Venerdì scorso è venuta a mancare mia nonna Pierina, oggi ci sono stati i funerali.
Una giornata dedicata alla sua memoria, alla preghiera, all'incontro con i vari parenti e familiari. Anche con quelli di cui non ho memoria o che non avevo mai conosciuto.
C'era parecchia gente al funerale e questo mi ha fatto piacere. Soprattutto per mia nonna e per la mia famiglia.
Al contempo, da bravo essere freddo, non ho potuto fare a meno di annotare mentalmente alcuni pensieri a cui, ora, cerco di dare corpo.
In primis la constatazione che anche eventi dolorosi e tristi come questo abbiano del buono. Ovvero l'incontro con gli altri, l'unione attraverso la morte di persone che altrimenti avrebbero continuato ad orbitare gli uni distanti dagli altri.
In secondo luogo mi ha dato da pensare il "come" sia gestita la morte in questi anni. Non tanto dal punto di vista etico, religioso, psicologico ecc... ma proprio all'atto pratico. Ad esempio, perchè per noi cristiani il momento del trapasso è inequivocabile sinonimo di lutto? Beh, chiaro che si soffre la perdita di qualcuno a noi caro, ma non dovremmo essere noi i primi a doverci rallegrare perchè la persona che è morta si è fatta più vicina a Dio? Perchè invece il funerale cristiano deve essere per forza di cose un evento triste, sofferto. Come mai non era così per i neri d'America?
Domande a cui non ho risposta. Forse nemmeno c'è o, più semplicemente, non scorgo.
E ancora. Come si è passati, nel corso del tempo, ad avere uomini in camicia e cravatta a spostare bare, ad avere uomini in pantaloncini e maglietta estiva a scavare buche in cimitero? Non avrò sta grande esperienza di funerali ma, penso io, così sembra che venga meno tutta la sacralità dell'evento. Era veramente così all'alba dei tempi? All'epoca dei druidi, per dire, o al tempo dei vichinghi. Credo di no. E allora temo che sia andato sempre più sminuito il senso della morte. Non pretendo, per carità, chissà cosa però non so bene se l'aver tolto una certa carica mistica all'evento aiuti, o meno, a riflettere su di essa o a lasciarla scorrere con più facilità. In fondo, è una parte dell'esistenza umana, un passaggio obbligato e naturale. Però la morte è anche alla base di molte domane, di dubbi e interrogativi che spingono alla ricerca di risposte, che ci portano alla fede e forse, "vivendola senza fronzoli", si rischia di confonderla con le mille e più notizie di morte che passano - e si dimenticano - ai tg o sulle pagine delle riviste.
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E infine, ed è questo l'aspetto che più mi ha lasciato perplesso, ho capito che non devo più fidarmi dei film. In particolare mi riferisco al cameo di Will Ferrel in Wedding Crashers: perchè nei film rimorchiano modelle stragnocche pure ai funerali? C'è qualcosa che non mi torna...
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