venerdì 27 aprile 2012

..:: I vermi conquistatori ::..


Titolo: I vermi conquistatori (The conqueror worms)
Editore: Edizioni XII
Autore: Brian Keene
Genere: horror
Pagine: 312

“Nel luna park della narrativa horror, Brian Keene gestisce le montagne russe!”   
Cemetery Dance Publications

Questa l’entusiasta presentazione che la nota realtà editoriale del Maryland, specializzata in narrativa horror, propone per il prolifico Brian Keene. Indubbiamente l’autore della Pennsylvania, vincitore di riconoscimenti prestigiosi tra cui due Bram Stoker Award e uno Shocker Award, con già 16 romanzi all’attivo e alcune antologie di racconti, risulta essere un’ottima penna, un abile maestro di narrativa horror contemporanea.
Il suo “I vermi conquistatori” (The conqueror worms) pubblicato nel 2006 ma tradotto e distribuito in Italia a partire dal 2011 da Edizioni XII in un elegante volumetto arricchito dalla splendida copertina del duo Angiulli-Mondino (Diramazioni) costituisce una valida lettura capace di trascinare il lettore in un contesto apocalittico da cui non sembra esservi scampo alcuno. L’ambientazione si fa angosciante sin dalle prime pagine quando, attraverso la penna di Teddy Garnett veniamo introdotti all’orrore da lui sperimentato: la Terra è divenuta ormai un pianeta incompatibile con la sopravvivenza del genere umano, vessata da piogge insistenti e continuative. Il sole stesso è poco più che un pallido miraggio al di là della nebbia umida e delle nubi che coprono il cielo mentre, lentamente, ogni forma di vegetazione o di vita animale cede alla furia degli elementi, senza dimenticare i devastanti tsunami che hanno inondato continenti e nazioni risparmiando solamente brandelli di città o qualche cima di montagna. In un tale infermo umido, solamente poche manciate di comunità umane sopravvivono, cibandosi delle poche provviste disponibili e adattandosi a nuove precarie condizioni di vita; tutt’attorno, la pioggia continua a scendere ininterrottamente e a erodere le poche terre emerse.
Teddy è uno dei pochi fortunati ancora in vita, un tenace vecchietto sopravvissuto in solitaria abbarbicato nella propria abitazione montana per quasi tutto il tempo, sin da quando la pioggia ha iniziato a cadere.
Ma non è il solo supersite. Veniamo così a scoprire che attorno al quarantesimo giorno dall’inizio del secondo diluvio universale altri si sono uniti a lui, un suo vecchio conoscente alla disperata ricerca di un rifugio - dopo che la sua abitazione è stata letteralmente risucchiata nel terreno - e alcuni sconosciuti in fuga da Baltimora, precipitati poco distante dalla proprietà del vecchio e accomunati dalla medesima disperata lotta alla sopravvivenza.
Ed è a questo punto che il resoconto di Teddy si fa concitato e inquietante, lasciando emergere tutta la disperazione e l’inquietudine provate che, proprio grazie all’escamotage di affidare la narrazione a un personaggio del romanzo, per lo più ottantenne e gravemente ferito, divengono vivide e coinvolgenti per il lettore. Se già la situazione inizialmente descritta non era delle più rosee, le probabilità di un lieto fine si fanno ancora più remote mano a mano che il racconto procede e le condizioni del narratore si aggravano. 
L’erosione delle terre ha infatti portato in superficie “cose che sorgono dalla polvere della terra e annientano le speranze degli uomini”, creature ancestrali e nauseabonde fuoriuscite dai recessi del sottosuolo e dalle profondità dell’oceano alla ricerca di cibo. Attraverso le annotazioni di Teddy e, al suo interno, del racconto di Kevin, uno dei fuggiaschi di Baltimora, scopriamo che esseri immondi e colossali hanno fatto la loro comparsa: sirene e kraken (ribattezzato in Leviatano) e vermi grandi quanto mucche, autobus o palazzi interi (quest’ultimo ribattezzato Behemoth) minacciano la sopravvivenza delle specie terrestri.

venerdì 20 aprile 2012

Battleship

Titolo: Battleship
Regia: Peter Berg
Anno: 2012
Genere: azione, sci-fi
Cast: Taylor Kitsch, Alexander Skarsgård, Tadanobu Asano, Rihanna, Hamish Linklater, Brooklyn Decker, Jesse Plemons

La trama in breve:
Gli scienziati americani individuano il pianeta “G”, con caratteristiche simili alla Terra e potenziale presenza di vita al suo interno, e inviano un segnale di contatto da una postazione nelle Hawaii. Mentre la marina militare americana è in procinto di compiere un'esercitazione nel Pacifico, la risposta aliena arriva, pericolosissima, e dalle profondità siderali si tuffa in quelle oceaniche. Il marine Alex Hopper, fino a quel momento testardo e inconcludente, si ritrova a capitanare l'unica nave superstite nei dintorni e a dover prevenire ad ogni costo un'invasione globale della Terra.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
Americani con cannoncini vs
armi di distruzione di massa
altamente evolute che distruggono
città in pochi secondi:
chi vincerà?
Dopo aver parlato di Battlestar Galactica, ossia di fantascienza seria e sensata, mi son sentito quasi obbligato a parlare anche di codesto Battleship, recentemente uscito al cinema (e visto martedì sera) e che sta riscuotendo notevoli consensi in termini di incasso e apprezzamento da parte del pubblico. 
Maschile soprattutto (*). 
Non c'è che dire: gli autori son stati davvero bravi a partorire un simile kolossal a partire dal gioco "battaglia navale" della Hasbro. In effetti, non era una sfida alla portata di tutti ma loro sono riusciti a confezionare un film che, per quasi due ore, riesce a divertire e coinvolgere gli spettatori a patto, ovviamente, che questi abbiano settato la levetta "brain" sullo stato "off". 
Si tratta infatti del classico filmone catastrofico ricco di effetti speciali, di esplosioni, di devastazioni di massa, di atti eroici e al contempo insensati da guardare sì con entusiasmo ma senza pretendere che tutto sia giustificato o umanamente accettabile.
Voglio il mio stramaledettissimo
chicken burrito!
Adesso, dannazione!
Perché, come sempre accade con simili progetti, il coefficiente minchiate/minuti è pericolosamente elevato. Ad esempio:
  • abbiamo un raggio cosmico che veicola informazioni che, nel giro di qualche minuto, viaggia nello spazio per svariate decine di anni luce attirando, pochi giorni dopo, gli alieni (chissà cosa caspita gli abbiam detto...); 
  • quindi troviamo delle astronavi aliene che giungono sulla Terra senza provocare alcun scompenso climatico o ambientale attorno a sé (una bella differenza rispetto alle navi di Legend of mother Sarah che provocano nubi di gas attorno a sè e che necessitano di un po' di tempo per raffreddarsi...cosa che accadeva anche in Indipendence Day per altro); 

giovedì 19 aprile 2012

..:: Battlestar galactica- prima stagione ::..


Titolo: Battlestar galactica - Prima stagione
Anno: 2004/2005
Numero episodi: 13
Genere: fantascienza

La trama in breve: (attenzione, contiene spoiler!)
Dopo lo sterminio cylone, la razza umana consta di soli 49.998 sopravvissuti. Il Comandante William Adamo guida la Flotta Coloniale a bordo del Galactica, unica astronave militare salvatasi dall'attacco alle Dodici Colonie, mentre Laura Roslin assume la difficile carica di Presidente presso il Colonial One. Insieme guidano l'umanità verso una nuova casa, la leggendaria tredicesima colonia nota come Terra. La Flotta è sottoposta a continui attacchi da parte dei Cyloni, e fatica a restare unita dopo ogni salto. I piloti di Viper, tra i quali spicca il Tenente Kara "Scorpion" Thrace, sono sotto il comando di Lee Adamo, figlio del Comandante. Lo scienziato Gaius Baltar, il responsabile dell'attacco cylone, è anch'egli a bordo della Flotta e tenta di conquistare la fiducia dei piani alti costruendo un congegno in grado di rilevare la natura di un cylone umanoide. 
Foto di gruppo per i personaggi
protagonisti della serie
Allo stesso tempo inizia ad avere visioni del cylone che lo sedusse su Caprica, Numero Sei, che sostiene di essere un angelo di Dio. Il Tenente Sharon "Boomer" Valerii scopre di essere una copia dormiente del Numero Otto e tenta di uccidere William Adamo. Nel frattempo, Scorpion si reca a Caprica per recuperare la Freccia di Apollo, un antico manufatto che secondo le Scritture aprirebbe le porte della Tomba di Atena, luogo mistico che aiuterebbe l'umanità a trovare la rotta verso la Terra. Sul pianeta si unisce a Karl Agathon, che ha vissuto gli ultimi mesi con una copia del Numero Otto credendo che questa fosse Boomer, e a Samuel Anders, leader della Resistenza. (fonte wikipedia)

Il mio commento:
Essere acciaccati ha, tutto sommato, i suoi vantaggi... per lo meno, son riuscito a concludere la visione della prima stagione di Battlestar Galactica. Per esser precisi, della serie proposta a partire dal 2004, remake di quanto a suo tempo proposto nel 1979.
Senza dubbio si tratta di un'opera interessante e complessa, fantascienza "seria" diciamo così, meno fracassona e frivola rispetto ad altre produzioni a cui il cinema hollywoodiano, magari, ci ha abituato.
Gli effetti speciali ci sono, e pure di buon livello considerando che stiamo parlando del 2004, ma non rappresentano il fulcro della serie né l'escamotage per irretire il pubblico senza però narrare alcunché di originale o di approfondito. 

domenica 15 aprile 2012

..:: Videodrome ::..

Titolo: Videodrome
Regia: David Cronenberg
Anno: 1983
Genere: horror,sci-fi
Cast: James Woods, Deborah Harry, Sonja Smits, Peter Dvorsky, Leslie Carlson

La trama in breve:
Max Renn (James Woods) è a capo di una piccola stazioncina televisiva specializzata in roba forte e cerca sempre di trovare roba ancora più forte e a poco prezzo per rimpolpare il palinsesto e vincere la graduale assuefazione del pubblico. Uno dei suoi impiegati, Harlan (Peter Dvorsky), riesce ad avere accesso a una stazione televisiva pirata chiamata Videodrome che trasmette film estremi di torture, mutilazioni e cose del genere. Molto interessato, Max vorrebbe quel materiale per la sua televisione e incarica Masha (Lynn Gorman), che abitualmente gli procura i filmati, di scoprire chi ne abbia la proprietà. Masha gli rivela che non si tratta di finzione: sono vere atrocità.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
Videodrome è uno di quei film che, da tempo, mi ero prefissato di vedere e di cui, finalmente, all'incirca martedì scorso, son riuscito a terminare la visione. Non certamente un'opera semplice o leggera e della quale, credo, non sia nemmeno banale parlarne.
Ecco perché ho ben pensato di concentrarmi solo su alcuni aspetti e di rimandarvi all'ottima recensione proposta da Luigi Bonizzato sulle pagine di Terre di Confine (cosa non ti escogito per far pubblicità all'associazione...) e che senza dubbio riesce a parlarvi di codesto film meglio di quanto potrei fare io.
Comunque sia, tra gli aspetti che più mi hanno colpito del film vi è quel riferirsi al mondo mostrato dalla televisione come qualcosa di più autentico e "reale" del reale stesso. E in effetti talvolta risulta difficile capire dove inizia il vero e dove la finzione, ma ancora di più ha un che di disturbante constatare come attraverso i media sia possibile far vivere qualcosa che non esiste o, addirittura, è già morto. Pensiamo al dottor O'Blivion del film, che riesce ugualmente a interagire con le persone o a comunicare attraverso videocassette pre-registrate. Così come a certi attori o cantanti che, pur da defunti, hanno potuto completare video o film, da Brandon Lee ne Il Corvo o Freddy Mercury nel video di "Under Pressure". 
Ancor più preoccupante e allarmante è invece il potere che i nuovi media posseggono nel condizionare gli spettatori, assuefacendoli a valori distorti oppure plagiandoli, portandoli a far propri pensieri e dinamiche che invece alla gente, di suo, forse, non apparterrebbe. Su quest'ultimo punto, infatti, il film fa comunque capire che certi appetiti e desideri sono, nel bene o nel male, sopiti nell'animo delle persone: questo il senso del personaggio di Nicki Brand (impersonata da Deborah Harry, ovvero Blondie).

giovedì 12 aprile 2012

..:: Musica, Rock Contest 2012 e Maieutica ::..

Riallacciandomi a quanto espresso nel finale del post dedicato all'antologia "Write not die" ne approfitto per parlare - e pure a scopo promozionale - di un altro "fenomeno" che credo sia sintomatico del talento e della sensibilità delle generazioni attuali, messe alla prova da dinamiche cangianti e instabili. 
Così come emerge la necessità di comunicare verbalmente, tramite la parola scritta e, non da ultimo, tramite poesie e testi in prosa, da divulgare anche nel web, grazie all'aiuto della tecnologia, allo stesso modo il numero di gruppi musicali emergenti che militano nel territorio è un altro aspetto sociale da tenere in considerazione e incoraggiare. La musica come valvola di sfogo, come hobby, come modalità di espressione. 
E spesso nei concerti che si tengono nei vari locali del territorio c'è pure l'occasione di imbattersi in virtuosi della chitarra, in vocalist versatili e batteristi agguerriti (i bassisti non li cito solo per fare un dispetto allo Zandor... :-P) 
Ben vengano quindi tutte queste occasioni che consentono di far emergere il lato creativo della gioventù (e non solo) e che, forse, sarebbe bene tenere in debita considerazione anche nell'ottica di opportunità lavorative o per adeguare la formazione scolastica (altrimenti, tanto varrebbe bombardare la gente con format quali X-factor, Amici e via dicendo...) che, tra le tante cose, non ci insegna nè ad ascoltare nè a suonare (nemmeno a mangiare o a far le dosi, se è per quello...).
Bene quindi a tutti i concerti che si tengono nei locali e che concedono spazio a gruppi emergenti, ancor di più se questi eventi finiscono per accorparsi in un tour tra i pub della provincia per premiare le realtà più "valide". Esattamente come stanno facendo, e non con poco sforzo, gli organizzatori del Veneto/Padova Rock Contest di cui, in questo periodo, si stanno tenendo le semifinali presso lo Zebbra Pub di Este (PD).
Locale presso il quale ho avuto la fortuna di ascoltare i Maieutica, un gruppo di ragazzotti padovani a mio avviso davvero promettenti e talentuosi e che, oltre al passaggio di turno conseguito il 5 aprile scorso - io tifavo per i Crashed Minds, a dire il vero, ma di fronte all'evidente divario di livello non posso che guardare a quanto accaduto come un'opportunità di confronto e di crescita per la band di mio fratello Francesco - non a caso si son accaparrati la vittoria dell'edizione 2011 del medesimo contest, sempre architetatto e promosso da Mr-X Promotion.
Per cui, eccomi qua a sostenere, per quanto poco, il contest (stasera si tiene, sempre allo Zebbra, la seconda delle quattro semifinali....tenete d'occhio i Jellifish Lake, apprezzati assai alla Tavernetta di Abbazia Pisani), un vero concentrato di sonorità e personalità musicali, e a far un minimo di pubblicità ai Maieutica, impegnati domani sera presso il TNT Pub di Tezze sul Brenta (PD).
Ok, ne ho ascoltato solamente poche canzoni, più un paio recuperate via youtube, per cui non ho una visione completa del quadro ma, "credete a mia", son musicisti che meritano assai, con un buon sound, carisma e capacità di emozionare il pubblico. Non nego di essere rimasto entusiasta ed emotivamente colpito dalla loro performance live, vibrante e ben studiata. Da tenere in debita considerazione, insomma, nonostante il nome forse non giochi esattamente a loro favore, a me, son comunque piaciuti davvero assai e sono certo che anche i cultori della tecnica troveranno ben poco da ridire sulle capacità musicali di codesto gruppo ^_^
Di seguito vi propongo quindi un assaggio del loro rock "pensante" sperando che possiate apprezzarli pure voi o cogliere l'occasione per presenziare ai prossimi appuntamenti del Veneto/Padova Rock Contest 2012.




martedì 10 aprile 2012

..:: Most wanted marzo 2012 ::..

Un orologio in versione steampunk,
carino nevvero?
Ed eccomi qui, a ritagliarmi qualche minuto per il mio blog.
D'altronde, perché sprecare tempo con la tv e i telegiornali: da quando Silvio se né andato non è più la stessa cosa. Povero Silvio...
Adesso che anche Lele ed Emilio F. sono spariti dalla scena italiana si sentirà ancora più solo, ancora più legittimato a darsi al bunga bunga.
Senza di lui pure Bossi non ce la fa più, e se ne sta uscendo (con infamia, forse, dipende tutto dai "barbari idealisti" pitturati di verde e dalle doti sciamaniche di Calderoli) dalla scena politica itialiana.
E anche Bossi Jr ne segue il medesimo destino. Peccato che in quest'ultimo caso nessuno se ne accorgerà: tanto, anche adesso era praticamente un assenteista (51 consigli regionali mancati, su 58...certo che i suoi 10 mila euro al mese se li sudava tutti).
Un po' di ripulisti insomma, che ogni tanto non fa mai male ma a cui il mio istinto di colombo suggerisce di guardare con sospetto. 
Pulizia in atto, dunque, qualcosa che, in parte, sarebbe dovuto accadere anche in seno al PD, in relazione al caso Lusi. D'altra parte, il PD-meno-elle, traballava già di suo, vittima delle innumerevoli corrente interne che lo confondono dal di dentro. Il PDL invece sta sopravvivendo, informe e insulso come prima ma presente, a modo suo: ho sentito Alfano che, addirittura, suggeriva che bisogna parlare di lavoro....cioè, scusa, quando stavi al governo tu di cosa parlavate? Ah no, scusa, mi son sbagliato, si parlava di salvare Berlusca dai processi. Povero Silvio... se n'è andato e nessuno ne parla più, nemmeno qualche analisi critica, qualche dibattito, qualche condanna "sociale".
Come dice il proverbio: "chi va con lo
zombo, impara a mordere"
Il tonfo della Lega sembra invece più pesante - e non che mi spiaccia - e cade giusto a fagiolo con le visite e gli incontri che Monti sta tenendo all'estero, in particolare in Medio Oriente, per cercare di trovare nuovi accordi e partner commerciali. E, beh, magari le due cose - accordi col MO e la Lega che si sbriciola - sono pure collegate. In fondo, non è facile parlare d'affari con gli arabi quando una delle maggiori forze politiche nostrane è leggermente contraria ai musulmani.
Comunque sia, è bene che si faccia pulizia (non solo dentro alla Lega) e che il marcio venga pian piano spazzato via, pu
rché a codesto processo si accompagni anche una certa qual presa di coscienza e crescita culturale del popolo italico tutto.  
Un'evoluzione che parta dal basso e che si alimenti di integrazione, dialogo, coerenza e istruzione. Su quest'ultima, in particolare, vorrei soffermarmi ora notando la stravaganza delle ricerche con cui, nel corso di marzo, siete approdati qui. 
Ragazzi, mi spiace dirvelo, ma non ci siamo proprio.
"Hard", si scrive con l'h e non "ard"; i famigerati raggi X vanno scritti con tale lettera, non "IHS"; tette va con due "t"; si dice "maglietta bagnata" e non "maietta baniata"... capisco la foga e l'urgenza di trovare foto zozze ma, cribbio, un po' di attenzione ci vuole ugualmente con la tastiera.
Che altrimenti si finisce per diventare come il Trota.

martedì 3 aprile 2012

..:: Write not die ::..

Titolo: Write not die
Editore: Cleup
Autore: ConAltriMezzi
Genere: narrativa, raccolta di racconti
Pagine: 146

Dalla quarta di  copertina:
12 racconti. 12 autori under 30. Padova, la sua università, migliaia di studenti tra i quali vibra una passione nascosta e senza voce: sogni e idee che spesso non trovano realizzazione, che rimangono impressi in pagine che nessuno leggerà mai. Una realtà che ConAltriMezzi, gruppo di lavoro e rivista online di cultura ed attualità, ha cercato di portare a galla in questa raccolta. Ecco il senso di Write not die: spezzare la maledizione, scrivere e non lasciare che sia il tempo a portarsi dietro le fatiche, le fantasie e le ambizioni di chi scrive. Da tempo CAM cerca di valorizzare e coinvolgere nel proprio progetto nuove forze pronte a condividere le medesime passioni ed in questo caso ha deciso di farlo per mezzo di una raccolta di racconti, costruita volutamente su una molteplicità di autori, e dunque su una molteplicità di forme narrative. Un lavoro di selezione che infine ha condotto a questo libro, che non vuole limitarsi a un solo episodio e che spera di rinnovarsi in una collana che, nel bene e nel male, sia in grado di offrire una fotografia di una realtà 'sommersa' per troppo tempo taciuta.   (ConAltriMezzi)

Il mio commento:
Già qualche anno fa, quando ancora mi riusciva di partecipare attivamente in questo o quell'altro portale dedicato alla scrittura, mi capitava talvolta di ricevere commenti di autori "più grandi" di me che, vista la mia giovane età, mi consigliavano di dedicarmi a temi "giovanili" o comunque solari. Niente riflessioni sulle brutture del mondo, angosce per il futuro che si avvicina, accenni a dinamiche nefaste e ingiuste con cui la vita ci tempra. 
Quasi che l'essere giovani significhi necessariamente una certa frivolezza e manifesto disinteresse di tematiche adulte. Bisogna parlare solo in toni spensierati, di festa e d'amore, possibilmente. Praticamente come nelle canzoni di musica pop ("sono un uomo liiiiibbbbbero / da domani me ne andrò...", ecco, vai vai pure Gigi) che nel nostro Paese sembrano essere l'unica forma concepibile.
Cazzate, me ne rendo conto, i commenti di cui accennavo sopra, intendo, però la lettura di questo libretto mi ha fatto ripensare a quei (bei) tempi.
Ma andiamo con ordine.
ConAltriMezzi, per chi non lo conoscesse, è un progetto che nasce su iniziativa di studenti dell'Università di Padova, una rivista e un sito che propongono contenuti di attualità, articoli di stampo giornalistico, poesie e testi in prosa. L'interesse verso la politica, verso il presente, la volontà di parlarne e di analizzarlo è qualcosa di strettamente connaturato alla realtà rappresentata da ConAltriMezzi e dai partecipanti della sua redazione. Ne consegue che una raccolta di racconti da loro proposta, con la partecipazione di Cleup, non poteva certamente risultare né banale né superficiale, nonostante la giovane età degli autori coinvolti, tutti under 30.
I testi proposti non hanno un vero e proprio filo conduttore né è presente una tematica che li accomuna, ugualmente si avvertono certe caratteristiche che li rendono affini tra loro. In tal senso risulta quanto mai chiarificatrice la prefazione firmata da Guido Baldassarri, docente presso la Facoltà di Lettere e Filosofie dell'Università di Padova. Oltre alla passione per la scrittura, al di là della volontà di esporsi e di comunicare, nei racconti di "write not die" si respira una certa delusione sia in relazione al presente che viviamo sia in merito alle prospettive che ci riserva il futuro. Dico "ci" perché anche io mi considero chiamato in causa essendo pure io appassionato di scrittura e sotto i 30 anni (ancora per poco).