sabato 23 aprile 2011

..:: Aphelion ::..

Titolo: Aphelion
Autore: Kristle Reed
Editore: nel 2008 edito da 0111 Edizioni, dal 2009 libro autoprodotto su IlMioLibro
Genere: Fantasy
Pagine: 168

La trama in breve:
New York, 1905. Dreamland è un gigantesco parco dei divertimenti che sorge a Coney Island. Tra le varie attrazioni, il parco ospita un Freak Show dove si esibiscono mostruosi fenomeni da baraccone, tenuti in gabbia. In una di queste gabbie c’è il vampiro Goran. Mostra i denti, agita il mantello e fa del suo meglio per spaventare gli spettatori. Ad assistere alla sua esibizione ci sono Emil e Ailis, due giovani vampiri. Quando la bella Ailis decide di liberare il prigioniero, scopre che Goran è un uomo affetto da un lieve ritardo mentale e che non sa nemmeno di essere un vampiro. È semplicemente una creatura sfortunata che ha imparato a recitare una parte, senza sapere perché. Commossa dall’animo gentile di Goran, Ailis decide comunque di aiutarlo. Decisione che, come prevedibile, darà il via a una serie di problemi e difficoltà che avranno il duplice effetto di stravolgere e arricchire l’immortale esistenza di entrambi. Un romanzo in cui la vera protagonista è la notte. Una favola gotica in una New York d’altri tempi. (fonte Il mio Libro)

Il mio commento:
Premetto che ho letto questo romanzo nell'ambito di una catena di lettura promossa su Mondo Parallelo.
Il titolo del testo è molto particolare e suggestivo, attinente alle dinamiche descritte nel romanzo in quanto proprio il sole (1) gioca un ruolo importante nelle vicende narrate, sia all'atto pratico che metaforico. 
Anche l'immagine scelta per la copertina, seppure un po' sfocata, è molto azzeccata e chiara, esplicita nell'identificare la tipologia di esseri che saranno protagonisti della narrazione. Pure il volto di donna scelto è perfetto per evocare quello di Ailis e catturare l'attenzione di eventuali lettori, soprattutto di sesso maschile.
L'impaginazione e la rilegatura sono di discreta fattura e permettono una piacevole fruizione del testo. La strategia di proporre capitoli molto brevi, ciascuno di seguito all'altro, rappresenta inoltre un buon incentivo alla lettura. Senza contare che lo stile utilizzato dall'autrice è molto buono, a tratti poetico, indiscutibilmente molto evocativo, ben equilibrato nel proporre ora brani più descrittivi ora testi più introspettivi. Di certo induce a proseguire con le pagine del libro e a "vedere" i personaggi e l'ambientazione proposte. Le uniche pecche riguardano alcune ripetizioni facilmente eliminabili ma che, almeno nella versione in mio possesso, hanno appesantito e reso irritante la lettura di certe parti. In fondo, esistono sinonimi, pronomi e sostantivi  proprio per evitare l'ossessivo utilizzo di nomi propri.
La New York descritta, poi, sa di vissuto e si percepisce la passione per l'autrice per tali locazioni. Forse c'è effettivamente stata, forse no: in ogni caso è riuscita nell'intento di proporre immagini vivide e realistiche, di tanto in tanto concedendo spazio a riflessioni e rendicontazioni simil-storiche, proprio per aumentare il grado di immedesimazione del lettore e aiutarlo nel vivere con maggior forza le vicende descritte. Anche se, di tanto in tanto, qualche riferimento temporale sembra essere sfuggito di mano.
I personaggi proposti non sono moltissimi ma ben caratterizzati. Al di là dei gestori del DreamLand di Coney Island, quelli su cui più si è concentrata l'autrice veneta sono i tre vampiri Emil, Ailis e Goran. 
Il primo è un giovane ragazzo che ha accettato la sua condizione di non morto imparando a vivere nuove esperienza esistenziali all'insegna delle forti emozioni, dell'omicidio e della sfida. Ailis invece è una quindicenne irlandese, avvenente e sensibile, divenuta immortale per mano di Emil e con il quale ha instaurato un rapporto particolare, a tratti di sudditanza a tratti di complicità. Goran, infine, è un vampiro di origini rumene, quasi quarantenne, anch'esso "figlio" di Emil prima che quest'ultimo emigrasse a New York. Rapito e trascinato a DreamLand come fenomeno da baraccone, Goran è inconsapevole della propria condizione di non morto ma sarà proprio grazie ad Ailis che saprà comprendere cosa è diventato e a maturare, sia come uomo che come vampiro. Inutile dire che, tra i tre, si creeranno tensioni e simpatie, complicità e invidie, oltre a legami di tipo sentimentale (complicate anche dall'incapacità di parlare inglese da parte del vampiro rumeno). 
La tragedia però accompagna, da sempre, la condizione dei vampiri e anche questa storia non fa eccezione alcuna. Quelli proposti sono infatti creature delle tenebre costrette a uccidere per vivere, ma sono anche obbligati a nascondersi dal sole e dalla società, in pratica dei reietti incompresi. Personalmente mi hanno ricordato abbastanza i non morti di Anne Rice e di Stephenie Meyer, molto votati all'introspezione e concentrati sulla propria condizione di vita tragica ma romantica. Posseggono una forza e una ferocia inaudita, il dono dell'immortalità, però conservano larga parte di quell'umanità che rende tali gli uomini. Anzi, sono forse ancora più sensibili, ingenui e capaci di cogliere le piccole sfumature dell'esistenza, fattore questo che amplifica il conflitto che vivono con se stessi e con il mondo. Un contrasto impossibile da eliminare o da ignorare, esplicitato da quella necessità di sottrarsi al sole, di starne lontani il più possibile. Sono creature condannate in pratica, e per loro non c'è speranza, nemmeno se possiedono il dono della bellezza o se nel loro cuore albergano anche sentimenti nobili (di trombare invece non se ne parla...). 
C'è anche da dire però che, tutto sommato, non si pongono nemmeno grandi ideali o progetti esistenziali. Strana cosa per chi ha tutta l'eternità davanti e che, immagino, voglia garantirsi di poter cacciare e continuare a nutrirsi. O a divertirsi, altra cosa a cui non si può pensare: perché non uscire a ballare ogni tanto? Potrebbe essere un'occasione di adescamento, no? Oltretutto, la loro esistenza è forse cadenzata in modo troppo forte dalla necessità di cacciare/nutrirsi, quasi che non sia loro concesso fare o anche solo aspirare ad altro.
In fondo, oltre al GreenWood Cemetery non hanno altri nascondigli, nemmeno temono di venir scoperti durante le loro scorribande notturne. A tratti, invece, la fine della loro condizione vampiresca diviene un desiderio dolce, un sogno di redenzione, una fuga. Il contrasto tra queste due spinte credo rappresenti proprio una delle caratteristiche essenziali del romanzo, ulteriormente sottolineata dal legame che sospinge Ailis ora verso Emil, ora verso Goran, che rappresentano due poli opposti dell'essere vampiro.
In conclusione, Aphelion è stata una lettura piacevole e delicata, molto suggestiva che però, nonostante qualche colpo di scena qua e là, ha di contro una certa linearità e assenza di eventi "esterni" che giungano a creare squilibri o a introdurre novità. Certo, c'è l'uccisione della madre di Ailis che causa non poche incomprensioni e divisioni, innescando gli eventi che porteranno alla tragedia del finale, ma nessun grosso imprevisto o dinamica messa in atto da personaggi che non siano i tre protagonisti. Ad esempio, c'è da chiedersi perché, nonostante una media di almeno dieci omicidi per notte, ogni notte, non venga organizzata nessuna ronda né un aumento della sorveglianza notturna in certe zone. Possibile poi che nessun cittadino della grande mela si sia mai accorto di loro, nemmeno scorgendoli da lontano dirigersi verso uno dei più grandi cimiteri di New York?




Note:
(1) L'afelio è il punto dell'orbita terrestre che risulta più lontano dal Sole.

giovedì 21 aprile 2011

..:: News movie - The onion movie :...

Titolo: News movie - The onion movie
Regia: Tom Kuntz, Mike Maguire
Anno: 2008
Genere: demenziale
Cast: Len Cariou,Steven Seagal, Sarah McElligott, Ken Takemoto, Daniel Chacón, Don McManus, Kate Fuglei, Abigail Mavity, Ahmed Ahmed

La trama in breve:
Norm Archer è il professionale ed esperto conduttore del telegiornale più seguito e affidabile degli States. Un tg che non esita a proporre al pubblico servizi di ogni sorta pur di testimoniare la verità e ciò che realmente accade nel mondo: dalla politica internazionale ai costumi della cittadinanza, dal cinema alla scienza, dalla musica all'economia nessuna notizia viene taciuta. Ma quando la Global Tetrahedron, che possiede l'emittente per cui lo stesso Archer lavora, esercita pressioni affinché la linea seguita dal tg si faccia più commerciale e pubblicizzi a mille l'imminente uscita del nuovo film "Cock Puncher", Norm è costretto a mettere in dubbio la propria posizione lavorativa. Ma forse, alla fine, avrà bisogno proprio dell'aiuto del protagonista del film d'azione tanto detestato...
Norm Archer conduce
The Onion news

Il mio commento:
Finalmente ho trovato l'occasione per visionare codesto film, già segnalatomi da un amico che, come me, frequenta i corsi di Kung Fu. Sono andato piuttosto sul sicuro, quindi. Senza scordare che tra i produttori di questo "News Movie - The Onion Movie" c'è un certo David Zucker, già apprezzato per opere come "Top Secrete" e "Una pallottola spuntata".
Il film è, in pratica, una carrellata di siparietti, aneddoti, spot, cortometraggi che permettono di mettere in ridicolo numerosi aspetti della vita moderna. Statunitense in particolar modo. Tutto viene proposto con serietà e professionalità come fosse, realmente, un telegiornale in onda.
E niente, proprio niente, viene risparmiato allo spettatore costretto a sorbirsi innumerevoli gag demenziali e al limite dell'impossibile. Ma tutte ugualmente pregne di critiche e accuse verso dinamiche troppo radicate nella nostra società attuale.
Vengono quindi screditati i film d'azione, nella fattispecie rappresentati dallo strepitoso "Cock Puncher" (Il picchiapalle) interpretato da Steven Seagal, le dive del pop che propongono modelli di donna oggetto asservita al piacere (vedasi Melissa Cherry, clone di Britney Spears) così come aspetti della cultura americana basata sulla violenza e sui pregiudizi.
Melissa Cherry in una scena del
videoclip di "Shot your load"
Non mancano poi gli spot commerciali, dalle crociere per omosessuali agli enti benefici, dagli "amici del pene" ai corsi per kamikaze, o scene di vita reale e di sana ribellione (a morte Gil Bates e i suoi stramaledetti pc!). Addirittura trovano posto gags ai danni di coloro che si montano la testa a causa dei vari giochi di ruolo, siparietti con rapinatori in cerca di lavoro, fumatori incalliti costretti a viaggiare per ore e ore
al fine di raggiungere l'unica stanza in cui è concesso fumare negli USA e pure un episodio nel quale un giovane studente universitario viene prelevato da un campus e incaricato dall'Onu di gestire una crisi internazionale in merito alla quale, nell'ambiente protetto dell'università, egli stava protestando. 
Insomma, non viene risparmiato quasi nessun aspetto della vita moderna e di ciò che viene trasmesso dalla televisione, ridicolizzando soprattutto i telegiornali e le trasmissioni di approfondimento che hanno sulle spalle la responsabilità di formare/plagiare la conoscenza e la coscienza degli spettatori ma che, in realtà, non esitano a trasmettere notizie frivole e vuote, sensazionaliste a tutti i costi, pur di avere un seguito. E, di conseguenza, monetizzare.
Foto di gruppo del finale con al centro
quel gran'uomo di Steven Seagal
The Onion Movies è quindi uno di quei film demenziali che nasconde dietro uno scopo, una sorta di missione volta sì a far ridere e sorridere lo spettatore ma al contempo inducendolo a pensare e a meditare su ciò che i media propongono e su quelle che finiscono per essere le percezioni del mondo reale. Che, purtroppo, possono finire con l'essere traviate e distorte: basti pensare a cosa accade al "negro" accusato di aver rapinato un supermercato (in realtà è un ragazzo bianco, figlio di irlandesi e con parenti norvegesi, che veste come un rapper) o alle singolari analogie che si riscontrano nei programmi di arruolamento dell'esercito e dei gruppi terroristi. 
Purtroppo i mezzi su cui la produzione ha potuto contare non sono stati certamente esosi tuttavia il prodotto realizzato, seppur classificabile come di serie B, a me è piaciuto assai: mi ha fatto divertire e anche riflettere.
Mi sento quindi di consigliarlo: di certo qualcosa di interessante lo troverete, magari non strettamente sotto forma di gag demenziale ma piuttosto osservando gli speciali sulle "storie da cui trarre ispirazione" o imparando cose nuove sul conto dei peruviani. 




giovedì 14 aprile 2011

..:: Sucker Punch ::..


Titolo: Sucker Punch
Regia: Zack Snyder
Anno: 2011
Genere: Fantastico, Azione

La trama in breve:
Unica erede del patrimonio di famiglia alla morte della madre, incolpata dell'uccisione della sorella, in realtà avvenuta per mano del malvagio patrigno, e da questi rinchiusa in un terribile manicomio, Baby Doll medita la fuga. Tra visioni, sogni, aspirazioni e metafore immagina la sua permanenza come la vita in un bordello in cui le prostitute danzano per attirare l'attenzione dei clienti e farsi scegliere. Quando danza per distrarre i clienti invece Baby Doll immagina la propria strada verso la libertà come un'iperbolica battaglia tecnologica tra katane, armi automatiche e nemici mostruosi. (fonte mymovies)
L'inizio dell'incubo

Il mio commento:
La prima volta che ho sentito parlare di questo film è stata grazie ad un thread nel familiare forum di Terre di Confine; da subito il trailer e gli elementi di Sucker Punch mi avevano incuriosito assai. 
D'altra parte, a mio avviso, il buon Zack Snyder ha saputo regalare al mondo del cinema opere piuttosto discrete, molto fisiche e visivamente impegnative: basti pensare a 300 o a WatchMen, ma anche al film d'animazione Il regno di Ga'Hoole.
E anche questa sua recente fatica è in linea con il suo stile. Probabilmente, leggendo le recensioni che sono state pubblicate qua e là nel web, si tratta in questi casi di una visione non adatta a tutti i palati e, sospetto, di un prodotto frainteso e sottovalutato da molti spettatori e critici (di professione e non).
Baby Doll di fronte alla devastazione
in uno dei "trip" che il film propone
Strano a dirsi ma molte volte le aspettative di chi si appresta ad affrontare un'opera cinematografica, musicale o letteraria possono fuorviare e imporre già un'interpretazione prima ancora della reale fruizione del prodotto. Qualcosa che viene assunto come dogma e che porta a cogliere marginalmente le emozioni o i messaggi proposti. Come se si stesse assistendo ad un'altra storia, o qualcosa di simile, dove non conta ciò che viene proposto ma quel che abbiamo deciso di stare a guardare, leggere o godere.
Ecco quindi che per chi non è avvezzo al mondo dei videoclip, a quello dell'animazione e dei videogames l'esperienza proposta da Sucker Punch può diventare ostica e difficile da assimilare. D'altra parte, di carne al fuoco ce n'è davvero molta, troppa forse, con ambientazioni via via più arzigogolate e stravaganti, ora ammiccanti al fantasy ora alla fantascienza, che finiscono con il disorientare più che portare ad una maggior comprensione di ciò che viene proposto. 
Samurai ... moderni?
La storia, in realtà, è organizzata su più livelli, proposta con sequenze che rimandano l'una all'altra, quasi come fossero stage di un videogame, sfide da superare, trasfigurazioni delle prove e dei soprusi che le protagoniste devono fronteggiare nel mondo reale. L'intreccio, di per sé, sarebbe piuttosto drammatico e triste, concentrato attorno alle dinamiche esistenziali di donne vittime di abusi e di violenze, costrette alla segregazione in un ospizio/manicomio dove gli inservienti sono corrotti e lussuriosi e il denaro può giustificare interventi tesi a lobotomizzare e mettere a tacere per sempre vittime scomode, indegne di qualsiasi forma di comprensione e giustizia. Una metafora della vita come prigione, dove la follia è all'ordine del giorno e la fuga rimane l'unica scelta saggia da tentare per cercare di giungere alla vera realizzazione di se stessi. Il tutto condito e sottolineato da scenografie ed effetti speciali spettacolari e superbi, resi ancor più suggestivi e di maggior impatto grazie alla splendida colonna sonora scelta. Azione e dialoghi si intervallano e, talvolta, il silenzio cede il posto alla sola musica lasciando allo spettatore il compito di aggiungere la parola alle sequenze proposte. In particolar modo, ciò avviene nel corso dei primi minuti del film, un micro film tragico che apre le vicende e che conduce sino al momento clou, dove la narrazione si sospende per catapultare in un mondo fantastico e straniante. 
Mai far arrabbiare un drago...
Un contesto che, per dirla tutta, è la trasfigurazione del presente che la giovane BabyDoll sperimenta dopo la morte della propria madre. 
Tra gli aspetti che più mi son piaciuti del film, al di là della straordinaria potenza visiva e dalle emozioni provate nel trovarmi, al cinema, ad assistere ad esperienze simil-videoludiche, vi è la scelta di non far percepire subito chi è la vera "beneficiaria" del piano della protagonista, così come lo spirito di sacrificio che, tutto sommato, possiedono le protagoniste (o, più in generale, le donne):  tutte giovani, belle, prestanti, piacevoli, ridotte al ruolo di oggetti, di subumane, di vittime del potere e di una società maschio-centrica. Persone che si trovano costrette a lottare e a vivere la propria femminilità come strumento e arma: difficile credere che, nel mondo reale, BabyDoll si limiti a "ballare" per distrarre secondini e inservienti. Ma è l'unico modo per poter riuscire nell'impresa di mettere insieme tutti gli elementi del piano. Già, il piano: nulla di particolarmente approfondito a dir la verità, ma essenziale ed efficace, funzionale allo sviluppo del plot. 5 "semplici" quest che molto hanno di spartano, oserei dire. 
Sweet Pea e Rocket
Ho apprezzato poi la figura dell'angelo custode, del maestro/colonnello/spirito guida (a seconda dei contesti) che si prodiga nell'aiutare le cinque eroine nel loro tentativo di guadagnarsi la salvezza. Un traguardo che, purtroppo, non è alla portata di tutte: violente punizioni sono previste per coloro che osano ribellarsi e tentare la fuga dall'uomo. Il maestro/colonnello/spirito guida, interpretato da Scott Glenn, è probabilmente l'unico maschio del film che tratta Baby Doll e compagne come persone e non come pezzi di carne di cui abusare o esistenti per soddisfare lascivi impulsi sessuali. E probabilmente è il personaggio che, nei momenti più assurdi, riesce a declamare le frasi più folli nel totale dei dialoghi proposti in quasi due ore di film. 
...e guerra sia!
Infine, mi è piaciuto il viaggio proposto, i cambiamenti di ambientazione, gli scontri estenuanti, gli scenari da videogame, a tratti onirici, a tratti visionari, molto curati dal punto di vista dell'estetica e dei contrasti: un po' come avrebbero potuto essere, esasperandoli, Inception o The Matrix. Solo che qui, a livello di effetti speciali, siamo "oltre" ad uno stadio successivo, nel regno della post-produzione. Un po' come Avatar, Tra l'altro, visto che ho citato questi filmoni realizzati da registi ben noti nel campo cinematografico, Sucker Punch non sfigura neppure dal punto di vista della regia e delle soluzioni proposte, con cambi di inquadrature e un ritmo piuttosto sostenuto (d'altronde, Snyder viene dal mondo dei videoclip e degli spot) oltre a movimenti di camera, inquadrature e dinamiche spericolate e particolari (basti pensare ai giochi con gli specchi, ai ralenti o ai capovolgimenti utilizzati). C'è da meravigliarsi che non sia uscito in 3D...anche se, per quanto mi riguarda, non si tratta assolutamente di un difetto.
Uno zeppelin, o quasi, abbattuto 
Di contro, il film presenta anche alcuni difettucci, in primis la difficoltà di assimilazione per chi non si aspetta una storia organizzata su piani narrativi differenti o non è pratico di videogames e anime. Anche la presenza di numerose e lunghe scene d'azione e combattimento possono risultare noiose e pesanti - su questo non ci piove - così come l'insistenza su dinamiche legate a vicende di "donne" può essere apprezzata oppure guardata con sospetto (un po' come avviene in Grindhouse - DeathProof di Tarantino).
Non un prodotto per tutti, quindi, ma senza dubbio un'esperienza visiva e narrativa tutt'altro che trascurabile: da vedere, a mio avviso, e giudicare in base alla propria personale sensibilità ed esperienza.


martedì 12 aprile 2011

..:: Diamo al pubblico ciò che vuole ::..

Terzo appuntamento per questa apprezzatissima (vi prego, o assidui lettori di codesto mio spazio web, datemi un segno concreto della vostra presenza oltre al mero incremento delle statistiche di accesso...) iniziativa legata a soddisfare le preferenze del pubblico.
Almeno stando alle chiavi di ricerca maggiormente utilizzate per approdare su questi lidi e che, non lo nego, sono fonte di meditazione e riflessione per me medesimo.
Però, noto anche che il numero dei visitatori è decisamente aumentato per cui, tutto sommato, vuol dire che un certo seguito son riuscito a crearmelo. Certo, i commenti, gli apprezzamenti, le donazioni (soprattutto...) sono ancora scarsini ma è bene non lamentarsi più del dovuto.
Ma bando alle ciance e vediamo quali sono state le "cose" maggiormente cercate e desiderate dai frequentatori di questo blog.
Partiamo, come sempre, dalle posizioni in fondo alla classifica:
10 - Alien Vs Predator: ormai un classico
9 - Essere italiano oggi: una sorpresa devo dire, probabilmente dovuto a qualche riflessione da me partorita non tanto nel mese scorso bensì nel lontano ottobre 2010...
8 - Buddy Christ: altra new entry, questa volta però relativa alla famosa trovata/statuina del "Cristo compagnone" presente nel film demenziale Dogma
Amy Smart
7 - Mutant Chronicles: direttamente dalla posizione numero 5 della precedente classifica troviamo ancora una discreta preferenza per il Gioco di ruolo di ambientazione fantascientifica a cui tanto tempo dedicai nel corso della mia adolescenza. Peccato per il film che hanno deciso di tributargli...
6 - Lelouch Lamperouge: leggermente in rimonta, il noto protagonista dell'anime Code Geass torna alla carica. Che abbia posto il geass su qualche incauto net-citizen?

Veniamo ora alle posizioni calde della classifica. Come volevasi dimostrare, nonostante le mie discutibili recensioni dedicate ad opere cinematografiche, letterarie, fumettistiche, nonostante le mie improbabili riflessioni e nonostante segnalazioni di notizie e iniziative, ancora una volta le chiavi di ricerca maggiormente utilizzate dai cybernauti hanno a che vedere con ben altro... e io che speravo piacessero i miei testi :-(((

Aurora Nardozzi, una miss
segnalata su TgCom
In quinta posizione, in calo rispetto a quanto riscontrato in febbraio ma ancora saldamente nella top-five, troviamo Amy Smart, la bionda protagonista dei due film della serie Crank. Cosa posso raccontarvi di lei? Vediamo...ah già, lo sapevate che è mancina? Uno scoop sensazionale, lo ammetto: probabilmente dovrei provare a proporlo a quelli di Studio Aperto...

Saliamo invece più su e scopriamo chi occupa la quarta posizione. Ad essere sincero avevo il terrore che fosse tornato di moda il "mulino" ma fortunatamente gli ultimi post in campo scientifico e religioso hanno avuto la meglio e hanno finito per condizionare i gusti del pubblico.
Ecco dunque che "miss maglietta bagnata", a sorpresa, entra di prepotenza nella top five delle chiavi di ricerca maggiormente scelta. In effetti, con la stagione che avanza, qualche lascivo pensierino giunge a scombussolare la mente dei cibernauti. Mi domando solamente dove e quanto ne abbia parlato in questo mio blog... misteri che solo google potrebbe svelare.

Un Predator mentre si prepara
all'attacco. Credo.
Chissà se anche sul loro pianeta
si tengono concorsi del tipo
"miss corazza bagnata"...
Agguerriti e bellicosi, risalgono dalla decima posizione i tanto amati alieni Yautja: ecco quindi che i Predator conquistano il gradino più basso del podio. E questo, devo ammetterlo, è anche comprensibile. In fondo, ne ho parlato discretamente dall'inizio dell'anno e mi rincuora scoprire che, forse, e dico forse, almeno qualcuno che giunge su questo blog cercando recensioni e materiale più o meno umanistico c'è. Peccato però che sull'argomento Predator non abbia molte altre cartucce da sparare...salvo nuove e imminenti produzioni da parte dei fratelli Strause. Un pensiero, questo, che mi fa rabbrividire...

Crank, un momento
di ordinaria tensione
Prosegue invece il frenetico testa a testa tra le due "cose" maggiormente cliccate e cercate. Ma nuovamente è Crank, il capolavoro (a modo suo...) filmico a dover cedere il passo. Jason Statham deve quindi accontentarsi della medaglia d'argento e pazientare: non è detto che, prima o poi, l'inarrestabile "attore perfetto" riesca ad ottenere il primo posto.
Ammesso di riuscire a scalzare lei, Megan Fox, che per il secondo mese di fila, si afferma al top del top nelle chiavi di ricerca dei visitatori di questo blog. Con almeno il quadruplo dei risultati rispetto a Miss Maglietta Bagnata. Seppure dietro di lei Crank (e non solo) smani per il sorpasso, la bella attrice (...fino a prova contraria lo è: in fondo, ha frequentato la medesima scuola della Arcuri) detiene ancora lo scettro. Mi sa che mi toccherà (forse...) vedere qualche altra produzione in cui lei ha presenziato, a meno di straordinarie sorprese con la sua ultima fatica, Passion Play, per la regia di Mitch Glazer. Fino ad allora non posso far altro che proporvi una sua foto: d'altra parte, il web ne è pieno...hot qua, nude là, ma quella che vado a inserire qui di seguito non ha nulla a che vedere con tutto ciò. Semmai è sia un omaggio al film Transformers sia una prova che, tutto sommato, Megan surclassa certe attrici nostrane sfoggiando ben cinque diverse espressioni facciali. Una di queste è la seguente:

Megan Fox, in una scena del film Transformers (2007)

sabato 9 aprile 2011

A-Team

Titolo: A - Team
Regia: Joe Carnahan
Anno: 2010
Genere: azione
Cast:  Liam Neeson, Bradley Cooper, Sharlto Copley, Quinton 'Rampage' Jackson, Jessica Biel

La trama in breve:
Messi insieme con sapienza dal colonnello Hannibal Smith sono la squadra più affidabile ed efficiente dell'esercito americano a cui vengono affidate le missioni che paiono irrisolvibili. Un tradimento inaspettato però li trasforma in fuorilegge, costringendoli ad un'evasione e a lottare per dimostrare la propria innocenza in una giungla in cui è impossibile distinguere gli amici dai nemici. Non è una storia dell'A-Team ma la storia di come l'A-Team sia diventato quello che conosciamo. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Se siete tra quanti hanno amato e, ancora oggi, guardano con simpatia alle sequenze televisive proposte nella serie A-team, allora evitate questo film con tutte le vostre forze. 
Ve lo dico per il vostro bene e per conservare un ricordo dignitoso di Sberla, Murdock, P. E. e del colonnello Hannibal.
Ero stato preventivamente avvisato che il film in questione era piuttosto inutile ma, ciononostante, ho voluto vedere per credere. E ora credo, credo vi dico!
A-team, quelli veri
Insulso, insensato, fracassone, pieno di americanate pacchiane, incoerente, illogico, insomma, un film evitabile e che poco o nulla regala allo spettatore. Anzi, offre uno spettacolo a dir poco ridicolo di quella che è una squadra di mercenari piuttosto ingegnosa e caparbia, piuttosto amata da generazioni e generazioni di fans. Una delle poche cose decenti che veniva (viene?) mandata in onda al mattino, in quelle fasce orarie che solo pochi (s)fortunati possono ambire di visionare.
Per quel che mi riguarda, ho visto più di qualche puntata dell'A-team nel corso della mia infanzia e adolescenza. E forse è stata questa mia giovanile passione per questi omoni tutto ingegno e spregiudicatezza a instillarmi il folle desiderio di dare una chances al film del 2010.
Un peccato di cui mi pento dal profondo.
Personalmente ne sconsiglio caldamente la visione. Non ci ho trovato quasi niente di salvabile. Forse l'unico che, in qualche modo, può guadagnarsi la sufficienza è Bradley Cooper, una star emergente che probabilmente riesce meglio degli altri a farsi notare e proporre un personaggio quanto più simile a quello della serie originale. Finendo con il monopolizzare svariate sequenze, a dire il vero, mettendo in mostra la sua fisicità (sembra più prestante e pompato lui di P.E....) e dimostrando un'intelligenza e una capacità di pianificazione migliore di quella del colonnello Smith. Stendiamo senza indugiare un velo pietoso sugli altri comprimari, soprattutto sul buon Liam Neeson....poveraccio...chissà quanto disperato dev'esser stato per ridursi a firmare per un ruolo simile. Almeno avesse scelto il ruolo del cattivone, o di un uomo incappucciato...
Una scena del film
Giusto per dire, pure gli attori del cast originario Mr. T (P.E. Baracus) che Dirk Benedict (Sberla) si son detti delusi dalla produzione targata 20th Century Fox. George Peppard invece, essendo deceduto, si è risparmiato di assistere allo scempio della serie che l'ha reso famoso. Dwight Schultz è stato l'unico ad aver avuto il coraggio di presenziare in un cameo. D'altronde, era quello che interpretava il "matto", cioè Murdock.
In conclusione, peccato. Davvero peccato, sia per il film che per il tempo che ho buttato. 
Anche se, tutto sommato, qualche momento memorabile c'è stato: mi riferisco alla scena in cui la squadra precipita da altezze inimmaginabili a bordo di un carro-armato...non sono certo un esperto di fisica e dinamiche aeree però non nascondo di esser stato colto da una sconfinata perplessità nell'assistere a tali momenti di pura demenzialità. Probabilmente la chiave per arrivare a comprendere che, in realtà, il film e la sceneggiatura sono state quasi certamente sabotate dall'interno, già, dai malvagi fan di McGyver, acerrimo nemico dell'A-team.


Il trailer del film


Un doveroso tributo alla serie televisiva originale degli anni '80.
Ah, quelli sì che erano bei tempi, con effetti speciali molto più ingenui, tanti stuntman e spettatori capaci di apprezzare storie genuine, ricche di azioni e di valori. 

domenica 3 aprile 2011

New Universal

New Universal: il progetto

Fondata nel 1939 e tuttora autorevole protagonista del mercato internazionale dei comics, Marvel rappresenta una delle realtà editoriali più prolifiche e note a livello internazionale. In quasi 75 anni di produzione, la Casa delle Idee, uno dei nomi con cui è conosciuta, ha saputo sfornare una quantità impressionante di albi, proponendo al pubblico innumerevoli storie e personaggi. 
Ad oggi, grazie anche ai poderosi investimenti in campo cinematografico, come la fondazione dei Marvel Studios (acquisiti da Walt Disney nel 2009 per la ragguardevole cifra di 4 miliardi di dollari), e al continuo impegno nella serializzazione delle proprie testate fumettistiche, i personaggi Marvel sono praticamente entrati a far parte della cultura e dell’immaginario comune. 
Nel corso dei decenni, gli sceneggiatori che si sono avvicendati nella definizione delle storie degli eroi di casa Marvel, per la maggior parte ideati da Stan Lee e da Jack Kirby, hanno saputo delineare un vero e proprio universo, uno specchio del nostro mondo contemporaneo ma condizionato da eventi e gesta di persone non certamente comuni. Un universo che si può considerare affine a quello che tutti conosciamo ma, ovviamente, governato da logiche, tempistiche e scelte di matrice prettamente funzionali alla realtà editoriale curata da Marvel. Talvolta frutto di forzature decise dagli editor.
Seppure molti sono stati gli autori e i fumettisti che hanno lavorato al soldo della Casa delle Idee, cooperando sinergicamente oppure creando e disfacendo intrecci, il risultato complessivo conseguito ha permesso di offrire ai lettori un’ambientazione estesa ma piuttosto omogenea, funzionale alla creazione di trame e sottotrame, non da ultimi i famosi cross-over, storie che coinvolgono testate fumettistiche differenti. Non sempre però la scelta di rimanere vincolati a tale universo è stata condivisa e accettata: ne è una prova la defezione verificatasi negli anni 90 con artisti del calibro di Todd McFarlane, Marc Silvestri e William Portacio che, assieme ad altri, hanno poi fondato la Image Comics. La stessa Marvel, per altro, anche in relazione alla realizzazione degli action movie dedicati ai suoi personaggi più famosi, ha iniziato a proporre versioni rinnovate e più moderne delle proprie testate, in particolar modo con le serie denominate Ultimate, proprio per cercare di incontrare il gusto delle nuove generazioni di lettori.
In questo contesto si colloca anche il progetto New Universe, lanciato nel 1986 dall’editor Jim Shooter, per la definizione di un secondo universo Marvel, parallelo a quello canonico e ormai consolidato. Un’occasione per approfondire e sviluppare nuove idee, nuove collane, nuovi personaggi, al contempo cercando di pianificarne l’evoluzione e l’ambientazione. Uno dei propositi iniziali prevedeva anche la definizione di linee guida e un’organizzazione di massima delle storie per lavorare fin da subito ad un progetto condiviso e, per quanto possibile, uniforme, evitando così di dover forzare la vena creativa degli artisti al fine di ottenere solo a serie ben avviate quella sorta di coerenza che si riscontra oggi nell’universo Marvel. 
Probabilmente però i tempi non erano ancora maturi per gestire un simile progetto, che quindi venne accantonato pochi anni più tardi. 
Izanami Randall
Nightmask
Nel 2006 è però stato ripreso in considerazione e affidato a Warren Ellis, brillante autore britannico responsabile di aver riaperto il mercato inglese alla produzione targata Marvel e di aver sfornato idee originali per il rilancio di alcuni dei personaggi della casa delle Idee, tra cui Iron Man e molti degli eroi coinvolti nelle serie “Ultimate” .
Ecco quindi che a partire dal 2007, riorganizzando gli elementi già previsti nel progetto iniziale, grazie alla collaborazione dell’abile disegnatore Salvador Larrocca e del colorista jason Keith, Ellis ha avviato la serializzazione di New Universal, testata tuttora in corso e proposta in Italia da Panini Comics nell’ambito delle “Collezioni 100% Marvel”.

Tutto divenne bianco

A differenza di quanto si riscontra nell’Universo Marvel, dove l’origine dei poteri dei numerosi super-eroi è differente e specifica per ciascuno di essi (radiazioni, genetica, esposizione a raggi cosmici, punture di insetti, esperimenti … ) e il corso della storia rispecchia quello del nostro mondo, l’ambientazione proposta in New Universal si contraddistingue almeno per due aspetti.
In primis, quello che viene descritto rappresenta una sorta di variante rispetto al presente attuale, non dissimile, ma con alcune dinamiche svoltesi in maniera diversa da quella che conosciamo: John Lennon non è mai morto, mentre lo è Paul McCartney; l’11 settembre 2011 gli Stati Uniti d’America non hanno subito alcun attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York; Hillary Clinton è stata eletta presidente degli USA; la Cina detiene il primato nelle attività aerospaziali … Piccole o grandi differenze che permettono agli autori della serie di giocare con la storia e di affrancarsi dal peso del reale che, invece, influenza l’Universo Marvel.
In secondo luogo, l’origine dei poteri dei super-uomini è comune e riconducibile all’ “Evento Bianco”: il 2 marzo 2006 ore 06.49 (ora di Greenwich), il cielo di tutto il mondo cambia colore, divenendo bianco per alcun istanti. Successivamente, tutto torna alla normalità. Tutto, tranne l’esistenza di quattro individui.
John Tensen
Justice
Il progetto New Universal iniziale contava 8 testate dedicate ciascuno a tematiche e personaggi differenti: Ellis ne propone invece una sintesi, amalgamando storie e vicende in un’unica storia, riprendendone e adattandone le caratteristiche già delineate negli anni 80. In questo modo, i quattro super-umani si trovano a convivere nel medesimo tempo e ad interagire tra di loro nel nome del rinnovamento. Questo sembra infatti essere uno dei leitmotiv del fumetto: ciascuno degli individui condizionati dall’Evento Bianco, un fenomeno che sembra dipendere da fattori extra-dimensionali, riceve in dono alcune abilità da impiegare per aiutare l’umanità a evolvere e affrontare un’imminente cambiamento verso una nuova era. Un mutamento che loro per primi sperimentano sulla propria pelle.
Troviamo quindi Izanami Randall, giapponese ma residente negli Stati Uniti, che riceve il marchio del NightMask: grazie a questo ha la facoltà di entrare ed uscire dal Superflusso, una sorta di dimensione parallela che collega le menti dell’umanità e che, pertanto, si potrebbe considerare la fonte delle idee e della telepatia, all’interno della quale le è possibile comunicare con una volontà aliena apparentemente coinvolta nelle dinamiche legate all’Evento Bianco. In virtù del suo potere, che le consente in un certo senso anche di teleportarsi e di accedere ad una conoscenza superiore, Izanami è incaricata del mutamento di coscienza globale e di fungere da guida per gli altri marchiati.
John Tensen, detective della polizia di New York, in coma in seguito ad una ferita da arma da fuoco, è un altro di questi individui. L’Evento Bianco lo muta mentre non è ancora cosciente causandogli il risveglio dallo stato comatoso. Suo il marchio del Justice, donatogli al fine di garantire l’ordine, che gli consente di percepire ricordi ed esperienze altrui a livello empatico e telepatico oltre che di generare campi di energia luminosa che possono fungere da impenetrabile difesa o letale arma di offesa. Confuso e stravolto, l’uomo è però vittima del proprio potere, che lo sprona ad essere un ferreo e cruento giustiziere determinato a giudicare chiunque incontri, sia i criminali cui dava la caccia, sia ignari passanti che hanno la sfortuna di incrociare il suo cammino.
La dottoressa Jennifer Swann, operativa per il progetto Spitfire relativo allo sviluppo di eso-scheletri, armi e tute da combattimento per conferire doti sovrumane ai soldati dell’esercito, soprattutto per fronteggiar eventuali minacce aliene o super-umane, è invece colei che riceve il marchio denominato Cipher. Le viene quindi conferito il potere di governare la tecnologia, un’abilità da sfruttare per il salto tecnologico dell’umanità ma che, nel suo caso specifico, la porta ad una personale dicotomia, combattuta tra il senso del dovere che la spinge a completare proprio quelle macchine destinate a dare la caccia ad esseri super-umani di cui lei rappresenta un esemplare e la sua nuova condizione esistenziale.
Jennifer Swann
Cipher
L’ultimo individuo marchiato in seguito all’Evento Bianco è Kenneth Connell, statunitense anch’egli, giocatore di football. Il suo risveglio è però particolarmente funesto: della sua ragazza, con la quale si era appartato in aperta campagna, non rimangono che resti carbonizzati mentre lui si trova esattamente al centro di un immenso bersaglio impresso sul terreno secondo un particolare disegno che ritrova pure nel palmo della mano destra. Suo il marchio dello Star Brand con il quale può governare l’energia e gli elementi a proprio piacimento al fine di difendere o devastare la Terra. Un’abilità straordinaria che ben presto verrà considerata una minaccia da parte delle autorità, soprattutto a causa delle difficoltà di controllo palesate dal giovane ancora sconvolto per la morte della propria compagna.  
Questi sono i quattro protagonisti della serie New Universal che vedranno le proprie vite intrecciarsi nel tentativo di comprendere ciò che sta accadendo loro e il destino a cui sono chiamati, una
 sorta di piano cosmico che sembra essersi già palesato nel corso della storia del pianeta Terra. Attorno ai quattro marchiati troviamo poi il governo e l’esercito statunitense, anch’essi impegnati a studiare le conseguenze successive all’Evento Bianco e a gestire i rapporti con le altre nazioni che, inevitabilmente, si sentono minacciate dalla presenza dei marchiati (soprattutto in seguito all’esito dell’utilizzo di armi nucleari contro Kenneth). Al contempo, una spedizione di archeologi in Lettonia ritrova una misteriosa città antica di secoli nella quale potrebbe aver vissuto una precedente generazione di marchiati.

Giudizio sull’opera

Purtroppo, non essendo la serie ancora completata ma in una fase di stallo, sebbene in corso di prosecuzione, risulta difficile esprimere un giudizio esaustivo. Si può però affermare di essere di fronte ad un prodotto qualitativamente molto valido, sia dal punto di vista della resa grafica che della trama e delle idee proposte. Nell’arco dei numeri pubblicati vengono in effetti concessi pochi spazi per approfondire i personaggi principali, tuttavia ci sono numerosi elementi che permettono al lettore di avere un assaggio di quelli che potranno essere i futuri sviluppi di New Universal. La sensazione di essere di fronte a qualcosa di moderno e accattivante è inoltre amplificata dall’utilizzo di reticenze, dall’assenza di spiegazioni esaustive e dall’impiego di elementi che rimandano necessariamente a successivi approfondimenti. Alcune spiegazioni relative all’Evento Bianco vengono infatti rivelate a Kenneth dal se stesso del futuro che gli compare dinnanzi per pochi minuti assieme ad altri possessori dello StarBrand, mentre il ritrovamento della città di Zardath fa già pregustare la possibilità di episodi in stile maggiormente fantasy e ambientati in un contesto medievaleggiante.
Kenneth Connell
Star Brand
La veste grafica del fumetto, infine, è superlativa e garantisce al lettore un’esperienza visiva degna di nota. Le tavole di Larrocca sono molto curate, sempre piuttosto ariose e con un’attenzione agli effetti di luce particolarmente significativa: il cielo, i paesaggi, le esplosioni, il Superflusso tutto è reso con una magnificenza che rende onore agli artisti coinvolti nel progetto. Da menzionare anche l’ottima caratterizzazione dei personaggi per i quali, più o meno volontariamente, sono stati scelti volti noti del cinema: difficile non andare con la mente al volto di Bruce Willis nell’osservare John Tensen, mentre nel gruppo degli archeologi si possono notare strane somiglianze con Gene Hackman e Johnny Depp.
Il ritmo della narrazione è infine ben cadenzato e abbastanza equilibrato nell’offrire uno scorcio ora di ciascuno dei personaggi principali ora del mondo circostante che agisce e reagisce in seguito alla loro manifestazione. Le parti più descrittive e dialogate non risultano pesanti e ben si amalgamano con le sequenze d’azione che lasciano spazio alla vena creativa di Larrocca e alla manifestazione dei poteri dei marchiati. Personaggi a cui si vanno ad aggiungere anche altri comprimari grazie ai quali il lettore ha la possibilità di confrontarsi con esseri più comuni e di ottenere spiegazioni e informazioni che altrimenti non sarebbero state disponibili: in particolar modo ciò avviene nelle sequenze legate alle alte sfere dell’esercito o alle  visioni del dottor Emmet Proudhawk.
Non rimane quindi che pazientare e attendere che vengano pubblicati, anche in Italia, ulteriori numeri legati a questa serie che, senza ombra di dubbio, rappresenta un prodotto molto valido ma soprattutto nuovo, almeno rispetto a quello cui Marvel ci ha da sempre abituato.