martedì 17 gennaio 2012

..::Alphas::..

Titolo: Alphas
Anno: 2011
Numero episodi: 11
Genere: sci-fi, azione


Fin da quando hanno iniziato a circolare i primi fumetti, soprattutto nei comics americani, la figura del supereroe ha riscontrato un discreto consenso di pubblico. Che si tratti di alieni perfettamente integrati nella società umana come Superman, scienziati vittime di incidenti con radiazioni come Brucr Banner/Hulk oppure evoluzioni della stessa umanità, come i mutanti X-Men, l’idea di persone dotate di abilità eccezionali ci è ormai più che familiare. Il super-eroe è un individuo che incarna ideali di giustizia e coraggio, un modello di virtù, qualcosa che potremmo considerare affine ai miti dell’epoca classica dove dei e semidei portavano a termine con successo imprese al di là dei limiti umani. In un certo senso, possono essere considerate l’incarnazione di sogni e desideri di cui siamo più o meno consapevoli.
Alphas: foto di gruppo 
Probabilmente a causa della familiarità del pubblico con i vari supereroi proposti nei fumetti, le relative trasposizioni in serie animate, film e serie televisive sono piuttosto elevate e, di continuo, vengono proposte nuove idee e varianti. E, a tal proposito, è interessante notare come, nel corso dei decenni, si sia registrato un processo di umanizzazione: spogliati di quegli echi propagandistici che magari avevano contribuito alla loro ideazione (pensiamo ad esempio a Capitan america) o di quell’aura di infallibilità che rendeva disumani alcuni di essi, i supereroi hanno gettato maschere e costumi per diventare sempre più umani, persone con super poteri, certo, ma con dinamiche esistenziali abbastanza verosimili e vicini alla normale esperienza quotidiana dei loro lettori. Una sorta di evoluzione che si respira pienamente in Alphas, serie televisiva del 2011 trasmessa, negli Stati Uniti, dall’emittente Syfy.
La storia ruota attorno ad un gruppo di “alphas”, persone con facoltà fuori dal comune a causa di un anomalo sviluppo del cervello o del proprio organismo. Pur essendo molto forte l’analogia con i classici mutanti Marvel, si tratta in questo caso di individui con abilità limitate e “credibili” e, per quanto possibile, spiegabili scientificamente. A causa della propria diversità genetica, i protagonisti della serie si ritrovano in in terapia presso uno specialista, il dottor Lee Rosen (David Strathairn). Uomo pacato e razionale, non possiede abilità fuori dal comune ma, più semplicemente, è uno psicoterapeuta con discrete conoscenze in campo medico e scientifico che si sta occupando del fenomeno alphas per conto del governo degli Stati Uniti. Solamente nel corso degli altri episodi della serie si scoprirà però che Rosen è solo un tassello di un mosaico ben più ampio e che l’interesse verso gli alphas lo tocca personalmente ma non necessariamente coincide con la visione delle alte sfere del governo americano.

Un riflessivo Lee Rosen
Tra i pazienti di Rosen troviamo Bill Harken (Malik Yoba), un ex-poliziotto federale sulla quarantina, burbero e maleducato ma pragmatico ed esperto: possiede la facoltà di rilasciare adrenalina per influenzare le capacità fisiche del proprio organismo in termini di forza o resistenza.
Rachel Pirzad (Azita Ghanizada) è una ventenne di origini mediorientali, ha un carattere fortemente emotivo e insicuro, anche in conseguenza della propria sinestesia che le consente di amplificare i propri sensi, uno alla volta a discapito degli altri, consentendo alla ragazza di percepire odori ignoti ai più o di analizzare qualunque oggetto come se lo guardasse tramite le lenti di un microscopio.
Diametralmente opposta a lei per quanto riguarda il carattere, vi è la bella Nina Theroux (Laura Mennell)  una donna molto indipendente e con la facoltà di imporre la propria volontà sul prossimo semplicemente osservandolo negli occhi, abilità simile all’ipnosi e con una durata limitata nel tempo che le consente di vivere in modo sregolato e libero. E non sempre legale.
Gary Bell (Ryan Cartwright) è invece un trasduttore, possiede cioè la capacità di percepire, interpretare e interagire con le onde elettromagnetiche prodotte da apparecchi telefonici, computer, reti wireless … Questa innata abilità è dovuta ad uno straordinario sviluppo dell’encefalo che compensa il suo essere autistico e i comportamenti compulsivi, non sempre prevedibili, motivo che complica le sue relazioni con gli altri.
Da ultimo, arruolato nel corso del primo episodio della serie, Cameron Hicks (Warren Christie), ipercineta, ex-marine, ex-tossicodipente, divorziato dalla moglie, con un figlio che vede raramente ma con una forte determinazione a dare una svolta alla propria vita. Sua l’abilità di individuare traiettorie perfette il che, unitamente a riflessi molto acuti e ad un’innata precisione, lo rendono un ottimo tiratore ma al contempo gli conferiscono buone capacità per indagare dinamiche di incidenti e non solo.
Primo piano per Nina...
Nel corso degli episodi della serie viene approfondita la conoscenza di ciascuno dei membri che compongono l’eterogeneo quintetto così da offrirne una caratterizzazione completa e significativa, per conoscere la psicologia e le difficoltà personali di ciascuno. Non siamo però di fronte al classico gruppo di supereroi dotato di abilità che possono alterare il mondo bensì dinnanzi a persone oggetto di studio e che stanno imparando a convivere con la propria diversità, un processo di conoscenza e maturazione costantemente sollecitato dagli eventi esterni. Il gruppetto viene infatti, suo malgrado, coinvolto in indagini governative portando gli spettatori a comprendere che il fenomeno alphas è, in realtà, piuttosto esteso e che, addirittura, esiste una vera e propria organizzazione terroristica denominata Red Flag che sta agendo nell’ombra da un lato per affermare questa nuova generazione di esseri umani e dall’altro per arginare fenomeni di silente repressione e di eugenetica messi in atto dallo stesso governo degli Stati Uniti che vuole limitare la proliferazione di questi superuomini. 
Un po’ come, negli X-Men, tenta di fare Magneto con la sua Confraternita dei mutanti malvagi.
Ed è innegabile che l’influenza di una serie come quella dedicata agli homo superior realizzata da Marvel si avverta ogni qualvolta venga proposto un team di persone dotate di abilità fuori dal comune per via di mutazioni genetiche. Ancor di più, la si percepisce se a delineare la sceneggiatura ritroviamo uno Zack Penn reduce dalla definizione delle trame di alcuni recenti live-action Marvel e, soprattutto, se i personaggi sono afflitti da problemi che vanno a complicarne l’esistenza laddove già basterebbero le proprie mutazioni a rendere ostica la normale esperienza del quotidiano.
...e primo piano per Rachel
Fedele a questa eredità, come già accadeva in Heroes a cui, nel bene e nel male, Alphas rimanda, anche questa serie propone individui che hanno dalla loro personali drammi e difficoltà esistenziali e che non sempre è possibile considerare del tutto positivi. Un elemento che crea contrasti e finisce con l’aumentare l’interesse verso la serie: in fondo, i protagonisti sono sì agenti federali ma al contempo pazienti in cura, costantemente soggetti a supervisione e analisi da parte del professor Rosen (che prende le veci del professor Xavier) o dei propri compagni.
Non solo: anche i nemici o gli altri alphas con cui devono scontrarsi vivono drammi analoghi a quelli di Gary e soci e ciò contribuisce enormemente a conferire profondità e umanità all’intera serie classificandola come un prodotto destinato ad un pubblico maturo più che rivolto ad un mercato di adolescenti. Un elemento questo che sembrerebbe esser risultato gradito al pubblico visti gli ottimi risultati registrati in termini di seguito, milioni di spettatori che hanno garantito il proseguimento della serie per una seconda stagione, prevista per il 2012. 
Bill: l'uomo d'azione
In realtà, non siamo di fronte a qualcosa di veramente originale e innovativo, tuttavia gli elementi che la serie combina assieme ne conferiscono un buon ritmo, un discreto equilibrio e un intreccio coeso e coerente. Gli undici episodi della prima stagione, né troppi né troppo pochi, sono per lo più autoconclusivi ma variegati in termini di situazioni e dinamiche: ci si imbatte quindi in madri che si adoperano per proteggere i propri figli, in persone che si ritrovano a dover uccidere nonostante rifuggano la violenza, relazioni familiari compromesse, in chi può dispensare estatica gioia dagli effetti mortali, a chi può vedere le conseguenze di ogni cosa finendo inevitabilmente sopraffatto da tale conoscenza. 
Emblematiche sono poi le figure di Gary e Anna. Il primo è uno dei personaggi chiave della serie, decisamente interessante e capace di imprimersi nello spettatore ma, al contempo, non facile da gestire né per i propri compagni né per chi deve preoccuparsi di proteggerlo o accudirlo. Per esempio non lo si può nemmeno lasciare da solo in auto per pochi minuti, come accade nell’episodio sei “Bill and Gary's Excellent Adventure”, dove il ragazzo viene praticamente arrestato e trascinato in centrale di polizia mentre i suoi compagni cercano di acchiappare un individuo sospetto. Anna (Liane Balaban) è invece una ragazza autistica con la facoltà di tradurre e comprendere qualunque linguaggio, anche quelli composti solamente da immagini e suoni, una persona inerme e indifesa, che necessita di essere accudita. Eppure, come si scoprirà nel corso del quarto episodio, “Rosetta”, essa costituisce uno dei vertici dell’organizzazione Red Flag: indubbiamente un colpo di scena capace di spiazzare qualsiasi spettatore.
Gary e il suo gesticolare pallido
e assorto
A fare da sfondo a tutto vi è poi la costante minaccia della persecuzione razziale, dell’accettazione e della convivenza tra esseri umani comuni e alphas. Tutti coloro che vengono classificati come pericolosi vengono infatti reclusi nel penitenziario di Binghamton e sottoposti a trattamenti al limite della tortura e della sperimentazione scientifica, una prigione nella quale finiscono pure ex-pazienti del dottor Rosen oppure individui catturati dal suo team. Dinamiche che, inevitabilmente, finiscono con turbare e angosciare i protagonisti, a minare quelle poche certezze possedute nel ritenersi nel giusto, sicurezze che vengono definitivamente spazzate via quando loro stessi vi finiranno rinchiusi per scopi cautelativi e sottoposti ai duri trattamenti del direttore della sicurezza Nathan Clay.
Il tutto sempre nel rispetto di una trama che appare ben studiata e costruita, mai affrettata, con rimandi e collegamenti tra le varie puntate che compongono la stagione. Non si respira affatto la volontà di stupire a tutti i costi con strabilianti effetti visivi o con distruzioni massive come spesso si avverte nei film supereroistici moderni. Nemmeno si percepiscono quell’improvvisazione o quelle incoerenze che hanno afflitto una serie ben avviata come quella di Heroes la cui trama ha subito adeguamenti e variazioni sull’onda del consenso del pubblico e dei relativi riscontri economici fino a capitolare definitivamente. In alphas, invece, tutto questo rimane fuori dall’intreccio proposto che può così procedere in modo sensato e senza sbavature di rilievo, mantenendo una certa qual credibilità. Come già accennato, infatti, le abilità degli individui vertono per lo più su capacità di condizionare il proprio corpo o quello altrui senza cioè scatenare cicloni, esplosioni o conferire capacità di volo, per intenderci. Se questa scelta, da un lato, va a limitare la spettacolarità della serie, rendendola meno fracassona ed esagerata, dall’altro, consente agli autori di mantenere l’attenzione degli spettatori concentrate sui personaggi e sulle dinamiche descritte. 
L'uomo dalla mira infallibile...
Non mancano, intendiamoci, gli effetti speciali visivi e il trucco, ma sono maggiormente dosati o limitati a talune situazioni: ad esempio per far capire il potenziamento delle percezioni sensoriali di Rachel, del rilascio di adrenalina di Bill o gli spettri elettromagnetici con cui interagisce Gary. L’interesse primario è volto ad offrire uno spettacolo giustificabile, fantascientifico ma serio, effetto che viene garantito dal brillante professor Lee Rosen che si prodiga nel fornire spiegazioni scientifiche sciorinando supposizioni, sostanze mediche e nomi di ormoni responsabili di questo o quell’altro fenomeno.
L’alternanza tra momenti di indagine e analisi introspettiva rispetto ad azione e combattimenti è pure ben equilibrata e permette agli spettatori di comprendere ciò che stanno osservando e, agli sceneggiatori, di disseminare indizi o preparare colpi di scena, talvolta meno evidenti altre volte più telefonati. Anche l’analisi a posteriori di quanto avvenuto fa parte delle dinamiche tipiche previste dagli episodi della serie e permette di metabolizzare meglio le implicazioni e le conseguenze di azioni e scelte compiute. E questo vale sia per i personaggi della storia sia per gli spettatori che possono così indugiare in personali riflessioni sull’etica di certi comportamenti o in materia di eugenetica e di evoluzione umana.
...dannazione Bill: perché non usi
le magliette come tutti gli altri?
Si nota poi anche un‘impostazione moderna della regia, con inquadrature e sequenze talvolta molto azzardate e frenetiche, tal’altra elaborate e arzigogolate come può essere la triangolazione tra telecamere che si rende necessaria per scoprire la posizione di Griffin (Rebecca Mader), un’alpha mercenaria con la facoltà di alterare il nervo ottico altrui aumentando i punti ciechi, vantaggio che sfrutta per celare la propria posizione. Su tutte, per violenza, frenesia e impatto emotivo, quella che risulta più memorabile ed emblematica è però la sequenza proposta nell’episodio “Anger Management” dove tutti, a causa dell’effetto indotto da Matthew Hurley, diventano letteralmente rabbiosi e danno prova di una violenza senza precedenti, una furia che ben viene resa dalle riprese scostanti e concitate. Anche l’uso di smartphone e apparecchi di uso comune entra in gioco nella narrazione, un fatto questo che rende più realistica e quotidiana la storia proposta.
Nel complesso lo spettacolo offerto dalla prima stagione di Alphas si assesta su un buon livello, con poche imperfezioni e con discreta soddisfazione da parte dei milioni di appassionati che l’hanno seguita. Ora non resta che attendere la distribuzione delle nuove puntate per comprendere come procederà la trama soprattutto a causa di un finale aperto che concede spazio a discreti sviluppi e intrecci narrativi visto che, finalmente, è stato presentato colui che sembrerebbe reggere i fili di Red Flag.




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