Titolo: Inside I'm dancing - Rory O'Shea was here
Regia: Damien O'Donnel
Anno: 2004
Genere: drammatico
Cast: Steven Robertson, James McAvoy, Romola Garai
La trama in breve:
Michael, un ragazzo di ventiquattro anni affetto da paralisi cerebrale, si trova da tempo nella Residenza per Disabili di Carrigmore. La noiosa routine della sua vita viene scossa dall'improvviso arrivo del carismatico Rory O'Shea, un ragazzo dalla parlantina veloce che riesce sorprendentemente a capire le parole di Michael, incomprensibili per chiunque altro. Il tranquillo Michael si fa presto contagiare dall'anima vivace e ribelle di Rory, insieme al quale andrà alla scoperta del mondo nuovo ed affascinante che si trova fuori dalle mura di Carrigmore.
Il mio commento:
Un gran film, direi di cominciare così. Già. Mi è piaciuto molto e soprattutto l'ho trovato intenso, senza fronzoli. Capace di portare sulla scena attori "non disabili" ma capaci di interpretare il ruolo di disabili in maniere impeccabile. Sinceramente pensavo lo fossero per davvero e scoprire solo in seguito che James McAvoy è in realtà pure Tumnus de "Le cronache di Narnia" nonchè uno dei protagonisti di "Wanted" (con Anjelina Jolie), mi ha dato da pensare. Così come mi fa riflettere il poco materiale che si trova in italiano in merito al film o all'altro protagonista.
Ho visto questo film senza aspettarmi nulla. L'avevo visto al MediaWorld e mi aveva ispirato proprio per il fatto di avere per protagonisti dei disabili. Che si trattasse di un film drammatico lo sapevo ma non immaginavo che attori e regista riuscissero a descrivere la realtà di persone "non sane" (lo dico senza offesa) come se fossero sane. Persone comuni, giovani che vogliono divertirsi, bere, sfogarsi, andare alla conquista del mondo. Di colpo ci si trova ad osservare il mondo dal loro punto di vista, affrontando le difficoltà che la vita pone dinnanzi alle persone "non ariane". Parimenti vengono annullati preconcetti et similia che magari ci si porta dentro nei confronti di chi sta su una sedia a rotelle. Che è un po' il percorso che avviene nel film dal momento in cui i nostri si affrancano dall'istituto. Sono persone in fondo, con bisogni, con voglia di vivere. Come tutti. Bramosi di ritagliarsi un proprio posto nel mondo e di affrancarsi dagli altri. Già, perchè il fatto di sentirsi dipendenti dalle altre persone, infermiere, genitori o badanti, è un fardello non semplice da portare. La libertà di agire e di compiere azioni banali (come il coricarsi a letto o lavarsi i denti) non è infatti così scontata. Anzi, i limiti e le discriminazioni con cui le persone disabili convivono sono forse il lato peggiore di tutta la loro esistenza. Perchè malgrado cerchino di essere come tutti gli altri, come tutti gli altri non lo saranno mai. Una realtà che il film descrive senza fronzoli e che a tratti amplifica. Soprattutto grazie al personaggio di Michael e alle sue difficoltà verbali che gli rendono quasi impossibile ogni dialogo e contatto umano...nonostante un gran mondo interiore e conoscenza, anche legale....
Una visione che quindi mi sento di consigliarvi ma che sono certo saprete apprezzare e che alla fine, spero, vi lascerà arricchiti interiormente. Più sensibili quanto meno. Non tanto alle persone disabili ma in merito alla discriminazione e alle barriere, psicologiche e fisiche, che limitano l'esistenza di chi non è "fisicamente perfetto".
Sarebbe interessante capire poi come mai il film non sia stato tanto reclamizzato; anzi, l'impressione che ho è quella di una pellicola diffusa in sordina, quasi da nascondere alle masse nonostante alcuni premi vinti qua e là.... non mi spiego altrimenti la difficoltà nel reperire informazioni in internet. Cosa che invece non accade per altri film, ben peggiori dal punto di vista della sceneggiatura, della storia narrata e della qualità recitativa dimostrata da parte degli attori. Tra l'altro, in merito a quest'ultimo aspetto, sinceramente non so se Steven Robertson sia veramente disabile e affetto da disturbi o se invece tutto quello che è il suo personaggio è frutto delle sue capacità di immedesimazione: in quest'ultimo caso, tanto di cappello. Nel primo caso invece, un plauso perchè sospetto che sia allora una sorta di pioniere. In fondo, quando mai s'è visto un attore vero sulla sedia a rotelle? Oppure musicisti di fama internazionale?
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