C'era un tempo in cui riuscivo ad avere tempo libero, in cui avevo tempo diciamo. Tempo per vivere il mio tempo. E per sfogliare un dizionario di sinonimi.
Poi, qualcosa è cambiato. E il mondo non è più stato lo stesso, tanto per usare una delle frasi stra abusate nell'ambito del cinema e della televisione.
Ultimamente, davvero, la vita ha iniziato ad accelerare e io, come un pendolare a bordo, ho semplicemente cercato di rimanere al passo con il presente. Forse, per rendere meglio l'idea, mi son sentito un po' come una persona con mani e polsi legati da una corda a sua volta collegata ad un carro...che va e va...e va...
La conseguenza è che tra lavoro, impegni, mille mila sms, incomprensioni, tensioni, auto nuova, assicurazione, straordinari, kung fu, sonno, azienda di parenti, fiori, pc e il lutto in casa di un'amica, ultimamente ho fatto un po' di corse. E a tratti son diventato feroce, intollerante e intransigente.
Una cosa non buona, lo ammetto, però certe volte davvero accade che non mi capisco più.
E, soprattutto, che mi sento sfasato con gli altri, incapace di comprendere come vivano le altre persone, come si organizzino e come pensino.
Mi sono sentito un po' ovunque e da nessuna parte, ecco. E con richieste e problematiche "addossate", cosa che io vivo in modo pessimo e che mi fa, come dicevo poc'anzi, sclerare.
Scusate il francesismo.
Ora, finalmente, son riuscito a sedermi e a dedicarmi a me stesso. Ai miei progetti. Alle mie cose.
Tempo per me. Per tutte quelle cose che mi riusciva di espletare e che ora attendono. Mail...numeri a tre cifre...siti....racconti...romanzi....Ah, non so se ve l'ho più detto ma ho rinunciato alla proposta della Giovane Holden edizioni. Erano interessati al mio "Liberazione & Purificazione", un mini-mini-romanzo fanta horro. A patto che contribuissi: li capisco ma non era quello che mi sentivo di fare. Anche e soprattutto considerando la passata esperienza con la Runde Taarn. Chissà che non mi riesca di incontrarli a Modena, il 7 o l'8 marzo.
Con "Liberazione & Purificazione" comunque vedrò il da farsi: non escludo la sua trasformazione in eBook e conseguente piazzamento su qualche portale. Il mio, quello che inizialmente volevo usare per la promozione degli esordienti, è al momento in stand by. E forse non solo per il momento. Mentre "Il consacrato" procede benone: son arrivato alla revisione, ultimata, del 48° capitolo e ormai non manca molto. Devo aggiungere ancora un paio di capitoli e sistemare gli ultimi 3 che avevo già scritto. E poi si vedrà...
Quanto a vedere, poi, in questo periodo son riuscito a ultimare la visione di un paio di film: "Breakfast on pluto" e "L'invidia del mio miglior amico".
Mi spiace non concedere ad entrambi una degna recensione ma, come dico sempre citando Leo Ortolani (...mi pare...), "il tempo è tirannosauro".
Per cui, seppur brevemente, cerco di recuperare all'interno di questo "brevissimo" post.
E giusto per disorientarvi un poco, partiamo dal secondo: una pellicola evitabile. Davvero...unici appunti da fare sono relativi all' "errore di valutazione" di Ben Stiller, nel film intendo, e la rappresentazione del nostro Paese. Sembra strano ma quello che commette il personaggio di Ben Stiller, un errore appunto, è qualcosa di molto verosimile. Anche in termini di conseguenze: da un affare mancato all'invidia del proprio miglior amico, alla tensione, al nervosismo, alla crisi familiare e personale. Capita, credetemi, capita anche nella vita reale. Solo che, mentre nel film tutto comunque è colorato e spensierato e il lieto finale non manca, nella vita vera non sempre va così. Anzi. Quanto alla rappresentazione dell'Italia, invece, non so se avesse un significato recondito o se si è tratta solo di una sequenza riempitiva però....ecco...dagli elementi che son stati fatti trasparire non siamo stati messi in ottima luce. Gente stupidotta, comitive in cui non può mancare qualche esponente del clero e una classe politica insulsa, perditempo e inconcludente. Che anzichè parlare di affari parla di "membri" e che solo grazie alla sagacia di qualche portavoce riesce a risultare, non dico accettabile, ma quanto meno tollerabile. E in questo senso il film non si discosta molto dalla realtà, a mio avviso.
"Breakfast on pluto" invece ve lo consiglio assai, un film intenso e con un'ottima interpretazione da parte di Cillian Murphy in un ruolo non certamente immediato. Tratto dall'omonimo romanzo di Patrick Maccabe, racconta la storia di Patrick "Kitten" Braden, un giovane travestito nell'Irlanda degli anni '60 e '70. Essenzialmente tutto si traduce in una ricerca da parte di Patrick della propria madre con la scoperta, però, dei propri affetti più autentici. In particolar modo il padre, un sacerdote. Il film, seppure durando più di due ora, scorre via e si lascia guardare con piacere, soprattutto grazie all'interpretazione di Cillian Murphy e dell'atteggiamento del suo personaggio nei confronti della realtà che lo circonda. Leggero, ecco, per lui tutto è emozioni, vita. Nulla è troppo serio, nemmeno gli attentati e gli scontri armati in cui addirittura viene coinvolto. Non mancano comunque, atraverso gli eventi di cui è protagonista, gli spunti di riflessioni sui pregiudizi da parte delle persone, sulla ricerca della felicità, sull'affetto e sull'amore. Oltre che sulla violenza.
Da ultimo, in relazione a questo post cioè, giunge un consiglio di lettura: Abissi D'acciaio, di Isaac Asimov. Non avevo mai letto nulla di suo e devo dire che questo suo romanzo non mi è spiaciuto affatto. Dopo aver visto numerosi film in cui, più o meno direttamente , si fa riferimento alle sue opere (vedasi "Robocop", "I, Robot", oppure "Il secondo rinascimento" di Animatrix e "Ergo proxy" per l'animazione) ero curioso e ansioso di leggere qualcosa di suo. Probabilmente l'aver già conosciuto qualcosa di suo e l'aver letto l'ottima prefazione a cura di Giuseppe Lippi, un po' mi ha aiutato ad apprezzarlo e un po' a non ritenermi soddisfatto del tutto. Scritto negli anni '50, questo Abissi D'Acciaio è un giallo che si svolge in una New York del futuro, una caccia all'assissino che ha ucciso uno degli "spaziali". L'incarico è particolarmente delicato, soprattutto per via dei movimenti medievalisti (che non accettano l'introduzione dei robot nello svolgimento delle quotidiane mansioni lavorative) e della diffidenza verso gli spaziali, abitanti dei mondi esterni. Saranno Lije Baley (umano) e R. Daneel Olivaw (robot) a condurre le indagini in un gioco di sospetti e di logica in cui, soprattutto, si riflette sul mito di Frankenstein, sul gioco della creazione e sui limiti dell'umanità. Interrogativi che Lije si pone e esplicita e che lo stesso lettore fa propri, timori e preoccupazioni per le potenzialità intrinseche di macchine che gli umani possono creare. O che hanno creato. Qualcosa di simile all'invidia che gli angeli hanno provato per gli uomini, potrei dire. O che i Primi Nati delle Terre di mezzo hanno provato nei confronti della razza umana. Ma non solo, ovvio. Interessante che già negli anni 50 ci fosse qualche mente brillante e con idee nuove, qualcuno capace di pensare ai robot non solo ipotizzandoli mere macchine fredde e crudeli ma, addirittura, esseri in grado di far propri insegnamenti religiosi.
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