Editore: Cleup
Autore: ConAltriMezzi
Genere: narrativa, raccolta di racconti
Pagine: 146
Dalla quarta di copertina:
12 racconti. 12 autori under 30. Padova, la sua università, migliaia di studenti tra i quali vibra una passione nascosta e senza voce: sogni e idee che spesso non trovano realizzazione, che rimangono impressi in pagine che nessuno leggerà mai. Una realtà che ConAltriMezzi, gruppo di lavoro e rivista online di cultura ed attualità, ha cercato di portare a galla in questa raccolta. Ecco il senso di Write not die: spezzare la maledizione, scrivere e non lasciare che sia il tempo a portarsi dietro le fatiche, le fantasie e le ambizioni di chi scrive. Da tempo CAM cerca di valorizzare e coinvolgere nel proprio progetto nuove forze pronte a condividere le medesime passioni ed in questo caso ha deciso di farlo per mezzo di una raccolta di racconti, costruita volutamente su una molteplicità di autori, e dunque su una molteplicità di forme narrative. Un lavoro di selezione che infine ha condotto a questo libro, che non vuole limitarsi a un solo episodio e che spera di rinnovarsi in una collana che, nel bene e nel male, sia in grado di offrire una fotografia di una realtà 'sommersa' per troppo tempo taciuta. (ConAltriMezzi)
Il mio commento:
Già qualche anno fa, quando ancora mi riusciva di partecipare attivamente in questo o quell'altro portale dedicato alla scrittura, mi capitava talvolta di ricevere commenti di autori "più grandi" di me che, vista la mia giovane età, mi consigliavano di dedicarmi a temi "giovanili" o comunque solari. Niente riflessioni sulle brutture del mondo, angosce per il futuro che si avvicina, accenni a dinamiche nefaste e ingiuste con cui la vita ci tempra.
Quasi che l'essere giovani significhi necessariamente una certa frivolezza e manifesto disinteresse di tematiche adulte. Bisogna parlare solo in toni spensierati, di festa e d'amore, possibilmente. Praticamente come nelle canzoni di musica pop ("sono un uomo liiiiibbbbbero / da domani me ne andrò...", ecco, vai vai pure Gigi) che nel nostro Paese sembrano essere l'unica forma concepibile.
Cazzate, me ne rendo conto, i commenti di cui accennavo sopra, intendo, però la lettura di questo libretto mi ha fatto ripensare a quei (bei) tempi.
Ma andiamo con ordine.
ConAltriMezzi, per chi non lo conoscesse, è un progetto che nasce su iniziativa di studenti dell'Università di Padova, una rivista e un sito che propongono contenuti di attualità, articoli di stampo giornalistico, poesie e testi in prosa. L'interesse verso la politica, verso il presente, la volontà di parlarne e di analizzarlo è qualcosa di strettamente connaturato alla realtà rappresentata da ConAltriMezzi e dai partecipanti della sua redazione. Ne consegue che una raccolta di racconti da loro proposta, con la partecipazione di Cleup, non poteva certamente risultare né banale né superficiale, nonostante la giovane età degli autori coinvolti, tutti under 30.
I testi proposti non hanno un vero e proprio filo conduttore né è presente una tematica che li accomuna, ugualmente si avvertono certe caratteristiche che li rendono affini tra loro. In tal senso risulta quanto mai chiarificatrice la prefazione firmata da Guido Baldassarri, docente presso la Facoltà di Lettere e Filosofie dell'Università di Padova. Oltre alla passione per la scrittura, al di là della volontà di esporsi e di comunicare, nei racconti di "write not die" si respira una certa delusione sia in relazione al presente che viviamo sia in merito alle prospettive che ci riserva il futuro. Dico "ci" perché anche io mi considero chiamato in causa essendo pure io appassionato di scrittura e sotto i 30 anni (ancora per poco).
12 racconti, 12 stili, 12 diversi modi di porsi e di veicolare storie e messaggi. Ma tutti, chi più chi meno, "cupi", senza molti spiragli di sole, pronti a puntare il dito contro i responsabili dell'"oggi" che viviamo e dei debiti lasciati in eredità alle giovani generazioni. ("favoletta" di Emmanuele Caon o "l'elefante giallo" di Tommaso De Beni) o a proporre ambientazioni tese e dal finale tragico ("gente che lavora" di Rosita Pederzolli). Altri invece propongono situazioni più allucinate ("un neo in fondo all'ano" di Antonio Lauriola o "era nero" di Damiano Gui) o più cupe, inquietanti quasi (penso ad esempio a "ruderi" di Stefano Renga o a "con una mano toccami" di Mattia Gazziero), vagamente fantascientifiche addirittura ("scimmie" di Alberto Bullado e "ibidem" di Massimo De Beni).
Ce n'è un po' per tutti i gusti, insomma, ogni racconto con una propria personalità e uno stile che procede senza fronzoli, sempre piuttosto efficace nel portare il lettore là dove l'autore ha pianificato di condurlo.
A tal proposito, son rimasto piacevolmente sorpreso dalla bontà e dal buon livello dei testi: poche sbavature, un discreto lavoro di editing, niente svarioni sospetti, solo qualche ripetizione e qualche d eufonica qua e là. Ma, diciamocelo, come editor non sono molto competente per cui potrei pure sbagliarmi. D'altra parte, di testi di esordienti ne ho letti e ne leggerò, pure di quelli auto-prodotti e che vivono della sola attenzione dell'autore stesso e di pochi intimi collaboratori. Per cui, dico, parlo a ragion veduta: trattandosi di un'opera auto-prodotta il risultato complessivo è molto buono.
Provocatoria, infine, l'immagine di copertina ispirata a Sergio Corazzini, poeta italiano morto giovanissimo: un volto, quello che troneggia all'inizio di "write not die" che per metà è teschio, a testimoniare l'ombra incombente della fine che divora l'individuo, annientandone ogni slancio e prospettiva futura. Una morte prematura e innaturale a cui, fortunatamente la scrittura, come l'arte in genere, oppure l'impegno sincero e maturo verso "il mondo", ci può sottrarre. Già perché malgrado tutto, malgrado l'inquietudine che serpeggia tra le parole del libro, nonostante l'amarezza per un presente che tende a soffocare l'individuo più che a concedergli spazio e opportunità di fioritura, c'è ancora la volontà di guardarlo fin nel profondo questo nostro presente. E alimentarci di questa visione, farla nostra per analizzare quanto viviamo, trovando infine nuovo slancio creativo e, magari, l'occasione per comunicare e far sentire la propria voce.
In fondo è quando si soffre un po' che si matura e si cresce e, certamente, gli autori di questa raccolta dimostrano di essere persone che hanno voglia di evolvere ed esporsi proprio perché, un futuro, sanno che ci sarà eccome. Difficile, forse, ma tuttavia possibile.
Per concludere, "Scrivere" diventa allora una reazione, quasi da intendersi come una personale rivoluzione, un'occasione di aggregazione e di condivisione, assolutamente non da intendersi come solitario epitaffio o depressa arrendevolezza di un'intera generazione la quale, invece, grazie alla tecnologia moderna e alle innumerevoli occasioni di scambio che il presente deve cogliere al volo l'opportunità per far sentire la propria voce e crescere culturalmente. Una missione che, per quanto poco, ConAltriMezzi dimostra di aver fatto sua.
Qui di seguito propongo il booktrailer di "write not die" e una poesia di Sergio Corazzini.
La morte di Tantalo
Noi sedemmo sull'orlo
della fontana nella vigna d'oro.
Sedemmo lacrimosi in silenzio.
Le palpebre della mia dolce amica
si gonfiavano dietro le lagrime
come due vele
dietro una leggera brezza marina.
Il nostro dolore non era dolore d'amore
né dolore di nostalgia
né dolore carnale.
Noi morivamo tutti i giorni
cercando una causa divina
il mio dolce bene ed io.
Ma quel giorno già vanìa
e la causa della nostra morte
non era stata rinvenuta.
E calò la sera su la vigna d'oro
e tanto essa era oscura
che alle nostre anime apparve
una nevicata di stelle.
Assaporammo tutta la notte
i meravigliosi grappoli.
Bevemmo l'acqua d'oro,
e l'alba ci trovò seduti
sull'orlo della fontana
nella vigna non più d'oro.
O dolce mio amore,
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l'acqua d'oro, come la luna.
E aggiungi che non morremo più
e che andremo per la vita
errando per sempre.
(Sergio Corazzini , da Da Vita letteraria, 28 giugno 1907)
1 commento:
Grazie, Leonardo. Direi proprio che hai centrato il punto.
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