domenica 28 ottobre 2018

Black Mirror (Terza Stagione)

Titolo: Black Mirror (terza stagione)
Episodi: 6
Anno: 2016
Genere: fantascienza

La trama in breve:
Come per le precedenti stagioni si tratta di episodi slegati l'uno dall'altro ma collegati per "tematica", ovvero la tecnologia, effetti collaterali ed esasperazioni connesse ad essa. 
Nel caso della terza stagione, gli episodi sono 6:

- Nosedive (titolo italiano: Caduta libera)
- Playtest (titolo italiano: Giochi pericolosi)
- Shut Up and Dance (titolo italiano: Zitto e balla)
- San Junipero
- Men Against Fire (titolo italiano: Gli uomini e il fuoco)
- Hated in the Nation (titolo italiano: Odio universale) 


Il mio commento:
"Recentemente" ho terminato la visione della terza stagione di Black Mirror. Tempo fa avevo pubblicato un post sulla prima mentre per la seconda mi ero limitato ad un accenno in quest'altro post. Tra la seconda e la terza a dire il vero ci sarebbe uno speciale, White Christmas, uscito in Italia nel 2015 che meriterebbe una trattazione a parte e che, a mio avviso, sarebbe benissimo potuto uscire al cinema dando una piacevole scossa al panorama sci-fi a cui il grande pubblico è oramai abituato. Prima o poi, tempo permettendo, vedrò di dedicarci un post.
Per quanto riguarda la terza stagione, invece, mi permetto di dire qualcosa ora, visto che ho finalmente un po' di tempo libero da dedicare a questo mio blog che purtroppo trascuro sempre più.
Di tutte le puntate, personalmente, quella che mi ha convinto meno è stata "Hated in the nation", seppure la considero molto buona come realizzazione e, al contempo, interessante e provocatoria. Tuttavia la vedo più simile a produzioni canoniche, con indagini e complotti basate sulla tecnologia (in questo caso mini automi a forma di ape usati in sostituzione ai comuni insetti, ormai estinti, e utilizzati per esecuzioni), per cui forse meno originale rispetto alle altre proposte. Certo, rimane comunque un episodio forte perché di fatto mette in discussione la sicurezza di chi sfrutta social, chat, o il web in generale per emettere sentenze e/o condannare gli altri ma con la tranquillità di esser protetto da nickname e una certa "intoccabilità" che la virtualità della rete offre. 










Negli altri episodi, dicevo, ho trovato altri spunti che mi hanno, probabilmente, coinvolto o stimolato di più.
San Junipero mi è piaciuto assai, anche perché fino alla parte finale non riuscivo bene a capire dove stesse andando a parare la storia, poiché le protagoniste sembravano "viaggiare nel tempo", cosa che mi faceva propendere per una sorta di simulazione virtuale o videogame...il fatto poi che l'atmosfera fosse più malinconica e sdolcinata, con un'ambientazione anni '80 e minor presenza "tecnologica", oltre al fatto che ci fossero tematiche legate all'identità sessuale e all'omosessualità mi stava portando fuori pista rispetto alla rivelazione del finale, dove si scopre che in realtà "san Junipero" non è che una specie di "aldilà virtuale", un luogo immobile nel tempo in cui portare le menti/anime di malati terminali, anziani e, chissà, di chiunque in un surrogato di vita. Qualcosa che potremmo considerare l'alba di Matrix, ma che ci porta a riflettere su come percepiamo e consideriamo il reale e l'individuo in sé, e su come, forse, in un contesto in cui tutto è virtualizzato e modificabile, possiamo considerare aspetti legati a identità, crescita, declino, diritti personali. Di certo, per un malato terminale o una persona ridotta a vegetale la prospettiva di veder se stesso "vivo" e abile può essere rassicurante ma, probabilmente, sarebbe solo una menzogna, una finzione che tuttavia ha in sé qualcosa che dal punto di vista etico, religioso e filosofico potrebbe scatenare discussioni e interrogativi a cui non è facile dare una risposta.   
Ma anche lo spazio e il tempo stesso vengono messi in discussione, come un po' accade nel folgorante "Playtest", che potremmo considerare un episodio strutturato a matrioska, un po' alla Inception per i vari "risvegli" e livelli di profondità, un po' alla Matrix per dinamiche di "virtualità indotta". Personalmente mi è piaciuto assai, anche per il velato humor che c'è nel considerare tutta la situazione e come certi piccoli imprevisti possano fare la differenza tra la vita e, beh, la morte.