Regia: Danny Boyle
Anno: 2010
Genere: avventura, drammatico
Cast: James Franco, Amber Tamblyn, Kate Mara, Clémence Poésy, Kate Burton
La trama in breve
Aron Ralston, 26 anni, entusiasta dello sport e della libertà, si concede una giornata di biking e trekking nel Blue John Canyon dello Utah. Sole, musica, paesaggi mozzafiato e un fortuito incontro con due belle escursioniste che si prestano a tuffi e risate: cosa chiedere di più? Tornato solo, però, scendendo un crepaccio, Aron smuove inavvertitamente un masso vecchio di milioni di anni e si ritrova immobilizzato, con un braccio bloccato tra questo e la roccia, praticamente senza cibo né acqua. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Che ci sarà mai là sotto? |
La filmografia di Danny Boyle la conosco parzialmente e so che è un regista capace sia di proporre prodotti interessanti ed emozionanti quanto film discutibilmente accettabili.
In questo caso, però si può affermare senza alcun dubbio che 127 Ore rappresenta una produzione più che buona, che difficilmente lascia indifferenti gli spettatori.
Tratta da una storia vera, la narrazione si concentra sul monitorare Aron Ralston, escursionista intrappolato da una roccia che gli blocca il braccio destro. Assistiamo quindi agli sforzi e ai tentativi escogitati per liberarsi dalla prigionia e, soprattutto, per sopravvivere in condizioni fisiche estreme. Non solo, la totale solitudine in cui si trova immerso il personaggio interpretato da un ottimo James Franco, ne mette alla prova l'integrità psicologica, in balia della propria disperata rassegnazione di fronte ad uno scenario che offre ben poche speranze di salvezza. La fida videocamera diventa allora uno specchio di sé, un modo per attestare la propria esistenza e registrare le proprie ultime ore, dedicandole a quanti ci amano o amiamo.
Di solito si dice: "Attento a dove appoggi i piedi". E invece... |
Abbondano quindi momenti in cui al presente concreto e desolante si sostituiscono ricordi e desideri, considerazioni sulla condotta, sulle relazioni sociali consolidate o troncate dallo stesso Aron. Il quale, va detto, dimostra una lucidità e una reattività fenomenali: io credo sarei andato via di testa dopo poche ore, altro che preservarmi razionale per più i 5 giorni...
Se penso poi che la storia è relativa ad un'esperienza reale il tutto diventa ancor più agghiacciante, soprattutto considerando a "quali sostanze" deve far ricorso per mantenersi in vita e a "come" viene sbloccata la situazione da parte dello stesso escursionista.
Tra gli aspetti che più ho apprezzato del film vi sono gli scenari e i paesaggi proposti, i contrasti creati dall'accostamento di immagini agli antipodi (le desertiche vastità del Grand Canyon e gli angusti anfratti tra le rocce contrapposte alla densa frenesia delle metropoli), il film nel film (situazione che si viene a creare per via delle riprese che registra lo stesso Aron), l'introspezione forzata a cui il protagonista è sottoposto e, non da ultima, la colonna sonora proposta .
Considerando il successo del film, documentare le proprie ultime ore può essere una buona idea. |
La prova di recitazione da parte di James Franco pure è da considerarsi molto valida, così come il nervosismo delle riprese in taluni contesti particolarmente sofferti e violenti. Tra l'altro, il modo in cui immagine e suono si fondono, stridendo al contempo, mi ha fatto pensare a "Pi greco - Il teorema del Delirio" dell'ottimo Darren Aronofsky.
Qualche considerazione infine va anche alla sensazione di infinita "piccolezza" che si avverte nel constatare come, di fronte alla natura, l'essere umano sia nulla. La natura, come le rocce del Grand Canyon ad esempio, prevede invece esempi di longeva esistenza in relazione alle quali noi siamo "nulla". Creature piccole e insignificanti, proprio come Aron intrappolato tra la nuda pietra; ben diverso se invece ci troviamo nei contesti artificiali costruiti da noi esseri umani, edifici e dinamiche che possiedono tutt'altra profondità e durata.
Il vero Aron Ralston |
E ancora fa riflettere il cambiamento che il protagonista arriva ad imporre al proprio corpo: in un contesto di vita ordinaria la menomazione, gli handicap, la vecchiaia sono emblema di debolezza, motivo di scandalo e vergogna. Quasi una negazione stessa della vita. Eppure, situazioni estreme ci portano a rivedere ogni nostra percezione, a riconsiderare il valore di ogni cosa, sia questa un nostro modo di porci nei confronti del prossimo oppure la dipendenza dal lusso o del nostro stesso corpo.
Le regole cambiano, insomma, a seconda dei contesti.
In ogni caso la vita andrà avanti, nostra, e del mondo intero.
Non credo si possa consigliare la visione di questo film a chiunque ma, se avete stomaco per le scene forti e non disdegnate i film che offrono poco in termini di azione ed effetti speciali ma introspezione e riflessioni sull'esistenza, allora 127 Ore può fare al caso vostro.
...ora, lo so, lo so che non dovrei, ma dopo aver visto questo film la mia mente bacata non ha potuto fare a meno di riportare alla luce ricordi di un video che propone qualcosa di molto simile a ciò che lo stesso Aron ha fatto al proprio corpo.
Lo so, è un accostamento ignobile, chiedo scusa a Danny Boyle, a James Franco ed Aron, ma non posso fare a meno di proporvi "Happy Tree Friends - Out On A Limb":
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