche jihad) però è tutto molto lento e, passatemi il termine, stanco. E rassegnato anche. Che forse è l'impressione che magari il regista voleva dare, nel riferirsi al cinema in sè.
Anche l'attesa dell'epilogo, di quell'eccidio di cui so così poco ma che pensavo fosse un punto focale della narrazione, è relativa. In fondo, sembra che la strage venga pensata e organizzata a caso, senza motivazione particolare, e in maniera del tutto slegata dal resto della narrazione filmica dove tutto ruota attorno a Rick e Cliff (che, stando anche ad alcune recensioni, magari potrebbero essere anche la stessa persona...). Vero è che Cliff riconosce Tex, incontrato casualmente dopo aver accompagnato la splendida autostoppista Pussycat (Margaret Qualley) allo Spahn ranch, ex set cinematografico abbandonato e abitato da una comunità hippie, ma si tratta solo di una coincidenza e casualità.

mercoledì 20 gennaio 2021

The aeronauts


Titolo:
The aeronauts
Anno: 2019
Regia: Tom Harper
Genere: drammatico, avventura
Cast: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Tom Courtenay, Anne Reid, Rebecca Front, Vincent Perez, Himesh Patel, Tim McInnerny, Phoebe Fox, Kamil Lemieszewski

La trama in breve:
The Aeronauts, il film diretto da Tom Harper, è ambientato nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo e racconta la vera storia di James Glaisher (Eddie Redmayne) ambizioso scienziato e meteorologo, che insieme alla vedova benestante Amelia Wren (Felicity Jones), intraprende una spedizione a bordo di un pallone aerostatico, per volare più in alto di chiunque altro nella storia e raggiungere così un'altezza record di oltre 10.000 metri. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
visto recentemente su Amazon senza sapere bene che tipo di film fosse, si è rivelato per alcuni aspetti una piacevole visione e, per altri, un fonte di perplessità.
Dal punto di vista di effetti speciali e narrazione, nulla da eccepire, si nota che è stato profuso un discreto impegno, i due attori protagonisti se la cavano e la storia presenta un buon equilibrio tra dialoghi, azione, flashback che danno profondità ai personaggi. Non è nemmeno particolarmente lungo per cui non annoia per di più le varie sequenze che si sviluppano "sul vuoto", col concreto rischio di cadere giù e lasciarci le penne fanno palpitare. Diciamo che, anche per come mostrano nel corso della storia, probabilmente non erano né così preparati né così prudenti, visto che, per motivi "commerciali", nonostante preoccupanti nuvoloni temporaleschi in avvicinamento, decidono ugualmente di partire per la gioia della massa pagante occorsa ad assistere al decollo. 
E ovviamente questo sarà solo l'inizio di una serie di problemi, tra meteo avverse, impreparazione e carenza di mezzi, non da ultima qualche minuto di demenza che colpisce lo scienziato che, dei due, pareva quello più razionale e posato. 
Al di là di questo, mi è piaciuto sia per la fotografia e la possibilità di rivedere il mondo dall'alto dei cieli, come fino a qualche tempo fa capitava a chiunque viaggiasse in aereo, anche se tale panorama era totalmente nuovo al momento in cui si svolse questa impresa; ma anche il fatto di omaggiare la spedizione compiuta da Glaisher, che ha dato impulsi alla meteorologia oltre che contributi in altri ambiti della scienza e della tecnologia.




sabato 10 febbraio 2018

Il trono di spade (Le cronache del ghiaccio e del fuoco - Vol. 2)

Titolo: Il trono di spade (Le cronache del ghiaccio e del fuoco - Vol. 2)
Autore: George R. R. Martin
Editore: Mondadori
Genere: fantasy
Pagine: 962

La trama in breve:
Nel cielo dei Sette Regni, travolti da una guerra devastatrice, compare una cometa dal sinistro colore di sangue. È l'ennesimo segno di immani catastrofi che si stanno preparando? L'estate dell'abbondanza sembra ormai definitivamente passata, e ben quattro condottieri si contendono ferocemente il Trono di Spade. Intanto al di là del mare caldo l'orgogliosa principessa in esilio Daenerys Targaryen, è pronta a rischiare tutto per la corona che le appartiene di diritto. Solo per lei, forse, la cometa di sangue non è un presagio di tragedia ma l'araldo della riscossa. (fonte amazon)

Il mio commento:
Quando ho terminato la lettura di questo tomo (anche se in realtà ce l'ho in formato ebook...) mi son sentito un po' depresso: nella mia mente ero convinto di averci impiegato davvero tanto a leggerlo. Mi pareva di averne iniziato la lettura ancora a giugno, sulla spiaggia dell'hotel Royam a Saly, durante la seconda trasferta in Senegal. Non so bene perché avessi questa sensazione visto che, in realtà, me lo son gestito a partire da ottobre.
Al netto di un po' di memoria che perde colpi e di dinamiche di vita che mi vedono discretamente impegnato per cui il trascorrere dei giorni può aver assunto i connotati di un unico blocco temporale, credo che una delle cause di quanto da me sperimentato sia da ricercarsi nel senso di continuità che l'autore è riuscito a creare tra un romanzo e l'altro.
La scelta di affidare la narrazione ai diversi punti di vista dei vari personaggi, che quindi presentano e vivono episodi e situazioni che si vengono a creare nel tempo, a volte quasi consecutivamente a volte con giorni e settimane nel mezzo, probabilmente risulta vincente nel ricreare la sensazione di assistere a una storia che riguarda un mondo, più che la storia di alcuni personaggi di una certa ambientazione.
Per cui, come nel caso del libro precedente, anche con questo secondo volume della saga ideata da Martin mi sento di esprimere un giudizio molto positivo. E ancora una volta mi sembra che la trasposizione cinematografica abbia reso discreta giustizia all'opera del paffuto autore statunitense sebbene ci siano più aspetti in cui si avverte una certa rielaborazione.
Rispetto alla serie televisiva ci son personaggi e situazioni che hanno un peso decisamente differente. Parlo ad esempio di Robb Stark oppure di Jamie Lannister, qui molto ridimensionati, oppure lord Baelish, finito molto (ma molto) nelle retrovie.
Diversamente, l'entrata in scena di un peso massimo come Tywin Lannister si è fatta attendere molto, seppure la sua presenza si avvertisse sporadicamente visti riferimenti di Tyrion e Cersei.
Pure i Greyjoy e i Bolton son stati gestiti, nel libro, con ben altre soluzioni e con una caratterizzazione ben più degna: per dire dove lo trovi un lord dall'aspetto lugubre e che convoca i propri consiglieri mentre egli giace praticamente ignudo durante un salasso con le sanguisughe?

lunedì 26 giugno 2017

Il trono di spade (Le cronache del ghiaccio e del fuoco - Vol. 1)

Titolo: Il trono di spade (Le cronache del ghiaccio e del fuoco - Vol. 1)
Autore: George R. R. Martin
Editore: Mondadori
Genere: fantasy
Pagine: 829

La trama in breve:
In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L'ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all'ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all'estremo Nord, la Barriera - una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei - sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono allora quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita, o il senno, a chi ha la mala sorte di incontrarli? La fine della lunga estate è vicina, l'inverno sta arrivando e non durerà poco: solo un nuovo prodigio potrà squarciare le tenebre.
Intrighi e rivalità, guerre e omicidi, amori e tradimenti, presagi e magie si intrecciano nel primo volume della saga de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco", definita da Marion Zimmer Bradley "la più bella epopea che io abbia mai letto". (fonte amazon)

Il mio commento:
Devo ammetterlo: le trasferte in Senegal offrono molto tempo, tra viaggi in aereo e permanenza in resort, da dedicare alla lettura. Forse, se non ci fossi andato per una seconda volta, non avrei concluso la lettura di questo libro in giugno ma più avanti. Ma non fraintendetemi: purtroppo, energie e tempo che riesco a investire nella lettura son sempre scorsi :-(
Ad ogni modo, pensavo di trovarmi a fronteggiare una lettura più ostica e complessa, per lo meno così mi era stato accennato da chi aveva già letto Martin. Sinceramente, non l'ho trovato affatto ostico anzi, molto scorrevole e avvincente, mai eccessivo e ben bilanciato nel gestire dialoghi, riflessioni e descrizioni. E anche molto efficace nel rendere vivido ciò che propone in termini di intreccio e situazioni. 
Sarà poi che il genere a me piace e che, avendo visto già la serie televisiva - chi non l'ha vista? -, ero preparato a quel che avrei trovato nelle pagine. 
Resto anche dell'idea che sia un libro da consigliare a tutti, almeno dai 14 anni in su: di per sé non è "troppo fantasy", e può esser passato anche per un romanzo simil storico visto il modo in cui si intrecciano vicende personali e di interi popoli. Al contempo si rivela anche esplicito e schietto - ma nemmeno troppo -, per cui eviterei di darlo in mano a bambini.
Nei personaggi e nelle etnie proposte possiamo inoltre vedere echi delle popolazioni che hanno fatto la storia europea oppure tribù barbariche originarie dell'Asia o ancora ricche città portuali dell'area medio orientale...la stessa barriera a me ricorda le Alpi. Le stesse lotte di potere in un territorio così piccolo, possono richiamare le lotte tra i signori feudali che hanno vivacizzato l'Italia nell'epoca delle guerre tra i piccoli stati italiani. Per cui, ecco, anche per chi non è amante o avvezzo al fantasy, penso che questo libro possa andar più che bene in quanto contiene richiami a quella storia che ci appartiene.
Venendo al contenuto in sé, son rimasto molto affascinato dall'idea di organizzare la narrazione con diversi POV (point of view) facendo ora descrivere gli eventi a un personaggio o ad un altro, una soluzione e un esercizio di stile che ci rende più vicini ai singoli protagonisti della storia e che ci evita la permanenza in zona onniscenza, favorendo i colpi di scena e, forse, la vita all'autore. 

martedì 28 marzo 2017

L'aquila d'Oriente

Titolo: L'aquila d'Oriente
Autore: Ben Kane
Traduzione: Paolo Falcone
Editore: Edizioni Piemme
Genere: romanzo storico
Pagine: 464

La trama in breve:
53-52 a.C. Margiana Orientale. Dopo la sconfitta umiliante dell’esercito di Crasso a Carre, diecimila legionari superstiti vengono catturati dai Parti e per evitare la morte accettano di combattere per i loro carcerieri. Sono la Legione dimenticata. Tra quei legionari ci sono anche Romolo, Brenno e Tarquinio. Uniti dall’amicizia, dal destino avverso e dal desiderio di riconquistare la libertà, i tre guerrieri combattono per difendersi dai sanguinosi attacchi delle tribù che minacciano quei territori, e, allo stesso tempo, sventano le trame di alcuni ufficiali parti che vogliono la loro morte.
Nel frattempo, in Occidente, mentre è in viaggio verso la Gallia per incontrare Bruto, suo fidanzato e braccio destro di Cesare, anche Fabiola, la sorella gemella di Romolo, combatte per la sua sopravvivenza, animata dalla consapevolezza che la sua vita senza Bruto non conti niente. La ribellione dei Galli è dura e sanguinosa e mette in pericolo non solo l’ascesa di Cesare al potere, ma anche la sua vita e quella di tutti coloro che lo sostengono.
Intanto i legionari, grazie a una visione concessa dal dio Mitra a Tarquinio l’aruspice, riescono a trovare la via di fuga dalla Margiana Orientale, ma solo due di loro arriveranno in Occidente, dove Fabiola, una volta ritrovato Bruto e averlo seguito nella campagna contro Pompeo, sta per tornare a Roma. L’obiettivo di tutti è raggiungere la città natale, e il destino sembra prefigurare un loro ricongiungimento, ma nonostante gli sforzi, la meta è ancora lontana. (Edizioni Piemme)

Il mio commento:
Ci ho impiegato un po' più del previsto ma alla fine ho concluso la lettura di questo libro.Tempi aumentati per causa di forza maggiore e pigrizia del lettore, capiamoci, non per demeriti del libro o per problemi di lettura dovuti allo stile adottato che, seppur preveda numerose brevi descrizioni necessarie a spiegare oggetti o usanze, non è mai né particolarmente pesante né ostico.
Piuttosto, dopo aver terminato questo secondo capitolo, rinnovo la mia stima per un autore come Ben Kane che, pur appartenendo ad un altro contesto geografico (è originario del Kenya), trasmette profonda passione per la storia romana. Al di là di qualche imprecisione e licenza che lui stesso ammette nelle note a fine libro, rimane comunque notevole l'impegno nel ricreare un'ambientazione realistica e accurata del passato, con riferimenti geografici e ai modi di vivere che hanno caratterizzato popoli del passato. Non credo sia facile scrivere un romanzo storico, ma a mio avviso Kane ci riesce discretamente bene.
Anche in questo libro, come nel capitolo precedente La Legione dimenticata, ci sono più trame che procedono in parallelo, per lo più riassumibili in due filoni. Da un lato ci sono Romolo, Brenno e Tarquinio che viaggiano prima verso est, fin quasi all'India, per poi trovare l'occasione per tornare verso occidente. Dall'altro Fabiola, gemella di Romolo, che dall'Italia si reca prima in Gallia per poi seguire Bruto e Cesare nella loro campagna militare. Vicende parallele che vedranno il loro punto di incontro nel finale, ad Alessandria d'Egitto.

sabato 6 agosto 2016

ebook: novità da Elison Publishing

Come già fatto qualche tempo fa, approfitto di questo post per segnalare alcuni degli ultimi ebook proposti dall'editore Elison Publishing, consideratele occasioni di lettura per questi mesi di vacanza (anche se io, a dirla tutta, ancora non sono in ferie...):



E' stata felicità
di Umberto Forlini


La TramaIl romanzo narra della crescita di due giovani e del loro amore senza riserve. Insicurezza e angosce accompagnano tutto il percorso esistenziale di entrambi. Soprattutto è lui che si agita, soffre a causa della sua fragilità caratteriale e insoddisfazione personale. Fumettista e disegnatore di talento, ma “mancato” per l’impossibilità reale di dedicare tutto se stesso alla sua inclinazione, è costretto, per mantenere chi lo ama, a svolgere un’attività che non lo appaga per niente e che lo torturerà per tutti i trent’anni in cui divide il suo rapporto con Lei. Una Lei vista come un costante riferimento esistenziale, come qualcosa di unico e senza la quale la vita stessa non ha senso. Una Lei che comunque dimostrerà costantemente il suo amore e lo seguirà fino all’ultimo, amandolo più dei figli nati dal loro rapporto.

E solo alla fine uno spiraglio di certezza farà capolino, lasciando intendere una sospirata maturazione nel carattere di lui, che resterà comunque persona fragile; e dando una conferma della solidità e dell’equilibrio della donna. 

Maggiori informazioni sull'ebook: link


Onde Infrante
di Giada Montaruli

La TramaPuò il nostro inconscio comunicare anche attraverso i sogni per farci arrivare al nostro equilibrio interiore? Lara, attraverso un flash-back, che si alterna a fasi della vita attuale, scava, fino a scoprire quel filone prezioso, che le aprirà gli occhi sui passaggi segreti della sua anima. In seguito a un episodio traumatico ha lasciato il lavoro di giornalista e ora esercita come fotografa part-time. È il tentativo di riprendere per mano la vita. Ripercorre i primi approcci della relazione con Raffaele, fino al momento che ha rappresentato lo spartiacque, quando lui le ha proposto di unirsi al suo gruppo per rubare delle opere d’arte. Lara sbatte le ali come una farfalla impaurita, ma non fugge. Nel gruppo si crea un incastro casuale ed efficace tra i personaggi dal quale emergono affetto, solidarietà, una fiammella inaspettata che placa il gelo dell’anima. Si lega a loro come un’ape all’alveare e l’elemento aggregante ha il sapore del miele. 

sabato 12 marzo 2016

Il viaggio di una stella

Titolo: Il viaggio di una stella
Autore: Susanna Trippa
Editore: Elison Publishing
Genere: fantasy, storico, epico
Pagine: 399

La trama in breve: 
“Ero ancora io, a New York? Americana di mezz’età, antropologa, archeoastronoma, strana scienziata un poco pazza con venature di misticismo, il pomeriggio di Natale, seduta nel seggiolino avvolgente del mio amato planetario come nella placenta della mia vita? O la giovane ch’ero stata, mentre arrivava oltre il novantanovesimo gradino di Machu Picchu? O la terra stessa nel suo vorticare? O un Inca del passato? O ancora, molto prima, uno sciamano forse… un paqo, dinanzi a quello che voleva dire per lui la precessione? Lasciai che accadesse!” Inizia così, da New York alle Ande, un viaggio straordinario negli ultimi anni del grande impero inca, prima della conquista spagnola. Su un territorio enorme e variegato, sorprendenti avventure si accompagnano a una vibrante ricerca interiore. Il 25 dicembre di un altro Natale, il terribile rito della capacocha attende, a Cuzco, le processioni dei fanciulli per il sacrificio. I giovanissimi Coyllur e Huantàr riusciranno a salvarsi? La domanda s’intreccia ad altre. E alla fine arriveranno anche le risposte.  (fonte editore)

Il mio commento:
Da dove cominciare? Il primo contatto mail con Susanna risale ad agosto 2015, complice questa sorta di collaborazione "pro-bono "che ho con Elison Publishing. Ma solo in tempi più recenti ho avuto l'occasione di leggere questo suo ultimo libro. E, meglio dirlo subito, probabilmente non era nemmeno il periodo migliore per una lettura di questo genere, con miei personali alti e bassi, capacità di attenzione altalenante, stanchezza e impegni vari che non mi hanno consentito un'esperienza di lettura continuativa e, soprattutto, con la giusta capacità di concentrazione e focalizzazione.
Per cui, metto le mani avanti, mi si perdoni se il commento proposto risulterà poco soddisfacente e significativo.
Comunque sia, andiamo con ordine. 
Non conosco di persona Susanna ma, dalle brevi note al termine dell'ebook e dal suo modo di scrivere direi che una mezza idea, giusta o sbagliata che sia, me la son fatta: una persona colta, sensibile, poetica, una di quelle che ci tiene a comunicare e, pure, "responsabilmente", che crede nella Storia e nella semplicità, che ama i sogni, che sa interiorizzare e approfondire, una che non si ferma alla prima impressione e, sicuramente, non una superficiale, una che anzi sa compiere le proprie scelte e sostenerle, anche da sola se necessario.
Non lo so se c'ho azzeccato tuttavia, sulla base di quanto letto, soprattutto nelle note con cui chiude "Il viaggio di una stella" questa è l'idea che mi son fatto di questa autrice che ha già all'attivo altre opere edite (ad esempio Come cambia lo sguardo) e che vanta anche un passato nel campo dell'insegnamento. E, sempre sulla base di quanto letto, credo che l'opera in questione sia stata per lei molto intensa da elaborare e proporre:

[...]
Il viaggio di una stella come una parabola dunque. Un invito a guardare il passato, riandare alle antiche pietre, perché non è un cammino inutile. Possiamo osservare, capire, imparare.
E riportare qui, nel nostro presente, granelli infinitesimali di terra e sabbia, che morti non sono ma specchi di quanto è in noi. Utili a meglio vedere e sentire. Il mondo è lo specchio di ciò che siamo.
Ora sappiamo di poter modificare la realtà con quanto di puro e buono viene dal cuore.
E allora facciamolo funzionare questo nostro cuore, questo nostro muscolo così potente e saggio. Forse… forse…ci aiuterà a volare! 

Si intuisce da questo estratto lo slancio a voler lasciar qualcosa nel lettore, sia anche solo una riflessione, un monito, un invito più che un insegnamento concreto e interiorizzato. Una comunicazione che non vuol essere fine a se stessa ma che, anzi, cerca di creare un legame e un senso di appartenenza, che si propone di far riflettere sulla Storia e di riportarci a dimensioni esistenziali diverse da quelle note e attuali.

venerdì 1 maggio 2015

Operazione Cristopher

Titolo: Operazione Cristopher
Autore: Mario Filippeschi
Editore: Elison Publishing
Genere: romanzo storico
Pagine: 505

La trama in breve:
Europa del 1944. Gli alleati, temendo che la Germania nazista possa realizzare un’arma atomica, pongono in cantiere l’Operazione Cristhopher, un diabolico progetto teso a confondere e fuorviare le ricerche degli scienziati tedeschi.  A seguito dell’iniziativa alleata, tra le macerie di una Germania ormai morente, si intrecciano lotte sotterranee e raffinati inganni tra i sevizi di spionaggio e controspionaggio alleati e quelli dell’Abwher tedesco e delle SS. Lo scritto fonde la fantasia della sua trama col rigore storico che corre sul filo conduttore di fatti, in parte inediti e realmente accaduti, riguardanti il fallito progetto atomico tedesco. Il romanzo è frutto di anni di lavoro e accurate ricerche con descrizioni fedeli ed efficaci come linguaggi, stili comportamentali, gradi militari della Gestapo e delle SS, servizi di spionaggio e controspionaggio, Berlino, Germania devastata e altro. Le personalità descritte, i dialoghi, le tecnologie, le sigle, i termini, gli esperimenti condotti, le situazioni e ambienti corrispondono alla rigorosa realtà storica. Il personaggio principe è frutto della fantasia dell’autore. 

Il mio commento:
Come già accaduto con I violini del cosmo, ho letto questo ebook su proposta dell'editore stesso nell'ambito di una campagna promozionale di Elison Publishing. Rispetto alla lettura precedente, questa volta siamo di fronte però a un testo che si configura come un vero romanzo per cui con una struttura e un impianto narrativo di ben altro tenore. 
Nelle circa 500 pagine di cui si compone l'opera, l'autore ci porta dentro e fuori dal Terzo Reich, seguendo le vicende dell'italianissimo Edoardo Braschi, capitano dell'esercito nostrano ma anche scienziato e, per forza di cose, spia per conto degli alleati. Il personaggio che ne emerge è assimilabile a una sorta di James Bond, un tipo pragmatico, preparato, che padroneggia più lingue, dall'indubbio fascino e carisma e che nonostante le indiscutibili conoscenze scientifiche non si tira indietro se c'è da paracadutarsi o sopravvivere in un territorio precario e ostile come risulta essere quello della Germania nazista durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale.
Tra i vari personaggi, il protagonista è senza dubbio quello più approfondito e caratterizzato. Gli altri vengono tratteggiati e presentati attraverso dialoghi e situazioni in cui avvengono, per lo più, confronti dialettici, siano questi in seno all'Uranverein (che è il nome dell'associazione di scienziati che lavoravano sull'energia atomica per il terzo Reich) o con gli esponenti dello spionaggio tedesco o del MI-6 britannico. Ci imbatteremo in personalità del calibro di Werner Karl Heisenberg, Otto Hahn, Niels Bohr, Fritz Strassmann mentre dall'altra parte dell'Oceano fanno capolino Enrico Fermi e su tutti vigilano personaggi legati alle SS quali Walter Schellenberg. Nomi e riferimenti realmente esistiti, che rendono merito all'attività di studio e preparazione effettuata dall'autore. 

sabato 21 febbraio 2015

La legione dimenticata

Titolo: La legione dimenticata
Autore: Ben Kane
Editore: Piemme
Genere: romanzo storico
Pagine: 480

La trama in breve:
53 a.C. Autunno. La legione avanza lungo la pianura, gli elmi luccicanti sotto il sole. I soldati hanno affrontato molte prove nel lungo viaggio che li ha portati dalla Gallia all'Asia Minore, al confine estremo del mondo conosciuto.
Sono giunti da lontano, ognuno seguendo il proprio destino, ma uniti sotto un'unica insegna: l'aquila di Roma.
Tra loro, tre uomini la cui amicizia è cresciuta sul campo di battaglia, tra il fango, il sangue e la rabbia di chi non sa se ci sarà un domani.
Tarquinio, l'aruspice guerriero. Nato in Etruria, nemico di Roma, la sua sorte è scritta in una profezia: tenere alto l'onore del suo popolo e raggiungere luoghi in cui nessun Etrusco è mai stato.
Brenno, il barbaro. I Romani hanno sterminato il suo villaggio e la sua famiglia e ora lo osannano nell'arena, dove è diventato il più valoroso dei combattenti.
E infine il giovane Romolo, schiavo dalla nascita insieme alla sorella gemella. Venduti entrambi a tredici anni: Romolo alla scuola gladiatoria, dove conoscerà Brenno, e Fabiola a un lupanare, dove catturerà lo sguardo di uno dei personaggi più potenti della città.
Un gladiatore, un aruspice e un barbaro, dunque. Insieme si arruoleranno nell'esercito di Crasso che affronterà i Parti a Carre e costituiranno la Legione dimenticata, per poi iniziare la lunga marcia verso casa e verso la libertà. (fonte Piemme)

Il mio commento:
Ho letto questo libro su consiglio di mio papà, Lino, che ha già consumato la trilogia. Una sera, parlando del più e del meno, dopo aver accennato al fatto che avevo sentito di Dragon Blade, produzione orientale in cui comparivano dei legionari romani, lui ne ha approfittato per accennarmi a questa serie di libri del kenyota Ben Kane.
Inizialmente ero un po' indeciso, considerando la materia del libro, la nazionalità dell'autore e il fatto che questo rappresenta la prima parte di una saga, ma a posteriori posso confermare di esser rimasto più che soddisfatto di questa esperienza di lettura. 
Di certo, dovendo dettagliare e spiegare l'ambientazione, che magari per noi italiani potrebbe anche risultare familiare ma per lettori d'oltreoceano no, lo sviluppo non è esente da digressioni o descrizioni appositamente pensate per conferire profondità e verosimiglianza al testo. Fortunatamente queste non sono mai né troppo lunghe né invasive e consentono di prender pratica con termini (anche in latino), usi e costumi dell'epoca abilmente rievocati dalle parole dell'autore.
Le vicende descritte si svolgono in più zone dell'impero Romano e anche al di fuori di esso e fondamentalmente si concentrano attorno a pochi personaggi fino a che, dalla metà circa del libro, i poli narrativi diventano due: da un lato troviamo Fabiola, rimasta a Roma, e dall'altra il trio composto da Brenno, Tarquinio e Romolo.
Cercando di fare un po' d'ordine, senza svelare troppo, posso dire che Tarquinio è un aruspice, istruito in segreto dal vecchio Oleno durante le rare occasioni ritagliate nel contesto dei lavori svolti alla magione di Celio, il patrizio per cui cui lavoravano loro e una moltitudine di schiavi discendenti dagli etruschi.
Brenno, possente e immane, è l'ultimo degli allobrogi, fiera tribù della Gallia attaccata dai romani: dopo aver perso la propria famiglia e il villaggio, egli viene risparmiato per divenire un gladiatore, quindi trascinato a Roma con il cuore pesante e nella memoria il ricordo delle ultime parole di Ultan, il druido del villaggio, che gli preannunciava un lungo viaggio sino ai confini del mondo.
Infine, Romolo e Fabiola sono i figli di una schiava, Velvinna, e del patrizio che l'ha stuprata (la cui identità viene lasciata intendere al lettore...). Cresciuti assieme fino all'adolescenza quando, per una serie di accadimenti, il loro padrone, Gemello, decide di vendere la ragazza al miglior bordello della città e suo fratello al Ludus Magnus, per essere addestrato a divenire gladiatore.

giovedì 14 agosto 2014

Villa Pisani e gli investimenti italiani alla voce turismo

La Brasserie Houblon, di Strà, è un magnifico esempio di pub: l'edificio che lo ospita si sviluppa su tre piani, per proporre atmosfere diverse per bere ottima birra e cenare con le pietanze offerte dalla cucina. L'offerta birraria è pure molto buona - in particolare si segnala la birra Antoniana - e non mancano nemmeno occasioni di svago e divertimento, come concerti di musica dal vivo.
Speculare all'Houblon, situata dall'altra parte del naviglio del Brenta che costeggia via Roma e via Doge Pisani, sempre a Strà, c'è poi un altro posto particolarmente interessante: Villa Pisani.
Considerata la Regina delle ville venete, rappresenta uno splendido connubio tra l'architettura barocca francese e il giardino all'italiana. Costruita agli inizi del '700 è stata progettata da Gerolamo Frigimelica ed è stata dimora del doge Alvise Pisani. Non solo, nel corso degli anni ha ospitato anche personaggi del calibro di Napoleone Bonaparte, Carlo IV di Spagna, lo zar Alessandro I a Ferdinando II di Borbone. 
La villa e il suo splendido e vastissimo giardino sono oggi giorno a disposizione dei numerosi turisti, italiani e stranieri, che transitano per Strà (e che magari temporeggiano in attesa dell'apertura del pub di cui prima).
Anche io e Silvia, in compagnia di una coppia di amici, Enrico ed Elisa, recentemente abbiamo avuto modo di visitarla. Ci siamo limitati alla sola area esterna, esplorando i viali alberati, il labirinto di siepi, l'area adibita alla coltivazione di agrumi...e senza dubbio si è trattato di un'esperienza gratificante, che ci ha fatto apprezzare un piccolo gioiello del patrimonio storico culturale italiano.
Abbiamo trascorso alcune ore all'aria aperta, bighellonando tra i sentieri, esplorando e fotografando il parco-giardino della villa, sperimentando le nostre capacità di orientamento (e culo) nel districato labirinto di siepi, finendo poi per vagare tra le numerose piante di limoni, di pomelo e di arance da cui, mi piace pensare, vengono distillati prelibati liquori dolci.


mercoledì 16 luglio 2014

Mattatoio n. 5

Titolo: Mattatoio n. 5  (o La crociata dei bambini)
Autore: Kurt Vonnegut
Editore: Feltrinelli
Genere: fantascienza, storico
Pagine: 196

La trama in breve:
Vonnegut, americano di origine tedesca accorso in Europa, con migliaia di altri figli e nipoti di emigranti come lui, per liberarla dal flagello del nazismo, batté lande tedesche coperte di neve che il suo piede non aveva mai calcato. Fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda da un osservatorio decisamente sconsigliabile alle persone deboli di cuore: l'interno di una grotta scavata nella roccia sotto un mattatoio, adibita a deposito di carni, nelle viscere della città. Alla fine del bombardamento, che fu uno dei più terribili e sanguinosi nella storia della guerra, quando Vonnegut uscì all'aperto, al posto di una delle più belle città del mondo c'era un'ondulata distesa di macerie sopra un numero incalcolabile di morti. Da questa dura e incancellabile esperienza nacque Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini, storia semiseria di Billy Pilgrim, americano medio affetto da un disturbo singolare ("ogni tanto, senza alcuna ragione apparente, si metteva a piangere") e in possesso di un segreto inconfessabile: la conoscenza della vera natura del tempo. Tutto è, è sempre stato e sempre sarà, passato e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno, nulla dipende dalla volontà dell'uomo. "Prenda la vita momento per momento," dice a Billy Pilgrim l'ultraterrestre che un bel giorno d'estate lo rapisce col suo disco volante, "e vedrà che siamo, tutti, insetti in un blocco d'ambra." (fonte La Feltrinelli)

Il mio commento:
Particolare questo libro, sia per tematiche che per lo stile con cui l'autore ha deciso di instaurare un dialogo con il lettore: un tono spiazzante, demenziale, colloquiale, eppure così serio e sereno, vivace ed autentico. 
Mattatoio n. 5 si rivela inoltre un romanzo originale e variegato, che non annoia ma che porta il lettore a confronto con tempi e luoghi diversi e distanti tra loro, ma collegati da colui che li ha vissuti fisicamente, quel Billy Pilgrim che fa da protagonista al libro. Il racconto si dipana infatti tra resoconto biografico e dinamiche di quotidiana esistenza, sprazzi di fantascienza e narrazioni di un'esperienza, come quella della guerra e della prigionia, tutt'altro che leggera ed effimera. 

venerdì 18 aprile 2014

300 - L'alba di un impero


Titolo: 300 - L'alba di un impero
Titolo originale: 300: Rise of An Empire
Regia: Noam Murro.
Anno: 2014
Genere: azione
Cast: Sullivan Stapleton, Eva Green, Lena Headey, Andrei Claude, Mark Killeen,  Rodrigo Santoro, Jack O'Connell, Hans Matheson, Andrew Tiernan, Caitlin Carmichael, Callan Mulvey, Andrew Pleavin

La trama in breve:
Grazie al sacrificio alle Termopili dei 300 valorosi spartani guidati da Leonida, la Grecia ha una possibilità di resistere all'invasione dell'Impero Persiano. Ma la speranza è legata alla capacità di Temistocle, guida militare degli ateniesi, di riuscire a unire le città-stato indipendenti nella lotta per la libertà dell'Ellade e di contrastare con l'astuzia e le tattiche di combattimento la forza preponderante della flotta persiana. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Quando penso alla Grecia antica, una delle prime immagini che mi sovvengono è qualcosa di analogo a questa, La scuola di Atene di Raffaello Sanzio:


Subito dopo però arrivano echi mitologici di Zeus e company, episodi legati alle gesta eroiche dell'epica classica narrate tra Iliade e Odissea, le 12 fatiche di Hercules, Kevin Sorbo, Iolao e Xena...e a concludere questo calderone, mentre mi interrogo se i Cavalieri dello Zodiaco facessero parte o meno del mondo ellenico, giunge il ricordo della partita di calcio tra filosofi greci e tedeschi proposta dai Monty Python.
Bene, ora che il quadro...volevo dire, che il contesto relativo all'antica Grecia mi è abbastanza chiaro direi che posso bellamente cominciare vaneggiare sul recente "300: l'alba di un impero" visto al cinema.
Ebbene, a distanza di circa 7 anni dal precedente sfoggio di addominali scolpiti realizzato da Zack Snyder, questo secondo capitolo ispirato alle tavole di Frank Miller, riesce in parte a soddisfarmi.
La densità di addominali e tette maschie pro-capite è praticamente invariata, così come si sprecano le occasioni per indugiare su tanta virile fisicità, fisici glabri e pompati come non mai. Al pari di quanto accadeva nel primo 300 anche qui gli uomini dell'antica Grecia ignorano cosa siano gli abiti e molti aspetti legati al pubblico decoro, preferendo gironzolare quasi ignudi, al più corredati da un mantello di Prada.
Eh, altri tempi, quando l'umanità era geneticamente modificata e a prescindere da dieta, ceto sociale, occupazione o quant'altro i maschi crescevano tutti atletici e palestrati, belli fuori e di conseguenza belli dentro perché bevevano solo acqua Rocchetta. Le donne invece mi sa che erano dannatamente poche...troppo poche...praticamente lo stesso scenario del precedente film.
Solo che questa volta non ci troviamo di fronte a quei barbari buzzurri di Sparta che passano il tempo a pestarsi e a venerare la guerra. Bensì, abbiamo a che fare con gli ateniesi. Che, a dire il vero, poco si discostano da Leonida e soci: anche loro partono allo sbaraglio, senza provviste, fabbri e carpentieri al seguito, per combattere in nome della libertà. 
Possibilmente per mare.
Però le navi le muovono plotoni di schiavi incatenati *__*

martedì 7 gennaio 2014

Finchè morte non ci riunirà

Titolo: Finchè morte non ci riunirà
Autore: Matteo Freddi
Editore: Leonida Edizioni
Genere: storico, narrativa
Pagine: 131

La trama:
Anno Domini 1565. L’Impero Turco Ottomano governato dal sultano Solimano il Magnifico, grazie a innumerevoli conquiste militari si espande sino a raggiungere le porte di Vienna. Il  mar Mediterraneo  è quasi interamente sotto il controllo musulmano dei corsari turchi che agli ordini di Dragut, compiono razzie e depredano le coste dei regni cristiani. 
Niccolò, un mercante siciliano, tornato a casa dopo un lungo viaggio di lavoro, trova la casa distrutta e scopre che la sua amata moglie Eleonora è caduta prigioniera dei corsari. 
Nel frattempo, Solimano, decide di  proseguire nella sua avanzata. Per raggiungere il suo obiettivo finale, Roma, sceglie di attaccare Malta, l’ultimo baluardo nel Mediterraneo a difesa della cristianità. Jean Parisot de La Valette gran maestro e comandante dei settecento cavalieri del Sacro Ordine di Malta, comanda la strenua resistenza cercando di tener testa all’esercito turco che conta quarantamila uomini. Eleonora, agile di mente e di corpo, relegata nell'harem del sultano, cercherà di manipolare Mirmah, la principessa turca, viziata e capricciosa, elabora un piano per cercare di trovare una via di fuga che la possa far tornare al suo paese e riabbracciare suo marito Niccolò.
Niccolò,  senza più alcuna ragione di vita tranne l'amore che prova per sua moglie,  convinto di poter riabbracciare Eleonora solamente in paradiso, decide di raggiungere Malta offrendosi come volontario per combattere assieme ai cavalieri.

Il mio commento:
Non è mai facile commentare un testo altrui, soprattutto se si tratta di opere che hanno ottenuto discreti riconoscimenti e numerosi commenti positivi. 
Ancor più difficile se magari il testo in questione tratta di un argomento storico, romanzandolo. Ed essendo io 'gnurante in materia, temo di non esser stato il lettore ideale per un libro come questo, letto tra l'altro nell'ambito di una catena di lettura che, forse, è capitata in un momento delicato.
Per qualche strano motivo riesco infatti a portare avanti più serie manga in contemporanea ma quando si parla di libri procedo in modalità seriale. E, per non ingolfare la catena, ho dovuto sospendere la lettura de Il Sigillo Del Fuoco subito dopo la parte VII...e non è stato facile affatto, smettere intendo. Spero che Uberto mi perdoni... 
Ad ogni modo, dicevo, trattandosi di un testo che vuol parlare di storia il rischio che si può correre è quello di non rendere giustizia ai fatti realmente accaduti, rischiando di semplificare o non riuscire a rievocare al meglio quanto avvenuto, oppure le abitudini e le mentalità dell'epoca. In tal senso, il libro, non mi ha particolarmente convinto.
Per carità, è scritto bene, non ha sbavature, non ho trovato refusi così come il ritmo e la gestione cinematografica (visto che questo è il focus che, da subito, viene proposto al lettore) delle scene mi pare buona. Considerando anche la lunghezza del testo credo che, nel complesso, il romanzo sia più che discreto e capace di suscitare interesse.
Però, a mio avviso, qualcosa non è riuscito appieno.
Non mi soffermerei eccessivamente su talune scelte - discutibili - adottate per fornire al lettore spiegazioni (emblematico l'incontro tra Eleonora e Niccolò dopo la battaglia finale, con lei provate e lui stanco oltre che ferito e con un dardo conficcato nella spalla che non esita a profondersi in spiegazioni pompose...caspita, starai male, no?) e nemmeno sulla brevità dei capitoletti proposti, in alcuni casi piuttosto essenziali e rapidi, che forse rischiano di togliere spazio alla caratterizzazione di personaggi e ambientazione. Piuttosto, quello che non mi ha convinto del tutto è l'aspetto storico delle vicende, la volontà di far conoscere al lettore quello che è stato un passaggio della vita maltese. Senza contare che, per uno che Malta non la conosce per niente, non è così facile "vederla" attraverso le parole del libro.

mercoledì 27 febbraio 2013

..:: Kata ::..

Titolo: Kata
Autore: Kenji Tokitsu
Editore: Luni Editrice
Genere: arti marziali, storia
Pagine: 154

La "trama" in breve:

Letteralmente, la parola giapponese "kata" significa "forma".
Tokitsu propone questa sintetica definizione del 'kata': 'sequenza composta da gesti formalizzati e codificati, sottesa da uno stato di spirito orientato verso la realizzazione della Via'. La nozione orientale tradizionale di 'forma', quindi, non è oggettiva, ma soggettiva, e coincide sostanzialemnte con la nozione di 'rito', nella sua accezione etimologica di azione giusta, gesto appropriato.
La nozione giapponese di 'forma' ha sempre posseduto la capacità di fare da cerniera tra essere e divenire, tecnica e spontaneità, stilema e percezione estetica, tradizione e modernizzazione, esteriorità sociale e interiorità 'privata'.   (fonte macrolibrarsi)

Il mio commento:
Conclusa recentemente, questa lettura si è rivelata una piacevole esplorazione della cultura giapponese, non solamente nell'ambito delle arti marziali. Non si tratta indubbiamente di un testo né banale né di immediata fruizione, soprattutto per chi non è avvezzo al mondo del karate o, comunque, familiare con certe dinamiche tipiche della società nipponica.
Non che io sia un esperto, semmai un sapientino arrogante come mi è capitato di esser stato definito da qualcun altro parlando di "altri" argomenti, ma avendo maturato un minimo di conoscenza anche in ambito marziale (prima col karate Kyokushin al dojo di sensei Franco Rosso e ora con il Qi Xing Tang Lang Quan presso la Kyushinryu di Camposampiero) probabilmente un po' sono stato agevolato nella lettura del libro in questione. 
Anche se, come appunto dicevo prima, in realtà l'aspetto del kata in senso di "forma di karate" è in realtà una chiave di lettura ma non l'unica.
Discorrendo di storia, sociologia e psicologia nipponica, l'autore ci porta infatti alla scoperta di quella che è la cultura giapponese, fortemente formalizzata e rigida, connotata da dinamiche talvolta rigorose e, per certi versi, irrazionali. Da non intendersi però nel senso di folli o insensate, bensì condizionate da un certo modo di percepire il presente e il rapporto con l'altro e con gli altri, siano essi propri familiari, appartenenti alla medesima classe sociale oppure a caste superiori. 
Esaminando l'evoluzione storica della propria nazione, Tokitsu fa emergere aspetti culturali che, per noi occidentali (e fortemente americanizzati...), possono sfuggire come il confrontarsi con il pensiero della morte, l'omologazione a dinamiche di gruppo che prevedano una tacita condivisione di comunicazioni implicite e indirette, la gerarchia e la subordinazione tra classi sociali e, soprattutto, il rapporto e il confronto con la tradizione. Aspetti culturali e dinamiche che nella storia giapponese sono naturalmente maturate soprattutto a causa del forte senso di chiusura e isolazionismo che tale nazione ha sperimentato, in modo più o meno volontario.
Nel kata, quindi, sono molte le suggestioni e le spinte culturali che vengono a incontrarsi e a fondersi, non solamente i contributi di maestri e illustri antesignani di uno stile marziale.

giovedì 24 gennaio 2013

Cloud Atlas

Titolo: Cloud Atlas
Regia: Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski
Anno: 2012
Genere: fantascienza, commedia, drammatico, storico, spy-story, post-apocalittico...direi un mix di generi
Cast: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Bae Doo-na, Ben Whishaw, James D'Arcy, Zhou Xun, Keith David, Susan Sarandon, Hugh Grant

La trama in breve:
Sei storie si svolgono in parallelo anche se ambientate in sei epoche diverse, come se fossero presenti in un'unica dimensione senza tempo. A metà ottocento un avvocato americano si adopera contro la schiavitù, negli anni '30 un giovane compositore bisessuale viene incastrato da un grandissimo autore presso il quale lavora, a San Francisco negli anni '70 una giornalista cerca di svelare un complotto per la realizzazione di un reattore nucleare, ai giorni nostri in Inghilterra un anziano editore viene incastrato e internato in una casa di cura da cui cercherà di fuggire, nella Seul del 2144 un clone si unisce ai ribelli e scopre che quelle come lei sono utilizzate come cibo per altri fabbricati e infine nel 2321 in una Terra ridotta all'eta della pietra da una non ben identificata apocalisse un uomo entra in contatto con i pochi membri di una civiltà tecnologicamente avanzata e si ribella alla tribù dominante. (fonte mymovies)

Il mio commento:
ATTENZIONE: probabilmente il seguente commento conterrà spoiler e parole ammiccanti al pseudo-linguaggio usato da Tom Hanks e socu nel 2321...
Ebbene, avevo occhiato questo film al cinema due domeniche fa e desideravo ciarlarne su questo mio blog. Purtroppo il tempo libero è sempre inversamente proporzionale a ciò che si vorrebbe fare e quindi eccomi qui, ora, dopo il mangia post kung fu, a scribacchiare qualcosa.
Ordunque, da dove cominciare? 
Leggo qua e là commenti eterogenei, pareri contrastanti, spettatori e critici che acclamano il film e altri che lo bocciano, altri che invece non han visto nulla e altri che vorrebbero vedere Cloud Atlas ma sono indecisi. A parer mio non vi è alcun dubbio su ciò che abbisogna fare: andate e guardate!
Credo infatti che non sia facile farsi un'opinione su un film del genere senza averlo sperimentato sulla propria pelle. Ok, tre ore di film (e assolutamente in 2D...ehi, ma come? I Wachowski, quelli che praticamente hanno rilanciato la fantascienza su grande schermo, che hanno contribuito assai e assai al "modo di fare cinema", che non puntano sul 3D!?!?! Hallelujah, dico io!!) non sono assolutamente poche (almeno qui in Italia questa produzione non ha subito particolari tagli) ma non prestano il fianco alla noia. 
Se poi magari avete pure letto l'omonimo libro di Mitchell magari potrete avere ulteriori elementi su cui concentrarvi o da cui prender le distanze. Io, come al solito, non ho letto alcunché per cui proseguo con il mio parla a vanvera.
Come già riportato nella pseudo trama dell'opera, in realtà, non siamo di fronte a un unico film bensì a sei diversi "cortometraggi" appartenenti a generi diversi che, a dirla tutta, han permesso agli autori di sbizzarrirsi con ambientazioni, costumi, soluzioni visive (e pure linguaggi...) e qualunque idea avessero in mente. 
Magari i Wachowski stavano semplicemente discutendo quando han scovato il progetto di Tykwer:
"...il prossimo film, di che genere lo facciamo?" 
"Uhm...di tutti i generi!"
"Anche il porno?"
"Sarebbe bello, magari con un bel bullet time quando...che c'è? Ok, ok, niente porno...." 
"E neanche cinepanettoni all'italiana" 
"Ovvio!"
"Ma dove la troviamo una produzione che ci appoggi per..."
"Ehi, guarda qua!"
E il resto è storia, questa storia.
Ma oltre alle idee, la saviezza del triumvirato (ok, Larry è diventata Lana ma volevo tanto usare la parola triumvirato e quindi...) ha permesso loro di arruolare un manipolo di baldi attori e di "riciclarli" in ruoli e contesti tra i più disparati con risultati talvolta sorprendenti (vedasi Bae Doo-na in versione occidentale oppure Halle Berry sbiancata, per non parlare di come è stato conciato Hugh Grant nelle vesti del predone del futuro...) e altre volte inquietanti (Hugo Weaving, ommioddio, in versione donna è...ommioddio...ommmidio....ommidio...).

giovedì 17 marzo 2011

..:: Il discorso del Re ::..

Titolo: Il discorso del re
Regia: Tom Hooper
Anno: 2010
Genere: drammatico, storico

La trama in breve:
Duca di York e secondogenito di re Giorgio V, Bertie è afflitto dall'infanzia da una grave forma di balbuzie che gli aliena la considerazione del padre, il favore della corte e l'affetto del popolo inglese. Figlio di un padre anaffettivo e padre affettuoso di Elisabetta (futura Elisabetta II) e Margaret, Bertie è costretto suo malgrado a parlare in pubblico e dentro i microfoni della radio, medium di successo degli anni Trenta. Sostituito il corpo con la viva voce, il Duca di York deve rieducare la balbuzie, buttare fuori le parole e trovare una voce. Lo soccorrono la devozione di Lady Lyon, sua premurosa consorte, e le tecniche poco convenzionali di Lionel Logue, logopedista di origine australiana. Tra spasmi, rilassamenti muscolari, tempi di uscita e articolazioni più o meno perfette, Bertie scalzerà il fratello “regneggiante”, salirà al trono col nome di Giorgio VI e troverà la corretta fonazione dentro il suo discorso più bello. Quello che ispirerà la sua nazione guidandola contro la Germania nazista. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Difficile fare un raffronto diretto tra questo e Il Cigno Nero, entrambi candidati all'oscar per il miglior film e entrambi visti dal sottoscritto. Che, in fondo, è la cosa più importante...ai fini di questo blog. 
Alla fine ha prevalso Il Discorso del Re (con 4 statuette vinte: migliro film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, miglior attore) ma personalmente non sono totalmente convinto di tale decisione.
Il futuro re Giorgio VI
e consorte, preoccupati
per un imminente discorso
Rimane comunque che l'opera di Hooper - una ricostruzione storica della cui fedeltà non posso che fidarmi - probabilmente è più ordinaria e fa leva su sentimenti ed emozioni più comuni, probabilmente anche sulla compassione. Difficile non parteggiare per "Bertie" e commuoversi per le difficoltà che sperimenta sia a causa della sua balbuzie sia per la tensione che gli grava addosso per il ruolo che è chiamato a ricoprire. Non è facile fare il re, soprattutto all'approssimarsi di una guerra mondiale.
Molto buona in ogni caso la recitazione di Colin Firth che, per quanto mi riguarda, conosco molto poco. Temo però che certi passaggi, nella traduzione verso l'italiano, siano stati un po' cambiati o siano stati parzialmente de-contestualizzati (cito quanto espresso, a tal proposito, da Gli Spietati: "Superfluo aggiungere che, per un film così ancorato alla musica della parola, la sola ipotesi del doppiaggio rasenta, se non la bestemmia, l’alto tradimento") riferisco, ad esempio alla difficoltà che il futuro re Giorgio VI dimostra nel pronunciare la parola "Re": al di là della tensione e dell'angoscia che simile parola gli procura, diventa più difficile cogliere, in italiano, il gioco che si viene a creare tra le parole "fottiti" e "re" limitando lo spettatore a percepire la rabbiosa frustrazione del nobile inglese. "Fuc-king" e "king" rendono meglio il concetto, invece.
Quanto alla logopedia (tra l'altro, io e Silvia siamo andati al cinema con alcuni nostri amici tra cui, per l'appunto, una logopedista professionista, giusto per avere un riscontro ufficiale) e alle "terapie" dimostrate nel film credo che si siano rivelate originali e interessanti, soprattutto perché credo siano sconosciute ai più. Così come coloro che risultano affetti da problematiche di legate al parlato (ma non solo) sono per lo più persone che non sempre occupano il ruolo di protagonista su grande schermo. Il contrasto poi che si viene a creare nel considerare che proprio l'uomo che sta al vertice di un impero ha difficoltà nel parlare al prossimo o al popolo è piuttosto emblematico. Chissà cosa sarebbe accaduto se si fosse rivelato muto o cieco...
Bertie e Lionel,
prove di lettura
Nel complesso, ho trovato il film ben realizzato e curato, elegante, intenso e scorrevole. Non è affatto noioso o eccessivamente teatrale, alleggerito qua e là da momenti di ironia e comicità soprattutto grazie alle uscite di Lionel Logue (che nome singolare per un logo-terapeuta) (e non fatemi spoilerare...), un convincente Geoffrey Rush, già apprezzato in Shine e, purtroppo, nella saga dei Pirati dei Caraibi. Meno presente ma comunque ottima e formale Helena Bonham Carter, a cui spetta il ruolo di compagna del futuro reggente dell'impero britannico.
Molto apprezzata invece la caratterizzazione che viene offerta dei personaggi principali, Logue e soprattutto Bertie. Quest'ultimo è un personaggio sfaccettato, fragile e frustrato, deluso a tratti, ma energico e motivato, caparbio e sensibile, che non si sottrae ai propri impegni, alle regole imposte dall'etichetta nobiliare, ma è capace di essere anche, e soprattutto, un uomo comune. Un elemento questo che difficilmente non viene percepito come "calcolato": a parte gli oggettivi riferimenti al personaggio storico e reale di Giorgio VI, tramite questo film la classe regnante inglese viene di molto avvicinata al popolo. Il duca di York (cioè Albert ecc..., Bertie per i suoi familiari) non ha manie di onnipotenza, non è frivolo, non è ottuso, è quasi una persona comune, con degli affetti e delle passioni normali, ordinarie se vogliamo, con delle difficoltà che chiunque può avere (un rapporto conflittuale con il padre e con il fratello, ad esempio). Tutt'altra cosa rispetto all'Adlf Hitler che appare per pochi minuti verso la parte finale del film (non ho capito se si trattava di un notiziario o se invece l'arcivescovo avesse riciclato una pellicola già usata per registrare l'incoronazione del nuovo re...).
La determinazione di un re
Però al contempo è un sovrano, un simbolo, una guida, un ispiratore per un impero che conta quasi un quarto della popolazione terrestre. Almeno stando a quanto dichiarato all'inizio del film, che inizia nel 1925 circa e si conclude con la dichiarazione di guerra del 1939. Un discreto arco narrativo di cui però non si  ha una reale e concreta percezione.
Con tutti questi elementi, senza dimenticare l'ottima scelta in termini di colonna sonora, è difficile quindi che "Il discorso del Re" non sia stato apprezzato (addirittura dalla regina Elisabetta II). Non fraintendetemi, si tratta di un ottimo film, consigliatissimo e ben strutturato, però personalmente, rimango ancora indeciso tra questo, che forse avrei dovuto guardare in lingua originale, e Il Cigno Nero. 
Senza escludere che, magari, The Social Network...anche se, ancora, non l'ho visto ^__^