giovedì 15 novembre 2012

..:: Visti di recente ::..

Ultimamente, vuoi per impegni e imprevisti vari, il tempo per aggiornare il blog con le mie mirabolanti divagazioni in materia di film o fumetti o quant'altro è venuto meno. Anche se, in realtà, di cosucce di cui mi ero ripromesso di ciarlare ce ne sarebbero state (vedi Raqiya oppure Homunculus, per il quale stavo ponderando di redigere una recensione per TdC...poi però mi son perso via con la revisione di un paio di racconti ...e con l'esame di cintura di kung fu...). 
Ecco perché ne approfitto per una veloce carrellata su alcune delle ultime fatiche cinematografiche viste di recente: Gladiatori di Roma, L'era glaciale 4, La battaglia dei tre regni.

Partiamo allora con il primo di questi, "Gladiatori di Roma", lungometraggio d'animazione di matrice italiana.
La trama in breve recita così: 

"Timo, un orfanello scampato alla storica eruzione di Pompei, viene salvato da un gladiatore che lo porta con sé a Roma, lo accoglie nella sua famiglia e cerca di instradarlo all'arte del combattimento nella sua rinomata "accademia" per gladiatori. Ma Timo tutto è tranne che un combattente coraggioso. Impacciato a dir poco, goffo, molliccio, indolente, sembra non avere nessuna passione che lo motivi nella vita quotidiana, se non l'amore per Lucilla, la sorellastra, unica figlia del padre adottivo. Appena tornata dalla Grecia - da una "vacanza-studio" come la chiameremmo oggi - dove è andata a studiare filosofia, la ragazzina che è ormai già donna, seduce chiunque incroci il suo sguardo. Ma come in ogni fiaba che si rispetti il principe azzurro, il promesso sposo, deve essere il bello e il ricco di turno. Caso vuole che il rivale di Timo, Il gradasso e belloccio Cassio, sia il gladiatore più forte di Roma, nonché il figlio dell'imperatore Domiziano. Nozze perfette. Da copione fiabesco però la "principessa" non ne è innamorata. Il lieto fine è chiaramente scritto già dalle prime scene. E tutto ricorda l'iniziazione, con tanto di prove e di sfide, che l'eroe dovrà superare per conquistare l'amata. " (fonte mymovies)

Ora, sinceramente l'ho visto in una domenica pomeriggio all'insegna del disimpegno ignorando del tutto ciò che stavo per guardare. Non sapevo nemmeno che dietro alla realizzazione si celasse lo studio Rainbow, di Iginio Straffi, "papà" delle Winx. Mi ha fatto piacere comunque riscontrare un prodotto nostrano in grado di competere, a livello di narrazione e di qualità visiva, con produzioni internazionali. E' anche vero che qui da noi i film d'animazione e i cartoni in generale vengono ancora considerati "roba da bambini" o per "ridere", però credo che questo Gladiatori di Roma costituisca un buon segnale, sia sul piano culturale che di ricavi economici. Siamo, comunque dinnanzi a un prodotto di intrattenimento destinato alla famiglia, per cui con un linguaggio adatto a tutti, ma, sinceramente, non mi sono né annoiato né sentito defraudato. Forse, e dico forse, qualche richiamo a "Hercules" della Disney lo si avverte, così come certi personaggi risultano eccessivamente caricaturizzati ma, nel complesso, il film si lascia guardare e strappa più di una risata. 
Spero quindi che (tralasciando da subito il 3D) i produttori nostrani prendano coraggio e decidano di investire maggiormente in questo "settore", così che prima o poi si arrivi a proporre storie ben diverse dalle solite commedie o film drammatici di cui, sinceramente, sono stanco. 
Restando sul piano dell'animazione, veniamo a "L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva":


"Il mammut Manny è alle prese con l'adolescenza della figlia Pesca, attratta da amicizie superficiali se non pericolose, quando il ghiaccio sotto le zampe comincia a tremare fino a rompersi. Manny, Diego e Sid, con la compagnia folle di "nonnina" (l'anziana di famiglia che i genitori di Sid gli hanno scaricato prima di abbandonarlo per la seconda volta), si ritrovano alla deriva su un iceberg e vengono attaccati da una ciurma di pirati, capitanata dall'odioso capitan Sbudella."  (fonte mymovies)

Rispetto al precedente capitolo, che sinceramente non rammento così nitidamente, non saprei dire se son stati fatti passi in avanti o meno. Certo è che si respira molta più azione e una voglia di proporre scenari e personaggi nuovi. 
D'altro canto forse si sta un po' esagerando, rischiano di aprire la strada a una saga infinita più che a una storia che ha un inizio e una fine ben definiti. Motivo per cui le idee e le dinamiche iniziano a essere telefonate e, al contempo, il numero di personaggi messi in scena inizia a crescere in modo tale da non lasciare spazio sufficiente a essi per farsi conoscere e apprezzare. Probabilmente, l'enfasi è troppo focalizzata sul raccogliere consensi in termini di biglietti strappati che di profondità narrativa. La qualità visiva invece rimane una costante, anzi, probabilmente è migliorata ancora confermandosi su ottimi livelli.
Comunque sia, l'alchimia funziona ancora: con Diego, Manny, Sid e Scrat si va sempre sul sicuro, si ride e si parteggia a tutte le età. Considerando soprattutto che la tematica predominante è, guarda caso, la famiglia. 
Famiglie come tematica, famiglie come target ideale, famiglie che però se vanno a vedersi film simili, al cinema, in 3D, con i figli, dilapidano ben più di uno stipendio al mese...
Per concludere, cambiando completamente genere, ho concluso anche l'annosa visione di "Red Cliff - La battaglia dei tre regni":

"Anno 208: sono i giorni finali della dominazione della dinastia Han. Il primo ministro Cao Cao convince l’imperatore che l’unico modo per riunire tutta la Cina è dichiarare guerra ai regni confinanti di Shu e di Wu dell’Est: parte così una campagna militare d’inedite proporzioni, condotta dallo stesso Cao Cao. Per contrastare le forze che li stringono sotto assedio, i due regni attaccati decidono di stringere un’alleanza. Sarà l’inizio di una guerra combattuta per terra e sulle acque del fiume Yangtze, che culminerà nella Battaglia delle Scogliere Rosse, il cui andamento segnerà tutta la storia della Cina a venire. La battaglia dei Tre Regni è il film che segna il ritorno produttivo di John Woo in Cina da quando aveva abbandonato la natia Hong Kong alla fine degli anni Novanta." (fonte comingsoon)

Ora, c'è da dire che ho visto questo "brevissimo film" nell'arco di parecchie settimane, ritagliandomi un quarto d'ora qua, una mezzora là...per cui, inevitabilmente, ho deturpato tutto ciò che di buono poteva emergere dal colossal firmato da John Woo.
Oltre a questo aspetto, non banale, c'è poi un altro handicap che voglio far trasparire: sinceramente, io, della storia del mondo orientale, so davvero poco. Perché, mi viene da chiedermi. Perché a scuola non si studiano mai paesi come la Cina, la Thailandia o il Giappone? Quella cinese, per quel che ne so, è una civiltà che esiste da millenni, a cui siamo debitori per varie cosucce come la carta o la polvere da sparo.
Però, per dire, la medesima situazione non si verifica nei confronti degli Stati Uniti d'America. E non venitemi a dire che gli USA sono più importanti della Cina: sappiamo che non è vero, né sul piano culturale né economico. Accade comunque che, se ci sono le elezioni in America, le si segue con ansia, partecipando quasi, come se dovessimo votare noi. E se invece vengono nominati i nuovi leader cinesi, che condizioneranno la politica di almeno 1 miliardo e mezzo di persone, la notizia viene relegata all'ultima parte del telegiornale. 
Fatto sta che anche la Cina ha avuto una storia e che, nel corso di questa storia, ci siano state anche guerre, alcune importanti altre un po' meno. Nello specifico, quella raccontata dal film d Woo credo sia stata più che rilevante per la definizione della nazione. Non so dire quanto la trama proposta rispetti la verità o se i personaggi proposti siano effettivamente fedeli agli originali ma, indubbiamente, quello offerto da I tre regni è uno spettacolo molto valido e articolato, molto attento alla caratterizzazione dei personaggi che hanno determinato gli equilibri tra le potenze in gioco. 
Lo sforzo di regia e di sceneggiatura è indubbiamente stato notevole e ben riuscito direi, con scenografie e ambientazioni ben studiate, con battaglie campali molto dettagliate e "corpose", ma senza mai trascurare il lato umano dei leader coinvolti. Generali, principi, consiglieri, vice-re... tutti trovano il modo di esprimere, almeno in parte, la propria personalità e il loro modo di intendere e vivere la guerra. Si respira comunque una certa qual compostezza e serenità nell'atteggiamento e nelle pose dei personaggi, qualcosa che non sempre si avverte nelle produzioni hollywoodiane. Ancor di più sono il rapporto con l'ambiente circostante e l'attenzione alla strategia che lanciano forti messaggi agli spettatori che, appunto, più abituati a sparatorie, deflagrazioni appariscenti e bombardamenti di massa, finisce per percepire la guerra come un'esperienza videoludica. Qui invece ci sono persone vere e proprie che si muovono, cooperano o si contrastano, che cercano di capirsi e di dominare il proprio tempo. 
Il finale, sinceramente, mi ha lasciato un po' di stucco: niente cerimonie festose o fuochi d'artificio e gaudio. Niente di tutto ciò invece, ma un commiato tra amici che stanno per tornare a essere antagonisti, ovvero Zhuge Liang (Takeshi Kaneshiro) e Zhou Yu (Tony Leung). 
Fermo restando che non so dire se quanto visto corrisponde a storia reale o meno (sicuramente il tutto è stato romanzato...c'è da capire cosa è stato edulcorato, cosa è stato stravolto oppure quanto sia stato omesso....), indubbiamente La battaglia dei tre regni rappresenta un ottimo prodotto, epico, impegnativo, suggestivo, capace di regalare emozioni e spunti, soprattutto verso un mercato cinematografico forse troppo poco pubblicizzato e importato nei nostri cinema. 




2 commenti:

Marco ha detto...

Gladiatori Romani de Roma:
...io rimango dell'idea che ti esposi al tempo...

Leonardo Colombi ha detto...

E che te devo dì...mica devi cambiarla :-)
Consideri però, visto che rammento un certo riferimento al coinvolgimento di Belen tra i doppiatori, che anche né "Il gladiatore" c'era un personaggio ispanico...