venerdì 28 giugno 2019

Il trono di spade - Game of thrones - Season 8

Titolo: Il trono di spade - Game of thrones - Season 8
Episodi: 6
Anno: 2019
Genere: fantasy

Il mio commento  (spoiler alert):
Come al solito arrivo un po' in ritardo ma finalmente, assieme a Silvia, abbiamo concluso la visione di questa tanto attesa stagione finale di Game of Thrones. 
Inutile dire che l'aspettativa era assai alta e il fatto di notare un numero piuttosto esiguo di puntate ci lasciava un po' perplessi.
Ora, non credo che ci sia stato nessun cecchino o killer prezzolato a costringere nessuno a fissare a sei le puntate della stagione per cui, a posteriori, mi domando se a guidare la narrazione ci fosse effettivamente una sceneggiatura oppure solo un canovaccio proposto da Martin.
Per carità, chiudere una serie come GoT non era impresa da poco, ma di opzioni ce ne potevano essere molte, idem ci potevano stare tempi narrativi diversi e scelte registiche differenti.
Infatti, è dalla prima cavolo di stagione che sappiamo esserci i non morti, il vero nemico. Dalla prima stagione, per cui almeno 8 anni fa. Da allora marciano verso sud, lenti, inesorabili, lasciando presagire uno scontro epico, qualcosa di definitivo, devastante e sovrannaturale. Pian piano scopriamo che non sono creature che vagano a caso ma sono guidate da entità senzienti o comunque consapevoli. Su tutti si staglia il Re della Notte, il negromante che li anima, quello stesso essere che si è impadronito di un drago di Daenerys e che ha fatto breccia nella Barriera e che tanto detesta gli umani, le creature per combattere i quali (se non erro) è stato creato dai figli della foresta. Almeno, stando a quel poco di passato antico che ci hanno mostrato le visioni di Brandon Stark, alias il corvo dai tre occhi.
E finalmente, dopo anni, si arriva allo scontro, la famigerata terza puntata di questa stagione, tutta concentrata sulla battaglia dei vivi contro i morti. Aspettative a mille, desiderio di trovare risposte, spiegazioni, di capire chi effettivamente è il Re della Notte, chi sono i suoi luogotenenti (figli di Craster?), come mai in millenni di storia hanno atteso proprio ora per scendere a sud (cosa sapevano? E, se sapevano, come facevano a sapere?), cosa vuole da Brandon Stark, perché e come è riuscito a stabilire un legame "astrale / mistico" con lo stesso Bran...tante domande...senza contare tutte le speculazioni che son rimbalzate in rete (ad esempio che Bran e il Re della Notte, in realtà, sono la stessa persona)
Invece...
...la battaglia definitiva si traduce in un caos visivo buio e incomprensibile, in cui non si capisce chi colpisce chi o perché alcune fazioni vengano trucidate in un nano secondo (i dothraki) mentre altri, pur essendo in prima linea, pur venendo travolti da migliaia di esseri urlanti e assatanati, se ne escano incolumi. Magari un po' scossi, ma comunque vitali. Tranne qualcuno, ovviamente, come il povero Jorah "friend zone" Mormoth o Beric "ho finito le vite" Dondarrion. Ecco, la sua dipartita mi ha dato un po' da pensare sulla provvidenza e sul destino, almeno per come può intenderli l'autore della storia.
Ma, al di là di ciò, tornando alle dissertazioni sulla battaglia finale, le semplificazioni di prima sono il meno se consideriamo che il Re della Notte muore in modo improvviso, ignobile e assurdo. Forse era troppo tronfio, come il fu Oberyn ma...come cavolo ha fatto Arya ad arrivargli addosso? Che caspita di salto ha fatto? Possibile che nessuno della guardia del cattivone si sia accorto di lei? E possibile che lui non reagisca in modo più dignitoso? 




E tutto questo senza considerare che se Bran davvero può vedere il futuro allora, caspita, preparategli una trappola, un'imboscata, dei cecchini con frecce di ossidiana...invece no, se ne sta lì, bello buono, perso a contemplare il campo di battaglia attraverso gli occhi dei corvi prima di rinsavire e mandare a morire il povero Theon. Cosa cavolo sperava di fare poi?
O cosa cavolo speravano di fare i soldati mandati a morire da Jon, a combattere di notte contro i non morti? 
Comunque sia, di punto in bianco, puff, tutto finisce. Il cattivone è a terra, morto definitivamente, e tutto l'esercito di non morti si affloscia lasciando cadaveri in putrefazione ovunque, un territorio devastato e molti ma molti punti di domanda in sospeso. Ma scherziamo? 

domenica 23 giugno 2019

La città dei libri sognanti

Titolo: La città dei libri sognanti
Autore: Walter Moers
Editore: Salani
Genere: fantasy
Pagine: 509


La trama in breve:
L'ammonimento di Ildefonso de' Sventramitis la dice lunga su questo nuovo romanzo ambientato a Zamonia. Il famoso dinosauro poeta, ancora giovane, modesto (più o meno) e simpatico, ci conduce in un viaggio alla volta di Librandia, per risolvere il mistero del manoscritto perfetto lasciatogli in eredità  dal suo padrino. La leggendaria città  sembra un'immensa libreria antiquaria, ma in realtà è piena zeppa di pericoli, mostri feroci e libri dotati di vita propria.

Il mio commento:
Di Walter Moers, a suo tempo, avevo letto Le tredici vite e mezzo del Capitan Orso Blu, libro che per altro si è prestato a fagiolo per il tableau del matrimonio. 
Dicevo, già in quel romanzo aveva dato sfoggio di grande creatività e capacità letteraria. Qui, a mio avviso, va anche oltre, con un testo tutt'altro che banale o adatto (come riportato su siti come IBS) a bambini. E' un libro complesso e sfaccettato, avventuroso e intrigante ma anche sofisticato se vogliamo per il suo giocare con la letteratura e con l'oscuro potenziale dei libri.
Le illustrazioni disseminate qua e là potrebbero infatti trarre in inganno e magari far sembrare questo romanzo più fanciullesco e sbarazzino di quel che invece è. Vi sono invece intrighi, macchinazioni, trappole e inganni, ma anche rivelazioni drammatiche e creature fantastiche che letteralmente vivono di libri e letteratura.
Ovviamente i personaggi sono quelli fantasiosi di Zamonia, antropomorfi ma di fatto ibridi di creature animalesche: per esempio Ildefonso è una specie di sauro, ma troveremo anche dei "ciclopi" denominati librovori oppure creature interamente composte di carta.
Lo sviluppo della storia procede in modo solido e ben ponderato, con colpi di scena inattesi, fughe rocambolesche ma anche dissertazioni sulla letteratura e sulla ricerca dell' "unza", che è una sorta di "livello super sayan degli scrittori", grazie al quale possono scrivere pagine immortali, pervase di appassionata intensità.
Nel consumare le pagine del romanzo, suddiviso in capitoletti di lunghezza diseguale, il lettore seguirà le vicende di Ildefonso dal suo arrivo a Librandia fino alla prigionia nei suoi sotterranei per approdare alla roboante conclusione, in un finale che però lascia un po' l'amaro in bocca in quanto non si tratta di un vero e proprio lieto fine. Non voglio spoilerare ma anche in questo sta il valore dell'opera, ossia nel fatto di non essere commerciale o scontata e al contempo di essere attenta alla propria coerenza e alla dignità dei propri personaggi. 
Lo stile della scrittura pure si assesta su ottimi livelli, mai banale e sempre un po' poetico, in linea con la scelta di affidare la narrazione ad uno scrittore zamonico come Ildefonso de' Sventramitis, per altro protagonista degli eventi narrati. D'altronde, chi meglio di uno scrittore può esser protagonista in una città in cui i libri possono nascondere trappole, possono stregare oppure muoversi e comportarsi come creature viventi? Apprezzato poi il gioco-critica, nel libro, verso l'editoria di massa e la scrittura autentica, rappresentata un po' dalle macchinazioni dello squalombrico Phistomephel Smeik. E di pari misura apprezzata la figura di Omunculosso, ossia il Re delle Ombre, una sorta di Frankenstein creato dal suddetto squalombrico per punirlo di aver realizzato il manoscritto perfetto, capace di frantumare il fiorente mercato dei libri con cui viene controllata la città di Librandia. 
Tutte affermazioni che, mi rendo conto, possono sembrare poco chiare o forse folli ma che nell'esperienza proposta da quest'opera di Moers diventeranno familiari al lettore il quale non potrà evitare di farsi coinvolgere dall'ambientazione proposta e della storia narrata.
Consiglio assai la lettura di questo libro, soprattutto a chi ha un debole per il fantasy e per la letteratura: non a caso infatti Moers viene accostato ai grandi nomi della letteratura, proprio per il suo stile ricco di contaminazioni e di trovate fantasiose, mai banale o pesante, ma capace di conquistare il lettore.

sabato 22 giugno 2019

Glass

Titolo: Glass
Regia: M. Night Shyamalan
Anno: 2019
Genere: thriller, azione, supereroi
Cast: James McAvoy, Bruce Willis, Anya Taylor-Joy, Samuel L. Jackson, Sarah Paulson, Spencer Treat Clark, Luke Kirby, Charlayne Woodard, Rob Yang


La trama in breve:
Glass è il crossover/sequel di Unbreakable - il predestinato e Split.
Quindici anni dopo lo scontro con lo spietato "uomo di vetro" alias Elijah Price (Samuel L. Jackson), David Dunn (Bruce Willis) guarda per caso un notiziario in una tavola calda: il feroce killer smascherato in Tv non è altri che Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), dominato dalla feroce "Bestia" che ha seminato morte nel seminterrato dello zoo dove lavorava.
Dopo questi eventi, raccontati in Split, ritroviamo un Dunn che mette a frutto i suoi poteri come vigilante, aiutato dal figlio ormai adulto, e si trova ormai sulle tracce di Crumb, nel frattempo pronto a sacrificare alla Bestia altre ragazze prese in ostaggio.
Lo scontro a due si avvicina, pronto a diventare un duello definitivo a tre quando Crumb e Dunn verranno rinchiusi nello stesso Istituto psichiatrico in cui si trova Price.  (fonte comingsoon)


Il mio commento:
A suo tempo Unbreakable mi era piaciuto e ne conservavo un discreto ricordo mentre Split non l'ho visto. Me l'ero segnato come film di potenziale interesse, vista la presenza di un attore come James McAvoy che so essere piuttosto capace e un personaggio con personalità multiple.
Ordunque, in aereo, ritornando dal Canada, ho visto che tra i film selezionabili c'era pure questo. Sospettavo che il crossover tra i Unbreakable e Split fosse più una trovata dell'ultimo minuto più che un reale progetto ponderato da Shyamalan, ma pensavo il risultato fosse comunque accettabile. Insomma, avevo delle aspettative e devo dire che ne son rimasto abbastanza perplesso. Non è tanto un sentimento di delusione quello che mi ha suscitato ma un senso di inconsistenza e di potenziale sprecato.
Bruce Willis regala una performance insipida, sotto tono, ma comunque nel complesso del film regnano superficialità e semplificazioni che sfiorano il ridicolo. Per fortuna c'è "L'Orda" che anima un po' il tutto, con un continuo cambiamento di personalità e con una "Bestia" che fa crescere l'aspettativa per l'evoluzione della storia o per un finale tragico....anche se di solito con Shyamalan alla fine c'è sempre un minimo di ribaltamento di quanto visto.
Tuttavia già la gestione della reclusione di tre criminali potenzialmente superumani in un istituto psichiatrico gestito da personale ignaro e part-time fa presagire che tutta la storia sia piuttosto campata per aria, a parte per la scelta dei colori con cui evidenziare i personaggi. 
Per non parlare del piano macchiavellico di Elijah Price, mr Glass, che anziché pensare a svignarsela (e ci son tutti gli elementi per riuscirci) crea la perfetta situazione per un suicidio a tre. Complimenti davvero, applausi e standing ovation.