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sabato 16 aprile 2022

Squid Game


Titolo:
Squid game
Anno: 2021
Episodi: 9
Genere: thriller, azione, distopico, drammatico

La trama in breve:
Il survival drama segue Gi-hun Seong, un autista particolarmente sfortunato che, dopo aver accumulato un enorme debito, principalmente a causa della sua dipendenza dal gioco d'azzardo, riceve da un uomo ben vestito l'invito a unirsi a un gioco dove le puntate sono molto alte. Gi-hun accetta e viene portato - privo di sensi - in un luogo segreto con altri 455 giocatori che come lui si risvegliano in un grande dormitorio e realizzano di essere identificati solo da un numero. La misteriosa struttura è gestita da persone mascherato ed è supervisionata dal Front Man, anche lui mascherato. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Anche se con discreto ritardo rispetto al mondo, impresa per altro non facilitata da rischi spoiler derivanti da navigazione internet e chiacchiere con chi l'aveva già vista, recentemente son riuscito a concludere al visione di questa serie sud coreana. Sinceramente, col senno di poi, mi domando come mai nella nostra televisione e tra le proposte sulle varie piattaforme di streaming ci siano così pochi prodotti orientali considerando la qualità, quanto meno se prendiamo in considerazione una produzione come questa, con cui vengono realizzate.
Difficile pensare che una serie come Squid Game non riscontrasse successo e, inevitabilmente, prestasse il fianco per critiche e rischi di censura per dinamiche che hanno coinvolto ragazzini. Questioni che, a mio avviso, lasciano il tempo che trovano visto che, comunque, dinamiche di bullismo c'erano prima e ci saranno dopo senza contare che le occasioni per venire a contatto con contenuti non adatti a loro ce ne sono a iosa, purtroppo. 
Venendo alla serie in sé, personalmente l'ho trovata davvero ben realizzata sotto molti punti di vista. In primis in termini di estetica, fotografia e scelte registiche. La narrazione stessa è ben organizzata e propone momenti di introspezione e di esplorazione dei personaggi accanto a sfide violente e drammatiche. Le vicende seguono persone ai margini della società, sconfitti e falliti, che non hanno molte altre possibilità se non tentare il tutto per tutto per riscattarsi e sperare in un futuro dignitoso. 
Il primo episodio - che a me ha fatto tornare alla memoria uno sprazzo del film nipponico "Ritratto di famiglia con tempesta", visto parzialmente su qualche rete minore anni fa, quanto meno per somiglianza di comportamento e dinamiche esistenziali tra Gi-hun e il protagonista Ryota - permette di introdurre i personaggi principali e le loro vicende fino alla partecipazione al gioco, ovviamente ignari di quanto sta per accadere. Quello a cui partecipano è infatti un survival game, per certi versi una piccola guerra nella quale tutto è concesso e costantemente monitorata e manovrata da membri di una misteriosa organizzazione vestiti di rosso e con una maschera sul volto. Persone che, pensiero non-sense, mi domando come vivano la loro esistenza, cosa scrivano nei social o mettano nel cv: "Così lei negli ultimi anni ha lavorato per una società segreta?" "Esatto, sì" "E di cosa si occupava, di preciso?" "Beh, giustiziavo persone, bruciavo cadaveri..." 
Tornando a discorsi più seri, la serie propone decisamente situazioni ben più pesanti e drammatiche, con esperienze fisiche provanti, intervallate a disperati tentativi di sopravvivenza capaci di spiazzare sia gli stessi personaggi che gli spettatori

martedì 9 marzo 2021

Tribes of Europa


Titolo: Tribes of Europa
Anno: 2021
Episodi: 6
Genere: sci-fi, distopico

La trama in breve: In un'Europa post-apocalittica devastata da guerre tra microstati, tre fratelli lottano per la sopravvivenza mentre sul continente incombe una minaccia ancora più grande. (fonte Netflix)

Il mio commento: 
In vista del termine della gravidanza, che speravamo si concludesse secondo previsioni al 26 febbraio, consci che più avanti sarebbe stato ben più ostico ritagliarci del tempo per film e serie, io e Silvia ne stiamo approfittando per curiosare tra i cataloghi di Netflix, Amazon e Disney+ (leggasi WandaVision in progress). Tra le varie proposte, Netflix ci ha segnalato il recente e teutonico Tribes of Europa.
Trailer accattivante, scenario distopico che delinea un'Europa del 2074 devastata e mai più ripresasi, tanta azione, pochi episodi e la segnalazione che dietro a questa serie ci sono i creatori di Dark...insomma, le premesse ci sono tutte per una visione interessante e di rilievo. 
Per altro girata in poco tempo, prima delle ri-chiusure determinate dalla diffusione del covid a partire dall'autunno del 2020. 
Superato l'impatto iniziale, che cerca di coinvolgere lo spettatore in una nuova ambientazione futuristica e distopica, in cui la civiltà è allo sbando e la razza umana si è organizzata in clan/tribù. I vari episodi, che non sono né troppi né troppo lunghi, scivolano via senza intoppi seguendo tre macro filoni narrativi che si sviluppano dopo il massacro della tribù Origini. 
Da un lato la temeraria Liv, che intreccerà il suo destino con quello dei Crimson, gruppo paramilitare che mira a riportare democrazia e ordine nei territori europei, sebbene la ragazza abbia delle intenzioni maggiormente focalizzate sul ritrovamento dei familiari da cui è stata separata a causa dell'incursione dei Corvi, che hanno annientato il suo villaggio natale. Tuttavia si troverà nel mezzo di dinamiche di potere e inganni tra cui giostrarsi sebbene, a mio avviso, sia un po' sospetto che all'ultima arrivata, per altro sconosciuta, venga data tanta libertà d'azione. 


mercoledì 13 gennaio 2021

Allegra!

Titolo:
Allegra!
Autore: Emanuele Martinelli  
Editore: Lettere Animate Editore
Genere: distopico
Pagine: 472


La trama in breve:
È l’anno 2173. In un mondo dove le persone hanno perso l’usanza di uscire di casa e vivono esclusivamente in gigantesche metropoli, il giovane protagonista Brian viene contattato un giorno dalla misteriosa figura di Peider. Le conversazioni tra i due prendono tinte sempre più critiche ed irriverenti rispetto alle abitudini intorno a loro, finché decidono di scappare. Il suo istinto lo porta a Bormio, un piccolo paese nel cuore delle Alpi, abbandonato da circa un secolo. Lì potrà mettere in pratica tutto ciò che ha imparato: davvero la vita non poteva riservargli nulla di più? Una ricerca tra metropoli e montagne, Facebook e Filosofia. (fonte Amazon)

Il mio commento:
Ho acquistato questo ebook dopo averlo visto esposto all'interno de Il Cantuccio, bar bistrot di Bormio in cui abbiamo cenato quest'estate, nel corso dei giorni di ferie trascorsi lì. Tra la cordialità dell'oste che ci ha tenuto compagnia parlandoci dei piatti e del territorio e il fatto che l'avesse scritto suo figlio, ho provato a dargli fiducia e, a distanza di qualche tempo, come promesso, eccomi qui per lasciare un commento.
Partirei con il dire che si tratta di un libro impegnativo, non banale, non tanto per la lunghezza ma per i contenuti e le numerose dissertazioni che vengono proposte in merito ad argomenti quali filosofia, politica, identità di popolo, storia, rapporto con i media. Il contesto in cui si svolgono le vicende ricorda il nostro presente, ancor di più considerando l'annata trascorsa in lock-down, in cui i contatti umani sono inesistenti e ognuno è chiuso in una stanza, da solo, con solamente il web per interagire con gli altri.
Analogamente a come avviene in Matrix, anche qui c'è una sorta di Morpheus, Peider nel nostro caso, che riesce ad affrancarsi dal sistema e ad innescare il risveglio degli individui, dando via a una rivoluzione. Le vicende coinvolge in prima battuta un ragazzo di nome Brian, di cui seguiamo le vicende e i dialoghi con una narrazione in prima persona, proprio per accentuare il fatto che questo "risveglio" non è affare solo di un personaggio di un libro ma si tratta di qualcosa che dovrebbe riguardare ciascuno di noi. Di contro, però, le lunghe dissertazioni che si scambiano Peider e Brian non sono sempre così facili da leggere, anzi, diventano occasione per piccoli saggi sugli argomenti di volta in volta affrontati, appesantendo la lettura e, potenzialmente, scoraggiando il lettore.
Ad un certo punto però le dinamiche cambiano e, con la fuga di Brian dalla città verso le montagne, per insediarsi poi presso i resti della città di Bormio, il ritmo cambia e la lettura si fa più fruibile anche se non mancano lunghi dialoghi e occasioni di riscoperta di storia e identità popolare. Già perché la resistenza accoglierà persone appartenenti a diverse zone unite dal comune intento di dare nuova luce alle singole "identità" legate ai territori, quei territori che nei secoli son poi stati in qualche modo unificati e amalgamati finendo con perdere sia il legame col territorio che con le proprie radici. E' un tema che l'autore sente molto forte e su cui insiste, richiamando anche episodi della storia di Bormio oltre a riflettere e argomentare sulle conseguenze dell'Unità d'Italia e di aggregazioni similari. Che, nel contesto del libro, sono il punto di partenza per la costituzione della società distopica in cui è ambientato, dove ogni autenticità e differenziazione culturale è venuta meno e c'è praticamente un unico popolo a livello mondiale e un'unica lingua, l'americano. Ora come ora non saprei dire se, nel riscrivere questo libro tra qualche anno, verrebbe ancora scelto l'americano o il cinese, visto il potenziale sorpasso economico da parte della Cina nei prossimi anni...
In merito alla lingua usata, l'autore ha indubbiamente svolto un grosso lavoro nell'inserire sia dialoghi in inglese ma, progressivamente, anche numerosi scambi nei dialetti e nelle lingue parlate localmente nelle singole zone, per cui romancio (1), siculo, veneziano...uno sforzo encomiabile che impreziosisce il testo ma che rende più ostica la lettura nel dover scorrere alla ricerca delle traduzioni poste alla fine del libro. Avendolo letto in formato ebook, sinceramente l'azione si è rivelata semplice, ovvero sfruttando la navigazione permessa dai link ipertestuali, non so bene come sarebbe stata l'esperienza con un libro cartaceo.

sabato 9 gennaio 2021

Maze Runner - La Fuga e Maze Runner - La rivelazione

Titolo:
Maze Runner - La fuga
Titolo originale: Maze Runner: The Scorch Trials
Anno: 2015
Regia: Wes Ball
Genere: distopico, fantascienza, azione
Cast: Dylan O'Brien, Kaya Scodelario, Thomas Brodie-Sangster, Nathalie Emmanuel, Aidan Gillen, Giancarlo Esposito, Ki Hong Lee, Patricia Clarkson, Barry Pepper, Lili Taylor, Katherine McNamara, Rosa Salazar, Jacob Lofland


Titolo: Maze Runner - La rivelazione
Titolo originale: Maze Runner: The Death Cure
Anno: 2018
Regia: Wes Ball
Genere: distopico, fantascienza, azione
Cast: Dylan O'Brien, Kaya Scodelario, Thomas Brodie-Sangster, Nathalie Emmanuel, Giancarlo Esposito, Aidan Gillen, Walton Goggins, Barry Pepper, Will Poulter, Patricia Clarkson, Dexter Darden, Jacob Lofland, Katherine McNamara, Rosa Salazar, Lili Taylor, Ki Hong Lee


Le trame in breve:

Maze Runner - La Fuga: Dopo essere riuscito ad allontanarsi dal Labirinto insieme ai suoi compagni, Thomas (Dylan O’Brien) ha dei terribili flashback che portano a galla la verità sul rapimento da parte del W.C.K.D. Il ragazzo e i suoi amici sono accolti dal signor Janson (Aiden Gillen) in una struttura sicura, dove possono finalmente ricevere l’assistenza necessaria. Sebbene l’atmosfera del rifugio sia positiva e distesa, Thomas non riesce a rilassarsi e decide di indagare con il nuovo amico Aris (Jacob Lofland). I due scoprono che Janson e la perfida Ava Paige (Patricia Clarkson) sono in combutta e che la struttura non è altro che un enorme laboratorio, nel quale i ragazzi sopravvissuti vengono sottoposti ad atroci esperimenti. A seguito della sconcertante scoperta, Thomas e i suoi amici decidono di fuggire nuovamente... (fonte comingsoon)


Maze Runner - La Rivelazione: Scoperto il tradimento di Teresa (Kaya Scodelario), Thomas (Dylan O'Brien) guida i suoi compagni verso 'L'Ultima Città', avamposto della WCKD dove i ragazzi credo che la crudele Ava Paige (Patricia Clarkson) abbia imprigionato Minho (Ki Hong Lee). Prima di giungere alle porte della città, i ragazzi si scontrano con un'orda di Spaccati ma vengono salvati da Brenda (Rosa Salazar) e Jorge (Giancarlo Esposito). Mentre Teresa ha un crisi interiore, scaturita dal fatto di aver tradito i suoi amici, il sangue di Minho non riesce a fornire alla Paige una cura... (fonte comingsoon)


Il mio commento:
Avendo di recente parlato di Maze Runner - Il labirinto, complice la visione su Rai 4 dei successivi capitoli della saga, ho pensato di spendere qualche parola anche su questi due film, accorpando il commento in un unico post. Non è che abbia poi molto da dire, in realtà.
Già la differenza tra titolo originale e titolo italiano faceva sospettare che qualcosa di strano ci fosse, e da quel che ho letto (vedasi link a fine post) le differenze rispetto ai libri sono sostanziali, praticamente tutta un'altra storia. 
Molto probabilmente quindi la volontà di speculare e di puntare alla capitalizzazione degli incassi hanno preso il sopravvento, confezionando due film piuttosto movimentati, ricchi di inseguimenti e azione ma che, in merito alla trama, prestano il fianco a numerose, come dire, defaillance. Probabilmente va bene così, e io sono semplicemente fuori target rispetto al pubblico di riferimento, però penso che realizzare film maggiormente fedeli ai libri da cui dicono di esser tratti non sia un peccato capitale, anzi.
Però, considerando che l'autore dei libri parrebbe aver partecipato alla realizzazione dei film, forse qualcosa mi sfugge...o forse all'autore servivano soldi, tanti soldi, per poter trascorrere spensieratamente gli anni a venire.
Tornando ai film, sostanzialmente, si rivelano piuttosto insensati, con dinamiche non sempre comprensibili o logiche. Tutto sommato, il mondo di fuori, quello degli infetti, non è preso poi così male visto che pullulano comunità di ribelli (e nessuno di loro presenta segni di denutrizione o problemi di igiene o di vestiario o di approvvigionamento...) mentre nella presunta "Ultima città" le cose vanno ancora meglio, con una società evoluta e avanzata, tirata a lustro e pure tecnologica. Di contro, la ricerca della presunta cura pare allo sbando totale, anzi, non si capisce nemmeno se effettivamente i ragazzi del labirinto fossero "immuni" o meno, visto che almeno due poi si infettano tramutandosi in zombies rabbiosi. Che poi, caspita, perché ogni epidemia trasforma la gente in zombies? Perchè la gente non finisce in terapia intensiva o indebolita in quarantena come col covid? Mah...

mercoledì 30 dicembre 2020

Maze Runner - Il labirinto


Titolo:
Maze Runner - Il labirinto
Anno: 2014
Regia: Wes Ball
Genere: distopico, fantascienza, azione
Cast: Dylan O'Brien, Kaya Scodelario, Thomas Brodie-Sangster, Will Poulter, Patricia Clarkson

La trama in breve: 
Thomas si risveglia in un ascensore che sta salendo lentamente. Non appena la cabina si ferma e le porte si aprono, si ritrova tra un gruppo di ragazzi che lo accolgono nella Radura, un grande spazio aperto circondato da enormi mura di cemento. Thomas non ricorda nulla e non è assolutamente consapevole di dove possa trovarsi. Thomas e i suoi compagni "Radurai" non sanno come e perché siano arrivati nella Radura, sanno soltanto che ogni mattina le gigantesche porte in cemento delle mura della Radura si aprono e che ogni sera al tramonto si richiudono; sanno anche che ogni trenta giorni arriva un nuovo ragazzo dall'ascensore. Nonostante sia un nuovo arrivato, una "spina", percepisce una strana familiarità per la Radura e il Labirinto. C'è qualcosa sepolto fra i suoi ricordi che potrebbe essere la soluzione ai misteri del Labirinto e al mondo che nasconde. (fonte ibs)

Il mio commento: 
ho visto questo film un po' su Rai4 e un po' su Amazon prime, per certi aspetti mi ha incuriosito e coinvolto, per altri mi ha lasciato perplesso e confuso ma, essendo una trilogia ispirata a romanzi, ci può stare che non tutte le risposte siano state fornite da subito. 
Al contempo, come mi è sembrato di capire, anche in questo caso la trasposizione da romanzo a film è avvenuta in modo discutibile, con semplificazioni e modifiche più o meno sensate. Pur con l'autore dei libri a partecipare al progetto.
Tra gli aspetti più curiosi c'è senza dubbio la spropositata energia e l'ingente investimento effettuati per creare quel grandissimo labirinto mobile, con tanto di mostri che sembrano usciti da qualche videogame stile Quake o Doom, per ... una sorta di esperimento finalizzato alla ricerca di una cura o qualcosa di simile per contrastare una catastrofica pandemia che ha sconvolto il mondo. E, visti i tempi, vien quasi da sorridere a tale pensiero, non della pandemia, ma della colossale impalcatura allestita nel film. 
Il ritmo di questo Maze Runner comunque è incalzante e, complice la confusione e lo spaesamento provato dagli stessi protagonisti, la narrazione riesce a condurre lo spettatore nello sviluppo della storia prendendo tempo sui vari quesiti che magari ha in mente. 
Vero è che ci sono anche molti aspetti su cui si sorvola o che vengono gestiti sbrigativamente, ad esempio in merito al modo in cui i ragazzi riescono a provvedere a sé, considerando che non credo siano tutti abilissimi di botanica, medicina, carpenteria, moda: ma immagino che derivi tutto da anni di tentativi e/o ricordi pregressi. 

domenica 7 giugno 2020

Ready Player One

Titolo: Ready Player One
Anno: 2018
Regia: Steven Spielberg
Genere: fantascienza, azione
Cast: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance

La trama in breve:
Nel 2045 la terra è diventata un luogo inquinato, funestato da guerre, povertà e crisi energetica. Gli abitanti versano in condizioni precarie, stipati in grossi container spogli, senz'altra evasione che il nostalgico mondo virtuale di OASIS. L'universo ispirato ai ruggenti anni ottanta, creato dal milionario James Donovan Halliday (Mark Rylance), conta milioni di login al giorno per la facilità d'accesso (sono sufficienti un visore e un paio di guanti aptici) e gli scenari iperrealistici in cui sfuggire al mondo tetro e pericoloso. La notizia della morte di Halliday arriva insieme con l'ultima, stimolante sfida lanciata dall'eccentrico creatore: una caccia al tesoro da miliardi di dollari.
L'adolescente Wade (Tye Sheridan), da sempre affascinato dalla figura del programmatore, ha collezionato informazioni sulla sua vita e il suo lavoro. Attraverso l'avatar Parzival proverà ad aggiudicarsi il premio in palio, contro i potenti nemici di una malvagia multinazionale (la IOI) e un nutrito gruppo di concorrenti senza scrupoli. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Questo film mi sarebbe piaciuto vederlo al cinema, su maxi schermo e con il il dolby surround a diffondere le giuste vibrazioni in sala...sono convinto che sarebbe stata un'esperienza senz'altro più forte e significativa. Fermo restando che siamo comunque di fronte a un ottimo film, un concentrato di citazioni e riferimenti pop e video-ludici senza pari. Una produzione che si percepisce anche nostalgica e liberatoria, focalizzata sullo stupire lo spettatore con effetti speciali all'avanguardia, tanta azione e tanti richiami nerd. Difficile, immagino, contare tutti i riferimenti e le citazioni che compaiono o dalle somiglianza di situazioni e personaggi con altre "storie". Si intravedono qua e là molti richiami e citazioni a produzioni targate Spielberg (vedasi la DeLorean DMC di Ritorno al Futuro o al robot de Il gigante di Ferro), a videogame (Goro di Mortal Kombat, Sonic, Carmageddon, Halo, World of warcraft, shot'em up vari della Id Software, Final Fantasy...), a fumetti/manga/anime (Batman, Superman, Gundam, X-men), a film (Robocop, Alien, Nightmare, Jurassic Park, King Kong, Shining...tra l'altro stupefacente come abbiano ricreato i vari ambienti del film di Kubrik), insomma, chi più ne ha più ne metta. Per fortuna, son riusciti a gestire abbastanza bene tutta la faccenda dei diritti e dei copyright, modificando quelli di cui non si poteva disporre (vedi Star wars o Blade Runner...)
Pure la caccia al tesoro, usata come pretesto per smuovere la trama, fa venire in mente l'incipit di One Piece, con le ultime parole di Gol D. Roger a innescare una nuova era della pirateria. Qui siamo su Oasis ma poco cambia: orde e orde di giocatori si lanciano nella ricerca delle chiavi che possono dare una decisa svolta al proprio futuro.




Oasis stesso, il mega MMORPG definitivo a cui tutti si connettono rimanda a dinamiche stile Matrix, solo che in questo caso la fuga dalla realtà è voluta e cercata. In fondo, i pochi scorci del mondo reale che vengono offerti allo spettatore, mostrano una situazione deprimente e irrecuperabile assai. E forse nessuno nemmeno ci prova a cambiare il presente, tutti persi a giocare o a cercare un miglior futuro altrove. Non sono molto esplorate dinamiche legate a procreazione, sanità, religione, agricoltura e allevamenti, ma mi auguro che, per bilanciare e mantenere le infinite schiere di videogiocatori incalliti che rimangono connessi per lunghissime sessioni, ci siano anche numerosi lavoratori che si preoccupano di gestire aspetti concreti dell'esistenza. In ogni caso, decisamente, non erano questi gli aspetti cardine che agli autori importava spiegare o mostrare agli spettatori.

domenica 10 maggio 2020

Guns Akimbo

Titolo: Guns Akimbo
Anno: 2019
Regia: Jason Lei Howden
Genere: azione, distopico
Cast: Daniel Radcliffe, Samara Weaving, Rhys Darby, Ned Dennehy, Hanako Footman

La trama in breve:
C'è un gioco pericoloso in città, illegale e seguitissimo: si chiama Skizm, e ci si gioca la pelle in diretta online. Miles lo segue come tutti gli altri, ma una sera, sbronzo, fa commenti pesanti sull'inventore del gioco. E il giorno dopo si ritrova con due pistole trapiantate nelle mani, sbalzato nell'arena e costretto a sfidarne il campione assoluto, la cattivissima Nix. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Ingredienti per un film fracassone e tamarrissimo:

Condite il tutto con musiche calzanti e in versione rockettara - tipo Dead Or Alive - You Spin Me Round (Like a Record) -, aggiungete effetti speciali e luci colorate a gogo, la giusta dose di demenzialità e tanto sangue e...beh, avrete Guns Akimbo.
Ah, scordavo una bella dose di regia funambolica che non si risparmia movimenti di macchina rocamboleschi e inquadrature spiazzanti: non può mancare.
Diciamo che la sceneggiatura e la trama non sono esattamente il punto forte del film, che però, a mio avviso, risulta pacchiano e godibile ugualmente, considerando l'idea alla base di esso. Ovvero un povero disgraziato che si trova, di punto in bianco, due pistole inchiodate alle mani, con tutti i problemi che ne possono derivare, costretto a una sfida impari nel disperato tentativo di sopravvivere in un gioco mortale trasmesso in diretta streaming. 
Con sopravvivere s'intende anche a se stessi e a movimenti quotidiani: in fondo avere due pistole strette in ciascuna mano - quell'akimbo del titolo arriva proprio da questo - rende ostica l'esecuzione anche delle faccende più banali dal rispondere al telefono al cibarsi, dall'uscire di casa all'andare in bagno...e non parliamo di vestirsi, tant'è che il povero Daniel Radcliffe di vede costretto alla fuga in mutante, accappatoio e pucciosissime babbucce feline. Addio ad ogni dignità e senso del pudore, soprattutto se l'unica su cui si può contare e la tua ex di cui sei ancora segretamente invaghito. 
Sulle sue orme la nipote dell'agente Smith di Matrix, una pazza senza scrupoli che non esita a sparare, uccidere e distruggere. Sinceramente Samara Weaving non mi era nota, ma devo dire che se la cava egregiamente, seppure il suo personaggio non sia poi così approfondito ma solo una caricatura.

Nyx, agguerritissima campionessa in carica di Skizm...

...e Miles, il nuovo (inconsapevole) sfidante

La storia si sviluppa, ovviamente, senza che ci sia un particolare senso in ciò, o un messaggio particolare da veicolare al pubblico. Si potrebbe riflettere sul valore del cyber-bullismo, sulla deriva dell'uso di mezzi di reality e media, sull'assenza di morale e valori della società, su come vengono percepiti e creati i vip (lo sono anche gli stessi disperati-assassini prigionieri di Skizm) (un po' come faceva riflettere, a suo tempo, Samuele Bersani). 
Lo spettatore potrebbe anche indugiare su pensieri relativi all'effettiva gerarchia del potere, ovvero giustizia vs media, o sull'assuefazione (e conseguente indifferenza) a soprusi e violenza. 
O anche chiedersi se una realtà come quella proposta dal film, in cui il valore della vita viene annichilito e tutto diventa lecito, con orde di fans e spettatori che godono della morte e della sofferenza altrui, possa concretizzarsi o meno.

sabato 25 aprile 2020

The Bad Batch

Titolo: The Bad Batch
Anno: 2016
Regia: Ana Lily Amirpour
Genere: horror, distopico, ??
Cast:  Jason Momoa, Keanu Reeves, Suki Waterhouse, Diego Luna, Giovanni Ribisi, Jim Carrey (non accreditato)

La trama in breve:
In un imprecisato futuro, le persone considerate "rifiuti della società", criminali, persone "inutili", non a posto vengono marcate come "bad batch" (lotti difettosi) e lasciati a vivere in una sorta di landa desolata nel deserto del Texas dove non ci sono regole e gli individui si son organizzati a modo loro. Arlen è una giovane ragazza appena liberata nel recinto: a sue spese scoprirà che sopravvivere non è affatto facile...

Il mio commento:
Ho recuperato questo film su Netflix per curiosità dopo aver trovato su youtube un estratto relativo a un'interpretazione sui generis da parte di Jim Carrey, attore che adoro.
Non sapevo bene a che tipo di film stavo andando incontro...le recensioni in internet sono tra le più disparate, per lo più lo castigano e lo massacrano, ma a mio avviso il film ha una sua potenza espressiva tutt'altro che scontata e banale. Volendo, può richiamare un po' la follia violenta e brutale di Mad Max Fury Road uscito l'anno prima ma direi che The Bad Batch vira in tutt'altra direzione.
Sin dalle sequenze iniziali si capisce che siamo di fronte a un'opera che vuole osare e che proporsi come anticonvenzionale e spiazzante, ma il risultato viene probabilmente raggiunto solo in parte.
I dialoghi sono risicati, la maggior parte delle sequenze narrative si svolgono senza parlato ma riprendendo paesaggi, scontri e l'assurda dinamica quotidiana cui gli esiliati sono costretti. E' tutto molto fisico, diciamo.
Fin dall'inizio ci rendiamo conto che la realtà è dura e che non c'è nessuna pietà: in poco tempo Arlen si trova braccata e mutilata da un gruppo di cannibali, per poi esser tenuta prigioniera (come scorta...).
Riuscirà a fuggire nel deserto e, dopo esser stata aiutata da un vecchio spazzino muto e derelitto (Jim Carrey di cui sopra) finirà in una "città" altrettanto ambigua, in cui non si pratica il cannibalismo ma la droga scorre a fiumi. Un posto deprimente che però regala qualche momento di evasione e speranza, configurandosi come un luogo più ordinario e accettabile rispetto al villaggio dei cannibali popolato da uomini e donne nerborute, tutti concentrati solo su se stessi e che non possono permettersi di essere "deboli" per non finire divorati.



In tutto ciò poi si intrecciano delle dinamiche surreali e stranianti, con personaggi quali Il sogno (Keanu Reeves) messianico-spacciatore-presidente e un MiamiMan (Jason Momoa) fisicamente immenso alla ricerca di una bambina, rapita da Arlen dopo uno scontro a fuoco nel deserto.
Personaggi le cui vite si incontrano e intrecciano, entrambi a modo loro fuori posto. 

lunedì 12 giugno 2017

The Lobster

Titolo: The Lobster
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2015
Genere: fantascienza
Cast: Colin Farrell, Rachel Weisz, Jessica Barden, Olivia Colman, Ashley Jensen, Ariane Labed, Aggeliki Papoulia, John C. Reilly, Léa Seydoux, Michael Smiley, Ben Whishaw, Roger Ashton-Griffiths, Rosanna Hoult

La trama in breve:
In un futuro prossimo e immaginario essere single oltre una certa età è vietato, pena l'arresto e la deportazione in un grande hotel nel quale si è obbligati a trovare l'anima gemella in 45 giorni di tempo, tra punizioni e questionari assurdi. Uomini d'affari, professionisti, donne in carriera e individui meno realizzati tutti insieme sono costretti a cercare un affiatamento possibile perchè se non dovessero trovarlo nel mese e mezzo a disposizione saranno trasformati in un animale a loro scelta.
Appena fuori dall'hotel c'è un bosco dove si trovano i ribelli, individui fuggiti dall'hotel che vivono liberi e single a cui non è concesso di stare con nessuno. Il protagonista passerà prima nel grande hotel senza trovare quell'amore obbligatorio che troverà in mezzo ai ribelli, là dove non è consentito. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Altro film visto a puntate durante la mia trasferta lavorativa in Senegal, un modo come un altro per ingannare il tempo presso l'hotel Royam.
Ordunque, il genere a cui appartiene questo film è effettivamente la fantascienza ma non quella fracassona e infarcita di effetti speciali stile Star Wars o Matrix: viene invece proposto uno scenario atipico e distopico che, a tratti, sembra ridicolo e grottesco ma nondimeno spietato e terribile.
Tramite l'esperienza del protagonista, un architetto sulla quarantina, un tipo ordinario e ordinato, preciso e tranquillo, ci ritroviamo a vivere il dramma di vivere in una società in cui è vietato, per legge, esser soli. Una società in cui la tecnologia moderna pare assente - niente tv, niente social ... - e in cui le persone si rivelano "disumane". Esseri freddi, che vivono i sentimenti in modo distorto, che cercano semplicemente delle somiglianze che possano consentire una discreta compatibilità di coppia. 



Paiono non esserci motivazioni emotive che spingono gli uni con gli altri, dinamiche legate al fascino, alla seduzione, al piacere ...niente di tutto ciò, semplicemente una disamina di caratteristiche su cui fondare le basi per una vita di coppia. Parliamo comunque di miopia, di difetti di pronuncia, di sangue dal naso...non di molto altro, motivazioni che già di per sé creano un senso di straniamento nello spettatore nonché fan apparire il tutto come ridicolo e sterile. Eppure la minaccia di venir animalizzati è reale e terribile a tal punto da spingere le persone a fingere di essere compatibili, vedi quel che combina Ben Whishaw, "Lo zoppo", che si massacra quando gli altri non guardano pur di aver sange dal naso e risultare compatibile con "La donna a cui sanguina il naso". A rigor di logica, vista la minaccia di vedersi ridotti a una forma di vita "inferiore", verrebbe da pensare che le persone possano parlarsi e accordarsi in modo da garantirsi un futuro, invece sono tutti così ingessati e, a modo loro, integerrimi, formalmente impeccabili, ma segretamente disposti a "fingere" individualmente pur di sembrare compatibili con qualcun altro. Una specie di forma di rispetto per l'altro, probabilmente. Motivo che spiega come mai le avanches più che esplicite di una donna vengono assurdamente ignorate pure dallo stesso protagonista, chiuso nella propria logica e spietata sterilità emotiva, quasi fosse un automa più che un essere di carne e cuore. E tutto ciò nonostante l'evidente necessità di aver qualcuno, nonostante il bisogno di contatto e colore umano. O anche solo per amicizia.

domenica 5 febbraio 2017

Divergent

Titolo: Divergent
Regia: Neil Burger.
Anno: 2014
Genere: azione, sci-fi
Cast: Shailene Woodley, Theo James, Ashley Judd, Maggie Q, Kate Winslet, Zoë Kravitz, Ansel Elgort, Jai Courtney

La trama in breve:
In un futuro in cui una grande guerra ha distrutto le città e reso necessario un mutamento nell'organizzazione delle società, la razza umana vive divisa in cinque caste la cui appartenenza non si dà per nascita ma per scelta individuale al compimento della maggiore età. I Candidi (sempre sinceri) si occupano di esercitare la legge, i Pacifici (sempre gentili) coltivano la terra per sfamare tutti, gli Eruditi (sempre a conoscenza di tutto) sono insegnanti e ricercatori, gli Abnegati (altruisti) si occupano di governare e infine gli Intrepidi si occupano della protezione. Al momento di compiere un test sulla personalità utile a capire a quale gruppo si è più affini Beatrice Prior risulta Divergent, cioè non affine a nessuna categoria, un risultato rarissimo che la mette in pericolo. L'ordine sociale infatti impone di eliminare quelli come lei poichè la loro stessa esistenza è una minaccia all'ordine così costruito. Celando la sua natura Beatrice sceglie gli Intrepidi e comincia il suo addestramento a una vita di cui non è certa. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Non ho mai letto i libri di Veronica Roth da cui è tratto questo primo capitolo della serie di film dedicati a Divergent. Da quel che vedo l'autrice è pure giovincella per cui diventa un po' più semplice interpretare e ricondurre quanto visto nel film all'esperienza che molti ragazzi vivono nel momento in cui crescono e si iscrivono al college o all'università, scegliendo un percorso di vita che li condurrà, un giorno, ad un'occupazione.
Per cui, soprassedendo sui motivi che hanno portato all'ambientazione proposta, e spiegati da una voce narrante all'inizio della pellicola, ci si trova ad accettare quel che è la situazione quotidiana del futuro distopico tratteggiato da autrice e sceneggiatori. Ferrea divisione in classi sociali chiuse, in fazioni, a cui per altro si accede in base ad un'unica scelta, irreversibile e basata su elementi vaghi e confusi. E già qui vien da storcere il naso...



Quel che non è chiaro è se l'appartenenza ad una delle varie caste è determinata da codice genetico o che: nel primo caso, perché lasciar possibilità di scelta? 
Nel secondo caso, che è ovviamente quello avvallato dalla trama e dall'intreccio, in base a cosa viene dedotta l'indole della persona? 
Che poi, vivendo in contesti protetti, abituati a specifiche dinamiche e modi di fare, non è che sia così immediato aver coscienza di altro o non esplicitare anche lati caratteriali appartenenti alle altre fazioni. Voglio dire, non  è che se uno è abnegato (poi sempre indicati come "rigidi"...) automaticamente non può essere sincero e pacifico.

giovedì 29 dicembre 2016

Kill Ball

Titolo: Kill Ball
Autore: Carlton Mellick III
Traduzione: Tatiana Sansone
Editore: Vaporteppa (*)
Genere: romanzo breve, Bizarro Fiction
Pagine: 92 (circa)

La trama in breve:
In un futuro in cui le persone sono obbligate a isolarsi dentro bolle di plastica colorate per interagire, senza potersi nemmeno vedere, i locali di spogliarello sono diventati l’ultimo tabù. In bolle trasparenti le spogliarelliste soddisfano il bisogno di contatto umano dei maschi, ma Kill Ball, un inarrestabile serial killer, vuole ucciderle tutte. Colin è innamorato di una spogliarellista, Siren, e la sua vita cambierà quando Kill Ball la prenderà di mira. 

Il mio commento:
Come accennato in uno dei precedenti post, ho dato fiducia al progetto editoriale Vaporteppa e acquistato un elettrolibro da loro pubblicato. Ho puntato su questo Kill Ball sia perché il prezzo è molto appetitoso sia perché non avevo mai letto nulla né di Mellick né di Bizarro Fiction, che mi incuriosiva assai.
A tal proposito, vista la mia ignoranza, ho trovato apprezzabile assai la nota dedicata a questo genere in modo da fornirne coordinate e riferimenti al lettore. Giusto per sintetizzare, la Bizarro Fiction mescola elementi fantasy / sci fi con il grottesco, il surreale, l'assurdo, anche se, mi rendo conto, detta così non è che spieghi poi molto. Fatto sta che siamo di fronte a un libro in cui, come accenna lo stesso Mellick, viene presa un'idea incredibilmente ridicola e viene affrontata con serietà. Il che ci porta all'ambientazione proposta che, seppure possa sembrare insensata e del tutto demente, permette lo sviluppo di una storia intrigante (ora che ci penso, chissà se anche il mio "Viola 76" può, almeno in parte, ricondursi a questa tipo di narrativa...). Trattandosi di un romanzo breve, alcune dinamiche sono per forza di cose semplificate e il numero di personaggi proposti, nonché caratterizzati, è minimale. Le spiegazioni del perché e per come si sia arrivati al futuro distopico descritto sono centellinate ma tutto sommato sufficienti a farsi un'idea e ad appagare la curiosità del lettore.
Quel che è certo è che lo scenario descritto non costituisce affatto un idillio ed espone l'umanità a tutta una serie di comportamenti, scomodità e difficoltà pur di garantire la propria sopravvivenza. Viene da chiedersi se effettivamente sia vita quella condotta dentro una bolla di plastica. 
Di contro, l'immagine proposta non è altro che l'esasperazione di fenomeni quali l'asocialità da dipendenza tecnologia oppure la fobia di malattie fisiche, immagine che in questo senso induce a riflettere e a preoccuparsi. 
Ancor di più produce terrore l'idea che un male invisibile e incontrastabile abbia minato uno degli elementi essenziali per la sopravvivenza, come l'aria, tematica sempre molto attuale se consideriamo il livello di inquinamento raggiunto oggi giorno e l'effettivo sforzo per ridurre lo scempio dell'unico pianeta a nostra disposizione.

martedì 19 maggio 2015

The Giver - Il mondo di Jonas

Titolo: The Giver - Il mondo di Jonas
Titolo originale: The Giver 
Regia: Phillip Noyce
Anno: 2014
Genere: distopia, fantascienza
Cast: Meryl Streep, Jeff Bridges, Brenton Thwaites, Alexander Skarsgård, Katie Holmes, Odeya Rush, Cameron Monaghan, Taylor Swift, Emma Tremblay

La trama in breve:
Da qualche parte nel tempo e nel mondo esiste una società che ha scelto come valore l'uniformità. Immemori di sé e della loro storia, uomini, donne e bambini vivono una realtà senza colori, senza sogni, senza emozioni, senza intenzioni. Per loro decide un consiglio di anziani, riunito periodicamente a sancire i passaggi evolutivi dei membri della comunità. 
Durante la Cerimonia dei 12, che accompagna solennemente gli adolescenti verso la vita adulta affidando loro il mestiere che meglio ne identifica le inclinazioni, Jonas viene destinato ad 'accogliere le memorie' di una storia che non ha mai conosciuto. Figlio di madri biologiche preposte allo scopo e assegnato successivamente all'unità famigliare che ne ha fatto richiesta, Jonas è un adolescente eccezionale con un dono speciale, quello di sentire. Preposto al ruolo di accoglitore di Memorie, Jonas è affidato a un donatore, un uomo anziano e solo che porta dentro di sé tutta la bellezza e la tragedia dell'umanità. Tutte quelle emozioni negate alla sua gente perché il mondo resti un luogo di pace e torpore. Intuita la sensibilità del ragazzo, il donatore lo condurrà per mano dentro la vita, spalancandogli la strada che conduce al libero arbitrio. (fonte mymovies)


Il mio commento:
Quando ho terminato la lettura di The Giver di Lois Lowry, e si parla di più di qualche tempo fa, ricordo di aver effettuato qualche ricerca e di essermi imbattuto in alcune indiscrezioni relative alla possibilità di trarne un film. A suo tempo si parlava di un interessamento da parte di Dustin Hoffman ... ma evidentemente, nel tempo, qualcosa è cambiato sebbene il cast presente in questa produzione statunitense non sia affatto banale (vedasi Meryl Streep, anche se qui non offre un'interpretazione impareggiabile).

mercoledì 18 febbraio 2015

I violini del cosmo

Titolo: I violini del cosmo
Autore: Alessandra Giusti
Editore: Elison publishing
Genere: narrativa
Formato: ebook

La trama in breve:
Anno 2070. Una città capitale di uno Stato governato dalla dittatura ha imposto come unica religione quella civile dell’Utile, declinandolo nella sua peggiore accezione, inserendo in TV, PC e iPod speciali programmi capaci di influenzare il comportamento della popolazione, oltre a operare un particolare tipo di censura. Ma in un’antichissima città sotterranea si alimenta un progetto collettivo di rivoluzione organizzato da intellettuali, artisti, esclusi, tra cui Luna, giovane pittrice dissidente. Tra poesia, humour, avventura, sapienza indios e un amore fuori dall’ordinario, I violini del cosmo ci seduce, invitandoci a cambiare prospettiva, considerando l’altro “divino” perché “portatore di diversità” e a credere nella forza della parola e dell’arte.

Il mio commento:
Esprimere un commento su un testo non è mai un compito facile, soprattutto quando l’occasione è nata da una proposta dell’editore dell’opera in questione.
Preciso che ho letto I violini del cosmo senza avere sottomano particolari coordinate quali l’identità dell’autrice oppure il genere o il pubblico di riferimento del racconto, per cui probabilmente questo mio intervento ha un peso relativo, forse minato da aspettative che non hanno trovato corrispondenza tra le pagine lette. 
In primis, pensavo di trovarmi di fronte a un romanzo, mentre per sviluppo e lunghezza del testo l’opera della Giusti si configura come racconto. Dalla trama presente sul sito dell’editore, inoltre, avevo intuito si trattasse di genere distopico, per cui ammiccante per tono e scenari a quelli descritti in opere quali 1984 o V per vendetta. Per intenderci, ipotizzavo un’ambientazione cupa e oppressiva, dove la tensione si avverte e si respira a ogni momento, dove il condizionamento è pane quotidiano e la libertà solamente un sogno infranto, assassinato da dinamiche correlate al mero consumo di beni e al lucro.
Invece mi son trovato immerso in un contesto molto più solare e semplicistico, a tratti molto ingenuo. Il Partito ha sì imposto il suo controllo sulle dinamiche di vita dei cittadini ma tutto sembra svolgersi nella più totale serenità, senza particolari malcontenti o tragedie. Come si accenna nei primi capitoli, nel mondo in cui si svolgono le vicende descritte sono progressivamente state soppresse la democrazia e la religione, così come arte e media esistono solo per servire il volere di chi comanda.

martedì 20 gennaio 2015

Snowpiercer

Titolo: Snowpiercer
Regia: Bong Joon-ho
Anno: 2013
Genere: sci.fi (forse...), azione
Cast: Chris Evans, Kang-ho Song, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, Ko A-sung, Kenny Doughty, Ewen Bremner

La trama in breve:
In un futuro non lontano, la Terra conosce una nuova Era Glaciale. Gli ultimi sopravvissuti del genere umano vivono confinati in un treno rompighiaccio in grado di correre perpetuamente attraverso il globo. L'inventore di questa macchina perfetta, il misterioso Wilford, ha anche determinato un sistema sociale su cui si regge l'equilibrio della comunità che abita i vagoni del treno. In coda stanno i miserabili sfruttati che salirono a bordo gratis, verso la testa del treno vivono invece nei privilegi i passeggeri di prima classe. Ma la rivolta degli oppressi dalla coda del treno è oramai imminente e il suo leader, Curtis, attende solo il momento giusto per tentare l'ardimentosa presa della testa del convoglio. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Visto qualche sera fa e con discrete aspettative, sono un po' titubante nell'esprimere un commento su questo Snowpiercer, Sinceramente, saranno stati quegli slogan altisonanti usati per pubblicizzarlo ("un cinema profetico che lascerà il segno", "Uno dei migliori film di fantascienza dai tempi di V for Vendetta"), ma mi ero immaginato qualcosa di più strutturato, di più fantascientifico, con meno falle dal punto di vista della trama e delle spiegazioni fornite. Diverso, ecco.
Leggendo qua e là, anche i commenti che si trovano espressi nella rete sono variegati: c'è chi ne parla bene, chi meno, chi si astiene. Due recensioni ben fatte, recensioni strutturate e scritte con cognizione di causa intendo, potete trovarle qui e qua.
Per quel che posso dire io, considerando lo scenario apocalittico proposto e il fascino dell'idea di base (che scopro esser tratta dalla graphic novel francese Snowpiercer - Le Transperceneige), sono molte le domande che mi son cresciute dentro: come si è arrivati a uno scenario da glaciazione perenne? Ci sono altri sopravvissuti? Come hanno costruito il treno? E le rotaie, diamine, i binari, i ponti...come e quando li hanno edificati? E se il treno deraglia? Come fanno per il cibo? E l'energia? L'arte? Il cinema? L'ospedale? Possibile che in 17 anni non si sia mai guastato niente? E se si stacca un vagone? E' l'unico treno o ce ne sono altri? E i controllori? Quanto veniva il biglietto?

domenica 21 settembre 2014

2035 The mind jumper - Nightmare City 2035

Titolo: 2035 The mind jumper (aka Nightmare City 2035)
Regia: Terence H. Winkless
Anno: 2007
Genere: sci-fi
Cast: Maxwell Caulfield, Alexis Thorpe, Todd Jensen, Velizar Binev, Stefan Ivanov, Dimo Alexiev, Terence H. Winkless

La trama in breve:
Nel 2035, un regime corrotto trasmette l'illusione di una bella e moderna città attraverso l'impianto di microchip installati nella testa dei cittadini.
In realtà la città è in rovina, verità nota ai ribelli che cercano di fomentare la rivoluzione e di fermare l'inganno di massa.

Il mio commento:
Per il ciclo film dalla realizzazione dubbia et imbarazzante, ecco a voi "2035 The mind jumper"!!!
Il titolo originale di questa produzione bulgaro-statunitense sarebbe Nightmare city 2035 ma per qualche motivo è stato leggermente modificato.
Ora, evidentemente mi son fatto trarre in inganno dalla locandina e dalla trama con ambientazione distopica, però sono al contempo fiero di aver visto, con questi miei occhi, una simile coraggiosa produzione fantascientifica. 
Ok, avranno guadagnato 32,5 euro in tutto, gli attori saranno stati pagati con una pizza, l'unico regista che ha aderito al progetto ha nel curriculum qualche puntata dei Power Rangers, il risultato complessivo è più che deprimente (3.7 su imdb) ma, perdincibacco, sono riusciti a realizzare un ca$$o di film di fantascienza.
In Bulgaria! 
Alla faccia del mercato cinematografico nostrano!
Ordunque, signori miei, un po' di impegno e tiriamo fuori un po' di testicoli: vogliamo essere da meno? Vogliamo negarci la possibilità di far vedere al mondo che anche noi italioti possiamo ipotizzare un futuro e proporne una rappresentazione cinematografica?
Magari bello, se possibile, mica necessariamente un mondo triste e corrotto in cui la crisi continua a imperversare oppure in rovina come quello nascosto dall'illusione di massa che condiziona le menti dei cittadini di Nightmare city. Eh già, incoraggiante come nome di città...
Già all'inizio del film è comunque palese che le risorse a cui questa produzione ha potuto attingere erano risicate: alcune comparse compaiono ripetutamente in scene diverse (ma forse è voluto, per testimoniare l'omologazione cui la società ci spinge...forse...), altre non hanno facoltà di parola (penso alla ragazza che rischia di venir violentata e al tipaccio che cerca di approfittare di lei) e certi effetti speciali hanno un che di imbarazzante.

Sembrano momenti consecutivi...
In realtà, tra il primo e il secondo frame,
ci sono alcuni isolati percorsi in auto

Però quanto meno l'idea di fondo ha un suo senso compiuto, che getta spunti interessanti verso l'uso della tecnologia, la manipolazione mediatica, i complotti sul Nuovo Ordine Mondiale, sull'uso dei chip sottocutanei...di base poteva essere molto interessante come film.

domenica 23 giugno 2013

..:: La Fattoria degli Animali ::..

Titolo: La Fattoria degli Animali
Autore: George Orwell
Editore: Mondadori
Genere: romanzo satirico
Pagine: 140

La trama in breve:
Gli animali della fattoria padronale (Manor Farm in lingua originale) decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli ex-rivoluzionari molto diversi da loro. (fonte IBS)

Il mio commento:
Considerato uno dei 100 migliori romanzi, secondo il Time, La Fattoria degli Animali è in effetti un'ottima lettura che, seppure mascherata da favola (ma spero non per questo ignorata dagli adulti...), propone al lettore una visione lucida e critica dei totalitarismi. In effetti, la stesura originale era focalizzata sul regime sovietico (difatti, le dinamiche proposte ripercorrono certe tappe o certi elementi relativi all'affermazione del comunismo in Russia, vadasi i cani come la polizia segreta di Stalin, il mulino a vento che  simboleggia l’industrializzazione della Russia, inizialmente osteggiata da Stalin e causa di forti attriti con Trotsky, Snowball nel libro, le purghe staliniste del 1936-1938...) ma lo scenario proposto da Orwell possiede un valore universale e piuttosto attuale. Seguendo lo sviluppo della rivoluzione operata dagli animali per guadagnarsi libertà e uguaglianza, il lettore assiste all'evoluzione di forme politiche totalitarie e repressive che, a ben pensarsi, non sono poi molto lontane dalla verità.
I maiali del testo divengono dei despota, degli ipocriti manipolatori, attenti al proprio tornaconto ma oppressivi e spietati nei confronti di quegli stessi "compagni", cittadini forse è meglio, con cui hanno vissuto le medesime dinamiche di "schiavitù" iniziali. 
E' interessante notare come, leggendo il testo, un esterno si avveda di ingiustizie, menzogne, calunni e ipocrisie mentre personaggi interni alle vicende (gli animali, oppure le popolazioni che vivono durante la costituzione e il rafforzamento di un "regime") né siano del tutto in balia, confusi e poco obiettivi nel focalizzare i cambiamenti in atto, soprattutto quelli svantaggiosi o peggiorativi delle loro condizioni. Un processo che è reso possibile dall'ignoranza (non tutti sanno leggere, alcuni animali afferrano solo alcune nozioni...diversamente, i maiali studiano, imparano, progettano...) e dalla manipolazione delle informazioni oltre che dei fatti realmente avvenuti. I comandamenti, infatti, vengono di volta in volta modificati o cancellati per meglio rispondere alle esigenze della classe dirigente così come certi fatti "storici" vengono via via stravolti o volutamente rimaneggiati per modificare l'opinione del "popolo". Elementi questi che lo stesso Orwell ripropone, in modo più esteso e dettagliato, in 1984 nel tentativo di educare lettori e società dei pericoli interconnessi con la manipolazione delle informazioni che sposta l'attenzione delle masse e ne plagia il pensiero.
Oltre a ciò, un'altro aspetto del testo che mi ha molto amareggiato è relativo al ruolo degli animali in sé: per quanto si sforzino, son destinati a ricoprire un ruolo di subordinati, di schiavi per così dire. Questo accadeva con Jones e gli umani, prima della rivoluzione animale; e questo accade, nel tempo, e con condizioni ancor peggiori, sotto il regime dei maiali. Ma, se anche una pecora, una gallina o un cavallo fossero riusciti a fuggire dalla Fattoria degli Animali, a quale destino sarebbero andati incontro? Chi li avrebbe accolti e a quali condizioni?

martedì 23 aprile 2013

..:: Brazil ::..

Titolo: Brazil
Regia: Terry Gilliam
Anno: 1985
Genere: distopico, fantastico
Cast: Jonathan Pryce, Ian Holm, Kim Greist, Robert De Niro, Katherine Helmond, Bob Hoskins, Jim Broadbent

La trama in breve:

La storia si svolge in un ipotetico mondo futuristico governato da meschinità e burocrazia. Il protagonista è Sam Lowry, un umile impiegato del Ministero dell'Informazione che ha frequenti sogni ad occhi aperti dove vede se stesso salvare una misteriosa fanciulla, indossando un'armatura alata. Un giorno a Sam viene dato l'incarico di correggere un errore di stampa di un file causato da una mosca incastrata in una stampante. Purtroppo l'errore ha già causato l'arresto, il processo e l'esecuzione di un certo Archibald Buttle al posto di un ricercato terrorista chiamato Archibald "Harry" Tuttle. Quando Sam va a visitare la vedova del signor Buttle viene a conoscenza di una ragazza chiamata Jill Layton, identica alla fanciulla che sogna... (fonte mymovies)

Il mio commento (ATTENZIONE agli SPOILER!!!);
Visto in quattro o cinque "atti", non ricordo più, Brazil si è rivelato un film piuttosto interessante e sfaccettato a cui questo mio commento non renderà affatto onore. E no, non è un documentario sul carnevale di Rio de Janeiro ^_^
Di certo, terminata la visione, la ben nota canzoncina "brasil-lalalalalalaaaa-lalalalalala" ecc, quella che tutti conoscono e hanno sentito almeno una volta nella loro vita, magari in concomitanza con qualche trenino umano e festeggiamento, ma che risulta (almeno a me) introvabile su TuTubo, quella canzone, dicevo, assumer un significato più malinconico e struggente.
Già, perché durante la visione del film viene proposta in tutte le "salse" e, di fatto, costituisce la portante della colonna sonora di questo Brazil, un omaggio a opere distopiche quali 1984 che il buon Terry "Monty Python" Gilliam ha saputo egregiamente confezionare. 
Dipanandosi tra dinamiche reali e oniriche, lo spettatore segue le vicende di Sam Lowry, umile ma capace impiegato del Ministero dell'Informazione, finendo prigioniero del mondo proposto, una realtà futuristica ma grottesca in cui appaiono evidenti controsensi e umane "follie" che invece i personaggi del film vivono come fossero eventi assolutamente normali. 
Vedasi il comportamento del maitre del ristorante in cui Sam, sua madre e amiche di famiglia stanno cenando, quando all'improvviso si verifica una violenta deflagrazione: nessuno si scompone o si precipita a soccorrere i feriti, nemmeno la paura sembra serpeggiare, solamente lo sconcerto per un simile sconveniente evento in un locale tanto rinomato... ma questo è niente in confronto a talune dinamiche che nel film vengono proposte al fine di ridicolizzare, esasperandole, certe dinamiche presenti nella nostra società.

lunedì 30 luglio 2012

..:: The Giver ::..

Titolo: The Giver
Autore: Lois Lowry
Editore: Giunti Editore
Genere: distopico
Pagine: 256

Il mio commento:

Scritto da Lois Lowry, pubblicato nel 1993, THE GIVER ha conseguito un discreto e dibattuto consenso di lettori e critica che ne hanno determinato l’esportazione e un buon successo di vendite a livello internazionale. Vincitore di premi e riconoscimenti, tra cui lla medaglia Newbery del 1994 quale miglior libro americano per ragazzi, il libro rappresenta inoltre il primo capitolo di una trilogia che comprende GATHERING BLUE, pubblicato nel 2000, e MESSENGER, del 2004, distribuiti in Italia da Giunti editore.
Appartenente al genere distopico, il testo è ambientato in un imprecisato futuro in cui l’umanità vive in comunità ben organizzate dove tutto è regolamentato da norme ben precise e costantemente sorvegliato. Il controllo avviene su tutti i fronti del vivere quotidiano, viene fatto percepire ma senza risultare mai oppressivo o violento. 
I nuclei familiari sono composti da due genitori e, al più due figli, uno maschio e uno femmina che possono venir loro assegnati; ogni individuo ricopre inoltre uno specifico compito - puericultore piuttosto che raccoglitore di cibo, partoriente o ingegnere - che gli viene attribuito secondo le disposizioni del Consiglio degli Anziani durante la cerimonia per il compimento del dodicesimo anno di età. Fondamentalmente, ciascun individuo conduce un’esistenza tranquilla, priva di affanni o pericoli, esegue il proprio compito con dedizione e perseveranza, attento a non tradire le aspettative riguardanti la propria persona, e conduce un’esistenza, per così dire, felice. In un contesto in cui tutto risulta uniforme e omologato quello che manca sono però emozioni e rapporti umani spontanei e autentici.  
Protagonista delle vicende descritte è Jonas, ragazzino prossimo al compimento del dodicesimo anno e a ricevere la designazione ad Accoglitore di Memorie, una carica particolarmente autorevole la quale prevede l’acquisizione dei ricordi collettivi da parte del precedente individuo designato alla medesima carica e che, per questo, diviene un “donatore”. Costui, per lunghi anni, ha conservato dentro di sé il patrimonio di ricordi dell’umanità al fine di risultare una guida saggia a cui appellarsi dinnanzi a situazioni impreviste o non gestibili. Suo è inoltre il compito di trattenere in sé emozioni e ricordi collettivi che, altrimenti, finirebbero per disperdersi e ricadere sui membri stessi della comunità, esponendoli a dinamiche e sensazioni ignote e a cui non saprebbero reagire. 
Nei panni del Donatore, affezionatosi a Jonas, gli trasmetterà ben più di quelle stesse memorie e i frammenti di un passato che l’umanità ha volontariamente abbandonato cedendo all’Uniformità, un’omologazione massiva necessaria per annullare ogni contrasto e forma di violenza, per massimizzare l’efficienza e il controllo sugli individui. Jonas imparerà così la bellezza dei colori, la magnificenza della natura, il calore dell’amore, ma sperimenterà anche il dolore fisico e la paura, la fame e la sofferenza della morte, emozioni autentiche e vere che lo porteranno a ribellarsi alla stessa Comunità in cui è cresciuto.