martedì 25 gennaio 2011

..:: Getting Any? ::..

Titolo: Getting Any?
Regia: Takeshi Kitano
Anno: 1995
Genere: commedia - demenziale
Cast: Iizuka Minoru (Asao), Haku Ryu (regista), Idari Tokie (madre), Kitano Takeshi (scienziato), Kobayashi Akiji (capo dell'Esercito di Difesa della Terra), Minakata Yuji (yakuza), Terajima Susumu (yakuza), Osugi Ren (yakuza), Yuki Tetsuya (yakuza)

La trama in breve:
Asao stabilisce che per aumentare la propria attività sessuale ha assolutamente bisogno di un'automobile. In seguito, non riuscendo nel suo intento, proverà di volta in volta a diventare attore, killer, minatore e quant’altro pur di rimediare più soldi possibili e diventare un grande amatore.  (fonte wikipedia)

Il mio commento:
Kitano, come regista, non lo conosco molto. L'ho vagamente presente, lo confesso, e di suo ho visto solamente Zatoichi. Ma credo inizierò a recuperare la visione di altre sue opere.
A giudicare da quel che ho letto in internet in merito a "Getting Any?", nell'ottica di esplorare quanto proposto dal noto regista nipponico, temo quindi di esser partito col piede sbagliato.  
Non è che abbia letto chissà quali commenti positivi sul film in questione. Addirittura lo stesso Kitano sembra esser stato poco soddisfatto di questa sua opera e, considerando che nello stesso anno ha pure avuto un devastante incidente in moto che l'ha costretto a profonde operazioni di chirurgia plastica al volto, ecco...non dev'esser stato un bel periodo per lui.
Asao, ripresosi dopo il primo "trip"
Tutto sommato comunque mi son divertito. Per carità, si nota subito che il budget è limitato e che qualcosa "stride", pure il ritmo non è dei migliori (anche se stiamo pur sempre parlando di un film degli anni 90 e per di più di matrice orientale) e non sempre le gag si concludono in effettive risate.
Però, il film ha quel "non so che", offre cioè uno spettacolo anomalo, particolare. Mi ha incuriosito, insomma. La sceneggiatura non prevede lo sviluppo di una vera e propria storia bensì un susseguirsi di gag e situazioni comiche e demenziali, esplorando diversi generi cinematografici. Si giunge addirittura alla pseudo - fantascienza del finale, passando per siparietti erotici, sequenze in cui imperversano gli yakuza e ricostruzioni quasi storiche.
Il tutto tenuto assieme dal protagonista, Asao, che vive una serie di esperienze al limite del ridicolo e dell'assurdo principalmente allo scopo di riuscire a trombare, cosa che immancabilmente non gli riesce di concretizzare (anche se ho qualche sospetto in merito a ciò che ha combinato quando era invisibile....). Ecco allora che tenta di raggiungere lo scopo per gradi: se avessi l'auto, se avessi una spider, se avessi denaro, se fossi un attore, se viaggiassi su un aereo avrei diritto al "servizio" di bordo, se fossi invisibile...
Credo rappresenti un
guinness dei primati ...
Talvolta questi pensieri si concretizzano in vere e proprie esperienze reali, talvolta si limitano invece a concedere ad Asao e allo spettatore suggestive sequenze frutto dei trip mentali dello stralunato (ma ingegnoso) protagonista. Che, per altro, è pure spregiudicato e animato da un forte carisma: in fondo, chi mai si recherebbe da un concessionario e, alla domanda, "che tipo di auto le serve?" risponderebbe con un "una per farci l'amore dentro". Con tanto di prova con una commessa dell'esercizio comunale mentre il suddetto concessionario osserva e, premurosamente, cerca di valutare la soddisfazione del cliente: "tutto bene? si trova a suo agio?" "Non trova che sia un po' stretta?" "Ha provato a cambiare posizione?"
Non credo comunque che si tratti di un film adatto e apprezzabile da tutti i palati (soprattutto considerando l'escamotage studiato, nel finale, dal "comandante della difesa del mondo" per attirare l'uomo mosca....) ma in ogni caso, se volete provare, dategli una possibilità a questo "Getting Any?". 
In fondo, su IMDBsi è pure guadagnato la sufficienza con un onesto 6,1 che, considerando il 2,8 di Natale in Sud Africa e il 3,3 di Natale a Miami, è tutto dire. 
Dopotutto, nell'opera di Kitano si coglie pure una certa qual genialità, un po' di sana goliardia suicida nel tentare di mettere in ridicolo ogni tipologia di film. Basti pensare a quel che combina con gli yakuza: altro che uomini duri e terribili, capaci di lotte sanguinose e atti scellerati. Qui giocano alle ombre cinesi e travolgono il proprio capo quando questi ordina loro di seguirlo. Però sono abilissimi con le spade: addirittura tagliano gli atomi! Altro che Gemon!
Il boss degli yakuza non rimane
indifferente di fronte alle capacità
del suo miglior cecchino: una moneta
centrata in volo da un proiettile....
Oltre a ciò, le sequenze e i contesti che il film propone risultano particolari, soprattutto se raffrontati all'immagine tipo che si ha del Giappone: tendenzialmente, quando si pensa ai giapponesi, li si considera persone sempre indaffarate, composte, ligie al dovere, assidui frequentatori di metropoli. Qui invece si respira fallimento, stanchezza, difficoltà nel vivere, ristrettezze quotidiane e povertà. Le ambientazioni stesse sono piuttosto semplici e, talvolta, desolanti: penso soprattutto alle strade della "metropoli urbana" in cui Asao si muove nel tentativo di rimorchiare una bella ragazza con la propria auto nuova (si fa per dire...arriva addirittura a viaggiare con un mezzo quasi cartaceo...) oppure quando ci prova ad assaltare il furgone portavalori di una banca. Non certamente paesaggi urbani densamente popolosi, ecco, funzionali alla realizzazione di riprese a basso costo ma che offrono una sensazione di approssimazione e desolazione, acuendo probabilmente la demenzialità intrinseca del film.
In conclusione, io la sufficienza gliela concedo ma da Kitano mi aspetto di più, decisamente di più...


domenica 23 gennaio 2011

..:: Code Geass – Lelouch of the Rebellion R2 ::..

Titolo: Code Geass – Lelouch of the Rebellion  R2 (seconda serie)
Studio d'animazione: Sunrise
Anno: 2008
Numero episodi: 25


Code Geass – R2
Code Geass Lelouch of the Rebellion R2 costituisce la seconda parte della fortunata serie prodotta dallo studio Sunrise su character design delle CLAMP e regia di Gorō Taniguchi. Costituita da 25 episodi come la precedente, in Giappone è stata distribuita tra aprile e settembre del 2008 mentre in Italia è stata trasmessa su Rai 4 tra marzo e agosto 2010.  

La storia in breve
Gli eventi dell’anime si svolgono nel 2018, circa un anno dopo la conclusione della Black Rebellion, l’insurrezione capeggiata da Zero alla guida dell’ordine dei Cavalieri Neri contro il Sacro Impero di Britannia che concludeva la prima serie. L’esito della battaglia finale è però stato favorevole i britanni che hanno così ristabilito il controllo sull’Area 11 e dichiarato definitivamente morto il leader dei ribelli, Zero.
Lelouch Lamperouge però è vivo e vegeto ed è tornato a condurre un’esistenza ordinaria all’interno dell’istituto Ashford, del tutto ignaro del proprio trascorso come capo dell’ordine dei Cavalieri Neri, del potere del Geass sopito in lui e, soprattutto, di avere una sorella, Nunnally, in nome della quale aveva deciso di vestire la maschera di Zero e rovesciare l’impero. Ad accompagnarlo nella sua nuova vita vi è invece un sospetto fratello minore, Rolo, affezionato e timido. Quest’ultimo è in realtà un collaboratore dei servizi segreti britanni che, assieme ad altri infiltrati nell’istituto, ha il compito di sorvegliare Lelouch. Non solo, è anche un letale assassino in possesso dei poteri del Geass, grazie al quale può bloccare il tempo all’interno di un’area ben delimitata. Tali precauzioni sono dovute al timore dell’imperatore di Britannia che il principe decaduto riacquisti la memoria e torni a contrastare i suoi piani di egemonia mondiale. Si scoprirà in seguito che lo stesso Charles Zi Britannia è in possesso di un Geass che gli conferisce la facoltà di riscrivere i ricordi delle proprie vittime, un potere che ha esercitato sullo stesso Lelouch quando Suzaku, al termine della battaglia conclusiva di Kaminejima, l’ha catturato e condotto al suo cospetto. Un’azione che è valsa al promettente cavaliere l’onore di entrare all’interno della cerchia dei Knights of the Round, i più potenti combattenti su cui l’impero di Britannia può contare.
Dall'angolo in basso a sinistra
 in senso orario: Karen Kozuki, C.C.,
Li Xingke, Nunnally, Gino Weinberg,
Suzaku Kururugi, Anya Alstreim,
Rolo Lamperouge
Ma quando gli effetti del Geass impostogli inizieranno a svanire, vanificati dalla poderosa forza di volontà del giovane, Lelouch tornerà a ricordare chi era e cosa è accaduto nel suo passato, recuperando il proprio ruolo di Zero e dando nuovamente inizio alla ribellione contro l’impero di Britannia assieme a C.C., all’Ordine dei Cavalieri Neri e ad altri nuovi alleati. 
Una ribellione che, in questa serie, si espanderà al di fuori dei territori dell’Area 11, ossia il Giappone, e che interesserà praticamente il mondo intero. L’ordine dei Cavalieri Neri infatti, nuovamente guidato da Zero, e grazie alla collaborazione della vicina Cina, cercherà di fondare la confederazione delle Nazioni Unite per rivoltare contro la Britannia tutte le colonie assoggettate dall’impero. 
Ovviamente, né Suzaku né l’imperatore stesso rimarranno inermi, né tanto meno farà il principe Schneizel, fratello di Lelouch, altrettanto ambizioso quanto intelligente e calcolatore, intenzionato a succedere al trono dopo di Charles.
Nel corso della serie, verranno poi introdotti numerosi personaggi e misteri, così come altri verranno recuperati e riproposti. Si scoprirà qualcosa di più sul conto di C.C. e di V.V. gli esseri immortali che hanno concesso il potere del Geass, rispettivamente, a Lelouch Vi Britannia e Charles Zi Britannia e che, in epoche passate, avevano dato vita al Culto per ricerche e sperimentazioni sul Geass con lo scopo di replicarne i poteri - gli stessi Rolo e Jeremiah “orange” Gottwald devono le loro capacità esp proprio a ciò. 
Analogamente accadrà per tutti i personaggi, nuovi o già precedentemente comparsi (o scomparsi…) nel corso della prima serie, e che nell’arco di questo Code Geass Lelouch of the Rebellion R2 verranno approfonditi ed esplorati. 
Il tutto mentre gli eventi descritti vanno via via ingigantendosi sino ad assumere proporzioni bibliche, un climax di intrighi, strategie ed epiche battaglie nelle quali faranno la loro comparsa i Knight of Rounds, Knightmare di nuova generazione e armi di devastante portata. Su tutti, la fortezza volante Damocles e le testate Fleija, realizzate da Nina Einstein su supervisione del conte Lloyd Asplund.
Ma sarà solo nel corso delle ultime puntate che molte verità verranno finalmente rivelate e che intrighi e tradimenti  da parte dei vari personaggi troveranno finalmente una spiegazione fino a giungere ad un epilogo assolutamente non scontato e di forte impatto.

I personaggi e la trama
Il numero di personaggi che compaiono nel corso di tutti e 50 gli episodi che, complessivamente, compongono Code Geass è decisamente elevato. Molti di questi rivestono un ruolo cruciale per lo sviluppo della narrazione e vengono discretamente indagati, altri invece si dimostrano più delle comparse necessarie ma prive di tridimensionalità. Praticamente sulla totalità di loro - in tipico stile CLAMP - aleggia una certa tragicità, un destino che tuttavia accolgono e affrontano. Al contempo, proprio il fatto di non conoscere approfonditamente ciascun personaggio, a causa di un sapiente uso della reticenza, rende alcuni di loro particolarmente conturbanti e affascinanti. Risulta quindi difficile non affezionarsi a qualcuno in particolare, parteggiando per lui oppure prendendo le distanze dai suoi gesti e comportamenti.
Il 99esimo imperatore di Britannia,
Lelouch Vi Britannia
Nel corso della storia, alcuni di loro cambieranno schieramento e modo di pensare, alcuni usciranno di scena in quanto morti per poi ritornare al momento più opportuno, il tutto secondo un destino superiore, in nome di una certa qual nobiltà che essi sembrano possedere e per la quale decidono di vivere e immolarsi.
Lelouch su tutti si staglia come un titano. Esile, giovane, non propriamente un atleta quanto a prestanza fisica, ma dotato di un intelligenza fuori dal comune e di un carisma eccezionale, si rivela un ottimo stratega e un leader capace. Ancor più del suo valore come condottiero è la sua capacità di mentire e di farsi carico dell’odio del mondo che risulta impressionante. In nome di un obbiettivo che si è prefisso - distruggere il mondo e ricostruirlo – è disposto a sacrificare ogni cosa: la propria moralità, i vincoli di amicizia, gli affetti, persino la propria esistenza. Sembra che solamente l’ambizione e la fedeltà alla propria strategia smuovano il suo cuore, poderosi sentimenti e ragionamenti che lo rendono freddo e spietato, persino dinnanzi alla propria sorella. In realtà, come si scoprirà solamente nelle ultime puntate, la sua è un’ulteriore maschera che si è cucito addosso per allontanare gli altri e attirarsi l’odio del mondo, un catalizzatore per veicolare il rancore dell’umanità oppressa da tempi nefasti.
Analogamente a Lelouch, Suzaku è un altro personaggio memorabile, mosso da una forza di volontà eccezionale e vincolato alla vita proprio per colpa di Lelouch che, durante la prima serie, grazie al Geass, gli ha imposto un ordine piuttosto singolare: sopravvivere. Un comando dettato dall’ambigua amicizia che li lega e che rappresenta per Suzaku una sorta di maledizione: parricida, traditore dei giapponesi tutti, cavaliere che non ha saputo proteggere l’amata principessa Euphemia dovrà fare ammenda con la propria vita, addirittura scendendo a patti con l’amico-nemico Lelouch. Fatto questo che rappresenta una sorta di incoerenza per lui eppure funzionale al suo personale obbiettivo di divenire il più forte difensore della giustizia sulla faccia della Terra. Il Round of Zero, superiore a tutti gli altri Knight of Round.
Accanto a questi Suzaku e Lelouch, che si possono considerare i protagonisti dell’anime, vi sono però numerosi altri personaggi che rivestono un ruolo di notevole spessore. Nunnally per esempio, sorella di Lelouch, governatrice generale dell’Area 11, cieca e paraplegica, ma impegnata per costruire un mondo di pacifica convivenza tra le genti e che si trova contrapposta proprio allo stesso Zero, che altri non è se non Lelouch. La bella ed enigmatica C.C., immortale e destinata alla solitudine eterna, fortemente attratta da Lelouch ma indecisa sulla strada da intraprendere e particolarmente legata ai sovrani di Britannia. Sia di Charles, che dopo la sconfitta di V.V., suo fratello gemello, ne editerà l’immortalità, sia di Marianne, madre di Lelouch e Nunnally sopravvissuta alla morte all’insaputa di questi ultimi grazie al trasferimento di sé nella mente di Anya Alstreim, pilota del  Mordred e detentrice del ruolo di Knight of Six. 
L'ordine dei Knights of Round
Nemmeno tra le fila dei Cavalieri Neri o della nobiltà della Britannia mancano profili di tutto rispetto: Karen Kozuki, compagna di classe di Lelouch e straordinario pilota a bordo del suo Gurren, mossa da sentimenti contrastanti verso Zero; Ougi Kaname, uno dei comandanti dei Cavalieri Neri e seguace di Zero sin dalla prima serie ma sentimentalmente legato a lady Villetta Nu, di origini britanne; il principe Schneizel El Britannia, fratello di Lelouch, affascinante e nobile, tanto pacato e placido all’apparenza, quanto spietato stratega che non disdegna di utilizzare il Damocles per costringere il mondo alla sottomissione …
La lista tuttavia potrebbe proseguire per molto ma ad ognuno dei personaggi viene comunque concesso un ruolo, qualche momento per farsi valere o per riscattarsi, magari sfruttando toccanti sequenze nelle quali è solo la musica a sottolineare le emozioni assieme ad immagini che concedono allo spettatore di cogliere sfumature e legami. Relazioni d’amore che nascono e si sviluppano durante la ribellione all’impero, ripensamenti, delusioni, inganni che vengono intessuti. Insomma, la serie presenta una trama piuttosto articolata e non banale ma che, a differenza della prima serie, risulta decisamente più difficile da seguire ma per lo meno conclusa - anche se, secondo alcune indiscrezioni, sembrerebbe che una possibile terza serie sia in fase di valutazione.
Va quindi sottolineato che, dal punto di vista della caratterizzazione, il lavoro operato in Code Geass è piuttosto buono e concede allo spettatore di assistere ad una storia corale, nella quale tutto il mondo è partecipe degli eventi, in cui tutti hanno una parte e un compito. Tragico o spregevole che sia. Nobili, guerrieri, studenti, giapponesi, britanni, cinesi, cavalieri, civili, possessori di geass, persone libere e soggiogate, tutti sono partecipi e condizionati dallo stesso presente. Avvenimenti che si sviluppano ad un ritmo vertiginoso e di cui spesso vengono fornite diverse percezioni, a seconda del punto di vista impiegato.
Rispetto alla prima serie infatti, la rivolta contro il Sacro Impero di Britannia avviene su scala mondiale e l’evolversi delle strategie assume una portata ben più ampia di quello che ci si potrebbe aspettare. Soprattutto considerando che, nonostante i vari colpi di scena e rovesciamenti di schieramento, a muovere i fili di una trama complessa quanto quella su cui si basa l’intero Code Geass è in particolar modo un adolescente: Lelouch.
Lelouch incalzato dal
Gurren pilotato da Karen
Lo spettatore deve quindi soprassedere su questo dettaglio e non pretendere che gli eventi rispondano a forti vincoli temporali o geografici: lo spostamento di intere armate, il condizionamento di un milione di persone o la sopraffina predizione di eventi e dialoghi può cioè avvenire in pochi minuti. Una superficialità che più volte si percepisce ma che tuttavia non penalizza eccessivamente l’opera in sé sebbene sia giusto renderla presente a quanti volessero accostarsi all’anime. Nel corso della narrazione infatti si assiste ad un progressivo annullamento della vita ordinaria e di tempistiche “umane” in favore di una repentinità disarmante, soprattutto considerando che quelli che si stanno muovendo su di un’ipotetica scacchiera del tempo sono, a tutti gli effetti, eserciti e persone.


La tecnologia in Code Geass
Se nel corso della prima serie avevano fatto la loro comparsa i Knightmare frame - poderosi mech da combattimento grazie ai quali i Britanni hanno conquistato le numerose colonie che compongono l’impero - e alcuni velivoli a mero consumo della nobiltà britanna e dell’ordine dei Cavalieri Neri, in questa seconda parte dell’anime il numero di mezzi da guerra cresce e si evolve ad un ritmo vertiginoso. Anche a causa del febbrile contributo offerto da Nina e dal conte Lloyd, per la Britannia, e da Rakshata Chawla per l’ordine dei Cavalieri Neri.
Il Lancelot
Rispetto ai primi modelli di Knightmare frame impiegati, unità impiegate prevalentemente per il combattimento terrestre, quelle che compaiono nella seconda serie sono invece il frutto di evoluzioni tecnologiche più avanzate. Quasi tutti infatti volano e dispongono di capacità belliche sensazionali, soprattutto quelli posseduti dai Knights of Round.
Il Gurren Mk II, ad esempio, viene progressivamente potenziato - anche ad opera del conte Lloyd e della sua assistente Cecile Croomy - fino a mutare forma, a munirsi di Energy Wings - ali artificiali composte da pura energia - che gli consentono di muoversi ad una velocità indescrivibile e di offrire un impareggiabile contributo in battaglia. Tra l’altro, la sua caratterizzazione estetica unita al nome sono poi un forte richiamo al mech che compare in Tengen Toppa Gurren Lagann.  
Il massiccio Mordred, pilotato dalla piccola Anya, è dotato di una corazza impenetrabile realizzata per mezzo della tecnologia Blaze Luminous – la stessa che protegge la fortezza voltante Damocles – e di devastanti Hadron Cannon per l’offensiva.
Poi ci sono il Sigfried, precedentemente posseduto da Schneizel ma poi finito nelle mani di Jeremiah Gottwald, capace da solo di distruggere intere armate, il Galahad del Knight of One, Bismarck Waldstein, dotato di un enorme spada, Excalibur, che a sua volta finirà per equipaggiare il Tristan di Gino Weinberg fino ad approdare al Lancelot. Il modello sperimentale che, pilotato dall’impareggiabile Suzaku, faceva la sua comparsa nella prima serie rivelandosi una vera e propria spina nel fianco per l’ordine dei Cavalieri Neri qui continua la propria evoluzione in un’escalation di potenza senza pari fino a giungere alla versione Lancelot Albion che costituisce la nona generazione di Knightmare Frame. Equipaggiato con lo scudo in precedenza montato sul Percival (pilotato dal defunto Knight of Ten Luciano Bradley), di lame Harken, di scudi difensivi costituiti dal Blaze Luminous, di ali energetiche e, per ultima, di una testata Fleiya rappresenta insomma l’arma definitiva. 
La fortezza volante Damocles,
l'ideale per bombardare il mondo
con testate Fleya
Nonostante l’attenzione per i particolari e per la caratterizzazione dei vari modelli, al pari della passione dimostrata da sceneggiatori e creatrici della serie per definire tutti i modelli di mech che compaiono, va però sottolineato che non viene mai ben precisato come avvenga il pilotaggio degli stessi. Sembra infatti che siano dotati di software particolarmente avanzati, attivabili solamente per mezzo di chiavi e codici personali, eppure molto spesso nelle sequenze in cui vengono mostrati i piloti – tutti seduti composti tranne la procace Karen, costretta in una posa decisamente sospetta - si rivelano alle prese con leve e cloches. Quasi tutti, per lo meno: l’unica eccezione è infatti costituita da Lelouch che, quando pilota il Gawain, talvolta in coppia con C.C., è costretto a digitare comandi a raffica su innumerevoli tastiere disseminate ovunque. 
Un altro aspetto controverso, sempre legato al pilotaggio dei knightmare frame, riguarda la percentuale di sincronizzazione del pilota con il mezzo: probabilmente si tratta più di un riferimento alla serie Neon Genesis Evangelion che di un vero e proprio requisito di funzionamento. Anche perché, stranamente, sembra interessato solamente il Lancelot manovrato da Suzaku.
Al di là di questi aspetti che, comunque, sono tipici della produzione nipponica, un altro aspetto che contraddistingue i mezzi che compaiono in questa seconda parte dell’anime è l’assoluta leggerezza ed agilità che dimostrano. Costituiti da tonnellate e tonnellate di materiali metallici, e non solo, scattano e si spostano con velocità e grazia sorprendenti, quasi non fossero dotati di peso alcuno o possedessero, al posto di pistoni e giunture cibernetiche, tendini e cartilagini umane. 
Il Gurren S.E.I.T.E.N. Eight Elements
Sebbene quindi Code Geass rappresenti un’opera moderna – è infatti stata distribuita tra il 2006 e il 2008 – non riesce ad affrancarsi da tutti quei cliché presenti in innumerevoli serie animate nelle quali fanno la loro comparsa immani robot pilotati da esseri umani. Esattamente come accadeva in Mazinga Z o Goldrake, i movimenti impartiti a questi giganti tecnologici avvengono ancora per mezzo di comandi manuali così come le comunicazioni avvengono su frequenze libere e non criptate, per favorire il libero scambio di minacce e provocazioni ai nemici da fronteggiare.


In conclusione
Al di là di alcune leggerezze presenti e già citate, soprassedendo sul fatto che in un mondo come quello descritto in Code Geass, dominato da un Sacro Impero di Britannia che disprezza il Giappone ma nel quale la lingua ufficiale sembra essere proprio il giapponese, la serie prodotta da Sunrise ha riscosso un notevole successo sia in patria che all’estero.
L'enigmatico Lelouch, alias Zero
50 episodi per narrare una storia molto articolata e non banale, che si fa apprezzare e che convince lo spettatore. Arricchita senza ombra di dubbio da scelte musicali molto ben calibrate, capaci di sottolineare le sequenze visive proposte agli spettatori sia nei momenti di maggior concitazione, sia quando sono i sentimenti a farla da padrone. Emozioni e rapporti umani, come già nella prima serie, sono i reali protagonisti della serie, gli elementi da cui in realtà parte ogni strategia e su cui si basa ogni scelta compiuta. Persino quelle più atroci e sofferte. Non mancano poi numerosi momenti in cui la storia sfuma nella tragedia, con personaggi che rischiano la propria vita in nome di una persona amata oppure che esalano l’ultimo respiro tra le braccia di chi hanno nel cuore, momenti nei quali il tempo stesso sembrano fermarsi per riportare Lelouch e gli altri ad una dimensione più umana e terrena, alle prese con quei sentimenti che devono rimanere estranei alle particolareggiate strategie a cui invece devono restare fedeli e obbedienti sino alla fine.
Dal punto di vista grafico, seppure già la prima serie si dimostrasse qualitativamente molto buona, l’anime migliora ancora con animazioni fluide ed eleganti, con colori vividi e accuratamente scelti. L’attenzione per i particolari, per la definizione di vesti sontuose e la caratterizzazione dei personaggi è molto buona anche se si nota una certa propensione alla procacità per le ragazze che compaiono nell’anime, sempre più strette nelle attillatissime tutine in cui sono costrette. Per quanto riguarda le ambientazioni all’aperto, probabilmente la scelta di locazioni aeree nelle quali inscenare guerre e combattimenti ha facilitato la realizzazione delle numerose sequenze in cui gli eserciti si scontrano tra loro, permettendo ai professionisti dell’animazione di concentrarsi sui mech e su altri dettagli ma, nel complesso, si nota un miglioramento generale rispetto alla prima serie dell’anime. Anche per via di un uso maggiorato di tecniche computerizzate per la realizzazione degli scenari più complessi o degli effetti più particolari: basti pensare al mondo del C in cui si concentrano gli scontri tra Lelouch e Charles Zi Britannia, un luogo irreale che permette la connessione mentale tra le genti all’interno del quale vi sono delle sinistre colonne formate da anime umane che si innalzano verso un cielo irreale.
Particolare di Suzaku
Per concludere, il finale rappresenta una sorta di momento catartico: preferisco non rivelare troppo per non rovinare l’emozione di assistere all’epilogo della serie a quanto ancora non hanno avuto l’occasione ma senza dubbio propone qualcosa di inatteso. Un colpo di scena tipico di Zero ma che certamente non lascerà indifferente nessuno, né chi si è trovato a parteggiare per l’ordine dei Cavalieri Neri e nemmeno quegli spettatori che si son sentiti più affini ai Britanni. Indubbiamente la storia narrata propone personaggi e azioni discutibili, non sempre condivisibili e talvolta condannabili, ma difficilmente gli eventi descritti nel finale non si tramuteranno in pulsanti emozioni per quanti sceglieranno di vedere quest’anime. 

lunedì 17 gennaio 2011

..:: Ruby per sempre - Marco Travaglio ::..


Anche se non ne posso più di sentir parlare di questa storia, di Berlusconi e dei suoi problemi, ma solo ad onor di cronaca riporto il monologo di Marco Travaglio apparso oggi (in realtà ce n'è uno ogni lunedì....) sul blog di Beppe Grillo.
Ascoltate e meditate, gente.
E meditate ben più di quanto fanno quelli che, alla televisione, cercano di convincervi  di ciò a cui state assistendo.
Trovo tuttavia assurdo che in relazione a questi reati contestati si sia sollevato un vespaio che a momenti sembra che cada il governo mentre per gli altri ...addirittura sembra quasi non esistano più.
Tutto e tutti proiettati a vivere nel presente in una specie di dimensione temporale distorta.
Misteri che solo l'idiozia italiana potrebbe svelare...

domenica 16 gennaio 2011

..:: Politica in pillole ::..

Premessa:
Fondamentalmente mi sono piuttosto scartavetrato i testicoli dell'attuale situazione politica nostrana, quella dei continua tira e molla, del bipensiero, dei tradimenti, degli intrighi di palazzo, delle votazioni per la fiducia, delle finte riforme, fatta solo di chiacchiere (perché solo questo sono) che i nostri dipendenti nazionali (e non solo) portano avanti da mesi. Solo per distrarre e coprire un immobilismo e un'incapacità sconcertante.
Sono stanco, profondamente stanco, di sentire parlare sempre le solite persone, di vedere sempre i soliti volti, di sentire di scandali e di immani stronzate in merito a questioni che ristagnano e continuano a ripresentarsi perennemente uguali. Per carità, almeno si vede un po' di figa (che non guasta mai) ma, con tutto il rispetto parlando, non mi fa molto piacere notare come tutto vada a puttane (*).
Il connubio tra cinema
di qualità e politica italiana
Allo stesso modo sono profondamente frustrato da ogni discussione politica che si riesce ad instaurare col prossimo perché tutto finisce ad un livello "quotidiano" e "personale". Ci si concentra solo sui nomi di adesso, sui volti di adesso, sulla situazione di adesso. Come se non ci fosse un domani a cui pensare o un passato a cui guardare. Ci sono invece solo il Berlusconi di oggi, il Fini di oggi, il Bersani di oggi, il Casini di oggi, il Bossi di oggi. Solo Calderoli è quello di sempre, il nostro grande pensatore taglia leggi. Non si riesce insomma ad astrarsi un po', a vedere al di là delle dinamiche in corso nel presente: della serie, quando si parla di legittimo impedimento, chi se ne frega di Berlusconi? Voglio dire, si tratta di una legge che riguarderebbe tutti i premier da qui in avanti e che aprirebbe la strada ad un'impunità diffusa per la casta. Della serie, t'oh, abbiamo un pluriomicida al governo! T'oh, non possono manco processarlo perché è legittimamente impedito: sta sgozzando la vittima numero 12. 
Per non parlare di quando quelli della Lega si riempiono la bocca di "federalismo" senza manco aver chiaro in mente loro di cosa stanno parlando: in fondo, per fare un esempio, solamente il Veneto ha circa 1 miliardo di euro di debito sul groppone per via della sanità (leggi qui, quo e qua) e altri 300 milioni promessi (subito) agli alluvionati. Dopotutto, promettere non costa niente...e se poi li si raccolgono per davvero grazie ai 2 euro donati ad ogni sms inviato, beh, c'è pure il rischio di fare bella figura.
Senza scordare che, negli ultimi 15 anni, non mi pare ci sia stata la sinistra a coordinare il Veneto...
Ad ogni modo, sull'onda di tutto ciò, ho deciso di parlare comunque di politica ma astraendomi dalla situazione contingente. Cercando cioè di trattare ugualmente certe dinamiche ma in modo generico, tentando cioè di far riflettere e focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti cruciali della nostra vita presente e futura ma senza la presunzione di avere ragione.
Non come Cetto La Qualunque, ecco  (**)


Votazioni in pillole:
Accadde che molta parte degli azionisti di un'azienda di discrete dimensioni, attiva in svariati settori economici, dal turismo alla gastronomia, dalla produzione industriale alla ricerca in campo medico, si riunirono per scegliere un nuovo coordinatore generale. Tale nomina si rese necessario per cercare di ripristinare le sorti dell'azienda stessa che, da alcuni anni a questa parte, risultava in crisi, con un fatturato in costante calo e numerose problematiche in atto a destabilizzarne l'esistenza. In questo contesto rischiava infatti di collassare, di perdere terreno rispetto alla concorrenza, di indebitarsi a dismisura, in una parola, di fallire. 
L'assemblea degli azionisti
della grande azienda
Per questo motivo, prima che la situazione degenerasse ulteriormente, anche a causa di preoccupanti politiche applicate internamente sulla base di discutibili visioni aziendali e che fondamentalmente andavano ad amplificare lo stato di crisi riscontrato più che a debellarla - riduzione del reparto ricerca e sviluppo, licenziamento dipendenti promettente, proliferazione dell'assenteismo tra i dipendenti, sprechi di risorse, investimenti errati e poco lungimiranti - si decise di procedere alla candidatura di un coordinatore generale.
Una persona altamente qualificata scelta dalla maggioranza degli azionisti a  cui affidare il compito di far fronte alle difficoltà in cui versava l'azienda. Non si trattava ovviamente di una scelta da poco - ne andava infatti della sopravvivenza dell'impresa, ovvero del guadagno e della ricchezza degli azionisti scelti - per cui vennero esaminati numerosi candidati e molte furono le discussioni che animarono l'assemblea.
La selezione doveva tenere in considerazione numerosi fattori: lealtà all'azienda, affidabilità, capacità decisionale, conoscenza del mercato, conoscenza dei processi interni, capacità di coordinamento, esperienza...
Per meglio procedere con l'esame dei candidati, al fine di permettere agli azionisti di soffermarsi sulle caratteristiche più significative di ciascuno degli aspiranti coordinatori, i numerosi profili vennero suddivisi in numerose categorie in modo da poter riassumere gli aspetti peculiari di ciascuno.
A fronte di tale aggregazione, operata da una commissione appositamente scelta dall'assemblea degli azionisti, si delinearono le seguenti schede:

Profilo di tipo A:
Si tratta essenzialmente di candidati di nazionalità straniera, in taluni casi individui di poca o scarsa esperienza lavorativa e relativa conoscenza delle attività economico industriali dell'azienda.
In alcuni casi però si notano profili di particolare rilievo, con ottima conoscenza di lingue e tecnologie e con competenze maturate in grosse aziende estere, esperienze che potrebbero venir capitalizzata per introdurre nuove strategie economico-industriali e rinnovare di conseguenza l'azienda stessa.

Profilo di tipo B:
Tale categoria non prevede alcun candidato di nazionalità estera. Si tratta di individui che presentano una vasta eterogeneità di competenze e conoscenze, da un livello molto basso ad un livello particolarmente qualificato. Alcuni di questi soggetti però presentano preoccupanti lacune nella conoscenza della lingua comune - in favore di dialetti locali caratteristici della zona di residenza o di nascita - o un'età avanzata e, in tal senso, non sembrano idonei a ricoprire incarichi di responsabilità.
Al di fuori di questi, molti dei curriculum che rientrano in questo raggruppamento presentano caratteristiche e competenze interessanti, con numerose collaborazioni lavorative in svariati settori economici e, in alcuni casi, anche collaborazioni con aziende concorrenti: in tal senso, proprio in virtù del know-how maturato, si presentano come soggetti idonei a ricoprire la carica di coordinatore generale.

Profilo di tipo C:
Come per la precedente, tale raggruppamento non prevede alcun candidato di nazionalità estera ma, a differenza di quest'ultima, tutti i soggetti qui raggruppati non hanno mai maturato alcuna esperienza lavorativa in alcun settore o contesto aziendale.
Nonostante questo si presentano però come profondi conoscitori delle dinamiche e delle attività che il ruolo di coordinatore generale, argomentando tale convinzione con dialettica interessante e nei lunghi colloqui che si sono tenuti hanno più e più volte ribadito un concetto e il suo opposto nella medesima frase, fatto questo che li fa risultare di dubbia affidabilità.

Profilo di tipo D:
Del tutto analogo al raggruppamento di tipo C, questo presenta individui che non hanno maturato alcuna esperienza lavorativa diretta ma che, ciononostante, vantano un alto tenore di vita e una forte personalità. A differenza dei candidati che rispecchiano il profilo C, però, questi hanno processi penali in corso o fedine penali non propriamente esenti da crimini appurati, condanne e sospetti. 
Al riguardo di alcuni di questi candidati, inoltre, circolano voci preoccupanti assai - tutte da confermare - di collaborazioni dirette con non meglio precisate aziende concorrenti: in tal senso, una loro eventuale scelta in qualità di coordinatore generale potrebbe risultare particolarmente dannosa e critica per gli interessi degli azionisti che dovrebbero rappresentare.


Il colloquio individuale
con ciascuno dei singoli candidati
Sulla base di questi profili, l'assemblea degli azionisti decise quindi di scremare la rosa dei candidati al fine di potersi dedicare all'esame più dettagliato e puntiglioso delle singole candidature avanzate attraverso colloqui di lavoro personali.
Tale processo di selezione iniziale si rese necessario sia per ridurre la complessità del processo di individuazione del candidato ideale - essendo il numero di curriculum particolarmente elevato - sia per evitare la nomina di personale non idoneo al ruolo istituzionale da ricoprire, essendo la figura del coordinatore generale particolarmente critica e fondamentale per la sopravvivenza stessa dell'azienda. Anche in termini di immagine e credibilità del marchio ormai conosciuto a livello mondiale e che necessitava di nuova linfa vitale per tornare ai fasi di un tempo. Gli azionisti non potevano quindi permettersi di fallire o scegliere qualcuno che andasse contro ai propri interessi, destabilizzando dall'interno l'azienda stessa.
Per questo, come da previsione, sulla base di riflessioni razionali e profondamente logiche, scelsero d'impulso di concentrarsi solamente sulle candidature relative ai profili C e D.



(*): è interessante sentir parlare il nostro Silvio nazionale in merito al teorema che, secondo lui, gli è stato costruito addosso da quegli schifosi dei pubblici ministeri. Ah, bei tempi quando si costruivano i teoremi...altro che enunciarli, dimostrarli, definirli, postularli...ora i teoremi si costruiscono.
Diversamente, Karima "Ruby" El Mahroug, Patrizia D'Addario, Nadia Macrì, Noemi Letizia si montano e basta...a differenza di Nicole Minetti, che fa "ritrovare il sorriso", prima di diventare consigliere regionale.

(**): a parte gli scherzi, ammiro questo personaggio di Antonio Albanese. E per chi non lo conoscesse...rimediamo subito...




domenica 9 gennaio 2011

..:: Daybreakers - L'ultimo vampiro ::..

Titolo: Daybreakers - L'ultimo vampiro
Anno: 2009
Genere: Horror, Fantascienza


La trama
In un ipotetico anno 2019 la popolazione terrestre è prevalentemente costituita da vampiri. Tutto il sistema economico e sociale è quindi orientato al soddisfacimento delle esigenze di queste creature immortali: nei bar e nei chioschi viene servito sangue animale e umano, le vetture sono dotate di protezioni per impedire l’esposizione del conducente ai raggi solari, gli spostamenti in città avvengono grazie a una fitta rete di camminamenti sotterranei …
La parte restante dell’umanità è invece rappresentata da individui non vampirizzati che sopravvivono come ribelli o come forma di sostentamento per la vigente classe dominante.
Il loro numero però è costantemente in riduzione e sempre più insufficiente a sopperire al fabbisogno alimentare della popolazione vampiresca; motivo per cui Charles Bromley, presidente della maggiore società di distribuzione e vendita di sangue, fa avviare la ricerca e la sperimentazione di un surrogato. Il compito, tutt’altro che facile, viene affidato al team di Edward Dalton, un ematologo che vive drammaticamente la propria condizione di vampiro rifiutandosi di bere sangue umano. 
Nel frattempo l’isteria da parte della popolazione non morta cresce a causa della riduzione delle razioni di cibo che possono ricevere e per il manifestarsi di una nuova razza di violente creature non morte che rendono insicure le strade della città. Questi ultimi, esseri deformi e orribili, simili a grandi pipistrelli, privi di ragione e mossi solamente da istinti primordiali, sono il frutto della mutazione a cui gli stessi individui vampirizzati vanno incontro a seguito di una prolungata astinenza dalla somministrazione di sangue.
Tutto però è destinato a cambiare nel momento in cui Edward entra in contatto con un manipolo di esseri umani in fuga dalla città, ribelli capeggiati da un uomo che si fa chiamare Elvis e che in passato era stato un vampiro.


Un mondo di vampiri
Negli ultimi anni la figura del vampiro è tornata a essere protagonista di molte grosse produzioni cinematografiche, una scelta motivata dall’enorme successo riscosso dalla vendita di romanzi da cui sono state tratte le omonime trasposizioni.

giovedì 6 gennaio 2011

Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy

Titolo: Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy
Regia:  Adam McKay
Anno: 2004
Genere: commedia
Cast: Will Ferrell, Christina Applegate, Paul Rudd, Steve Carell, David Koechner

La trama in breve:
Nella San Diego (California) degli anni '70 Ron Burgundy, fatuo conduttore di un telegiornale locale, e i suoi colleghi maschilisti, devono fare i conti con l'arrivo di un'ambiziosa giornalista che ne scompiglia equilibri e abitudini, scatenando un'accesa competizione interna e una guerriglia con la squadra di un'altra TV locale. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Ed eccomi qui con la prima recensione dell'anno nuovo. Avrei potuto optare per MegaMind, Tron Legacy o DayBreakers ma alla fine ho scelto invece di parlare di questo Anchorman, film del 2004 con Will Ferrel.
Una commedia leggera e vagamente demenziale, nella media quanto a siparietti comici e intreccio.
Però ha alcuni aspetti significativi, su cui magari ci si può pure riflettere e porre delle domande.
Il fatto di proporre un'ambientazione vagamente anni '70 un po' facilita lo spettatore nel pensare a quanto proposto come a "roba" del passato e ad adoperarsi per gli opportuni confronti con certe dinamiche attuali. Dinamiche legate, ad esempio, alla figura femminile nel mondo del lavoro. In fondo, l'emancipazione è stata qualcosa di conquistato e ottenuto nel corso di anni e anni di cambiamenti sociali ma la figura della donna all'interno del mondo lavorativo rimane tuttora da rifinire. Certo, nel film tutto questo è esasperato, ma è innegabile che spesso una ragazza viene prima catalogata per le sue caratteristiche fisiche e successivamente per le competenze. Senza poi considerare la presenza di certi "limiti" che permangono negli schemi mentali di colleghi e dirigenti: "visto che sei donna, certe cose le puoi fare e certe altre no". E poco importa se proprio accanto a loro ci sono uomini meno capaci o addirittura ritardati (grandioso Steve Carrell nel ruolo di Brick Tamland!). Sia chiaro comunque che il mio non vuol essere uno spot femminista, ma tutto sommato trovo che in parte il film lanci più di una frecciatina in tal senso.
Dopotutto, per noi uomini moderni ed evoluti, vedere una donna a condurre/co-condurre un telegiornale può essere una situazione normale e accettabile ma, a ben pensarci, non così scontata una cinquantina di anni fa. Quando solo agli uomini era concesso di leggere le notizie e la gente credeva a tutto ciò che diceva la tv...
Un altro aspetto che fa sorridere riguarda invece la necessità di prevalere e primeggiare, motivo per cui i vari telecronisti si trovano a sfidarsi in faide sanguinose e cruente (decisamente una delle scene più demenziali dell'intero film). In fondo, per un telespettatore, cambiare canale su cui è sintonizzata la televisione è un fatto banale e scontato, per chi sta dall'altra parte rappresenta invece una sorta di voto, di conferma. Ha un suo valore, insomma, un segnale di apprezzamento o meno che può determinare successo e autoaffermazione oppure sconfitta ed oblio. Senza dimenticare, comunque, che tutte quelle statistiche sugli indici di ascolto sono meramente indicativi e non dimostrabili... della serie, tante pippe mentali per qualcosa che non si può nemmeno provare scientificamente...
Ancora, un particolare su cui riflettere è relativa a ciò che viene percepito come tollerabile e cosa invece non lo è in termini di messaggi veicolati tramite i media. Voglio dire, finché un network manda in onda baggianate e notiziari che trattano solo di argomenti frivoli e inutili (la sfilata di moda per gatti, il panda che partorisce, la gara di salto delle rane, uno scoiattolo che fa sci nautico....), magari disinformando o insultando l'intelligenza e lo spirito critico degli spettatori non commette alcuna azione riprovevole. Se invece accade che per una sola volta un conduttore televisivo (idiota, ok, particolarmente idiota...) commette una gaffe e insulta milioni di spettatori (nella fattispecie sandiegani ... sandieghesi ... sandieghini ... abitanti di San Diego) allora si macchia di un crimine imperdonabile.
Come se le persone fossero consapevoli solamente certe volte di ciò che la televisione e i media in generale comunicano loro. Potete ingannarle per tutto il tempo ma quella volta che il pubblico ascolta per davvero un solo passo falso e si può cadere molto pesantemente al suolo.
Quanto al resto, il film si lascia guardare volentieri.
Nulla di memorabile ma tutto sommato offre uno spettacolo godibile farcito di alcune gag più che discrete, tra cui la sessione di flauto jazz nel locale "Tino's", i dialoghi fuori onda che accompagnano i titolo di testa ("sei in onda Ron" "no non ci credo...") o l'invito ad un'uscita assolutamente e imprescindibilmente professionale con la gnoccolona di turno e che, vittima del fascino del nostro Ron Burgundy, finirà per cedere a lui e a farsi condurre nel Paese del Piacere. Apprezzati poi i vari camei in cui compaiono attori come Ben Stiller, Jack Black, Tim Robbins, Vince Vaughn, Danny Trejo (prima o poi vedrò Machete...) ... 
Da guardare, ma lascio questa scelta alla vostra discrezione.
A meno che non siate fan del mitico Will Ferrell che, per l'occasione, sfoggia un look che, per certi versi, mi richiama alla mente quel grande attore di film "muti" che era John Holmes (e se fossi stato ciecooooo, avrei rilanciato il film cieeecoooo...se fossi stato mmmmm avrei lanciato il filmmmmmmmmm...grandi Elio e le Storie Tese!!).
In ogni caso, almeno la scena della rissa tra telecronisti di network diversi merita assai e assai ^__^






lunedì 3 gennaio 2011

..:: Mediatiche sparizioni ::..

Apparire, essere un personaggio famoso, mediatico, vivere di fama, vivere grazie alla fama ... tutto ciò riguarda un aspetto molto attuale del vivere moderno.
La ricerca della notorietà e del successo attraverso l'apparire sono comprensibili, più che comprensibili.
In fondo, basta farsi un annetto al GF per diventare più famosi di certi scienziati o illustri letterati che hanno contribuito alla cultura mondiale.
Basta riuscire a diventare un "personaggio", una figura su cui i media possano ricamare storie, approfondimenti, creare interviste, curiosità, morbosità. Suscitare emozioni e solleticare pulsioni irrazionali nel pubblico. Vendere e guadagnare al di là delle implicazioni morali che la speculazione su certe tendenze e certe figure dovrebbe comportare.
Quando però a diventare famosi sono persone che sono state vittime di qualche abuso o violenza, di rapimenti magari, rabbrividisco.
Provo un sentimento a metà tra lo schifo e la vergogna. Quasi uno stimolo al vomito spontaneo.
Quando sento parlare di Sarah Scazzi o di Yara Gambirasio mi ritrovo insomma a pensare male, anzi, malissimo della società contemporanea. E non solamente per la triste sorte di queste due splendide ragazzine, ma per come vengono vissute dinamiche di dolore e violenza come quelle che le riguardano.
Ma soprattutto mi trovo a riflettere sul perché di certe vittime si possa parlare (e speculare...) e di altre no.
Possibile che non ci sia alcun maschietto che sparisce? 
Nessun bimbo extra comunitario? 
Nessun sordo muto che viene seviziato e magari ucciso?
E se invece fosse un vecchio a sparire?
Tutto invece ruota attorno a quei casi che suscitano attrazione morbosa, che giocano con torbide situazioni passionali, magari incestuose. Macabre dinamiche che creano una certa dipendenza e un certo succube desiderio di conoscere ogni particolare, anche quello più sudicio, da parte del volgo. Che così dimentica altri problemi, altre questioni, e termina la visione del telegiornale rammentando il sorriso di ragazzine scomparse e non la faccia di merda di certi dipendenti pubblici di stanza al Parlamento.
Quasi che ci sia più interesse nel perdurare dei sequestri, come se fosse più redditizia o appetibile una fine tragica che una possibile redenzione o salvezza della vittima. Basti pensare al calendario in memoria di Sarah Scazzialla fiction sul caso di Perugia o al bisogno di fama che c'ha il fratello della quindicenne di Avetrana ...
Spero allora che questo nuovo anno rechi con sé una ventata d'aria fresca in questo clima mediatico che gioca con il pubblico e con la cittadinanza, disinformandola e provvedendo a distrarla. Veicolando tensioni e energie verso indagini che spettano alle forze dell'ordine o verso ipotetici nemici dell'uomo comune.
O per lo meno spero che, se proprio si deve parlare per mesi di qualche "fenomeno", se ne parli con la dovuta trasversalità. Anche perché oltre alle "belle ragazzine" della cui sorte si parla a oltranza da un po' (come accadeva tempo fa con il caso di Meredith Kercher o di Raffaele Sollecito, o Cogne addirittura) di bimbi / giovani rapiti ce ne sono ben più di 2 all'anno. Si parla infatti di circa 222 minori spariti nei primi 3 mesi del 2010 mentre ben altre sono le cifre riportate in blog e portali web, più o meno dedicati al fenomeno (come ad esempio missingkids o nocensura).
Oltre a parlare, speriamo che aumentino invece i controlli e la prevenzione al fine di ridurre sempre più questo triste fenomeno.  Con buona pace dei guadagni mediatici di chi invece specula e sorride al pensiero di simili disgrazie, o di quelli di delinquenti e criminali che mirano all'avviamento alla prostituzione o alla vendita di organi di cui, purtroppo, sono vittima i bambini.
Purtroppo c'è anche questo nel mondo. Orchi e uomini neri nascosti nel buio.
Ma non c'è solo questo.
Peccato che non ci sia spazio per questo nei telegiornali, che la fama venga tributata ed elargita solo a persone che non hanno nulla da comunicare al mondo oppure a quelle che finiscono vittima di qualche violenza. Per non parlare delle simpatiche troiette  e dei baldi maschioni che cavalcano l'onda della propria giovinezza. 
Diversamente, parlare anche d'altro, proporre qualcosa d'altro, coraggiosamente, "controcorrentemente", magari potrebbe contribuire all'individuazione di un esempio a cui ispirarsi, un modello di cittadinanza a cui ambire, in cui credere e identificarsi per approdare ad un cambiamento sociale che, soprattutto in questi anni, è tanto auspicabile quando complicato da ottenere. D'altronde, la concorrenza da battere in termini di modelli di vita a cui ispirarsi si difende bene... soprattutto finché certa tv continua a imperversare e a proporre meteore che suscitino "certe" emozioni in ottemperanza ai sacri vincoli delle leggi economiche moderne. 

sabato 1 gennaio 2011

..:: Felice anno nuovo ::..



Sintetico ma essenziale, ecco il mio augurio per il nuovo anno ^_^
E speriamo che vada in meglio per tutti e in tutti i sensi.
Mi riferisco alla vita in generale, sia chiaro, e non solamente ad aspetti politici e sociali dell'esistenza. Anche perché non vorrei essere accusato di "psico-reati", già l'immagine qui sopra è tendente al rosso...
Ad ogni modo, per il nuovo anno che giunge, non so voi che buoni propositi avete (dal risolvere il problema dei rifiuti di Napoli al comperare un appezzamento terreno sulla Luna...) ma per quel che mi riguarda tenterò di:
  1. Concedermi più vacanze e momenti di relax con Silvia
  2. Pubblicare un romanzo ("Vuoto di Luce" lo sto rivedendo e rivedendo, "La cassa, i clienti, gli scont(r)i..." l'ho inviato a qualche editore e sono in attesa di risposte ... e c'ho pure qualche altra idea che mi frulla per la testa ma a cui devo ancora dare forma concreta)   
  3. Essere più assiduo nella pratica delle arti marziali
  4. Provare a installare un videogame, giocarci e completarlo
  5. Tentare di approcciare quella benedetta tastiera che da troppo tempo attende di essere "toccata".
  6. Essere più gentile nei confronti del prossimo e maggiormente capace di ascoltare 
Tutti buoni propositi grosso modo egoistici ma, come in fondo diceva il buon Lorenzo De Medici:  Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza!


Buon anno nuovo a tutti e che la forza sia con voi!