domenica 30 agosto 2015

Downgrade - Riduzione di complessità

Titolo: Downgrade - Riduzione di complessità
Autore: Sam L. Basie
Editore: BraviAutori
Genere: downpunk
Pagine: 133

La trama in breve:
È probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta.
In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più… umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.  

Il mio commento:
Questo libricino mi è capitato per le mani in modo rocambolesco: in realtà ero in contatto con un certo Massimo Baglione (di BraviAutori) per la lettura del mio Vuoto di Luce nell’ambito di una catena di lettura e invece per una questione di generi - diciamo così - mi son trovato a leggere Downgrade, testo pubblicato con il marchio BraviAutori.
L’autore, questo fantomatico Sam L. Basie di origini finlandesi e che scrive e parla solo nella sua lingua natia, mi ha pure lasciato una dedica … in italiano… mumble mumble…
Comunque, nel complesso il testo scivola via in modo scorrevole e senza intoppi ma, a mio avviso, non fa dell’approfondimento il suo punto forte. Ci sono infatti vari episodi che potevano svilupparsi in modo molto più complesso e attento, o comunque venir confezionati in modo maggiormente accattivante; purtroppo rimangono più “generici” e semplicistici. Mi riferisco ad esempio agli scorci di società moderna offerti dalle vicende dei vari “tizio” e “tizia”, personaggi anonimi e bidimensionali protagonisti di situazioni per così dire estreme in un mondo talmente internet dipendente e tecno-centrico qual è quello tratteggiato in Downgrade, ossia l’esasperazione del nostro. Ma non solo, anche i dialoghi sono molto diretti e schietti sia che ad animarli siano un perfetto sconosciuto (nonché potenziale terrorista) e il presidente mondiale oppure un bimbo delle elementari e un reduce del “mondo prima del Downgrade”. Gli stessi personaggi, molto pochi in verità, meritavano qualche caratterizzazione e un background in più.

Considerando la lunghezza dell’opera e i personaggi proposti, la trama appare ponderata e studiata, anche dal punto di vista tecnico, ma forse un po’ semplicistica e rettilinea: in un mondo in cui nessuno fa più nulla senza interagire con il web (il senseNet) e la tecnologia (vedi i true-sense innestati a livello cerebrale) penso che un minimo di dibattito o di analisi del punto di vista degli oppositori al Downgrade potesse essere interessante, se non necessario a valutare la situazione o generare qualche moto nell’animo del lettore.
Il punto focale dell’opera è infatti questo, ovvero il rapporto tra uomo e tecnologia, attorno a cui ruota l’avvento dell’imposto “downgrade”, con l’abolizione di tutte quelle strutture informatiche e tecnologiche “non necessarie” e un ritorno a dinamiche di vita decisamente più fisiche e umane. Questo, ovviamente, nell’ottica che l’umanità tutta viva e respiri il medesimo grado di dipendenza e assuefazione da sensenet, siano questi pargoli di pochi anni residenti a New York o boscimani ultracentenari smarriti nelle foreste del Borneo meridionale. 
Se da un lato posso capire la critica verso i social network e la smania di condivisione, spesso immotivata, dall’altro mi domando che benefici si possa avere dal dover tornare a espletare manualmente alcune questioni in cui la tecnologia facilita l’uomo: si parla ad esempio dell’uso di apparati di telefonia solo per emergenze o attività lavorative ma non vedo perché non si possa telefonare a un parente lontano o a un marito in trasferta solo per sapere come sta. Voglio dire, se da un lato posso comprendere e sostenere l’impulso a una razionalizzazione e a un miglioramento qualitativo nell’impiego di alcuni strumenti, siano questi internet o la televisione o i mezzi di trasporto, o nel vivere certe dinamiche, in primis i rapporti umani e quello con l’ambiente, dall’altro mi domando se non si vengano a perdere alcuni vantaggi o a non ponderare adeguatamente su alcuni aspetti, considerando che il punto di vista supportato è solo quello dei "pro-downgrade". Il sospetto si rafforza se consideriamo che a proporre la riduzione di complessità è un autore che sembrerebbe vivere in un Paese come la Finlandia, a pochi chilometri dal circolo polare artico, luogo che non è così soleggiato come potrebbe essere l’Italia o in cui è facile prendere la bici e recarsi a trovare un amico o una fidanzata. E stiamo parlando del medesimo autore che poi mi colloca il centro nevralgico dei ribelli in un posto come le Dolomiti venete…mumble mumble...
Un altro punto su cui riflettere potrebbe essere anche quello dello scambio culturale tra nazioni o l’intrattenimento, a tutti i livelli intendo, che di colpo viene ridimensionato. In fondo, lo sappiamo tutti che internet è nato per diffondere pornografia e video divertenti di animali e solo in seguito si è scoperto che era possibile usare il medesimo media per finalità differenti.
Fatto sta che, ogni tanto, riflettere su come sta evolvendo/involvendo il mondo è necessario se non doveroso, e in tal senso lo spunto offerto da Downgrade è più che gradito e meritevole di lode, seppure nella visione proposta venga assolutamente tralasciata ogni mera logica economica e di profitto (che, dicono, son quelle che dettano legge…). Probabilmente, uno sviluppo più articolato e ad ampio respiro avrebbe però giovato in termini di esperienza letteraria e di riflessione personale: la velocità che invece il testo sembra prediligere rischia di penalizzarlo in termini di incisività e, appunto, spirito critico.
Apprezzate infine le tavole della Electric Sheep Comics presenti nel testo, che enfatizzano e sottolineano certe situazioni, così come l’accattivante copertina di questo testo “down-punk”.

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