domenica 21 dicembre 2014

The Amazing Spider-Man

Titolo: The Amazing Spider-Man
Regia: Marc Webb
Anno: 2012
Genere: azione, supereroi
Cast:  Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Sally Field, Martin Sheen, Denis Leary, Julianne Nicholson, Irrfan Khan, Annie Parisse, Campbell Scott, Miles Elliot, Charlie DePew, Chris Zylka, C. Thomas Howell, Kelsey Chow

La trama in breve: 
All'età di sette anni, Peter Parker viene affidato alle cure di zia May e zio Ben dai genitori che non rivedrà mai più. Un decennio dopo, è un liceale solitario con una cotta per la compagna di classe Gwen Stacy, figlia del capitano della polizia. La scoperta, in soffitta, di una valigetta di suo padre contenente dei documenti secretati porta Peter a fare la conoscenza del dottor Curt Connors, vecchio amico di famiglia e collega del padre presso la Oscorp. È nel suo laboratorio, dove si studia la possibilità di innesti tra cellule umane e animali, che Peter viene morso da un ragno e si ritrova dotato di nuovi e straordinari poteri.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
L'uomo ragno è uno di quei personaggi di cui non ho mai seguito il fumetto ma che tutto sommato non mi spiace. Spesso l'ho trovato anche sulle pagine degli X-men, come spalla o come antagonista (vedi nella saga Avengers vs X-men), e al pari di Deadpool ne ho sempre apprezzato la vivace parlantina e l'acuta intelligenza. 
Ma, anche questa volta, nonostante il reboot, questo aspetto caratteriale del nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere viene trascurato: ci sta la prestanza fisica, l'intelligenza geniale, la passione per la fotografia, lo zio Ben che viene ammazzato, la zia May che non sospetta nulla di quelle calzamaglie rosso-blu nel cesto della roba sporca da lavare e di quelle ragnatele di 3 metri che troneggiano sugli angoli delle stanze di casa... 
Rispetto alla versione cinematografica di inizio 2000, la versione proposta con Garfield (l'attore, non il gatto...) è di una persona consapevole e sicura di sé. In confronto all'interpretazione offerta da Tobey Maguire risulta senza dubbio molto meno nerd e "sfigato", di certo un genio ma senza dubbio non si porta appresso la medesima aura di dimesso timido imbranato. Addirittura finisce per fare il bullo con i compagni di classe e con il dimostrare notevole intraprendenza anche nei confronti Gwen Stacy. Tra l'altro, io ricordavo una certa Mary Jane...mah...
Per cui, ecco, il personaggio mi pare sia stato un po' ripensato, rendendolo decisamente più accattivante e carismatico dal punto di vista fisico ma, sacrificando quel sano contrasto che si era venuto a creare con la prima saga targata Raimi dove era più evidente la differenza tra PeterParker-ragazzo e SpiderMan-eroe.

lunedì 8 dicembre 2014

La strada perduta

Titolo: La strada perduta
Autore: Alessio Banini
Editore: Plesio Editore
Genere: fantasy
Pagine: 240
ISBN: 9788898585120

La trama in breve:
Uziel, eroe ambiguo e cinico, è impegnato in un'eterna missione solitaria. Angelo caduto dal Paradiso Celeste, persa la sua funzione di guida spirituale, sceglie di sterminare il male.
Inizia così il suo viaggio attraverso le campagne e gli angoli più sperduti dell’Impero, dove i demoni attentano alla vita e allo spirito degli uomini. Ma la missione si rivelerà presto una lotta contro la corruzione della sua stessa anima. (dal sito dell'editore)

Il mio commento:
Circa 1 anno fa, di Banini avevo letto Sangue Ribelle, sempre per Plesio Editore, che, stando alla configurazione del progetto narrativo dell'autore si prefigurava come sesto libro del ciclo "Daemon inside". Il libro che commento oggi figura invece come quarto della medesima saga, e ne mantiene il tono e l'atmosfera. Non ho però percepito continuità in termini di personaggi e intreccio, probabilmente perché la mia memoria non è stata così pronta a rievocare immagini e ricordi di quanto letto nel 2013, o forse perché tra quanto scritto in La strada perduta e in Sangue ribelle c'è una certa distanza in termini temporali.
Vero anche che i due libri discostano sotto vari aspetti, sia per il tipo di argomenti narrati che per razze e personaggi proposti, ma non ho rilevato quella continuità che mi aspettavo e che, probabilmente, una mappa o qualche riferimento trasversale avrebbe facilitato. 
In La strada perduta, come si evince dalla cupa ma significativa immagine di copertina, il focus riguarda la caccia perpetrata da Uziel, angelo decaduto, che vaga alla ricerca di demoni. Una caccia eterna e senza sosta, nella quale investe tutto se stesso sacrificando, al contempo, tutto se stesso. Il personaggio che pagina dopo pagina viene a delinearsi, in effetti, ha poco di angelico: risulta semmai una sorta di serial killer specializzato in creature demoniache, ossessionato dalla caccia al punto di dimenticare se stesso e di perdere la propria lucidità, in un perenne vagabondare nei medesimi luoghi, decennio dopo decennio, per sgominare le creature dell'Abisso.
La narrazione procede a episodi e credo che questo stratagemma faciliti la fruibilità di una storia che, sebbene non  vi siano precisi riferimenti temporali, si dipana nell'arco di svariate decadi. Cosa che purtroppo si evince più per chiare indicazioni fornite più che per cambiamenti sociali o per ricordi e digressioni di Uziel (che d'altra parte, pagina dopo pagina risulta sempre più schizzato e smemorato).
Il tono cupo e rassegnato dà inoltre una misura di quanto disperata e vana sia la missione di Uziel: tutto, nel testo, sembra gridare che il mondo è perduto, in balia di uomini avvezzi al peccato e di demoni sanguinari mentre, a loro contrapposti, non si erge nessuno. Gli stessi uomini sono poco inclini a credere nell'esistenza delle creature dell'Abisso e, salvo rare eccezioni, non riconoscono in Uziel un salvatore o un eroe da imitare. 

sabato 22 novembre 2014

X-Men: Giorni di un futuro passato

Titolo: X-Men: Giorni di un futuro passato
Regia: Bryan Singer
Anno: 2014
Genere: azione, supereroi
Cast: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Halle Berry, Nicholas Hoult, Ellen Page, Peter Dinklage, Shawn Ashmore, Omar Sy, Evan Peters, Daniel Cudmore, Fan Bingbing, Adan Canto, BooBoo Stewart, Ian McKellen, Patrick Stewart, Josh Helman, Evan Jonigkeit, Lucas Till 

Il mio commento:
Non è mai facile realizzare una pellicola cinematografica ispirandosi a un fumetto oppure a un romanzo. Ancora meno facile è farlo rispettando le scelte narrative o la trama o la caratterizzazione dei personaggi. E, ancora di più, garantire a coloro che già hanno letto suddetto romanzo o fumetto un'esperienza visiva priva di traumi.
Analogamente, non è banale gestire storie che trattano di viaggi nel tempo e modifiche al continuum spazio temporale. Si rischia di incorrere in incongruenze o di dover ricorrere a forzature per garantire equilibrio e coerenza alla narrazione.
Per concludere, anche garantire coerenza e senso alla trama di un film non è un affare scontato, colpa del montaggio, colpa di vicissitudini legate a mere questioni di produzione e accordi commerciali, colpa di scneggiatori ubriachi o quel che volete....fatto sta che non è garantito mai nulla.
Ordunque, con queste premesse e dopo la visione di  X-Men: Giorni di un futuro passato posso affermare senza ombra di dubbio che l'opera di Bryan Singer, sceneggiata da Simon Kinberg, è una discreta cagata.
Possibile che ogni volta che finisco di guardare un film sui miei cari e adorati X-Men l'unica sensazione con la quale mi trovo a convivere è un irrefrenabile impulso alla jihad???
Ma andiamo con ordine.
"Ascoltami Logan, io non ho il potere
di spedire la tua mente indietro nel tempo"
"Lo so, piccola"
"Però loro non ci credono..."
"Vecchi rimbambiti..."
"Per cui, questo è il piano. Io tengo i led
accesi nei palmi delle mani e tu fai finta
di sognare e di salvarci tutti"
"Affare fatto!"
Partiamo dalla trama del fumetto di Chris Claremont e John Byrne:

Nel 2013, poche ore prima che le Sentinelle si spostino dal nord America invadendo e prendendo il controllo del resto del mondo e che le altre potenze sferrino un attacco nucleare, Kitty Pryde s'incontra con Wolverine, fra le rovine di uno dei tanti edifici di New York City, che le consegna l'ultimo componente di un macchinario in grado di annullare l'effetto inibitore dei collari che lei e gli ultimi X-Men rimasti in vita sono costretti ad indossare dopo che le Sentinelle hanno preso il controllo degli Stati Uniti e rinchiuso i mutanti superstiti ai loro massacri in campi di concentramento. All'interno di uno di essi si riunisce col marito Colosso ed i compagni Tempesta, Franklin, Magneto e Rachel e dà loro il suo addio prima di affidarsi nelle mani di quest'ultima che spedisce la sua mente indietro nel tempo scambiandola con quella della sua controparte adolescente nel 1980. Kate si risveglia quindi nel presente dove avverte gli X-Men Tempesta, Angelo, Nightcrawler, Colosso e Wolverine del pericolo che corre il candidato alla presidenza Robert Kelly la cui morte per mano della Confraternita dei mutanti scatenerà l'isteria contro l'Homo superior; benché titubanti, gli altri accettano di portarla a Washington D.C. dove Xavier e Moira MacTaggert sono presenti alla discussione sul problema dei mutanti che Kelly tiene al senato (da wikipedia).
E si conclude con il ritorno di Kitty Pryde nel futuro dove, assieme agli altri, si domanda se il salvataggio del senatore Kelly abbia davvero determinato un cambiamento.
Per cui, ecco, pare che la linea temporale in cui si svolgono gli eventi sia compromessa ma che forse si siano gettati i presupposti per un futuro più radioso quanto meno per un'altra dimensione.

Fanservice per il pubblico femminile
o imprescindibile necessità di trama?
Veniamo invece alla trama partorita dai dementi scelti e profumatamente pagati per realizzare il film:
Nel 2023, robot senzienti conosciuti come sentinelle stanno sterminando i mutanti e gli esseri umani che possono generarli o che sono intervenuti in loro favore (le scene iniziali lasciano intravedere un futuro distopico in cui sono ormai calpestati tutti i diritti umani). A Mosca un piccolo gruppo di X-Men (tra cui Bobby Drake / Uomo Ghiaccio, Piotr "Peter" Rasputin / Colosso, Lucas Bishop / Alfiere, James Proudstar / Warpath, Roberto Da Costa/ Sunspot, Clarice Ferguson / Blink e Kitty Pryde) riesce a eludere le sentinelle grazie ai poteri di Kitty Pryde, che ha la capacità di proiettare la coscienza di una persona indietro nel tempo: utilizzando questo potere, la ragazza manda la coscienza di Alfiere indietro nel tempo per informare il proprio gruppo sui pericoli imminenti, così da poter scappare prima ancora che i problemi insorgano.

domenica 16 novembre 2014

Interstellar

Titolo: Interstellar
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2014
Genere: sci-fi
Cast: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, John Lithgow,  Ellen Burstyn, Casey Affleck, Wes Bentley, Mackenzie Foy, David Oyelowo, Matt Damon, Topher Grace

La storia in breve:
Un piaga sta uccidendo i raccolti della Terra, da diversi decenni l'umanità è in crisi da cibo e quasi tutti sono diventati agricoltori per supplire a queste esigenze. La scienza è ormai dimenticata e anche ai bambini viene insegnato che l'uomo non è mai andato sulla Luna, si trattava solo di propaganda. L'ex astronauta Cooper, mai andato nello spazio e costretto a diventare agricoltore, scopre grazie all'intuito della figlia che la NASA è ancora attiva in gran segreto, che il pianeta Terra non si salverà, che è comparso un warmhole vicino Saturno in grado di condurli in altre galassie e che qualcuno deve andare lì a cercare l'esito di tre diverse missioni partite anni fa. Forse una di quelle tre ha scoperto un pianeta buono per trasferire la razza umana e in quel caso è già pronto un piano di evacuazione. Andare e tornare è l'unica maniera che Cooper ha di dare un futuro ai propri figli. (fonte mymovies)

Ma non potete giocare ai videogames
come tutti gli altri? Ecco qua,
ho riparato il tuo giochino...
Il mio commento (ATTENZIONE agli spoiler!!!):
Ho visto questo film assieme a Silvia sabato scorso, non ieri, l'altro sabato; solo che, tra un impegno e l'altro, soprattutto monitorare la mia libreria, ho rinviato la scrittura di un commento fino a quest'oggi. 
Orbene, di Interstellar se ne parlava già da mesi, con discrete aspettative e, per quanto mi riguarda, non sono uscito deluso dalla sala del cinecity. 
Con questo non significa che sia un'opera perfetta ma che, per impostazione, tono e impegno in termini di realizzazione, si configura come un film significativo. Intenso, per certi aspetti; serio e rigoroso, quanto meno negli intenti, nella resa di dinamiche aerospaziali, di ambientazioni e di soluzioni tecniche. Con somma sorpresa ho rivisto anche il caro John Lithgow e Jessica Chastain (vista su The Tree of Life) mentre la presenza di Matt Damon l'ho trovata poco calzante. Soprattutto perché veste i panni del carismatico scienziato che ha convinto altri a partire per l'ignoto. 
Lui? °__° Sarà...
Inutile dire che Nolan ha confezionato un prodotto impegnativo, che richiede pazienza e attenzione da parte dello spettatore, nel quale si intrecciano storie e personaggi che agiscono su linee temporali differenti e che, indubbiamente, non possiede un ritmo scanzonato e fracassone come molte altre pellicole (vedasi anche gli ultimi Star Trek di J.J.Abrams). 

domenica 9 novembre 2014

Adesso Cinema! (O almeno proviamoci...)

Ehi, guardatemi, sono Godzilla!
Inizialmente avevo per la testa Interstellar visto ieri sera al cinema con Silvia. Stavo iniziando a impostare mentalmente il commento da postare sul blog ma stamattina, durante la colazione, qualcosa è andato storto e ho deciso di cianciare di ben altro argomento.
Fondamentalmente è accaduto che ho acceso la tv e l'ho guardata.
Per 10 minuti, 15 al massimo.
Andava in onda Adesso cinema!, su Iris (Mediaset), trasmissione che tratta di cinema. 
Tempo che mi sintonizzavo e vanno in onda una rapida carrellata di novità in uscita (film francesi, film italiani...), uno sguardo a Interstellar e poi un servizio sul Giappone, con Marta Perego.
Argomento? Il Tokyo Film Festival.
O, per lo meno, quello che ho dedotto.
Ma prima di approdare al sodo, lo staff propone allo spettatore una doverosa introduzione, qualcosa che dopo pochi nanosecondi si rivela niente più che uno sfoggio di erudita preparazione tesa a dimostrare l'ottima padronanza dell'argomento. Lo spettatore, il tipico ignorante troglodita che da poco ha scoperto di avere un pollice opponibile, si è visto quindi spiegata com'è Tokyo (grande, piena di giapponesi, con palazzoni alti ...) e quali film ivi si producano o quali film l'hanno vista come ambientazione.
Scorrono le prime immagini e il cucchiaino con lo yogurt si ferma a mezz'aria.
Thermae Romae, film
giapponese recente, magari
poco noto ma di
discreto successo
Una vocina fuori campo con tono scanzonato accompagna la sequenza e spiega. Più o meno il messaggio indirizzato al volgo suona come: "Guardate, nei film ambientati a Tokyo per lo più ci stanno i mostroni giganti, pachidermi che distruggono tutto. Ahah, che insulsi. Ma che robe c'hanno nel Paese del Sol Levante? Che se magnano?"
Intanto scorrono le immagini di Pacific Rim....
WTF, Pacific Rim?
Ma se il film di Guillermo Del Toro è per lo più ambientato a Hong Kong!!!! Quel poco che si vede del Giappone è un ammasso di devastazione e macerie...
Un istante dopo le immagini sullo schermo lasciano il posto a Godzilla. 
E vabbè, qua posso anche far finta di niente visto che il ben noto kaiju è un marchio di fabbrica nipponico...però le immagini che scorrono riguardano San Francisco!!!
Quindi rapido passaggio umoristico su Austin Powers in Goldmember, relativamente a questo sketch...uhm...siamo sicuri che il personaggio ideato e impersonato da Mike Myers (e che adoro) fosse quanto di più idoneo per parlare di Tokyo? In senso buono, intendo, non per sfottere.  
Sono ancora disorientato e perplesso quando l'argomento cambia. Adesso si parla di guida, con scene tratte da Fast and Furious: Tokyo Drift e di Resident Evil, ma non ho ben compreso il motivo di tale parallelo...evidentemente, essendoci dei motori sullo schermo serviva compensare con qualche gnocca. Per cui vai con Milla Jovovich, che tutto sommato è alle prese con un film tratto da un videogame di produzione nipponica.

sabato 8 novembre 2014

L'ultimo Khama

Titolo: L'ultimo Khama
Autore: Stefano Andrea Noventa
Editore: Plesio Editore
Genere: fantasy
Pagine: 206
ISBN: 9788898585007

La trama in breve:
Le sorti dell’esistenza vacillano. I confini della realtà si sgretolano. Sulle spalle di Miya il fardello di condurre il rituale che conferirebbe stabilità al mondo. Tra dubbi e tradimenti, fuggendo all’ira di colui che un tempo ha amato e accompagnata da una sorella forse burattino in mano ad altri esseri, la giovane dovrà riuscire a sigillare quello che viene profetizzato come il Khama definitivo. Nella speranza che i suoi dèi non siano macchine di un tempo antico. (dal sito dell'editore)

Il mio commento:
L'ultimo Khama non è affatto un testo semplice, né da leggere né da commentare. Dando un'occhiata alle varie recensioni presenti nel web, in effetti, i commenti sono tra i più disparati ma per lo più confermano la bontà di questo testo.
Già dalla copertina, a mio avviso, ci sono le prime avvisaglie: il libro che teniamo tra le mani è complesso tanto quanto lo è il groviglio di tentacoli e metallo che incorniciano la figura ritratta. La stessa presenza di una testa fa nascere il sospetto che la componente filosofica-razionale la farà da padrone, sebbene il libro sia inserito nella collana fantasy.
Non che questi elementi rappresentino un limite o un difetto, sia chiaro; semmai sono una sorta di biglietto da visita che, unitamente alla trama proposta, non lasciano spazio a dubbi sul fatto che non siamo di fronte a un testo banale. 
Lo dico per far chiarezza, visto che alcune recensioni in rete sono espresse da persone che probabilmente si aspettavano qualcosa di differente, magari più easy. Anche se, in effetti, solamente dopo aver iniziato la lettura ci si rende effettivamente conto del mondo in cui si è stati catapultati.
Quello descritto da S.A.Noventa, è un contesto che ammicca alla fantascienza e al fantasy al contempo, con echi di epicità e contaminazioni tecnologiche che, per qualche motivo, mi hanno fatto pensare di essere al cospetto di un anime. Anche se, presumo, l'effetto che si voleva ottenere era quello di essere all'interno di un contesto da GdR. 

domenica 2 novembre 2014

Ipermercati (manuale per tutti)

Questo post riguarda una nuova uscita targata YouCanPrint.
In realtà non si tratta di una vera e propria novità ma di una ri-edizione di "Ipermercati (for dummies)" con alcune rivisitazioni.
In primis sono stati corrette alcune imprecisioni contenute nel testo, errori e sviste ortografiche.
In secondo luogo, sono state cambiati copertina e titolo: non più giallo e non più "for dummies".
Il pretesto per tutto ciò, voglio esser sincero seppure la questione risulti un po' infamante e imbarazzante, è scaturito da una mail, ricevuta ancora a inizio settembre da parte della casa editrice Wiley.
Nella mail, rivolta a YouCanPrint e quindi giunta a me, veniva segnalato l'uso improprio di alcuni elementi soggetti a copyright. In particolare l'uso della parola "for dummies" su copertina gialla con banda nera.
Fortunatamente l'editore statunitense ha lasciato aperta la possibilità di risolvere la questione in modo amichevole per cui, con YouCanPrint, si è lavorato per aggiustare il tiro e correre ai ripari.
Per cui ecco spiegato il motivo del cambiamento di titolo e copertina del testo auto-pubblicato nel 2011.
Sinceramente son rimasto un po' perplesso dalla cosa in quanto credevo che il via libera a pubblicare con quel titolo e con quella copertina (nel 2011...) fosse stato già oggetto di controlli da YouCanPrint o da qualche ente, soprattutto perché il testo è pure contraddistinto da un codice ISBN e da qualche parte è stato registrato e venduto. 
Invece mi sbagliavo.
Per quanto riguarda la scelta di usare l'espressione "for dummies" e quei colori, a mio avviso voleva essere essenzialmente un gioco, un modo scherzoso per far comprendere il tono ironico di questa sorta di manuale di sopravvivenza. L'adozione di uno sfondo stellato per la banda nera e di scrivere quel "for dummies" tra parentesi speravo fossero sufficienti a differenziare un poco questo libro da quelli proposte nelle collane editoriali targate Wiley ma, in effetti, erano innegabili certe somiglianze.
Ad ogni modo, la precedente edizione di "Ipermercati (for dummies)" (quella del 2011) non è più disponibile ma, grazie alla pronta collaborazione di YouCanPrint, da pochi giorni è disponibile "Ipermercati (manuale per tutti)"
Mi scuso ancora con la Wiley per lo spiacevole incidente verificatosi e al contempo lancio il consiglio ai vari colleghi (aspiranti) scrittori di prestare attenzione alla scelta di elementi quali titolo e immagine/colori della copertina: in quest'era in cui il self publishing è ormai ordinaria amministrazione, è bene essere accorti in quanto, temo, vi sono dei controlli e delle responsabilità in più che semplicemente saltano ricadendo sulle spalle degli autori. 
Nel mio caso sono stato fortunato che la Wiley si è dimostrata comprensiva, ma non è detto che vada a finire sempre così. 
Ora, non so bene che figura faccio con un post del genere (un mix tra babbeo e tipico disonesto italiano, presumo), però ho preferito raccontare la verità. 
Avrei semplicemente potuto raccontare che si trattava di una manovra commerciale per rinnovare il prodotto, per italianizzarlo maggiormente, per.... In realtà è successo che ho commesso degli errori (con cognizione di causa, dirà qualcuno) e semplicemente si è provveduto a correggere. Tutto qua. 


sabato 1 novembre 2014

Gantz

Before the world
was created,
the Word already existed.
The Word was
the source of life,
and this life brought light
to mankind.
The light shines
in the darkness,
and the darkness
has never put it out.
(dal Vangelo di Giovanni)

Questo breve passaggio in inglese ricorre nelle copertine anticipando il tono epico e sovrannaturale di Gantz, seinen manga di Hiroya Oku, 383 capitoli raccolti in 37 volumetti pubblicati dal 2000 al 2013 nella rivista Weekly Young Jump.

Prodotta in un così lungo arco di tempo, la storia offre innumerevoli cambiamenti in termini di trama e personaggi, lasciandosi molto spesso influenzare dalla produzione cinematografica hollywoodiana a cui Oku stesso conferma di essersi ispirato. L’opera si può suddividere in tre macro blocchi narrativi denominati ‘fasi’ (phases), ciascuno dei quali caratterizzato da dinamiche proprie, esplicitate dalle differenti scelte cromatiche nelle sovra copertine (anche se la modalità non rispetta in toto le diverse phases). I titoli dei cicli sono: ‘Missions’, capitoli dall’1 al 237 (volume 20); ‘Katastrophe’, dal 238 al 303 (volume 30); ‘Invasion’, dal 304 al 383.

Phase 1: Missions
L’inizio della storia segue quanto accade a Kei Kurono e Masaru Kato, due liceali amici di infanzia che trovano la morte sulle rotaie della metropolitana, travolti nel tentativo di soccorrere un ubriacone caduto sui binari. Anziché finire nell’aldilà, i due si ritrovano in una stanza di un comune appartamento di Tokyo, assieme a degli sconosciuti, ai quali poco dopo si aggiunge una ragazza di nome Kei Kishimoto, che viene materializzata completamente nuda sotto gli occhi dei presenti. Nella stanza, da cui non c’è modo di uscire, è presente anche una grossa e misteriosa sfera nera che in seguito verrà definita ‘Gantz’; al cui interno siede un essere umano in stato vegetativo. Accompagnata da un vivace sottofondo musicale, una scritta compare sulla superficie della sfera: “Le vostre vecchie vite sono finite. Ora spetta a me decidere cosa fare delle vostre nuove vite. E questo è quanto”.

I presenti vengono quindi equipaggiati con armi e tute futuristiche, vagamente istruiti su ciò che dovranno fare e teletrasportati per le strade di un quartiere di Tokyo con l’obbiettivo di cacciare un misterioso alieno antropomorfo. La squadra scoprirà di avere un perimetro limite entro cui agire (oltrepassare il quale causerebbe la detonazione di una bomba inserita nella loro testa) e un tempo massimo da rispettare per completare la missione.

Terminata la caccia – risoltasi in un massacro – i superstiti vengono materializzati ancora al cospetto della sfera nera, per vedersi assegnare un punteggio e poi venire liberati. Periodicamente e senza preavviso la sfera preleverà i sopravvissuti e selezionerà nuovi ‘gantzer’, richiamandoli nella medesima stanza per formare altre squadre da inviare contro creature via via più forti e pericolose. Mentre il gruppo, regolarmente trucidato dalle ‘prede’, cambia composizione a velocità sorprendente, i superstiti apprendono come usare al meglio l’equipaggiamento, e scoprono che ognuno di loro, al raggiungimento dei propri 100 punti, potrà scegliere un beneficio tra: ricevere un’arma o un veicolo più potente, resuscitare una delle persone ‘archiviate’ nel database di Gantz, ottenere la libertà per sé stessi.

sabato 25 ottobre 2014

Any Day Now

Titolo: Any Day Now 
Regia: Travis Fine
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast: Alan Cumming, Garret Dillahunt, Isaac Leyva, Frances Fisher, Gregg Henry, Jamie Anne Allman, Chris Mulkey, Alan Rachins

La trama in breve:
West Hollywood, California, 1979. Drag queen in un locale di Los Angeles, Rudy Donatello conosce il vice procuratore distrettuale Paul Fliger col quale ha un fugace rapporto sessuale. Quando la sua vicina di casa tossicodipendente è arrestata, il figlio di lei, Marco, quattordicenne affetto dalla sindrome di Down, viene affidato ai servizi sociali. Una sera, Rudy incontra il ragazzo che è riuscito a tornare all'appartamento in cui viveva con la madre dopo essere fuggito dai servizi sociali. Rudy decide così di prendersene cura: per riuscire ad ottenere la custodia temporanea di Marco, chiede aiuto all'uomo di legge Paul, insieme al quale costituirà una famiglia che attirerà pregiudizi e discriminazioni. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Avete presente quei film che con poche sequenze riescono a incuriosire, a trasmettere emozioni, a far trapelare la sensazione di essere di fronte a un'opera valida? 
Non parlo di roboanti effetti speciali da blockbuster o spettacolari montaggi da trailer, realizzati ad hoc per fornire l'impressione di assistere a uno spettacolo irripetibile quando invece poi il risultato è scadente (vedi Prometheus), ma di emozioni suscitate dalla fotografia o dalla recitazione degli attori, ad esempio. 
O dalla sensazione di essere al cospetto di una storia degna di tale nome.
Ecco, la sensazione avuta qualche sera fa con questo Any Day Now è stata esattamente questa: zapping sonnolente tra i vari canali del digitale terrestre e infine l'approdo su Rai Movie, qualche secondo per capire cosa veniva trasmesso e da quel momento in avanti ho seguito con trasporto le vicende di Alan Cumming e Garret Dillahunt, il loro incontro, la problematica legata alla cura e all'adozione di Isaac Leyva, la loro relazione che nasce e si sviluppa di nascosto, lo scontro con i pregiudizi dei conoscenti, della società, di tutti di fronte a quella che viene additata come una sorta di anomalia.

domenica 19 ottobre 2014

Sin City - Una donna per cui uccidere


Titolo: Sin City - Una donna per cui uccidere  (titolo originale: Sin City: A Dame to Kill For)

Regia: Frank Miller, Robert Rodriguez
Anno: 2014
Genere:  thriller, fumetto
Cast: Mickey Rourke, Jessica Alba, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt, Rosario Dawson, Bruce Willis, Eva Green, Powers Boothe, Dennis Haysbert, Ray Liotta, Stacy Keach, Jaime King, Christopher Lloyd, Jamie Chung, Jeremy Piven, Christopher Meloni, Juno Temple, Marton Csokas, Jude Ciccolella, Julia Garner, Lady GaGa

La trama in breve:
Analogamente a Sin City del 2005, anche in questo caso i film è un collage di più episodi nei quali rimane invariata l'ambientazione e i personaggi per lo più ricorrono.
Abbiamo quindi Una donna per cui uccidere (A Dame To Kill For), Solo un altro sabato sera (Just Another Saturday Night), Quella lunga, brutta notte (The Long Bad Night), La grossa sconfitta (The Fat Loss).
Per i dettagli potere consultare wikipedia oppure comingsoon


Il mio commento:
Ho visto il film in questione al multisala LoPo, non esattamente vicino a casa mia. Piacevolmente soddisfatto dall'aver trovato un cinema "vecchio stile" nel quale proiettavano Sin City 2, ho colto al volo l'occasione e acquistato il biglietto conscio del fatto che quel "3d" in locandina non avrebbe mai trovato riscontri nella pratica reale e che, come poi è stato, l'indicazione di un posto ben preciso sul biglietto era poco più che una sorta di formalità. Ma non è stato affatto un problema, anzi :-)
L'intenzione con la quale mi accomodai in sala era di gustarmi il film. In realtà, quel che mi son gustato, nei 102 minuti totali del film son state per lo più Eva "la dea" Green (in tutti i sensi, dal punto di vista prettamente fisico che recitativo) e la realizzazione del film che, in linea con il "precedente capitolo" del 2005, regala l'impressione di assistere a una sorta di fumetto in movimento.
Per il resto, questo "Sin City 2", perché così lo intendevo e non come "un altro Sin City", si è dimostrato una deludente ciofeca e il mio commento temo risulterà sulla falsariga di quanto già detto in svariati altri blog e siti, vedasi i400calci (prontamente segnalato dal fidato Marco).
Come (purtroppo) spesso accade, vengono concessi grandi occasioni e discreti capitali per progetti interessanti ma senza che questi si traducano in oggettive opere (non necessariamente d'arte) degne di tale nome. Motivo per cui ne risultano film insulsi, che non regalano granché se non noia e insulti allo spettatore che, suo malgrado, scopre troppo tardi di esser stato turlupinato. Già, perché a me Sin City era piaciuto parecchio e speravo di rivivere le medesime emozioni che a sua volta sperimentai, con tanto di assurdità e violenze gratuite. Solo che il primo film, con Rodriguez alla guida, aveva un'anima. Questo, targato Miller, è invece un aborto che non coinvolge né convince.

giovedì 9 ottobre 2014

Polvere alla polvere

Titolo: Polvere alla polvere
Autore: Brian Freeman
Editore: Piemme
Genere: giallo
Pagine: 182

La trama in breve:
E notte quando il detective Jonathan Stride arriva nel piccolo cimitero di campagna dove riposa sua madre, a Shawano, Wisconsin, un luogo dove non metteva piede da vent'anni. Nel buio, la sua torcia illumina la neve che cade piano, mentre una campana arrugginita suona nel vento. All'improvviso, i fari di un'auto della polizia fendono l'oscurità; un agente scende dall'auto, si avvicina a una lapide e si toglie la vita con un colpo alla tempia. Stride è un estraneo in quella piccola città e lo sceriffo non gradisce né la sua presenza né la sua curiosità. Eppure il detective non può dimenticare quanto è accaduto proprio davanti ai suoi occhi: vuole risposte, ed è disposto a trovarle da solo. Anche a costo di riaprire le pagine più oscure del passato di Shawano...

Il mio commento:
Acquistato praticamente a caso, lasciandomi irretire da un prezzo molto ma molto accattivante (1,90 euro...più uno sconto del 25%...circa 1,42 euro totali) che mi fa passare non tanto per un avido lettore ma per un taccagno lettore, questo breve romanzo di genere giallo mi ha permesso di scoprire un autore che non conoscevo. Ossia Freeman.
La lettura del testo è scivolata via veloce, senza difficoltà, complice anche un periodo particolare in cui il tempo per leggere non mi è mancato affatto e che addirittura mi ha fornito l'occasione, parlando di letture, di perplimere un simpatico signore egiziano sorpreso assai che io, in quanto italiano, non conoscessi a menadito l'opera Il Principe di Niccolò Macchiavelli.
Comunque sia, tornando a Polvere alla Polvere, questo libro non mi è spiaciuto affatto: è riuscito ad avvincermi e a coinvolgermi nelle indagini non ufficiali condotte da Stride, detective che si viene a trovare in una classica situazione alla Jessica Fletcher. Ossia, si ferma per un paio di giorni in un paese e vengono ritrovati almeno un paio di cadaveri... Sai com'è, le coincidenze...tanta curiosità...senso del dovere....e tanto tempo libero...
Il taglio molto cinematografico delle vicende, infarcito di dialoghi e arricchitto di brevi ma incisive descrizioni, ben cadenzato in quanto a ritmi e organizzazione di capitoli ed eventi, riesce nel compito di tenere alto l'interesse pagina dopo pagina. Lo stile dell'autore pure si rivela molto buono ed efficace nell'instaurare un dialogo con il lettore e a caratterizzare, con pochi tratti, personaggi e situazioni.

mercoledì 8 ottobre 2014

Terre di Confine Magazine 3

CARI LETTORI, eccoci al terzo incontro con TdCM!
Tra i contenuti principali del numero, segnalo subito l’ampia recensione sulla saga horror di Fantasmi, dalle pagine elettroniche di The Obsidian Mirror; l’occasione per proporla è stata l’uscita del libro Phantasm Exhumed e l’annuncio dell’avvenuta messa in produzione di Ravager, ossia quel quinto (risolutivo?) cinecapitolo che i fan di Don Coscarelli attendevano da più di 15 anni! La sezione cinema/TV prosegue con un articolo sulla mitica Spazio 1999, frutto di una preziosa collaborazione con il sito SerieTV.net. Grazie alla presenza ormai fissa dello staff di Anime Asteroid, ci occupiamo poi della suggestiva Serial Experiments Lain, e completiamo il tema Baldios, aperto in TdCM #2, con il film che conclude le avventure del robot guerriero. In Letteratura, oltre al consueto rendez-vous con le rubriche ‘Stile e Dintorni’ e ‘Fabbricanti di Universi’, spicca l’analisi di 1984, classico orwelliano della sci-fi distopica. Sul fronte fumetti, gli ammiratori di Alan Moore troveranno spunti interessanti nella recensione de La Lega degli Straordinari Gentlemen, mentre gli appassionati di manga non potranno perdersi le vicende cruente (e piccanti) di Gantz; ringraziamo BAO Publishing e Panini Comics per averci fornito le magnifiche tavole a corredo. Infine, in sezione antologica, ritroviamo l’immancabile rassegna di racconti fantastici tra cui una nuova traduzione di Aria Fredda di H.P. Lovecraft, seguita dai fumetti a colori Beyond e Daddy 9, direttamente dal concorso ‘In Love With My Robot’ organizzato da Verticalismi.it. Spero di aver solleticato la vostra curiosità, e v’invito dunque a sfogliare le pagine di TdCM #3, augurando a tutti voi una buona e divertente lettura!


Terre di Confine Magazine #3 è rilasciato in forma totalmente gratuita, sfogliabile on-line o scaricabile, qui:

Vi ringraziamo fin d’ora se vorrete supportarci tramite passaparola, condividendo la notizia tra i vostri contatti o nei vostri siti e social, se vi fa piacere anche cliccando gli appositi pulsanti “mi piace” che trovate nella pagina sotto l’editoriale ^__^

Grazie a tutti!

Ass. Cult. Terre di Confine




sabato 27 settembre 2014

Shadow Dance - La danza degli inganni

Titolo: Shadow Dance - La danza degli inganni
Autore: David Dalglish
Editore: Fabbri Editore
Genere: fantasy
Pagine: 273

La trama in breve:
Thren Felhorn, mastro della Gilda del Ragno, è un assassino spietato, il capo indiscusso delle Gilde dei Ladri. Tutti lo temono. Persino il re Edwin Vaelor, giovane e inetto; persino il Triumvirato, l’alleanza delle tre famiglie aristocratiche più potenti dell’intera terra del Drezel, da anni impegnate in una guerra senza quartiere con i ladri che attentano alle loro ricchezze. Ora, però, Thren ha un piano per porre fine alle ostilità una volta per tutte: vuole colpire i suoi nemici durante la grande festa del Kensgold, quando i tre patriarchi si riuniscono per festeggiare e ostentare sfarzo e potere. Anche Aaron teme Thren, e non oserebbe mai ribellarsi a lui. È il suo unico erede, il figlio che dovrà prendere il suo posto al vertice della Gilda. A otto anni Aaron ha ucciso per la prima volta, ha accoltellato il suo stesso fratello maggiore. Ora che ne ha tredici, però, il pensiero di vivere nella violenza e nell’assassinio lo disgusta. Può contare su due soli alleati: Kayla, la giovane ladra che gli ha salvato la vita, diventando così il braccio destro di Thren, e Robert Haern, l’anziano ex tutore di corte e suo precettore, che vorrebbe per il ragazzo una sorte diversa da quella che il padre gli impone. Intanto, mentre i preparativi per il Kensgold si fanno incandescenti, il patriarca Maynard Gemcroft cerca di sopravvivere ai complotti della famiglia rivale dei Kull, cui sua figlia Alyssa si è incautamente legata. Ma la ragazza dovrà scegliere da che parte stare, e lo farà sotto la guida e con l’aiuto delle Senzavolto, guerriere abilissime, dotate di capacità magiche e in grado di violare anche le fortezze più impenetrabili. Uno straordinario affresco di magia, combattimenti, brutalità e avventura, nel primo capitolo di una saga fantasy che ha conquistato i lettori di tutto il mondo.


Il mio commento:
Libro acquistato praticamente a caso, scorrendo i titoli esposti in libreria e lasciandomi ispirare da copertina e sinossi, La presenza di un numero "1" in copertina e anteprime dei successivi capitoli, così come il prezzo aggressivissimo - 5 euro :-))) - mi hanno infine convinto. Ordunque, non ne son rimasto deluso ma, su una scala da 1 a 10, non credo mi spingere oltre al 6 come voto globale. Indubbiamente si tratta di un testo scorrevole e avvincente, che scivola via senza problemi vuoi per il ricorso a uno stile diretto e semplice vuoi per la presenza di molte scene di azioni. Una discreta lettura, leggera per certi versi, che introduce a un mondo che, nel corso dei successivi capitoli della saga, presumo verrà esplorato e maggiormente approfondito. Però, per quel che mi riguarda, non sono così certo di voler procedere con Shadow Dance II - La danza delle maschere e successivi.  Questione di gusti, per carità, ma questo romanzo non mi ha coinvolto come speravo, non è scoccata quella scintilla che mi pungola a continuare la saga per sapere cosa accadrà. Tanto più che leggendo le trame dei successivi capitoli si nota un cambio di direzione che mi ha insospettito assai. 
Già perché qui si parla di gilde di ladri, gente senza scrupoli che si occupa di delinquere, di chiedere il pizzo, di ammazzare, di depredare, di rubare e chi più né ha più ne metta. Al centro delle vicende la Gilda del Ragno capeggiata dal potente Thren Felhorn e da suo figlio, Aaron. Il quale però sembra compiere una scelta diversa da quella che si aspettava suo padre, finendo per tradire e diventare una sorta di vigilante...tutto ciò non accade nel primo libro ma rappresenta sarà lo sviluppo della trama nei successivi capitoli della saga.  
E tutto ciò non mi aggrada. 

domenica 21 settembre 2014

2035 The mind jumper - Nightmare City 2035

Titolo: 2035 The mind jumper (aka Nightmare City 2035)
Regia: Terence H. Winkless
Anno: 2007
Genere: sci-fi
Cast: Maxwell Caulfield, Alexis Thorpe, Todd Jensen, Velizar Binev, Stefan Ivanov, Dimo Alexiev, Terence H. Winkless

La trama in breve:
Nel 2035, un regime corrotto trasmette l'illusione di una bella e moderna città attraverso l'impianto di microchip installati nella testa dei cittadini.
In realtà la città è in rovina, verità nota ai ribelli che cercano di fomentare la rivoluzione e di fermare l'inganno di massa.

Il mio commento:
Per il ciclo film dalla realizzazione dubbia et imbarazzante, ecco a voi "2035 The mind jumper"!!!
Il titolo originale di questa produzione bulgaro-statunitense sarebbe Nightmare city 2035 ma per qualche motivo è stato leggermente modificato.
Ora, evidentemente mi son fatto trarre in inganno dalla locandina e dalla trama con ambientazione distopica, però sono al contempo fiero di aver visto, con questi miei occhi, una simile coraggiosa produzione fantascientifica. 
Ok, avranno guadagnato 32,5 euro in tutto, gli attori saranno stati pagati con una pizza, l'unico regista che ha aderito al progetto ha nel curriculum qualche puntata dei Power Rangers, il risultato complessivo è più che deprimente (3.7 su imdb) ma, perdincibacco, sono riusciti a realizzare un ca$$o di film di fantascienza.
In Bulgaria! 
Alla faccia del mercato cinematografico nostrano!
Ordunque, signori miei, un po' di impegno e tiriamo fuori un po' di testicoli: vogliamo essere da meno? Vogliamo negarci la possibilità di far vedere al mondo che anche noi italioti possiamo ipotizzare un futuro e proporne una rappresentazione cinematografica?
Magari bello, se possibile, mica necessariamente un mondo triste e corrotto in cui la crisi continua a imperversare oppure in rovina come quello nascosto dall'illusione di massa che condiziona le menti dei cittadini di Nightmare city. Eh già, incoraggiante come nome di città...
Già all'inizio del film è comunque palese che le risorse a cui questa produzione ha potuto attingere erano risicate: alcune comparse compaiono ripetutamente in scene diverse (ma forse è voluto, per testimoniare l'omologazione cui la società ci spinge...forse...), altre non hanno facoltà di parola (penso alla ragazza che rischia di venir violentata e al tipaccio che cerca di approfittare di lei) e certi effetti speciali hanno un che di imbarazzante.

Sembrano momenti consecutivi...
In realtà, tra il primo e il secondo frame,
ci sono alcuni isolati percorsi in auto

Però quanto meno l'idea di fondo ha un suo senso compiuto, che getta spunti interessanti verso l'uso della tecnologia, la manipolazione mediatica, i complotti sul Nuovo Ordine Mondiale, sull'uso dei chip sottocutanei...di base poteva essere molto interessante come film.

domenica 7 settembre 2014

Iron Man 3

Titolo: Iron Man 3
Regia: Shane Black
Anno: 2013
Genere: supereroi, azione
Cast: Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Rebecca Hall, Jon Favreau, Ben Kingsley, Paul Bettany, William Sadler, James Badge Dale

La trama in breve:
Sono passati più di dieci anni da quando, nel corso di una serata in Svizzera, il miliardario genio-e-sregolatezza Tony Stark s'intratteneva con la bella Maya Hansen e lasciava sul tetto, in vana attesa, il visionario Aldrich Killian, desideroso di contare Stark tra le fila degli scienziati da lui diretti. Intanto, dal Medio Oriente, un terrorista senza scrupoli, detto il Mandarino, dopo aver seminato panico e morte in diverse zone degli Stati Uniti d'America, mira sempre più esplicitamente al Presidente, ma passa prima da villa Stark, radendola al suolo. In pena per la sicurezza di Pepper e in preda a crescenti e fino ad ora sconosciuti attacchi di panico, Iron Man si ritrova chiamato all'azione su più fronti, proprio nel momento di massima debolezza. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Ordunque, eccomi ancora una volta a ciarlare di un film sui supereroi, pellicole che regalano sempre un discreto divertimento e buoni incassi per chi li realizza. Nella fattispecie, Iron Man 3 risulta tra quelli che hanno incassato di più nella storia del cinema - si parla di 1,2 miliardi di dollari - per cui, ne deduco, deve essere anche discretamente interessante e fatto bene ^__^
In effetti non mi chiamo deluso dalla visione dell'ennesima fatica marvel con Robert Downey Jr.: il film ha ritmo, verve, c'è tanta azione, qualche momento scanzonato, innumerevoli effetti speciali, emozioni spicciole...un blockbuster in piena regola che riesce a intrattenere e a incollare alla poltrona i ragazzi di ogni età. Questo soprattutto per via di una trama che introduce alcuni elementi degni di nota, come la crisi personale che sta vivendo il protagonista, le tante e differenti versioni delle armature di Iron Man e la presenza della minaccia del terrorismo riassunta nella figura del Mandarino e del villain Aldrich Killian. 
Se da un lato mi son divertito e ho apprezzato il film, d'altro canto sono un appassionato di questo genere di "cose", devo però confessare che ci son stati molteplici elementi che mi hanno dato da pensare o convinto poco e altri che invece hanno fatto la differenza nell'elevare il livello di questo Iron Man 3. 
Ad esempio la sostituzione del regista storico della serie, Jon Favreau - che comunque appare pure in questo terzo capitolo ma finendo in coma -, in favore di un Shane Black parrebbe aver contribuito a migliorare la narrazione, conferendo un minimo di solidità e coerenza e concedendo maggior tempo per lo sviluppo dei personaggi. Non nego comunque di aver sentito un certo rimando ai Batman di Nolan per come si è voluto gestire i cattivoni e le caratterizzazioni.
Accennavo però anche alla presenza di elementi che mi hanno lasciato perplesso. 

venerdì 5 settembre 2014

Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere

Titolo: Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere
Autore: John Gray
Editore: Rizzoli
Genere: manuale, psicologia
Pagine: 279

Introduzione:
Il libro di John Gray si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare. I comportamenti di uomini e donne assumono quindi spesso significati diametralmente opposti. Per esempio, tanto l'uomo in determinati momenti della sua giornata ha bisogno di "ritirarsi nella sua caverna", in solitudine, quanto la donna, alle prese con le stesse problematiche del partner, sente di dover condividere i propri sentimenti con gli altri. II dialogo, contrariamente a quanto si possa pensare, non è però impossibile, anzi: dal momento che si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano. E, cosa più importante, possiamo imparare ad amare e a sostenere nel modo migliore le persone che sentiamo vicine. (fonte Feltrinelli)

Il mio commento:
A volte capita di litigare con la propria morosa.
A volte capita di parlarne con gli amici.
A volte capita anche di compiere gli anni.
E a volte capita che in tale circostanza al compleanizzato di turno venga donato un utile manuale di psicologia come "Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere" di John Gray :-)
Direi che, in sintesi, quella appena riassunta è la dinamica che mi ha portato ad avere per le mani codesto libro, non un romanzo ma una sorta di manuale sulle dinamiche generali che regolamentano i rapporti tra uomini e donne.
Non che io sia un orco (a volte sì) o che con Silvia i litigi o le incomprensioni siano frequenti, ci tengo a precisarlo, ma non nego che tendo a dimenticarmi quella piccola legge non scritta che, di fatto, costituisce le fondamenta di questo testo. Uomini e donne provengono da "mondi" diversi, governati da regole comportamentali e dinamiche psicologiche diverse, per cui è normale che qualcosa, di tanto in tanto, non venga recepito o, meglio, venga decodificato in modo errato.
Pur trattandosi di un manuale, il libro di Gray non rappresenta un testo ostico, semmai un'esperienza graduale che porta a esplorare e svelare dinamiche basilari ma fondamentali nell'ambito dei rapporti di coppia. O anche a considerare da un punto di vista "obiettivo" la genesi di certi problemi, che magari possono risalire a sentimenti non risolti del proprio passato. Sia il modo in cui è organizzato il testo che il registro linguistico adottato così come gli esempi descritti facilitano la lettura consentendo una facile diffusione del testo tra il popolo dei lettori. Non ci si trova dinnanzi a un testo dai toni aulici e scientifici, voglio dire, bensì a una lettura che scivola leggera, piacevole e naturale.
Pagina dopo pagina ho però avuto qualche dubbio su me stesso visto che non sempre mi identificavo con le figure maschili riportate negli esempi o nei dialoghi proposti...ma, secondo l'autore, rientra tutto nella norma. Mi domando che accade quando invece una persona omosessuale si cimenta con la lettura di un testo del genere...anzi, stando a quel che dice Gray, mi sa che i diversamente etero sono agevolati nei rapporti di coppia visto che si innescano relazioni marziano-marziano o venusiana-venusiana.

mercoledì 27 agosto 2014

Vuoto di Luce - Prologo

Come ben sapete, Vuoto di Luce è un romanzo di genere (urban)fantasy che ho pubblicato tramite YouCanPrint e che da marzo è disponibile per l'acquisto in formato cartaceo oppure ebook. 
Non solo, con l'obbiettivo di promuoverlo ho anche avviato una catena di lettura su Anobii per consentire ai lettori di leggerlo praticamente aggratis mentre YCP ha recentemente avviato nuove collaborazioni con il risultato che il testo sarà disponibile anche nei circuiti bibliotecari italiani.
Ordunque, ne approfitto in questo post per proporre un assaggio del romanzo, sia mai che qualcuno non voglia cimentarsi con la lettura del libro e farmi sapere che ne pensa :-)




Questo dolore che ci fa soffrire
nessuno può prevederlo:
sforziamoci di guardare nel sole
assaporando ogni frutto del nostro presente.



18.04.A892


Il vento soffiava leggero tra le fronde delle betulle ai margini della strada provinciale. In auto, Delukhan stava percorrendo il viale principale del nuovo quartiere di Hennon, un rettilineo poco trafficato in cui si tuffavano i vialetti uscenti dai giardini ben curati di tante casette a schiera. Una zona tranquilla, lontana dal traffico e dallo stress del centro della città di Bevyol ma ben servita sia dal punto di vista dei trasporti che delle attività commerciali. Negli ultimi anni il numero delle abitazioni che lo popolavano, per lo più case basse e villette a schiera, era quasi raddoppiato, niente a confronto della selva di edifici moderni e palazzi che stavano colonizzando il centro, facendolo somigliare sempre più a un alveare caotico e perennemente in fermento. Erano molte le famiglie che, attirate dalla tranquillità e dall’ordine che il quartiere sembrava promettere, avevano preso dimora da quelle parti, indebitandosi per molti anni a venire in cambio di villette di due piani di recente costruzione. Piccoli edifici rassicuranti dalle pareti colorate di bianco e rosso, abbastanza spaziose per ospitare almeno un paio di marmocchi vivaci. Fotografie di tranquillità, immagini di sereni focolari domestici. Un idillio, se raffrontato con quanto la televisione, quotidianamente, insegnava del mondo.
Delukhan procedeva a velocità moderata, con il braccio destro che pendeva fuori dal finestrino stancamente appoggiato alla portiera della propria berlina grigia. Non aveva fretta alcuna, nessun affanno. Tutto scivolava via placido come le note della canzone rock che si diffondeva dalle casse dell’autoradio. Era di ritorno dopo aver compiuto la missione che la Luce gli aveva assegnato: il ritrovamento di una bambina rapita da alcuni balordi residenti nella medesima cittadina in cui lei stessa viveva, depravati guidati dalla lussuria e dal Vuoto che avevano intenzione di abusare della piccola. Una ragazzina qualunque, un’anima da proteggere finita vittima della perversione umana la cui condizione, in un clima di sospetto e ottusità, avrebbe finito per alimentare attriti e razzismo. Subito infatti erano stati incolpati della sparizione alcuni stranieri che, da qualche tempo, si erano insediati nella periferia del paese, immigrati che spesso veniva additati come responsabili di un crimine o di un altro. Non in questo caso, però; ma alle coscienze delle persone per bene sembrava bastare il colore della pelle per determinare chi fosse colpevole e chi innocente. Per questo la Luce aveva inviato Delukhan in soccorso della piccola, Yara, per trovarla e salvarla, lasciando che infine la verità emergesse e mettesse in discussione il modo di vedere e pensare delle persone. E fortunatamente il servitore della Luce era giunto in tempo a contrastare il messaggio che il Vuoto avrebbe preferito trasmettere alle masse, innescando un meccanismo perverso di riflessioni e colpevolizzazioni verso chi non si era macchiato di alcuna colpa. Lo smascheramento dei veri colpevoli aveva contribuito forse a risvegliare un po’ di spirito critico in più di una coscienza. Delukhan sperava avvenisse proprio questo; per lo meno la piccola Yara era salva.
Ora però i pensieri del guerriero della Luce non erano rivolti al ricordo di quanto compiuto, bensì tesi all’incontro con la ragazza che amava.
Chissà se Tynderion è già tornata dal lavoro? Chissà di che umore sarà o come reagirà nel rivedermi sull’uscio di casa?
Forse stasera potrei portarla fuori a cena.
In quel periodo, complice il trasloco nella nuova casa, Tynderion era un po’ stressata: non si trattava di un cambiamento da poco, anzi, secondo alcuni esperti un evento del genere costituiva una delle fonti primarie di stress moderno.
La ragazza aveva cambiato casa spinta dal desiderio di dare una svolta alla propria vita, alla ricerca di maggior indipendenza. Non aveva mai pensato concretamente alla possibilità di sposarsi e metter su famiglia o, per lo meno, non rientrava negli obbiettivi che aveva catalogato come primari. Ma l’incontro e la relazione con Delukhan avevano lentamente mutato ogni prospettiva e priorità. L’amava: la ragazza gliel’aveva più volte sussurrato accarezzandogli i folti capelli corvini e perdendosi nei suoi enigmatici occhi azzurri.

sabato 23 agosto 2014

L'uomo con i pugni di ferro

Titolo: L'uomo con i pugni di ferro (The Man with the Iron Fists)
Regia: RZA (Robert Diggs)
Anno: 2012
Genere: wuxia, azione
Cast: RZA, Russell Crowe, Cung Le, Lucy Liu, Byron Mann, Rick Yune, David Bautista, Jamie Chung, Pam Grier, Daniel Wu

La trama in breve:
A Jungle Village, in un'epoca imprecisata dell'antica Cina, un pacifico fabbro è costretto a fabbricare armi per i peggiori predoni della zona, cercando di raggranellare i soldi sufficienti per liberare la sua amata Lady Silk dalla cattività del bordello in cui lavora, The Pink Blossom. L'arrivo in città del mercenario inglese Knife coincide con una escalation di rese dei conti tra i diversi clan, che finirà per coinvolgere tragicamente anche il fabbro Thaddeus. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Avevo notato questa pellicola già al tempo della sua uscita e, vista l'ostentata benedizione da parte di Mr. Tarantino, mi ero riproposto di recuperarlo alla prima occasione. Evento che si è verificato qualche sera fa :-)
Innanzitutto sono contento che il titolo sia rimasto fedele all'originale: di solito, quando ci si trova dinnanzi a un nome simile c'è sempre il sospetto che in origine la pellicola avesse un titolo completamente diverso puntualmente stravolto dalle bizzarre scelte di doppiaggio italiane.
Questa volta invece ciò non è accaduto, e me ne compiaccio :-) 
Sin dalla locandina, L'uomo con i pugni di ferro si presenta come un prodotto accattivante e suggestivo, un mix di generi e suggestioni ma, in verità in verità vi dico, ne sono rimasto convinto solo in parte. Mi aspettavo qualcosa di più incisivo e significativo. Intendiamoci, già sapevo che si trattava di un film pacchiano ed eccentrico, a tratti demenziale e splatter, sicuramente un degno omaggio alle produzioni wuxia, però si avverte la mancanza di quel "non so che" che avrebbe potuto consacrarla come un piccolo cult.
Nel suo complesso, considerando che per RZA si tratta del primo lungometraggio, si è trattato di un buon risultato: non è da tutti riuscire a cimentarsi tra evoluzioni marziali, ambientazioni esotiche e a far collaborare attori eterogenei per notorietà e capacità. Indubbiamente, tra i nomi presenti nel cast, Russel Crowe e Lucy Liu rappresentano le star più celebri e capaci, ma anche gli altri attori coinvolti hanno gestito bene le parti assegnate nei limiti di ciò che la trama prevedeva per loro. Certo, considerando l'ambientazione cinese (le riprese son state effettuate a Shangai), forse qualche attore di origini cinesi in più non avrebbe guastato: ma tanto, tra persone provenienti dal Vietnam, dalla Corea, da Hong Kong o dagli States, per un osservatore occidentale, c'è poca differenza.

giovedì 14 agosto 2014

Villa Pisani e gli investimenti italiani alla voce turismo

La Brasserie Houblon, di Strà, è un magnifico esempio di pub: l'edificio che lo ospita si sviluppa su tre piani, per proporre atmosfere diverse per bere ottima birra e cenare con le pietanze offerte dalla cucina. L'offerta birraria è pure molto buona - in particolare si segnala la birra Antoniana - e non mancano nemmeno occasioni di svago e divertimento, come concerti di musica dal vivo.
Speculare all'Houblon, situata dall'altra parte del naviglio del Brenta che costeggia via Roma e via Doge Pisani, sempre a Strà, c'è poi un altro posto particolarmente interessante: Villa Pisani.
Considerata la Regina delle ville venete, rappresenta uno splendido connubio tra l'architettura barocca francese e il giardino all'italiana. Costruita agli inizi del '700 è stata progettata da Gerolamo Frigimelica ed è stata dimora del doge Alvise Pisani. Non solo, nel corso degli anni ha ospitato anche personaggi del calibro di Napoleone Bonaparte, Carlo IV di Spagna, lo zar Alessandro I a Ferdinando II di Borbone. 
La villa e il suo splendido e vastissimo giardino sono oggi giorno a disposizione dei numerosi turisti, italiani e stranieri, che transitano per Strà (e che magari temporeggiano in attesa dell'apertura del pub di cui prima).
Anche io e Silvia, in compagnia di una coppia di amici, Enrico ed Elisa, recentemente abbiamo avuto modo di visitarla. Ci siamo limitati alla sola area esterna, esplorando i viali alberati, il labirinto di siepi, l'area adibita alla coltivazione di agrumi...e senza dubbio si è trattato di un'esperienza gratificante, che ci ha fatto apprezzare un piccolo gioiello del patrimonio storico culturale italiano.
Abbiamo trascorso alcune ore all'aria aperta, bighellonando tra i sentieri, esplorando e fotografando il parco-giardino della villa, sperimentando le nostre capacità di orientamento (e culo) nel districato labirinto di siepi, finendo poi per vagare tra le numerose piante di limoni, di pomelo e di arance da cui, mi piace pensare, vengono distillati prelibati liquori dolci.