mercoledì 25 febbraio 2009

..:: Inside I'm dancing ::..

Titolo: Inside I'm dancing - Rory O'Shea was here
Regia: Damien O'Donnel
Anno: 2004
Genere: drammatico
Cast: Steven Robertson, James McAvoy, Romola Garai


La trama in breve:
Michael, un ragazzo di ventiquattro anni affetto da paralisi cerebrale, si trova da tempo nella Residenza per Disabili di Carrigmore. La noiosa routine della sua vita viene scossa dall'improvviso arrivo del carismatico Rory O'Shea, un ragazzo dalla parlantina veloce che riesce sorprendentemente a capire le parole di Michael, incomprensibili per chiunque altro. Il tranquillo Michael si fa presto contagiare dall'anima vivace e ribelle di Rory, insieme al quale andrà alla scoperta del mondo nuovo ed affascinante che si trova fuori dalle mura di Carrigmore.


Il mio commento:
Un gran film, direi di cominciare così. Già. Mi è piaciuto molto e soprattutto l'ho trovato intenso, senza fronzoli. Capace di portare sulla scena attori "non disabili" ma capaci di interpretare il ruolo di disabili in maniere impeccabile. Sinceramente pensavo lo fossero per davvero e scoprire solo in seguito che James McAvoy è in realtà pure Tumnus de "Le cronache di Narnia" nonchè uno dei protagonisti di "Wanted" (con Anjelina Jolie), mi ha dato da pensare. Così come mi fa riflettere il poco materiale che si trova in italiano in merito al film o all'altro protagonista.
Ho visto questo film senza aspettarmi nulla. L'avevo visto al MediaWorld e mi aveva ispirato proprio per il fatto di avere per protagonisti dei disabili. Che si trattasse di un film drammatico lo sapevo ma non immaginavo che attori e regista riuscissero a descrivere la realtà di persone "non sane" (lo dico senza offesa) come se fossero sane. Persone comuni, giovani che vogliono divertirsi, bere, sfogarsi, andare alla conquista del mondo. Di colpo ci si trova ad osservare il mondo dal loro punto di vista, affrontando le difficoltà che la vita pone dinnanzi alle persone "non ariane". Parimenti vengono annullati preconcetti et similia che magari ci si porta dentro nei confronti di chi sta su una sedia a rotelle. Che è un po' il percorso che avviene nel film dal momento in cui i nostri si affrancano dall'istituto. Sono persone in fondo, con bisogni, con voglia di vivere. Come tutti. Bramosi di ritagliarsi un proprio posto nel mondo e di affrancarsi dagli altri. Già, perchè il fatto di sentirsi dipendenti dalle altre persone, infermiere, genitori o badanti, è un fardello non semplice da portare. La libertà di agire e di compiere azioni banali (come il coricarsi a letto o lavarsi i denti) non è infatti così scontata. Anzi, i limiti e le discriminazioni con cui le persone disabili convivono sono forse il lato peggiore di tutta la loro esistenza. Perchè malgrado cerchino di essere come tutti gli altri, come tutti gli altri non lo saranno mai. Una realtà che il film descrive senza fronzoli e che a tratti amplifica. Soprattutto grazie al personaggio di Michael e alle sue difficoltà verbali che gli rendono quasi impossibile ogni dialogo e contatto umano...nonostante un gran mondo interiore e conoscenza, anche legale....
Una visione che quindi mi sento di consigliarvi ma che sono certo saprete apprezzare e che alla fine, spero, vi lascerà arricchiti interiormente. Più sensibili quanto meno. Non tanto alle persone disabili ma in merito alla discriminazione e alle barriere, psicologiche e fisiche, che limitano l'esistenza di chi non è "fisicamente perfetto".
Sarebbe interessante capire poi come mai il film non sia stato tanto reclamizzato; anzi, l'impressione che ho è quella di una pellicola diffusa in sordina, quasi da nascondere alle masse nonostante alcuni premi vinti qua e là.... non mi spiego altrimenti la difficoltà nel reperire informazioni in internet. Cosa che invece non accade per altri film, ben peggiori dal punto di vista della sceneggiatura, della storia narrata e della qualità recitativa dimostrata da parte degli attori. Tra l'altro, in merito a quest'ultimo aspetto, sinceramente non so se
Steven Robertson sia veramente disabile e affetto da disturbi o se invece tutto quello che è il suo personaggio è frutto delle sue capacità di immedesimazione: in quest'ultimo caso, tanto di cappello. Nel primo caso invece, un plauso perchè sospetto che sia allora una sorta di pioniere. In fondo, quando mai s'è visto un attore vero sulla sedia a rotelle? Oppure musicisti di fama internazionale?



sabato 21 febbraio 2009

..:: Di tutto un po'... ::..

C'era un tempo in cui riuscivo ad avere tempo libero, in cui avevo tempo diciamo. Tempo per vivere il mio tempo. E per sfogliare un dizionario di sinonimi.
Poi, qualcosa è cambiato. E il mondo non è più stato lo stesso, tanto per usare una delle frasi stra abusate nell'ambito del cinema e della televisione.
Ultimamente, davvero, la vita ha iniziato ad accelerare e io, come un pendolare a bordo, ho semplicemente cercato di rimanere al passo con il presente. Forse, per rendere meglio l'idea, mi son sentito un po' come una persona con mani e polsi legati da una corda a sua volta collegata ad un carro...che va e va...e va...
La conseguenza è che tra lavoro, impegni, mille mila sms, incomprensioni, tensioni, auto nuova, assicurazione, straordinari, kung fu, sonno, azienda di parenti, fiori, pc e il lutto in casa di un'amica, ultimamente ho fatto un po' di corse. E a tratti son diventato feroce, intollerante e intransigente.
Una cosa non buona, lo ammetto, però certe volte davvero accade che non mi capisco più.
E, soprattutto, che mi sento sfasato con gli altri, incapace di comprendere come vivano le altre persone, come si organizzino e come pensino.
Mi sono sentito un po' ovunque e da nessuna parte, ecco. E con richieste e problematiche "addossate", cosa che io vivo in modo pessimo e che mi fa, come dicevo poc'anzi, sclerare.
Scusate il francesismo.
Ora, finalmente, son riuscito a sedermi e a dedicarmi a me stesso. Ai miei progetti. Alle mie cose.
Tempo per me. Per tutte quelle cose che mi riusciva di espletare e che ora attendono. Mail...numeri a tre cifre...siti....racconti...romanzi....Ah, non so se ve l'ho più detto ma ho rinunciato alla proposta della Giovane Holden edizioni. Erano interessati al mio "Liberazione & Purificazione", un mini-mini-romanzo fanta horro. A patto che contribuissi: li capisco ma non era quello che mi sentivo di fare. Anche e soprattutto considerando la passata esperienza con la Runde Taarn. Chissà che non mi riesca di incontrarli a Modena, il 7 o l'8 marzo.
Con "Liberazione & Purificazione" comunque vedrò il da farsi: non escludo la sua trasformazione in eBook e conseguente piazzamento su qualche portale. Il mio, quello che inizialmente volevo usare per la promozione degli esordienti, è al momento in stand by. E forse non solo per il momento. Mentre "Il consacrato" procede benone: son arrivato alla revisione, ultimata, del 48° capitolo e ormai non manca molto. Devo aggiungere ancora un paio di capitoli e sistemare gli ultimi 3 che avevo già scritto. E poi si vedrà...
Quanto a vedere, poi, in questo periodo son riuscito a ultimare la visione di un paio di film: "Breakfast on pluto" e "L'invidia del mio miglior amico".
Mi spiace non concedere ad entrambi una degna recensione ma, come dico sempre citando Leo Ortolani (...mi pare...), "il tempo è tirannosauro".
Per cui, seppur brevemente, cerco di recuperare all'interno di questo "brevissimo" post.
E giusto per disorientarvi un poco, partiamo dal secondo: una pellicola evitabile. Davvero...unici appunti da fare sono relativi all' "errore di valutazione" di Ben Stiller, nel film intendo, e la rappresentazione del nostro Paese. Sembra strano ma quello che commette il personaggio di Ben Stiller, un errore appunto, è qualcosa di molto verosimile. Anche in termini di conseguenze: da un affare mancato all'invidia del proprio miglior amico, alla tensione, al nervosismo, alla crisi familiare e personale. Capita, credetemi, capita anche nella vita reale. Solo che, mentre nel film tutto comunque è colorato e spensierato e il lieto finale non manca, nella vita vera non sempre va così. Anzi. Quanto alla rappresentazione dell'Italia, invece, non so se avesse un significato recondito o se si è tratta solo di una sequenza riempitiva però....ecco...dagli elementi che son stati fatti trasparire non siamo stati messi in ottima luce. Gente stupidotta, comitive in cui non può mancare qualche esponente del clero e una classe politica insulsa, perditempo e inconcludente. Che anzichè parlare di affari parla di "membri" e che solo grazie alla sagacia di qualche portavoce riesce a risultare, non dico accettabile, ma quanto meno tollerabile. E in questo senso il film non si discosta molto dalla realtà, a mio avviso.
"Breakfast on pluto" invece ve lo consiglio assai, un film intenso e con un'ottima interpretazione da parte di Cillian Murphy in un ruolo non certamente immediato. Tratto dall'omonimo romanzo di Patrick Maccabe, racconta la storia di Patrick "Kitten" Braden, un giovane travestito nell'Irlanda degli anni '60 e '70. Essenzialmente tutto si traduce in una ricerca da parte di Patrick della propria madre con la scoperta, però, dei propri affetti più autentici. In particolar modo il padre, un sacerdote. Il film, seppure durando più di due ora, scorre via e si lascia guardare con piacere, soprattutto grazie all'interpretazione di Cillian Murphy e dell'atteggiamento del suo personaggio nei confronti della realtà che lo circonda. Leggero, ecco, per lui tutto è emozioni, vita. Nulla è troppo serio, nemmeno gli attentati e gli scontri armati in cui addirittura viene coinvolto. Non mancano comunque, atraverso gli eventi di cui è protagonista, gli spunti di riflessioni sui pregiudizi da parte delle persone, sulla ricerca della felicità, sull'affetto e sull'amore. Oltre che sulla violenza.
Da ultimo, in relazione a questo post cioè, giunge un consiglio di lettura: Abissi D'acciaio, di Isaac Asimov. Non avevo mai letto nulla di suo e devo dire che questo suo romanzo non mi è spiaciuto affatto. Dopo aver visto numerosi film in cui, più o meno direttamente , si fa riferimento alle sue opere (vedasi "Robocop", "I, Robot", oppure "Il secondo rinascimento" di Animatrix e "Ergo proxy" per l'animazione) ero curioso e ansioso di leggere qualcosa di suo. Probabilmente l'aver già conosciuto qualcosa di suo e l'aver letto l'ottima prefazione a cura di Giuseppe Lippi, un po' mi ha aiutato ad apprezzarlo e un po' a non ritenermi soddisfatto del tutto. Scritto negli anni '50, questo Abissi D'Acciaio è un giallo che si svolge in una New York del futuro, una caccia all'assissino che ha ucciso uno degli "spaziali". L'incarico è particolarmente delicato, soprattutto per via dei movimenti medievalisti (che non accettano l'introduzione dei robot nello svolgimento delle quotidiane mansioni lavorative) e della diffidenza verso gli spaziali, abitanti dei mondi esterni. Saranno Lije Baley (umano) e R. Daneel Olivaw (robot) a condurre le indagini in un gioco di sospetti e di logica in cui, soprattutto, si riflette sul mito di Frankenstein, sul gioco della creazione e sui limiti dell'umanità. Interrogativi che Lije si pone e esplicita e che lo stesso lettore fa propri, timori e preoccupazioni per le potenzialità intrinseche di macchine che gli umani possono creare. O che hanno creato. Qualcosa di simile all'invidia che gli angeli hanno provato per gli uomini, potrei dire. O che i Primi Nati delle Terre di mezzo hanno provato nei confronti della razza umana. Ma non solo, ovvio. Interessante che già negli anni 50 ci fosse qualche mente brillante e con idee nuove, qualcuno capace di pensare ai robot non solo ipotizzandoli mere macchine fredde e crudeli ma, addirittura, esseri in grado di far propri insegnamenti religiosi.

sabato 14 febbraio 2009

..:: 28 settimane dopo ::..

...e non mi riferisco alla differenza di tempo dall'ultimo aggiornamento ufficiale del mio sito web o di altri eventi relativi alla mia vita o del mondo intero ^_^


Titolo: 28 weeks later -28 settimane dopo
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Anno: 2007
Genere: horror
Cast: Robert Carlyle, Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau, Jr., Catherine McCormack, Mackintosh Muggleton, Imogen Poots.


La trama in breve:
La diffusione dello sconosciuto virus che rende gli esseri umani zombie dalla sorprendente falcata ha gettato morte e panico sul Regno Unito, come visto in 28 giorni dopo, e portato alla completa evacuazione dei superstiti di tutta la Gran Bretagna, messa in quarantena delle nazioni unite.
28 settimane dopo la situazione sembra essere nuovamente sotto controllo: tutti gli infetti sono stati sterminati e il rimpatrio dei primi profughi può cominciare insieme ai lavori di ricostruzione. Il ritrovamento di una donna che sembra essere immune ai devastanti effetti del virus, pur essendone portatrice, è di grande interesse per gli scienziati che studiano la natura del contagio per tentare di produrre un antidoto. (fonte mymovies.it )


Commento:

Partiamo dalla premessa che, a me, 28 Giorni dopo era piaciuto molto. Magari non sarà stato questo capolavoro di cinematografia, però aveva ottimi spunti e sequenze. L'ho trovato molto angosciante e relativamente realistico, capace di portare sullo schermo lo spauracchio di epidemie massive e dagli effetti devastanti che in quel periodo (2002) andavano alla grande. Pericoli di stermini collettivi che non erano sentiti come distanti, eccidi non causati da terrorismo o armi umane ma da batteri e virus. Qualcosa di incontrollabile e devastante.
Quando ho saputo che ne avrebbero girato un seguito son stato colto da giusta curiosità, interesse che lo stesso trailer di "28 settimane dopo" ha alimentato.



Dopo aver visto il film, anzi, già durante la visione, mi sono invece reso conto che mi trovavo di fronte ad un'emerita cagata. Una di quelle bibliche.
E sì che era pure partito bene.
Una casa sperduta nel nulla, alcune persone barricate e che vivono nel terrore...l'arrivo di un bambino inseguito dagli zomboidi e quindi il panico, il terrore, la violenza, la fuga. Angosciante la corsa di Don che scappa, terrorizzato, dopo che in pochi attimi tutto è stato distrutto, le persone che conosceva sbranate e con il rimorso di aver abbandonato la propria moglie per potersi mettere in salvo. Da cardiopalma la fuga tra i campi, in pieno giorno, dove non esistono nascondigli ma solo la paura di una preda che si sente braccata da creature che di umano non hanno più nulla...Sopravvivere, questo l'unico pensiero.
Una sequenza ottima, avvincente. Davvero convincente e ben realizzata.
Poi....segue una successione di diapositive e spiegazioni per far capire cosa è successo poi, ovvero che l'epidemia si è diffusa a macchia d'olio nell'intera nazione (cioè, quello che è stato mostrato in "28 giorni dopo" di Danny Boyle) e che dopo 28 settimane tutto sembra essere finito. I lavori per la ri colonizzazione di Londra sono ricominciati e, sotto l'attenta sorveglianza dell'esercito statunitense, tutto cerca di tornare alla normalità.
A questo punto diviene chiaro che il film, in realtà, è stato realizzato a scopo didattico. Ovvero con l'intenzione di far capire a militari e civili cosa assolutamente NON va fatto durante una situazione similare. Guardando "28 settimane dopo" in quest'ottica lo si può considerare valido come film, altrimenti spegnete pure e andate a prendere una boccata d'aria. Per carità, non mancano le sequenze interessanti, però il tutto si dimostra un insulto all'intelligenza dello spettatore.
Perchè - chiederete voi - dici così?
E' presto detto: perchè la sceneggiatura del resto del film, ovvero di tutto ciò che segue la sequenza iniziale, è stata scritta in pochi minuti da ubriachi.
Di conseguenza, ecco l'intreccio che ne risulta. Due ragazzi, Andy e Tammy (giovane ma gnoccolona) vengono ricondotti a Londra per poter riabbracciare il padre, Don, il tizio di prima, quello della fuga. Viene spiegato loro di non uscire dall'area di sicurezza, che il virus è stato debellato ma che sarebbe bene evitare di scoprire il contrario, di fare attenzione ecco, e di collaborare con l'esercito. Tuttavia il piccolo Andy soffre: non ha nessuna foto della mamma, "teoricamente morta" nella sequenza di apertura. Sua sorella allora ha l'intuizione: "ehi, perchè non eludiamo la sorveglianza dei cecchini e dei militari, ci addentriamo in territorio non ancora decontaminato e recuperiamo delle foto? Non se ne accorgerà nessuno!". E così è, escono da un palazzo di circa 40 piani senza che nè loro padre nè guardiani o militari se ne accorgano. L'unico ad avvistarli è un cecchino che segnala la fuga blandamente. Tanto...che vuoi che accada... E questa è una prima lezione per gli spettatori: se sei pagato per fare il cecchino e sorvegliare, fai il tuo mestiere per Dio! Che senso ha trascorrere il tempo a spiare la vita altrui se poi, quando si verifica una situazione di pericolo, ce ne si lava le mani? Idem per il resto dei commilitoni.
Ad ogni modo, i bimbetti raggiungono la loro ex casa e recuperano delle foto. E la mamma. Era lì, viva....deperita, ma viva. Con calma giungono allora i soldati e li riportano tutti al campo base. I bimbi vengono messi in isolamento, per punizione e per cautela. E questo va bene. La mamma invece, dichiarata portatrice del virus, viene lasciata in un ambulatorio...senza sorveglianza...massì...chiunque può andare a trovarla...magari il marito...che la bacia...e da qui il finimondo. Ecco la lezione due: non lasciate persone potenzialmente infette senza adeguata sorveglianza. Al contempo, non baciate donne o uomini che siano che sono state prelevate da una zona infetta....
Ma questo è anche il meno. Una volta che si è ridiffusa l'epidemia (grazie Don!), cosa pensano di fare i soldati? E' ovvio: senza informare nessuno (e quindi creando confusione, tensione e panico, altra cosa da NON fare) chiudono tutti i supersiti (NdLeo: all'inizio si parlava di 15000 persone...ma la città non mi pareva così popolosa...) in uno stanzone. Senza protezione. Senza luce. Ma con una porticina che dà sul retro e da cui - ma pensa - può entrare chiunque. Soprattutto un infetto come Don. E via dicendo...un susseguirsi di boiate. Cecchini che sparano a caso, l'esercito che ordina sterminio incondizionato, militari senza orologio ("Mi raccomando, stanno per bombardare la zona: devi essere lì entro 4 minuti! Io ci sarò!" ....la notte lascia il posto al giorno e finalmente i due si incontrano...minchia quanto durano sti minuti...), soldati che rifiutano di eseguire gli ordini o che, di propria iniziativa, compiono cazzate. Tipo bruciare vivo un povero soldato che sta semplicemente spingendo un'auto oppure dare di matto perchè un civile sale su un elicottere....accettando però di trasportare poi due persone infette in un altra Nazione...perchè limitare l'infezione alla sola Inghilterra?
Oppure, se si sta fuggendo, perchè non rintanarsi nella metropolitana? Al buio? Dove non c'è speranza cavarsela visto che solo una persona è dotata di infrarossi...
In conclusione, un film che quanto a incoerenza e cazzate non si spreca affatto. Un documentario, come dicevo, sulle azioni da NON intraprendere in casi di ripopolameno di zone devastate da epidemie letali. Un film che poteva risultare interessante e che invece non ha voluto esserlo nonostante le buone premesse, le situazioni narrate e la riuscita colonna sonora. In fondo, arginare un'epidemia non è un evento così banale da fronteggiare... a meno che non si pensi di ritentarci 28 mesi dopo....

domenica 8 febbraio 2009

..:: Cosa sta succedendo ::..

Non so come sia stata la vostra, ma la mia è stata una settimana non particolarmente solare. Tante corse, troppe cose da fare, poco chiarezza nel comunicare con altre persone e di conseguenza scontri e incomprensioni. Ieri poi, in mattinata particolarmente, tutto ha raggiunto l'apice. La stanchezza credo abbia giocato un ruolo importante ma vabbè...Fatto sta che ho cercato di fornire qualche fondamento di "controllo dei processi" ad un'azienda di parenti ma son certo che, come già più volte accaduto, non sia servito a niente. Nel pomeriggio invece ho comprato una nuova auto, una Ford Focus usata: mi pare di aver fatto un buon affare così come lo stato in cui è la macchina mi ha fatto propendere all'acquisto. Entro un paio di settimane dovrei riuscire a portarla a casa, tempo di gestirmi con l'assicurazione...
In ogni caso, non è di questo che volevo parlare. Cioè, non solo di questo....in questi giorni non ho potuto fare a meno di notare il chiasso dei media in merito ad alcune vicende. Sulle violenze alle donne/stranieri e sul caso Eluana in particolare. Commenti alla riforma della giustizia che sta avvenendo oppure sulla proposta di Obama di fissare un tetto massimo allo stipendio di manager di aziende che ricevono soldi pubblici, invece, stranamente non ne ho sentiti. Che strano eh?
Ad ogni modo, ultimamente sembra che la pericolosità dei nostri cittadini stranieri, regolari o meno, sia aumentata. Ogni giorno passano almeno un paio di notizie che hanno a che fare con violenze alle donne e/o comportamenti selvaggi da parte di romeni e compagnia bella. Della serie, distogliamo l'attenzione delle messe con questi elementi, il trucco riesce sempre. Male che vada basta mettere un paio di tette e di chiappe in tv e il gioco è fatto. Ora, per carità, va bene parlare di certi crimini particolarmente efferati però il pericolo è che si crei un diffuso razzismo e si alimenti quella "paura del diverso" tanto in voga nel Medioevo. Ossia, diamo la colpa di tutto agli stranieri, alle streghe, alle persone sconosciute, agli zingari ecc...non ai feudatari che vessano la plebe, non al clero che pretende le decime, non alle scarse condizioni igieniche e via dicendo. Anche perchè, talvolta, ho come l'impressione che l'impatto di certe notizie cambierebbero se si togliessero o aggiungessero aggettivi relativi alla nazionalità. Voglio dire, tra "donna ITALIANA violentata da un uomo ROMENO" e "donna ROMENA violentata da un uomo ITALIANO" oppure "DONNA ITALIANA violentata da un uomo ITALIANO" passa differenza. Eccome. Anche perchè poi uno legge in certi siti web( qui e qua) e nota che la percentuale di violenze commesse dagli stranieri è attorno al 6,7 % o anche meno inizia a non capire da chi stia venendo preso per il culo. Analogo discorso per crimini e quant'altro. Ieri un "automobilista ubriaco di 36 anni si è schiantato contro un'auto uccidendo il conducente della vettura e ferendo il passeggero che era a bordo; poi è sceso e si è diretto verso un bar" : questo il fatto. Aggiungendo le parole "romeno" e "marcio" dopo ubriaco, tutto assume un atmosfera diversa. E amplifica il senso di odio e rancore verso gli stranieri. Idem per la ragazza che ha bigiato scuola con un'amica di origini sudamericane per andare ad un festino con altri ragazzi. Qui si è ubriacata e poi è stata ripetutamente violentata dai connazionali della compagna. Ovviamente stranieri. E anche se loro dicono che lei era consenziente, chi potrebbe credergli? Magari si erano accordati per un'orgia o qualcosa di simile e poi lei si è sentita male.... Chiaro comunque che i casi di violenza alle donne vadano puniti, questo sì. Anzi, deve essere potenziata l'attenzione e la sensibilità delle genti in merito: in fondo, sono moltissime le donne che subiscono violenza, anche di natura non sessuale, ma che non trovano la forza per reagire. Esprimo però la mia perplessità sul come vengano fornite le notizie e suggeriti pensieri. Come sempre non si aiutano i fruitori dei media a formulare considerazioni in merito, semplicemente li si guida verso le conclusioni più affrettate e comode che ci siano. Quindi, il romeno di cui prima che ha ucciso è "un romeno che ha ucciso e che va punito, linciato ed eventualmente espulso dal Paese". Non è invece un qualsiasi automobilista che mette in luce come sia possibile guidare in stato di ebbrezza, come manchi fermezza dei controlli in termini di immigrazione e di certezza di condanne.
Per cui, occhio gente: non fatevi condizionare troppo dalla televisione e dai media ma pensate sempre con la vostra testa.
Un altro discorso va in merito al caso Englaro. Io ho cercato di documentarmi un poco e di capire cosa sta accadendo. Magari a voi non serve però vi segnalo un paio di link che possono comunque aiutare la comprensione: qui e qua. Ora, premetto che il lavoro che sta svolgendo il governo, che sia di destra o sinistra (tanto son tutti di centro...) poco importa, non è per niente facile. Trattandosi di un problema di natura etica e morale non è possibile determinare una legge chiara e completa in modo rapido. Un po' come è accaduto per l'aborto, l'inseminazione artificiale o l'utilizzo delle cellule staminali. Mi fa piacere quindi che ci sia del fermento in merito e che si vada a deliberare in materia di "eutanasia assistita", di sospensione delle cure, di testamento biologico, di diritti di chi è privo di coscienza. Ma non mi piacciono i toni: sempre a fare i bambini i nostri politici ("noi votiamo per la vita, gli altri per la morte", "Berlusconi ha detto questo, gna gna gnagna", "noi siamo col PD ma siamo a favore dell'operato del presidente del consiglio"). Quello che non capisco però è come mai un evento del genere all'improvviso sia arrivato così in alto, all'opinione pubblica intendo. Per dimostrare la sensibilità dello psiconano? Per scardinare certi vincoli imposti dalla Costituzione? Per rompere certe regole relative all'iter legislativo? Per creare contrasti tra il benefattore Silvio e gli altri sporchi comunisti che concordano con Napolitano? Per coprire altre manovre politiche? Che ci siano finalità politiche dietro a tutto questo chiasso, è evidente. Mi domando però se sia l'unico caso in Italia, se ce ne siano stati altri e cosa sia successo in quei frangenti. Su due piedi mi viene in mente Welby, ma non si è trattata della medesima situazione. Lì si è sollevato un gran polverone ma di fatto non si è giunti a leggi concrete. Oppure ho trovato un'intervista a Bossi in cui si esprimeva in merito alla faccenda...e non è che abbia proprio lo stesso pensiero dello psiconano... Anche il fatto che si voglia per forza giungere ad una legge in "3 giorni" mi fa sospettare che ci sia dell'altro da coprire.. Che poi, un'altra cosa che mi ha fatto riflettere è stato uno scambio tra Berlusconi e un giornalista nel bel mezzo di una rassegna stampa. Più o meno le parole erano: "il caso Englaro mi ha toccato enormemente, così come i ministri e pure l'opinione pubblica. Ho deciso quindi di agire per approvare un decreto legge per salvare la vita di una persona". In soldoni, non sono gli elettori a determinare cosa serva al Paese ma lui, i ministri e ciò che i media (e chi controlla i media?) decide di portare alla conoscenza delle masse. In pratica, il ragionamento mette in luce l'ovvio, ovvero che noi cittadini non contiamo una mazza e che siamo "vittime" di giochi mediatici.
Al contempo poi si tace su altre proposte di legge che magari nel frattempo ci sono o ci sono state, come quelle del senatore Bosone (del PD) in materia di testamento biologico o sul fatto che è da un po' che si sta ragionando sul caso Englaro.
Spero comunque che dopo aver deciso, in quattro e quattr'otto, su un problema di una complessità considerevole, i nostri dipendenti si applichino anche per altre urgenze del Paese.
Ce n'è bisogno.

domenica 1 febbraio 2009

..:: Yes Man ::..

Torno a scrivere qui....il "progetto" su Altervista è partito bene e con drupal non sono sorte difficoltà, tuttavia il numero di visite riscontrate non è stato così elevato da consentirmi di avere gli altercents necessari per mantenere il database su cui il cms si basa. Per cui ho deciso di fare marcia indietro: tornerò ad occuparmi del mio sito e del mio blog relegando allo spazio su altervista il compito di ospitare le pagine del progetto "eBookTrailer".
Ma bando alle ciance e passiamo alla recensione di...



Titolo: Yes Man

Anno: 2008

Genere: Commedia divertente

Regia: Peyton Reed

Cast: Jim Carrey, Zooey Deschanel, Bradley Cooper, John Michael Higgins, Rhys Darby


La trama in breve:
Carl Allen è un impiegato divorziato orgogliosamente chiuso nella sua solitudine e insensibile alle richieste altrui. I clienti gli chiedono un prestito e lui lo nega, gli amici gli chiedono compagnia e lui si tira indietro, cercando di farsi bastare un dvd sul divano. Si protegge dai colpi che la vita gli ha dimostrato di saper sferrare, ma quanto altro si preclude così facendo? L'incontro con un ex collega lo convince a partecipare ad un seminario di “positività”, in cui il guru di turno lo esorta a rivoluzionare la sua vita rispondendo di sì ad ogni richiesta. Improvvisamente, si ritrova ad apprendere il coreano, a prodigarsi per un barbone, a presenziare alle feste a tema del capoufficio e ad accettare il passaggio in scooter di una sconosciuta di nome Allison...

Commento:
Assieme a Silvia, ho visto con piacere questo Yes Man ben conscio di trovarmi di fronte ad una commedia piacevole ma leggera. Un film che si lascia guardare e che diverte, senza fronzoli. Un po' si iniziano a notare le prime rughe sul volto di Jim Carrey ma non per questo viene meno la sua freschezza e capacità di adattarsi a qualunque ruolo. Attendo comunque con ansia il giorno in cui impersonerò i panni di un "cattivone" però, magari un personaggio spietato e crudele. Dubito che lo farà mai ma mi piacerebbe...beh, sia chiaro, niente a che vedere con il Ridler di Batman Forever, probabilmente uno dei punti più bassi della cinematografia mondiale. Qualcosa di più simile al ruolo avuto in Number 23, ecco. Ad ogni modo, qui il personaggio che interpretà non ha nulla a che vedere con tutto ciò. Il "suo" Carl, trasposizione del protagonista del libro "Yes man" di Danny Wallace, è un impiegato qualunque, una persona qualsiasi, triste e sola. Principalmente perchè non si spreca, non si sforza verso il prossimo e se stesso. Gli manca slancio vitale, voglia di reagire e di affrontare l'esistenza umana. Il suo rifiutare qualunque proposta è il nostro "no" ogni qualvolta ci neghiamo agli altri, sia che si tratti di sconosciuti che di amici e conoscenti. La rivoluzione che porta nella propria vita è il "Sì", un sì incondizionato che pronuncia ad ogni richiesta, anche la più assurda. Un sì alla vita, ad accettarla e ad affrontarla. Ne consegue un cambiamento radicale delle proprie abitudini e delle risposte che la vita stessa gli offre. Non tutte positive sia chiaro, come in fin dei conti è nel film e nella realtà, ma si tratta comunque di opportunità ed emozioni autentiche, uniche. Non si può essere spettatori della propria esistenza. E nemmeno di quella degli altri, in un certo senso. Perchè il "sì" di Carl non è solo un sì al proprio cambiamento, ma è anche un "sì" che conduce al prossimo e a stravolgimenti nelle vite altrui.
Ovvio comunque che non si può dire sempre sì, così come non ci si può sempre tirare indietro e negare: è necessario trovare il giusto equilibrio. Questo il messaggio cardine che il film comunica, un memento a ciascuno di noi per rammentare che la vita va affrontata, con entusiasmo certo, ma anche con criterio e buon senso. Essere aperti agli altri ma al contempo capaci di ponderare e valutare anche i "no" da rispondere. Non siamo nemmeno schiavi del presente, del lavoro e di noi stessi, anche se per certi versi certi "Sì" lo dimostrano: quelli relativi agli ordini impartiti dai capi, al lavoro, ad esempio. Oppure quello del matrimonio, causa remota dello stato di depressione del protagonista del film. Al contempo, nel film non compaiono forme di razzismo o di difficoltà di integrazione, non tra le persone comunu per lo meno (la moglie iraniana o l'amica coreana non sono percepite con distacco, ma accettate e basta). Messaggi di fratellanza, velati magari, ma che comunque vanno ad oliare il meccanismo della positività proposto dalla pellicola. Si deve essere liberi, quindi, e non prigionieri di schemi mentali o pregiudizi o stravaganze altrui.
Un film ricco di entusiasmo e di alcune gag divertenti che mi sento di consigliarvi. Niente di straordinario, sia chiaro, ma comunque qualcosa che può aiutare a concepire con maggior serenitò le personali dinamiche esistenziali di ciascuno. Quanto poi, all'atto pratico, riuscire a praticare una vita come quella del "Carl" del film credo sia a dir poco impossibile: tempo libero, economie infinite, preoccupazioni zero, scadenze ed energie illimitate sono più utopie che realtà tangibili...ma in ogni caso si può tentare, no?