sabato 31 luglio 2010

Death Race

Titolo: Death Race
Regia: Paul W.S.Anderson
Anno: 2008
Genere: Azione
Cast: Jason Statham, Tyrese Gibson, Ian McShane, Natalie Martinez, Joan Allen

La trama in breve:
United States, 2012. Jensen Ames è un ex carcerato che vorrebbe rimanere fuori dal giro con un lavoro onesto, una moglie comprensiva e una bambina nata dalla loro unione. I tempi sono difficili, la crisi finanziaria in cui versa il paese crea tensioni e affama i cittadini che trovano negli sport estremi una via di fuga agli affanni quotidiani. Dopo essere stato licenziato e aver ritirato l'ultimo stipendio, Jensen torna a casa dove viene aggredito e abbattuto con un narcotico. Al risveglio stringe un coltello al fianco della moglie ferita a morte. Arrestato e innocente, viene condotto a Terminal Island, un penitenziario di massima sicurezza in mezzo all'oceano. Ingaggiato dall'algida direttrice Warden Hennessey, disputerà una gara di automobili tecnicamente modificate e armate di mitraglie e lanciafiamme. Costretto a gareggiare con l'identità e la maschera di Frank(enstein), un ex detenuto pilota morto in un incidente, Jensen dovrà vincere la corsa in cambio della libertà. Ma le automobili della “death race” non saranno l'unica cosa truccata dentro un gioco spedito e sporco (fonte mymovies).

Il mio commento:Ultimamente, sarà il lavoro, sarà la calura, mi sto dedicando a tutta una serie di film d'autore, realizzati da cultori dell'arte e delle sofisticate sceneggiature, che tendenzialmente evitavo. Anche perchè non sempre offrono ciò che promettono nonostante si tratti di film "Brain off", per la cui visione è sufficiente un'attività cerebrale pari a quella necessaria per stapparsi una bottiglia di birra. Ad esempio, per dirne una, ho visto BloodRayne. Non mi aspettavo granchè, semplicemente un po' di relax disimpegnato, ma ciò che ho visto mi ha lasciato davvero basito e deluso. E pensare che nel cast c'erano pure Michael Madsen e Ben Kingsley. Unica nota positiva del film è relativa a qualche scena di nudo e di sordida passione.
Ben diversa è stata invece l'esperienza con questo Death Race.
Tra l'altro, come già accennavo in precedenti post, inizio a considerare Jason Statham un esempio di vita nonchè un marchio di fabbrica affidabile. Per ora nessuno dei film in cui era protagonista mi ha deluso.
Rimanendo comunque nella categoria delle produzioni contraddistinte da sceneggiature approvate da Steven Seagal.
Adrenalinico, violento, cruento, questo Death Race, pseudo remake del film "Death Race 2000" del 1975 con David Carradine e Sylvester Stallone, rappresenta una sorta di trasposizione cinematografica di Carmageddon misto a GTA. Ha tutti gli elementi dei suddetti videogame, soprattutto in termini di libertà d'azione, sangue, distruzione, bonus...già perchè le auto dei nostri simpatici carcerati che partecipano alle corse possono beneficiare dell'uso di armi di attacco o di difesa (fumogeni, napalm...) attivandoli previa passaggio con "4 ruote" sopra a dei check-point disseminati nel percorso.
Tutto sommato la visione scorre via senza intoppi, senza concedere spazio alla noia o venir meno alle aspettative di dinamismo che il film promette. Anche dal punto di vista della regia e delle sequenze descritte c'è un approccio moderno e originale, che richiama le produzioni in stile Grande Fratello o che propone un sistema di matrioske (in fondo, anche nel film, la corsa viene utilizzata per realizzare una visione cinematografica). Quello che manca però è la visione della death race da parte della gente comune: teoricamente il pubblico che assiste al massacro dei carcerati ammonta a circa 70 milioni di invididui ma di questi nessuno viene mai inquadrato.
I personaggi disponibili invece sono per lo più caricaturali e macchiette, senza un background. Icone sacrificabili che fanno riferimento alle tipiche organizzazioni criminali del mondo (la mafia russa, quella cinese...). Nulla di più. Un po' come la maggior parte dei partecipanti di talk show e reality show moderni, genere a cui Death Race per certi versi allude, estremizzando.
Tra le cose che più mi son piaciute del film ci sono il protagonista, Jason Statham, e le donne. Per quanto riguarda il primo, si conferma una star del cinema d'azione, implacabile, ferreo, implacabile e fisicamente indistruttibile. Per qualche strano motivo, l'ira funesta che è in grado di esprimere a cazzottate mi gasa assai. Sarà anche per via della freddezza che spesso dimostra ("sono scivolati...", riferisce alla guardia dopo aver appena massacrato i compagni di cella che gli sono stati assegnati).
Mi domando quando verrà selezionato per qualche produzione di più alto livello.
Ovviamente, il fisico che dimostra è quello "standard" del classico pilota d'auto da corsa...
Comunque sia, la maschera (di Jason...uhm...anche quello di Helloween si chiama Jason...possibile che?) gli dona e gli conferisce quel tocco di classe in più.
Quanto alle donne, al di là dell'apprezzamento per il fascino della navigatrici, soprattutto quella del nostro "Frank"(enstein), seppur potevano scapparci abitini più succinti e sequenze più depravate visto che di carcerati stiamo parlando, l'elemento che più ho trovato apprezzabile è stata l'assoluta docilità e silenziosità delle medesime. Nessun dialogo del tipo: "posso spegnere il condizionatore", "puoi andar più piano", "hai visto quel negozio lì?", "posso cambiare canzone?", "oddio, sto per morire!!!".
Il nulla. Salgono a bordo di vettur guidate dalla peggior feccia criminale -in astinenza di femmine da anni per giunta -per partecipare ad una carneficina su ruote ma non esprimono nemmeno un commento del tipo "Ehi, siamo donne mica oggettistica! Abbiamo pari diritti degli uomini! Vogliamo guidare anche noi! E vogliamo scarpe firmate e borsette alla moda".
Ecco, questo è forse l'elemento che più di tutti mi ha lasciato perplesso. Assieme al "difetto del circuito del finale": strano che nessuno se ne sia mai accorto. O che nessuno dei piloti abbia mai pensato di coalizzarsi con gli altri e, con le armi spianate, tentare l'evasione. Ipotesi talmente remota che non c'è manco una torretta o un cancello "in più" per tutelare la società dall'eventuale fuga di criminali da Terminal Island.



PS: teoricamente l'anno prossimo dovrebbe essere prevista l'uscita di Death Race 2...

mercoledì 21 luglio 2010

..:. Cemento Armato ::..

Titolo: Cemento Armato
Regia: Marco Martani
Anno: 2007
Genere: Commedia, Noir
Cast: Nicolas Vaporidis, Giorgio Faletti, Carolina Crescentini, Dario Cassini, Matteo Urzia

La trama in breve:
Diego è un ragazzo che vive di espedienti, truffa il prossimo e ama appassionatamente la sua Asia. Bloccato nel traffico cittadino, decide di farsi largo frantumando gli specchietti delle auto in coda ma qualcuno tra gli automobilisti non sembra gradire lo scherzo ed è deciso a fargliela pagare cara. È Franco Zorzi detto il primario, feroce boss della malavita romana che controlla quasi tutti i traffici illeciti della Capitale. La bravata di una mattina costerà a Diego più di quanto potesse immaginare. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Finalmente sono riuscito a concludere la visione di questo film, non perchè non volessi, sia chiaro, ma per impraticabilità di campo. Diciamo così.
Ad ogni modo, nonostante il gradimento altalenante che ha riscosso, soprattutto leggendo quanto riportano su mymovies o su filmup, questo film a me è piaciuto.
Inizialmente ero molto perplesso: trattandosi di un film italiano temevo praticamente tutto. Invece mi sono ricreduto. Non siamo di fronte ad una pietra miliare della cinematografia mondiale ma decisamente anni luce avanti rispetto ai Vanzina e a molte altre produzioni nostrane che, malgrado tutto, vendono e fanno parlare di sè.
Questo Cemento Armato è una sorta di noir, violento e crudele, in cui non c'è speranza. Descrive un'Italia abbruttita e corrotta, marcia, senza veri e propri personaggi positivi o memorabili. Sfatta. Abbiamo per lo più perdenti e sconfitti: Diego è un piccolo criminale, un perdigiorno; il Primario è un boss che vede pian sgretolarsi il proprio mondo; Asia, la ragazza di Diego, subisce violenza e tiene tutto per sè; il Pompo fa il rigattiere, "il Capitano" è mezzo matto, gli amici di Diego non combinano poi chissà chè...
Tutti sono in parte vittime e carnefici, in una spirale di violenza che risulta piuttosto insensata ma che, purtroppo, magari corrisponde alla realtà. Probabilmente si poteva fare di più, cercando di creare un trama più complessa e variegata, con un maggior numero di personaggi e minor coincidenze, sia in termini di luoghi che di eventi.
Ad esempio: c'è un poliziotto che è sul libro paga del Primario, al quale viene chiesto di rintracciare il "proprietario" di un motorino il cui conducente ha causato la rottura di uno specchietto retrovisore della sua auto. Ora, non so quanti caspita di poliziotti ci siano nella città ma, casualmente, il nostro è lo stesso che mesi addietro aveva conosciuto Diego. Una coincidenza?
Così come per i Santini: considerando che il protagonista ha "perso" il padre anni prima rispetto al presente del film, chi sarà mai l'uomo della sequenza iniziale? E vogliamo parlare degli abiti di Saib? In 12 anni, sempre lo stesso...io avrei chiesto un aumento al Primario...
Comunque sia, il ritmo che il film possiede e la storia in sè non mi sono spiaciute. Addirittura ha un'atmosfera e un sapore solo vagamente italiano: forse questo elemento ha contribuito ad aumentare le potenzialità di vendita e diffusione del film anche al di fuori del nostro territorio.
Rimane che, quasi certamente, si poteva fare di più (per dire, Faletti non è poi sto gran attore...) ma nel complesso il risultato è apprezzabile.
Così come lo sono certe soluzioni di regia e di fotografia: in particolare le sequenze concitate verso il finale, la corsa di Diego verso la casa della propria madre e poi quella giù per le scale ad inseguire lo scagnozzo del Primario (mi han richiamato alla mente un pezzo di "Requiem for a Dream" di Aronofsky).
Anche dal punto di vista musicale mi son sentito piuttosto soddisfatto, soprattutto mentre ile immagini del finale sfumano sulle note di Senza Fiato, cantata da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e Dolores O'Riordan.
Consigliato, quindi, ma senza troppe pretese.




PS: una piccola riflessione infine vorrei farla in merito ad un elemento del finale. Avviso quindi di non continuare a leggere coloro che fossero interessati alla visione del film.
Nel corso del film, c'è qualche scorcio della vita "normale" del Primario: un uomo per bene, con una bella moglie (ok, è sempre sullo sfondo, ma presumo sia bella...) e una graziosa figlioletta a cui racconta le fiabe. In realtà è un violento, un criminale, un mafioso, un killer a sangue freddo e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine muore (ve l'avevo detto di non continuare a leggere...) e tramite la pagine di un quotidiano viene svelata alla massa la vera natura di Zorzi, detto "Il Primario". A seguito di tale immagine, mi son chiesto: e la sua famiglia? Ovvero, chissà quanto pesante dev'essere lo shock di apprendere dai media, neanche da un conoscente o da un congiunto, la reale identità del proprio padre, marito, collega, amico. Mi son chiesto anche quante volte magari ciò sia capitato e quanto dolore comporti nel cuore delle persone. A ben pensarci è davvero atroce, credere di conoscere una persona cioè, e poi trovarsi per le mani solamente i cocci di un'esistenza, a fare i conti con le rovine di un immagine ridotta ormai in frantumi. Con tutto quel che ne consegue in termini di sentimenti, emozioni e ricordi. Senza contare che per di più la persona in questione è morta e tocca solamente ai sopravvissuti gestire l'eredità delle azioni intraprese e della fama guadagnata, soffocando la rabbia e affrontando il mare in tempesta a cui, all'improvviso, ci si trova esposti.

domenica 18 luglio 2010

..:: Prodigium - I figli degli elementi ::..

Titolo: Prodigium - I figli degli elementi
Autore: Francesco Falconi
Editore: Asengard Edizioni
Genere: Fantasy
Pagine: 409

La trama in breve:
Quattro ragazzi si aggirano tra i vicoli di Synapsis, antica metropoli dai mille misteri. Sono ragazzi dall’indole differente ma accomunati da due caratteristiche: la solitudine e la coscienza di sentirsi speciali e diversi dai loro coetanei. Alyssa sa muoversi a velocità straordinaria ed è capace di lanciare lingue di fuoco. Dafne riesce a spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Ryan sa mutare in animale il proprio corpo. Kaleb infine conosce alla perfezione la magia. Per loro è giunto il momento di seguire il proprio destino e, assieme ad altri sessanta ragazzi, saranno chiamati a conoscere gli enigmi della lontana isola di Eterium, dove, all’interno della gigantesca Pagoda di Theorica, impareranno a conoscere loro stessi e i propri poteri sotto la guida della Conclave.
Ma complotti e misteri si agitano nel cuore della Pagoda, nell’attesa che la Profezia della Laude Elementale si avveri. La Conclave si pone così una missione: fermare il male che dilaga per rispettare il patto con le Entità della Laude Elementale, mentre la Congrega dei Sommersi trama nelle tenebre dell’Acropoli delle Ombre, pronta a far risorgere gli Dèi sepolti, i Pilastri di Silicio. Synapsis sta per essere sconvolta dalla genesi di nuove creature. Le porte di una nuova era di terrore stanno per spalancarsi. Un’unica salvezza: i quattro ragazzi, i Prodigium.


Il mio commento:
Ho acquistato questo romanzo approfittando degli sconti applicati dall'editore nel periodo natalizio ma son riuscito a dedicarmi ad esso e a completarne la lettura solo recentemente. Non conosco le altre opere di Falconi, soprattutto la saga di Estasia, però questa sua nuova serie mi ha convinto parzialmente. Lo stile e il modo di narrare e descrivere eventi e personaggi non mi è spiaciuto, anzi. Abbastanza vivace, scorrevole, sufficientemente evocativo: da questo punto di vista non mi sento di criticare granchè.
Per quanto riguarda l'ambientazione e l'intreccio in sè, invece, ci sono varie cose che non mi hanno soddisfatto. Probabilmente il target del romanzo è quello di ragazzi più giovani di me, tuttavia ho avuto l'impressione di leggere una storia priva di un'ambientazione ben definita ma costruita su elementi eterogenei che ad alcuni possono piacere e ad altri no. Più che altro non mi è ben chiaro cosa ci sia, nel mondo di Prodigium, oltre a Eterium, Theorica e Synapsis nè cosa ci sia nel suo passato: a tratti infatti sembrerebbe che la "nostra storia" e quella del mondo di Prodigium siano la medesima, con le stesse civiltà e religioni che si sono sviluppate nel tempo; poi però compaiono altre entità che rimangono nebulose (ad esempio i Pilastri di Silicio).
La storia in sè è discretamente avvincente però molto semplicistica nel tratteggiare certe dinamiche. Soprattutto non ci si dilunga affatto nello spiegare come facciano i ragazzi a imparare a dominare i propri poteri: è così e basta. Tutto scivola via molto in fretta a mio avviso, così come la caratterizzazione di certi personaggi o le loro vicende personali. Ryan ad esempio è molto trascurato, per non parlare di circa 56 ragazzi su 64 partecipanti al "torneo" senza dimenticare certi tutori. Che poi, tutta la situazione descritta, le squadre, la scuola, la sfida, il premio, mi han fatto pensare ad altre opere, come Harry Potter e Naruto. Non so se sia voluto o meno, però questa è stata la mia impressione. Ad ogni modo, qualche sfaccettatura in più me la sarei aspettata, come anche sentimenti tipicamente adolescenziali da parte dei ragazzi (pulsioni sessuali, instabilità emotiva, necessità di svago, di musica...). Senza contare che sembra mancare completamente il dialogo o il contatto tra di loro: voglio dire, a pranzo, a cena, dopo cena, di tanto in tanto, parleranno pure anche con gli altri gruppi, no? Possibile che nessuno abbia simpatie o dubbi? O che, per settimane, nessuno tocchi "certi argomenti" dopo "certi eventi"? Mah...
Gli aspetti che invece mi son piaciuti sono stati quelli relativi al finale e alla reticenza sfruttata in più di un'occasione per lasciar intendere ma senza spiegare. Mi riferisco, ad esempio, alla questione Dedalus e i suoi comportamenti sospetti, l'eugenetica, Arden....permane quindi un certo mistero e un'atomsfera critpica di non detto che amplificano la curiosità del lettore, coinvolgendolo. Però se poi certe risposte non giungono o scivolano via troppo velocemente (t'oh, in un battibaleno i cattivoni sono arrivati ad Eterium con un mini esercito) creando un po' di delusione e disorientamento.
Concludendo, speravo che Prodigium si rivelasse una lettura migliore e più approfondita. La sufficienza glila do, a mio avviso, si poteva fare di più.


PS: ad ogni modo, un "piccolo" sospetto su chi sia il tutore traditore ce l'ho.

sabato 17 luglio 2010

..:: Heroes - Personaggi (6) ::..

Qualche tempo fa ho concluso la visione della quarta stagione di Heroes: è una di quelle cose di cui avrei dovuto parlare in questo blog, come della vacanza alle Cinque Terre, ma per la quale non son riuscito a trovare il tempo necessario.
Comunque, questo quinto volume della serie è stato abbastanza una delusione. Incoerenze, personaggi che non convincono, situazioni prive di senso e incapaci di suscitare un interesse duraturo. Qualcosina di decente c'è per carità, però è troppo poco.
Un peccato insomma, Tim Kring e company potevano giocarsela meglio, costruendo una storia decente più che giocando sull'effetto sorpresa di alcune trovate come Claire Bennet lesbica, Nathan Petrelli "zombie", Sylar buono, Matt Parkman che tromba o un personaggio per certi versi disabile.
Staremo a vedere che combineranno con il film conclusivo ma, non so perchè, temo che sarebbe meglio lasciar perdere...


Samuel Sullivan:

Questo è probabilmente l'unica cosa autenticamente decente di tutta la serie, merito forse di Robert Knepper e della caratterizzazione data al personaggi di cui veste i panni. Romantico, disperato, trasformista, innamorato, stronzo, potente, ipocrita, viscido, sbandato, calcolatore: Samuel Sullivan è un miscuglio di tutto ciò. Un abile manipolatore in primis ed un uomo innamorato in secondo luogo. Con la sfiga di avere un potere piuttosto significativo e, fortunatamente per lui, potenziabile grazie alla presenza di altri heroes nei paraggi. E' un cattivone, insomma, che mira a posizionare le proprie pedine, ad acquisire nuovo potere giocando sulle vulnerabilità altrui...però questa sua facoltà è blandamente sfruttata e presa in considerazione dagli sceneggiatori. In una scena, forte della propria geo-cinesi, rade al suolo un edificio senza avere molti altri "dotati" attorno a sè, in un altre distrugge una città intera solo perchè si becca un 2 di picche e alla fine, nell'ultima puntata...mi vien la depressione al solo pensiero di quel che è successo. Poraccio. Tra l'altro si fa pure una vita mediocre, vivendo come un umile circense, cosa che forse spiega come possegga il dono dell'ubiquità: è praticamente ovunque, con quella sua bella faccia pulita e raccomandabile. Ad ogni modo, a lui va tutta la mia stima per il fatto di avermi permesso la visione di una serie che, altrimenti, avrei smesso di vedere prima. Poco importa se pure lui ha alti e bassi (prima è uno zotico sbandato, poi uccide il fratello e subito dopo diventa il leader del circo) almeno è stato un "heroes" che ha dato sfogo al proprio potere: e basta con le seghe mentali! Conquistate il mondo, cribbio!


Noah Bennet:
Un altro personaggio cui, tutto sommato, va la mia stima, è il signor Noah Bennet. Soprattutto dopo aver visto come flirta con le donne, a patto che siano bionde: dopo aver lasciato la moglie, infatti, diventa un po' più intimo con la casta e pudica Tracy Strauss, mentre va ancora meglio con l'ex collega...che incontra in un supermercato. Della serie, che piccolo il mondo quando gli sceneggiatori lo desiderano ^_^
Noah è un personaggio controverso, un buono e un cattivo al contempo, cacciatore di soggetti dotati ma al contempo padre amorevole e amico di alcuni di essi. Mi domando come riesca a far coppia fissa con l'haitiano senza aver mai dubbi (Haitiano: "potresti pagarmi tu il pranzo oggi?" Noah: "certo, poi i soldi me li dai domani" Quindi l'haitiano usa i propri poteri per cancellare la memoria a Noah ed estinguere il proprio debito...)...
Ma soprattutto come abbia fatto a catalogare così tanti heroes e ad essere ancora vivo. Voglio dire, aver a che fare con soggetti che volano, che respirano sott'acqua è un conto... ma come la mettiamo con chi ti può uccidere toccandoti o può generare buchi neri?
Ciononostante, lui è un duro. E un paraculato. Per questo ce l'ha sempre fatta. Sacrificando se stesso magari, la propria felicità o la propria famiglia. Per Claire farebbe tutto, infatti, anche se non sempre i rapporti con lei sono facili. Con l'ex moglie, invece, certe dinamiche si sono inasprite anche a causa dell'haitiano, cui ha fatto ricorso per modificare la memoria della donna. Mentre nei confronti dell'altro suo figlio, Lyle...beh...la freddezza che dimostra è alquanto sospetta. Sarà perchè non è biondo o dotato di poteri. Mah... Ad ogni modo, rimane un personaggio discretamente costruito: non il mio idolo, sia chiaro, ma comunque la sua presenza non mi spiace oltre modo. Anche se, per certi versi, io gli avrei complicato di più la vita: in fin dei conti, nonostante tutto ciò che ha combinato, tutte le menzogne e le nefandezze che ha commesso, se la passa fin troppo bene sia a livello umano sia per quanto riguarda le risorse economiche a cui può far affidamento. Quanto invece ad eventuali questioni legali...beh...ci ha già pensato l'haitiano mi sa.

mercoledì 14 luglio 2010

..:: Auto Blu in Italia ::..

Della serie "diamo i numeri"!
Scusate ma non ce l'ho fatta: lo so, avrei potuto attendere, documentarmi un poco, risparmiare tempo in vista della riunione della lista civica a cui devo partecipare tra meno di 20 minuti...
Ma, come dicevo, non ce l'ho fatta.
Al tg. poco fa, si parlava di auto blu.
"Ce ne sono 90 mila", ha confermato Brunetta, "e costituiscono uno spreco".
Essendo Ministro della Funzione Pubblica, penso, saprà di cosa sta parlando. Se dice una cifra, cioè, la dice a ragion veduta, perchè ha controllato.
90 mila auto blu...caspita.
Son tante. Soprattutto considerando che, per fare un esempio, negli Stati Uniti sono circa 73 mila. E non è che tra USA e Italia ci sia poi così tanta differenza in termini di spazi, soldi pubblici e numero di politici che ne possano usufruire.
Però, ci tengo a precisare che c'è qualcosa non torna nei numeri sparati dal nano di cui sopra. Già perchè solo il mese scorso lo stesso Brunetta diceva che erano 30 mila...uhm...qualcosa non torna.
E se invece, contandole tutte, ma proprio tutte, anche quelle non direttamente in forza ai politici, le auto blu fossero 620 mila? Per un giro d'affari di circa 21 miliardi di euro (nostri) l'anno!!!
E io pago!
Maledetti miserabili al potere!
Altro che manovre e "possibilità volontaria" di riduzione della propria indennità...

martedì 13 luglio 2010

Crank

Titolo: Crank
Regia: Mark Neveldine, Brian Taylor.
Anno: 2006
Genere: Azione
Cast: Jason Statham, Amy Smart, Jose Pablo Cantillo, Efren Ramirez, Dwight Yoakam

La trama in breve:

Chev Chelios è un killer che ha smesso di uccidere per amore della bella Eve. Ma il boss dei duri e cattivi malavitosi della West Coast non ci sta e lo condanna a una morte singolare. Durante il sonno, lo schizzato Ricky Verona inietta a Chev un veleno che arresta il cuore. Per sopravvivere il suo corpo dovrà costantemente rilasciare adrenalina. Far reagire il cuore, creando situazioni di stress, sarà la missione del killer pentito. Lecito e vitale qualsiasi espediente: provocare afroamericani incazzati e armati, guidare in un centro commerciale, scolare Red Bull, cavalcare una moto o possedere la compagna sui marciapiedi di Los Angeles (fonte mymovies).



Il mio commento:
Crank appartiene a quella categoria di film che potrei definire "brain off", un tocca sana per menti stressate e che abbisognano di un po' di svago "maschio". Diciamocelo, non siamo certamente di fronte ad un film impegnato o dagli aulici risvolti morali, tutt'altro...però chissene!!! Scusate il francesismo.
Adrenalinico, insensato, folle, violento, spericolato, avvincente, metallaro, fracassone e demenziale: questo Crank è un concentrato di tutto ciò e, grazie anche alla straordinaria fisicità di Statham (sto diventando un suo fan ^_^), riesce a coinvolgere a divertire.
Certo, l'intreccio è piuttosto inverosimile, con tanto di situazioni assurde e paradossali, ciononostante si lascia guardare soprattutto grazie ad un ritmo e ad una frenesia di avvenimenti che non regalano mai momenti di noia. Anzi, alcune delle situazioni che si vengono a creare sono quasi indecenti (che sta a fare Verona, con quella tizia china sulla sua patta? Per non parlare dell'amplesso pubblico ci Chev...sai com'è, serve adrenalina...). Un misto di violenza, azione, pornografia ma miscelato con grande stile e ottenendo un risultato sorprendente. Godibile assai e assai, e sottolineato da una colonna sonora azzeccatissima.
Oltretutto, ci sono qua e là sprazzi di soluzioni di regia originali e stravaganti che rendono il film interessante anche dal lato tecnico. Mi riferisco, ad esempio, alla telefonata tra Chev e il suo "medico" quando, mentre il primo cammina nel mezzo di un centro commerciale (in cui ha seminato il panico in auto, se non ricordo male...) le immagini dell'altro si susseguono sulle pareti e sui monitor disseminati nell'edificio; ma anche la rabbia furibonda dell'inizio è ben resa nelle sequenza iniziale, frammentaria e disturbante per via dei rallenty e della fotografia utilizzata. Per non parlare del volo nel finale...
Un film che, a mio avviso, si potrebbe definire barbaro nell'animo, anche se, dicendo ciò, spero di non risultare denigratorio.
Nei confronti del film, intendo, non certamnete dei barbari.
Splendida (e incredibilmente stupida...) pure la controparte femminile, Eve (interpretata da Amy Smart, già vista in qualche puntata di Scrubs tra l'altro), ignara dell'effettiva professione del proprio uomo: d'altronde chi, guardando Jason Statham, non lo scambierebbe per un tipico programmatore di videogames? In effetti i bicipiti "da tastiera" ce li ha, e anche il broncio di chi continua a rimuginare su problemi e algoritmi, così come una resistenza fisica e una virilità che neanche Iron Man e Rocco Siffredi fusi assieme nei giorni migliori riuscirebbero ad eguagliare! Infaticabile e inarrestabile, praticamente un Terminator (e la cosa mi piace...) ma senza i limiti imposti dalla meccanica.
In conclusione, un film che a me è piaciuto, più che discretamente realizzato, e che mi ha permesso di svagarmi in tranquillità, scacciando preoccupazioni e pensieri.
Addirittura lasciandomi con una domanda: cosa farei, io, se mi trovassi al posto di Chev?
Se dovessi vivere con la certezza della morte ad ogni angolo, sapendo di avere il tempo contato, che farei?
Un viaggetto a Roma, ad esempio?
Dalle parti del Parlamento?
Oppure che altro?
Uno sterminio di massa?
Una raccolta fondi per i familiari delle vittime di Kampala?
Un clistere di acido fosforico e chiodi per Dell'Utri e chi l'ha difeso raccontandoci balle sulla sua integrità morale ad un'intera popolazione di elettori di fatto confermando che siamo in mano a dei miserabili corrotti fino al midollo? O, più semplicemente, mi regalaerei una morte per "snu snu "con la mia Silvia?



... e se non bastasse, ecco il trailer di Crank 2: High Voltage!

sabato 10 luglio 2010

..:: Recupero dati da hard disk ::..

Finalmente sono tornato operativo ^_^
Nel senso che, dopo più di una settimana di "terapia", il mio pc è tornato a casa consentendomi di riprendere le mie quotidiane attività.
Alla fin fine, quello che mi hanno sostituito è stato...rullo di tamburi...la scheda madre! Fortunatamente però son riuscito a recuperare una Asus AI K8N-E deluxe che mi ha consentito di mantenere, grosso modo, tutto ciò che avevo. Con conseguente risparmio di pecunia...

Il problema che è sorto in seguito però, e in merito al quale ho deciso di dedicare un post, è stato il recupero dei dati. Infatti, nella mia precedente configurazione, uno dei dischi che avevo (un Maxtor da 500 Gb) era prevalentemente dedicato alla memorizzazione di dati: dai miei testi alle foto scaricate dalla macchina digitale e quant'altro, senza contare i possedimenti di mio fratello e di mia madre. Teoricamente avrebbe dovuto sopravvivere al trapasso della mia precedente scheda madre mentre in realtà qualcosa è andato storto.
Non so se sia dipeso dai fallimentare tentativi di installazione di Windows, prima, e di Ubuntu, poi. ma qualcosa si è sputtanato. Di conseguenza, ora che contavo di ripristinare la mia precedente operatività, mi trovo un disco che mi risponde "Il disco non è formattato: vuoi formattare?" ogni volta tento di accedervi.
Peccato che dentro dovrebbero esserci un bel po' di dati...
Tra l'altro, possibile che con tutte le funzionalità disponibili in un S.O. non ce ne sia una per l'analisi preventiva di un disco ed il ripristino delle informazioni necessarie alla sua lettura? Soprattutto se il contenuto dovrebbe usare il medesimo file system del S.O. in questione?
Ad ogni modo, cercando qua e là nel web, fortunatamente, ho trovato alcuni utili consigli su applicativi da utilizzarsi in simili situazioni e, a tal proposito, consiglio l'ottimo Get Data Back della Runtime Software.
A me ha ridato speranza.
Avevo provato anche con Partition Found and Mount e con TestDisk, ma senza riuscire ad ottenere il medesimo esito.
Il programma in questione, infatti, consente di rileggere le partizioni e i settori di dischi che non vengono più rilevate correttamente e di tentare di ricostruire i files.
In questo modo, anche se non del tutto, sono riuscito a recuperare quello che mi interessava. Qualcosa, purtroppo, è andato inevitabilmente perduto.
L'utilizzo di Get Data Back, di per sè, non è complicato: prevede solamente 3 passaggi per l'analisi del disco ed il conseguente recupero di quanto in essi contenuto. In base alla grandezza del disco e ai dati contenuti, il programma potrebbe impiegarci 30 minuti come qualche ora ma, almeno, è possibile salvare i risultati per poter ricaricare questa sorta di immagine anche in un secondo momento.
L'unica pecca è che, terminato quest'ultimo passaggio, si è costretti ad una ricerca manuale di quanto desiderato attraverso una serie di innumerevoli cartelle che riportano il nome del settore in cui risiedevano i files (013E98, 015E6B...).
Ci vuole un po' di pazienza, insomma. Soprattutto se il disco è particolarmente capiente e il suo contenuto vasto ed eterogeneo.
Però questo è nulla rispetto al danno, economico o personale, che corrisponde alla perdita definitiva dei propri dati. O al costo di rivolgersi ad aziende specializzate.
In conclusione, ricordate, backup-ate sempre tutti i dati che vi stanno a cuore e non date mai per scontata l'esistenza del vostro disco :-(
L'esperienza tuttavia mi ha insegnato a star leggero, a cercare di limitare il numero di dati importanti presente sul pc: probabilmente inizierò a sfruttare un po' di più lo spazio ftp che ho disposizione su altervista o su siteground e a munirmi di applicativi come Uranium Backup ^_^

domenica 4 luglio 2010

..:: Il Teatro degli Orrori ::..

Sfortunatamente il mio pc ancora non è "guarito" e nemmeno risorto dalle proprie ceneri con nuovo hardware. Peccato... Teoricamente avrei dovuto aver ricevuto risposte qualche giorno fa (prima martedì, poi venerdì...) ma al momento tutto tace. Mi vien da sospettare che anche i tecnici del negozio siano approdati al mio medesimo punto, ovvero alla nefanda domanda: ma porco cazzo, perchè caspita non funziona questo @#*onzo di computer di merda?? Probabilmente espressa in tono più scurrile. Ipotizzo però che la risposta sarà qualcosai di simile a "dai test condotti è emerso che il problema è inequivocabilemente riconducibile alla scheda madre. Per cui, dovresti cambiarla. E pure il processore. E la Ram. E anche la scheda video, visto che l'agp non è più supportato. Se poi, già che ci sei, ti va di cambiare anche il case...beh, siamo qua" :-)
Ad ogni modo, pc o meno, rimane che in questo periodo avrei voglia di scrivere, fare e brigare. Ma devo limitarmi. Perciò, anzichè puntare ad altri argomenti, ho deciso di spendere due parole sui Il Teatro degli Orrori.
Mercoledì scorso, il 30 giugno, sono infatti riuscito ad andare a sentirli allo Sherwwod Festival di Padova. In totale mi son partiti 13 euro e 50 cents: non male per un concerto di circa 2 ore.
Personalmente non ero mai stato allo Sherwood e, da come me l'avevano descritto, me l'ero immaginato un postaccio molto devastato, sfatto e solo per gente schierata. Devo dire che invece è molto più tranquillo e a modo di quel che temevo: forse, nel corso degli anni, qualcosa è cambiato ma rimane il fatto che la maggioranza delle persone che lo frequentano sono giovani, con voglia di stare assieme e divertirsi e tendenzialmente schierati verso sinistra. E non erano pochi.
Ad ogni modo, alle 9.40 circa è salito sul palco Nicola Manzan, trvigiano, con il proprio progetto solista "Bologna Violenta". Non è stato un ascolto immediato, almeno personalmente, con brani veloci, furiosi, suonati con la chitarra (tranne uno) a volume altissimo e dai toni musicali decisamente aggressivi. Riferimenti al metal ce n'erano eccome, con sequenze musicali suonati a velocità sostenute e rabbiosa alternati a testi recuperati da film e documentari, atti a denunciare qualche realtà particolare (sfruttamento delle ragazze africane, trapianti d'organi illegali in Giappone, utilizzo di cuccioli a scopo alimentare in Cina...). L'artista ha creato, a mio avviso, uno spettacolo di forte impatto musicale e che, per come era strutturato, poteva risultare a tratti folle e sperimentale. Di certo emozionante e suggestivo.
Dopo "Bologna Violenta" è stato quindi il turno dei "Il Teatro degli Orrori", gruppo per il quale lo stesso Manzan suona. Premetto che i Teatro degli Orrori sono una band che conosco da poco tuttavia penso che siano una delle realtà musicali italiane più valide e interessanti, decisamente da tenere sott'occhio e apprezzare. Sul loro sito sono riportate informazioni sul gruppo, sul tour e sulle loro canzoni ma ugualmente vi riporto un passaggio giusto per introdurli anche a chi non li ha mai sentiti:

Siamo stanchi delle solite frittate rock italiane, stanchi dello sciatteria culturale che ci propinano le grandi case discografiche, stanchi di tutte le canzoncine che ascoltiamo in radio o "vediamo" in televisione, che durano sempre e soltanto l'arco di una stagione e poi -grazie a dio- non se ne sente più parlare.
IL TEATRO DEGLI ORRORI ha un ambizione più grande. Un quartetto rock bello classico, con una gran voglia di suonare della musica potente ma intrigante, violenta ma dai contenuti romantici, ignorante ma colta, un occhio ai Melvins ed uno a Dylan, un po' Birthday Party e un po' progressive.
Vi sembra poco? O è forse troppo? Ascoltare per credere.

La musica che suonano è piuttosto articolata e non banale, sia dal punto di vista delle soluzioni musicali che dei testi proposti. Come genere si potrebbero definire rock, indie, ma anche progressive. Ma forse è necessario attendere qualche altro album prima di inquadrarli meglio.
Dal vivo la resa è molto buona, davvero come mi aspettavo: giusto un paio di piccoli errori di attacco ma per il resto han suonato molto bene.
A questo, che già di per sè non è poco, va ad aggiungersi il modo di interagire con il pubblico, fatto di silenzi, di azioni mimate, di blocchi collettivi, di movenze tra il folle e il teatrale da parte del cantante, Pierpaolo Capovilla, lo stesso incaricato di introduzioni e spiegazioni alle loro canzoni.
Ad esempio in riferimento a "Terzo Mondo" o a "E' colpa mia", dedicata al nostro Paese (c'è l'Italia del Nord, l'Italia del centro, l'Italia del Sud, l'italietta, l'italiuccia, l'italiona - quella che va in guerra in Iraq e in Afghanistan - e l'italiaccia....), oppure su Ken Saro Wiwa, a cui è dedicata "A sangue freddo". I testi dei Teatro degli Orrori infatti non sono banali, anzi, spesso sono impegnati e significativi nelle riflessioni e nelle denunce che propongono. Fanno respirare delusione, insofferenza, voglia di riscatto, desiderio di un futuro migliore che però giunga da noi, dal nostro impegno.
A tal proposito, tra tutte, "E' colpa mia" è quella che forse mi è rimasta di più, quella che già vi avevo proposto nel mio precedente post. Il nostro Paese va male, sta andando male, è innegabile. Stiamo decadendo da ogni punto di vista eppure non gliene frega più niente a nessuno. Va bene così. Ma di chi è la colpa? Di Silvio e del suo partito legato alla mafia (è di questi giorni la diffusione anche al di fuori del web della notizia su Dell'Utri a cui viene confermata la condanna di 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Notizia aggravata dalle affermazioni su Mangano, criminale pluriomicida affiliato a cosa nostra, stalliere nonchè ospite ad Arcore per diversi anni)? Della Lega che fomenta divisioni col suo desiderio di indipendenza e federalismo? Del PD, smorto e inconsistente? Dei magistrati, che sembrano accanirsi a tutti i costi contro chi ha reati da giustificare? Del calcio? Della chiesa?
No.
La colpa è di ciascuno di noi, quando non ci schieriamo, quando ci neghiamo, quando ci rinchiudiamo nel nostro egoismo e puntiamo alla sicurezza del nostro egoismo. Quando vediamo la politica solo come un pretesto per ottenere favori personali e non come un impegno corale nei confronti della collettività.
Ma, ancor peggio, a chi spetterà raccogliere i cocci del presente che stiamo creando?

colpa mia
se siamo diventati indifferenti
più poveri più tristi
e meno intelligenti
è colpa mia x2
che non mi curo delle tue speranze
forse perché delle idee
non so più che farne
è colpa mia
non ci avevo mai pensato
è colpa mia
non presto mai troppa attenzione
è colpa mia
perché non prendo posizione
è colpa mia
mi crolla il mondo addosso
se ci penso
non me ne frega niente
è colpa mia
ho aperto gli occhi all'improvviso
e ho visto te
e nessuna spiegazione
soltanto quando è troppo tardi
ti ricordi ch'è tutto vero
è colpa mia x2
ho aperto gli occhi all'improvviso
e ho visto te
e nessuna spiegazione
figlio mio
ci pensi, un giorno
tutto questo sarà tuo
neppure se ti vedo piangere
riesco ad essere felice
neppure se ti parlo veramente
quando ti dico
che per me non conti niente
neppure tu
è una vita spesa male
ma tanto ormai è finita e lo sai
perché è finita
era un autunno
mentre l'inverno si avvicina
è colpa mia x3
se siamo diventati indifferenti
più poveri più tristi
e meno intelligenti
perché non mi curo
delle tue speranze
è colpa mia
se siamo diventati indifferenti
per piccoli egoismi
e altrettante bugie
e nessuna spiegazione
E' COLPA MIA
che non mi curo delle tue speranze
per piccoli egoismi
e altrettante bugie
e nessuna spiegazione
figlio mio
ci pensi, un giorno
tutto questo sarà tuo

Una canzone che si fa denuncia, quindi, e che rimane dentro. Accattivante e graffiante anche dal punto di vista melodico, potente, ma sincera.
Almeno per quel che mi riguarda, visto che qui si entra nel campo del gusto personale: in fondo, la musica è anche questo.
In definitiva, son rimasto proprio soddisfatto dell'esperienza fatta a questo concerto e auguro ai Teatro degli Orrori una lunga e felice carriera, conseguendo il giusto successo e la notorietà che si meritano. Sperando però che questo non li faccia cambiare come talvolta, purtroppo, accade.
Vi lascio infine con un altro dei loro video: A Sangue Freddo.