lunedì 4 ottobre 2010

..:: Essere italiano oggi ::..

Essere italiani, al giorno d'oggi, non è affatto facile.
Solo qualche giorno fa, la notizia / polemica nata in merito all'applicativo "What Country" dove la nostra bella nazione veniva associata a pizza, pasta, scotter e mafia aveva mobilitato Michela Vittoria Brambillaper diferendere l'onor patrio. Nessuno giornalista nel frattempo ha però colto l'occasione, o per lo meno non nei pochi servizi che ho visto io, di chiedere com'è andata la stagione turistica nostrana. Bene? Male?
Visto che tutto sommato una certa difficoltà economica permane, potrebbe essere un aiutino a capire l'andazzo della nostra situazione nazionale. In fondo, leggere che solamente oggi è stato scelto un nuovo Ministro dello Sviluppo Economico (Scajola si era dimesso tempo fa...e da allora nessuno ha più saputo nulla, nè di lui, nè del ministero...) e che comunque il rapporto tra debito pubblico e PIL è ancora attorno al 6,1 % su base annua non aiutano a percepire la realtà italiana come solida.
Ma d'altra parte, almeno a sentire i telegiornali, queste non sono priorità del Paese.
Per cui, se uno vuole, queste notizie deve scovarsele, leggersele nel web, approfondirsele per conto suo. E scoprire magari scenari interessanti e inattesi a partire da piccoli dettagli o immagini fugacemente apparse qua e à come Woodstock a 5 stelle oppure la presenza di Enel in Cile mentre scivolano le immagini dei minatori cileni ancora intrappolati nel sottosuolo...
D'altra parte, principalmente l'attenzione del popolo italico è sviata da cosce, calcio, tette e notizie emotive molto più coinnvolgenti. Delitti, rapimenti, stupri, razzismo. 
Anche se, le sane lotte verbali tra dipendenti pubblici sono sempre molto remunerative in termini di ascolti. Soprattutto quando si tratta di argomenti di vitale importanza come intercettazioni e pm. 
In effetti, dal momento in cui mi sveglio, questo è il primo pensiero fisso che ho. Ma non solo io, tutti. E' come un punteruolo conficcato nel cervello che non mi da pace: sono intercettato? Non lo sono? E se lo sono, da chi sono intercettato? E perchè? E se non lo sono, perchè non lo sono? Perchè nessun pm sta cercando di intercettarmi?
Per fortuna però non sono il solo che vive con questa angoscia. Penso a Sallusti, direttore de Il Giornale (che dal 1979 è di proprietà della famiglia Berlusconi). Penso a lui e alla sua - ditelo con voce di Abatantuono in versione Attila Flagello di Dio - testa di ginocchio mentre fa la vittima al tg1 in merito alle intercettazioni. Sembra infatti che la sua redazione (che quindi è di proprietà di Berlusconi, che qualche problema con la legge ce l'ha) sia soggetta a intercettazione. 
Lui lo sa, e per questo è rattristato. 
E anche un po' incazzato. 
Son cose che non si fanno, insomma.
Quello che non mi torna però è perchè il giornalista del tg si sia fermato qui. Voglio dire, prima di riportare la notizia, ci sarà stata qualche verifica per capire se effettivamente ci sono o no ste intercettazioni. E se ci sono, allora varrebbe la pena chiedersi perchè riportare la notizia, con il rischio di compromettere un'indagine in corso. Dopotutto, non dimentichiamo che di intercettazioni a carico di Silvio ce ne sono svariate (il caso di Trani?) e quindi è lecito pensare che qualcuno possa aver reputato necessario mettere sotto osservazione delle linee che fanno riferimento ad una proprietà del premier che ha accesso in anteprima a informazioni delicate. In ogni caso, non credo che dovrebbero avvisare gli intercettati. E' come dire ad un serial killer: "ehi, guarda che ti sto seguendo, controllando e spiando per cui, attento, che se parli al telefono rischi di incriminarti!". Sarebbe un po' un controsenso no? In ogni caso, il proprietario (Berlusconi) del Giornale potrebbe far valere la sua posizione presso il Governo - che presiede - e informarsi...
L'altro scenario invece riguarda l'ipotesi che l'intercettazione sia una bufala. Se è così allora c'è una doppia presa per i fondelli dello spettatore del suddetto tg: viene defraduato dai giornalisti della Rai che si beffano della sua capacità di giudizio dandogli a intendere cose non vere; viene defraudato dal direttore del Giornale che diffonde notizie false su un argomento delicato e di particolare rilevanza per QUALCUNO che preferirebbe che la si smettesse di indagare su di lui. 
In ambo i casi, la realtà dei fatti non cambia: qua ci fanno fessi e ci distraggono al solo scopo di non farci percepire appieno la realtà che muta. Piano piano magari, oppure con dirompenza, molti messaggi passano e ci provocano una sorta di avversione verso l'informazione, verso l'approfondimento. Una sfiducia agevolata ancor di più dallo scardinamento del sistema scolastico a cui stiamo assistendo ma contro il quale nessuno si mobilita più di tanto. In fondo, a cosa servono istruzione, cultura e spirito critico?
Mi domando invece quando inizieremo ad aprire gli occhi e quando acquisteremo l'autentica consapevolezza che tutto questo presente in cui, per fortuna o purtroppo, ci troviamo è anche merito nostro. Tanto o poco, dipende anche da noi, dal nostro impegno, dalla nostra indifferenza, dal nostro sentirci italiani a intermittenza.
E a tal proposito, cedo la parola al maestro Giorgio Gaber: 



Io non mi sento Italiano - Giorgio Gaber

1 commento:

Leonardo Colombi ha detto...

A proposito di Sallusti e "Il Giornale", visto che, a sentire il direttore, le intercettazioni erano tutte immotivate, "illegali" e prive di fondamento: "Perquisito il Giornale"

Certo, magari è presto per saltare a conclusioni affrettate ma a pensar male, certe volte...