Titolo originale: Mad Max 2: The Road Warrior
Regia: George Miller
Anno: 1981
Genere: azione, sci-fi
Cast: Mel Gibson, Mike Preston, Bruce Spence, Virginia Hey, Emil Minty, Kjell Nilsson, Max Phipps, Vernon Wells, William Zappa, Arkie Whiteley
La trama in breve:
Mad Max, l’intrepido guerriero di “Interceptor” è di nuovo sulla strada. Nell’aspro deserto, reso ancora più inospitale dalla natura contaminata dal disastro atomico, si gioca la partita mortale della vita e della morte. L’unica moneta corrente è il petrolio, oramai agli sgoccioli: Mad Max scova un deposito del prezioso liquido assediato dalla tribù dei feroci Humungus, e ingaggia con questi una durissima battaglia. (fonte www.altadefinizione01.click)
Ci tenevo a vedere questo film, sia per continuare con la visione della saga di Millter, sia per colmare mie personali lacune in ambito cinematografico.
In effetti, questo, ricorda molto ma molto di più quanto visto l'estate scorsa nell'ottimo Fury Road ed è innegabile la potenza visiva di quanto trasposto su schermo.
Ok, la trama è quel che è, non ci sono intrecci di sceneggiatura che fanno gridare al miracolo e molto è ridotto ai minimi termini, sia per dinamiche che per sequenze o caratterizzazioni.
Però, cavolo, funziona e riesce a imprimersi, a lasciare emozioni e ricordi nello spettatore. Si percepisce eccome la precarietà di un mondo ormai allo sbando, derelitto e caotico: la scelta della location nel contesto del deserto australiano ben rende questa idea.

Ci sono infatti vari elementi che rendono Mad Max 2 fortemente di impatto e che rimandano, almeno per quanto mi riguarda, alle opere citate: il contesto post-atomico, l'aridità del deserto, l'assenza di tecnologia, la violenza e i soprusi, gli abiti...lo stesso Lord Humungus, in tenuta da gladiatore e con segni di qualche ferita/contaminazione, ricorda molto Jagger, fratello di Kenshiro.

Un aspetto che esalta la follia del contesto proposto da Miller sta poi nell'assurda necessità di carburante: in fondo, in un mondo come quello descritto, sarebbe più logico combattere per l'acqua o per viveri, magari per un brandello di terra ancora fertile o per accaparrarsi del bestiame. Invece emerge solo la furia per controllare il combustibile e il propellente, quasi fosse l'unico elemento capace di garantire un domani, o quanto meno la possibilità di raggiungerlo. L'umanità ha smesso di essere tale, si sopravvive solo grazie alla propria scaltrezza e forza; chiunque cerchi di far comunità o di recuperare dinamiche sociali tradizionali, rischia grosso proprio perchè si trova a far i conti con il possesso di qualcosa da proteggere, contrariamente ai vari barbari del deserto che non hanno remore o legame alcuno. E in taluni casi nemmeno sto gran gusto nel vestire...

Rispetto al precedente capitolo, si nota comunque un cambio di registro, soprattutto per l'aumento di budget e il maggior spazio dedicato alle sequenze d'azione e agli inseguimenti, ma fondamentalmente si respira un'atmosfera affine, tragica, disperata, sostenuta in larga parte dalla recitazione di Mel Gibson, dalle sue ferite e dalla sue poche battute.

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