domenica 21 dicembre 2014

The Amazing Spider-Man

Titolo: The Amazing Spider-Man
Regia: Marc Webb
Anno: 2012
Genere: azione, supereroi
Cast:  Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Sally Field, Martin Sheen, Denis Leary, Julianne Nicholson, Irrfan Khan, Annie Parisse, Campbell Scott, Miles Elliot, Charlie DePew, Chris Zylka, C. Thomas Howell, Kelsey Chow

La trama in breve: 
All'età di sette anni, Peter Parker viene affidato alle cure di zia May e zio Ben dai genitori che non rivedrà mai più. Un decennio dopo, è un liceale solitario con una cotta per la compagna di classe Gwen Stacy, figlia del capitano della polizia. La scoperta, in soffitta, di una valigetta di suo padre contenente dei documenti secretati porta Peter a fare la conoscenza del dottor Curt Connors, vecchio amico di famiglia e collega del padre presso la Oscorp. È nel suo laboratorio, dove si studia la possibilità di innesti tra cellule umane e animali, che Peter viene morso da un ragno e si ritrova dotato di nuovi e straordinari poteri.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
L'uomo ragno è uno di quei personaggi di cui non ho mai seguito il fumetto ma che tutto sommato non mi spiace. Spesso l'ho trovato anche sulle pagine degli X-men, come spalla o come antagonista (vedi nella saga Avengers vs X-men), e al pari di Deadpool ne ho sempre apprezzato la vivace parlantina e l'acuta intelligenza. 
Ma, anche questa volta, nonostante il reboot, questo aspetto caratteriale del nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere viene trascurato: ci sta la prestanza fisica, l'intelligenza geniale, la passione per la fotografia, lo zio Ben che viene ammazzato, la zia May che non sospetta nulla di quelle calzamaglie rosso-blu nel cesto della roba sporca da lavare e di quelle ragnatele di 3 metri che troneggiano sugli angoli delle stanze di casa... 
Rispetto alla versione cinematografica di inizio 2000, la versione proposta con Garfield (l'attore, non il gatto...) è di una persona consapevole e sicura di sé. In confronto all'interpretazione offerta da Tobey Maguire risulta senza dubbio molto meno nerd e "sfigato", di certo un genio ma senza dubbio non si porta appresso la medesima aura di dimesso timido imbranato. Addirittura finisce per fare il bullo con i compagni di classe e con il dimostrare notevole intraprendenza anche nei confronti Gwen Stacy. Tra l'altro, io ricordavo una certa Mary Jane...mah...
Per cui, ecco, il personaggio mi pare sia stato un po' ripensato, rendendolo decisamente più accattivante e carismatico dal punto di vista fisico ma, sacrificando quel sano contrasto che si era venuto a creare con la prima saga targata Raimi dove era più evidente la differenza tra PeterParker-ragazzo e SpiderMan-eroe.

lunedì 8 dicembre 2014

La strada perduta

Titolo: La strada perduta
Autore: Alessio Banini
Editore: Plesio Editore
Genere: fantasy
Pagine: 240
ISBN: 9788898585120

La trama in breve:
Uziel, eroe ambiguo e cinico, è impegnato in un'eterna missione solitaria. Angelo caduto dal Paradiso Celeste, persa la sua funzione di guida spirituale, sceglie di sterminare il male.
Inizia così il suo viaggio attraverso le campagne e gli angoli più sperduti dell’Impero, dove i demoni attentano alla vita e allo spirito degli uomini. Ma la missione si rivelerà presto una lotta contro la corruzione della sua stessa anima. (dal sito dell'editore)

Il mio commento:
Circa 1 anno fa, di Banini avevo letto Sangue Ribelle, sempre per Plesio Editore, che, stando alla configurazione del progetto narrativo dell'autore si prefigurava come sesto libro del ciclo "Daemon inside". Il libro che commento oggi figura invece come quarto della medesima saga, e ne mantiene il tono e l'atmosfera. Non ho però percepito continuità in termini di personaggi e intreccio, probabilmente perché la mia memoria non è stata così pronta a rievocare immagini e ricordi di quanto letto nel 2013, o forse perché tra quanto scritto in La strada perduta e in Sangue ribelle c'è una certa distanza in termini temporali.
Vero anche che i due libri discostano sotto vari aspetti, sia per il tipo di argomenti narrati che per razze e personaggi proposti, ma non ho rilevato quella continuità che mi aspettavo e che, probabilmente, una mappa o qualche riferimento trasversale avrebbe facilitato. 
In La strada perduta, come si evince dalla cupa ma significativa immagine di copertina, il focus riguarda la caccia perpetrata da Uziel, angelo decaduto, che vaga alla ricerca di demoni. Una caccia eterna e senza sosta, nella quale investe tutto se stesso sacrificando, al contempo, tutto se stesso. Il personaggio che pagina dopo pagina viene a delinearsi, in effetti, ha poco di angelico: risulta semmai una sorta di serial killer specializzato in creature demoniache, ossessionato dalla caccia al punto di dimenticare se stesso e di perdere la propria lucidità, in un perenne vagabondare nei medesimi luoghi, decennio dopo decennio, per sgominare le creature dell'Abisso.
La narrazione procede a episodi e credo che questo stratagemma faciliti la fruibilità di una storia che, sebbene non  vi siano precisi riferimenti temporali, si dipana nell'arco di svariate decadi. Cosa che purtroppo si evince più per chiare indicazioni fornite più che per cambiamenti sociali o per ricordi e digressioni di Uziel (che d'altra parte, pagina dopo pagina risulta sempre più schizzato e smemorato).
Il tono cupo e rassegnato dà inoltre una misura di quanto disperata e vana sia la missione di Uziel: tutto, nel testo, sembra gridare che il mondo è perduto, in balia di uomini avvezzi al peccato e di demoni sanguinari mentre, a loro contrapposti, non si erge nessuno. Gli stessi uomini sono poco inclini a credere nell'esistenza delle creature dell'Abisso e, salvo rare eccezioni, non riconoscono in Uziel un salvatore o un eroe da imitare.