Regia: Guy Ritchie
Anno: 2005
Genere: drammatico,thriller psicologico,azione
Cast: Jason Statham, Ray Liotta, Vincent Pastore, André Benjamin, Terence Maynard
La trama in breve:
Uscito di prigione dopo sette anni di isolamento Jake Green è deciso a vendicarsi di Dorothy Macha, l'uomo che ha ucciso la moglie del fratello. Umiliato e battuto al tavolo da gioco dal giovane rivale, Dorothy manda i suoi scagnozzi a ucciderlo ma Jake viene salvato da Zach e Avi, due squali del prestito che gli offrono protezione in cambio di denaro e risposte. (fonte mymovies)
Statham: con i capelli, pensa e parla. Senza: corre e picchia come un selvaggio...misteri dei capelli... |
Visto di recente più per la curiosità di vedere mister Statham in un ruolo diverso dal solito "duro da film d'azione" e di approfondire la conoscenza di un regista scoperto con i recenti Sherlock Holmes, Revolver mi ha lasciato parecchio perplesso.
Vagabondando nel web per documentarmi un poco e, soprattutto, per dare un senso a quanto visto ho notato di non esser stato l'unico a trovarsi in difficoltà nell'inquadrare questo film.
Da un lato c'è chi lo etichetta come una boiata elegante ma sconclusionata, dall'altro chi lo esalta come un capolavoro volutamente cervellotico ma supportato da un'ottima fotografia e scenografia.
Io, da bravo ignorante, per non scontentare nessuno penso che la verità risieda nel mezzo.
Io, da bravo ignorante, per non scontentare nessuno penso che la verità risieda nel mezzo.
Senza ombra di dubbio, Revolver è un'opera arzigogolata, criptica, vagamente pulp, con un intreccio che mescola tra loro più vicende e più personaggi diversi tra loro, alcuni dotati pure di un discreto fascino, come Avi o Sorter, il killer impersonato da Mark Strong.
Lo stesso Statahm tutto sommato non mi è spiaciuto, non il solito macho-man adrenalinico e barbarico, dotato di una discreta espressività (complice anche la confusione mentale del personaggio che interpreta, sempre più sconfitto e vittima degli eventi) e, lasciatemelo dire, discretamente fascinoso con i capelli in testa. Tutt'altra cosa rispetto all'analoga versione capelluta vista in London di H. Richards, sempre del 2005.
Nel film di Ritchie c'è del buono, comunque, e lo si avverte: inquadrature molto particolari, soluzioni visive più che azzeccate nel proporre visuali o sequenze avvincenti e originali, e poi tutta una certa qual ricerca per proporre qualcosa di elegante e aulico, obbiettivo che citazioni di Macchiavelli o Cesare consentono di raggiungere.
E traspare anche una certa qual sfida lanciata allo spettatore, la volontà di proporre qualcosa di sofisticato e memorabile. C'è, insomma, uno slancio artistico che però il regista britannico non riesce, a mio avviso, a concretizzare del tutto: l'impressione di assistere a uno sviluppo narrativo sempre più allo sbando e cangiante, dove tutti i riferimenti vengono meno e talune sequenze sembrano poste sullo schermo solo allo scopo di disorientare e distrarre, si fa sempre più palpabile mano a mano che si procede verso il finale. E Jake Green sbarella ...
Non mi è in ogni caso chiara la vicenda proposta.
Da un lato posso trovarmi d'accordo con quanti sostengono che si tratta di una sorta di percorso di redenzione attuato da Avi e Zach proprio nei confronti di Jake Green e, più in generale, ai danni del "denaro" e dell'egoistica brama di possesso che attanaglia l'umanità.
Dall'altro, sospetto che invece quello inscenato sia un sottile gioco di "personalità" da smascherare: il sospetto che, in realtà, Jake Green sia il famigerato Mr Gold (sempre nominato ma che non si vede mai) o addirittura sia Dorothy "chiappe d'oro" Macha (considerando quel che accade nel finale, considerando che lui e Jake non si riescono ad ammazzare l'un l'altro e considerando che vengono scambiati per la stessa persona nel momento della donazione...) è molto forte. O magari le due teorie valgono contemporaneamente, cioè Green è Mr Gold (come diceva qualcuno, i verdoni e l'oro sono bene o male la stessa cosa ...) e al contempo pure Macha che, divenuto paranoico per il colpo che sta per fallire e per i soldi che deve allo stesso Mr Gold, inizia a dar via di matto.
Ammesso, effettivamente, che ci sia una reale spiegazione per la storia narrata, figlia di una sceneggiatura non certamente banale da seguire ma orchestrata con discreta bravura. Anche perché, come dicevo poc'anzi, ci sono molte trovate artisticamente interessanti: la sequenza con Liotta nel solarium, l'investimento di Statham (che in realtà non accade, da cui nasce il sospetto che il regista abbia introdotto tale scena per far capire allo spettatore che "sta giocando sporco", un po' come la scema del telecomando in "Funny Games" di Haneke) o le parti in stile anime (un omaggio al Kill Bill di Tarantino?) o quelle in cui Jake Green è visibilmente in conflitto con una parte di se stesso (e per questo inizia a dare di matto in un crescendo di inquadrature velocissime, violente e tremolanti).
Potenzialmente Revolver potrebbe anche trattarsi di una "truffa" dichiarata ai danni degli spettatori visto che proprio Avi (impersonato da André Benjamin, cantante degli Outkast, se non erro) afferma, rivolto verso Statham: "l'inganno più grande che abbia mai fatto è stato di farle credere d'essere lei".
Comunque sia, non son ancora riuscito a chiarire i miei dubbi, perciò rimango perplesso: percepisco di essere di fronte a qualcosa che ha un certo qual valore, non è una vaccata sia chiaro, bensì qualcosa di relativamente studiato e calcolato. Ma ugualmente non riesco a cogliere la chiave di lettura per comprendere e dare un senso a quanto visto.
Proverò a riguardarlo. Forse.
Ne approfitto infine per riportare qui sotto alcune frasi tratte dal film, nella speranza che possano aiutare la comprensione di altri potenziali spettatori:
Hey Ya!, amico ^__^ |
Nel film di Ritchie c'è del buono, comunque, e lo si avverte: inquadrature molto particolari, soluzioni visive più che azzeccate nel proporre visuali o sequenze avvincenti e originali, e poi tutta una certa qual ricerca per proporre qualcosa di elegante e aulico, obbiettivo che citazioni di Macchiavelli o Cesare consentono di raggiungere.
Quando l'ho visto così, ho pensato al film"Watchmen", fiuro |
Non mi è in ogni caso chiara la vicenda proposta.
Da un lato posso trovarmi d'accordo con quanti sostengono che si tratta di una sorta di percorso di redenzione attuato da Avi e Zach proprio nei confronti di Jake Green e, più in generale, ai danni del "denaro" e dell'egoistica brama di possesso che attanaglia l'umanità.
Statham, ovvero Jake "Green" |
Ammesso, effettivamente, che ci sia una reale spiegazione per la storia narrata, figlia di una sceneggiatura non certamente banale da seguire ma orchestrata con discreta bravura. Anche perché, come dicevo poc'anzi, ci sono molte trovate artisticamente interessanti: la sequenza con Liotta nel solarium, l'investimento di Statham (che in realtà non accade, da cui nasce il sospetto che il regista abbia introdotto tale scena per far capire allo spettatore che "sta giocando sporco", un po' come la scema del telecomando in "Funny Games" di Haneke) o le parti in stile anime (un omaggio al Kill Bill di Tarantino?) o quelle in cui Jake Green è visibilmente in conflitto con una parte di se stesso (e per questo inizia a dare di matto in un crescendo di inquadrature velocissime, violente e tremolanti).
E pensare che all'inizio del film il protagonista sembra pure un abile truffatore, abile nel vincere e nel guadagnare... |
Comunque sia, non son ancora riuscito a chiarire i miei dubbi, perciò rimango perplesso: percepisco di essere di fronte a qualcosa che ha un certo qual valore, non è una vaccata sia chiaro, bensì qualcosa di relativamente studiato e calcolato. Ma ugualmente non riesco a cogliere la chiave di lettura per comprendere e dare un senso a quanto visto.
Proverò a riguardarlo. Forse.
Ne approfitto infine per riportare qui sotto alcune frasi tratte dal film, nella speranza che possano aiutare la comprensione di altri potenziali spettatori:
Il mio mito: un assassino che ogni gangster vorrebbe avere con sè. Altro che City Hunter!!! |
- L'unico modo per diventare più furbi è giocare contro un avversario ancora più furbo.
- Il nemico più pericoloso si nasconde nell' ultimo posto dove guardi
- Più sofisticato è il gioco più sofisticato è l'avversario.
- La prima regola degli affari: proteggere il tuo investimento
- l'inganno più grande è stato quello di farti credere d'essere te stesso
E alcuni link relativi ad altri blogger che hanno visto e commentato questa produzione firmata, tra gli altri, anche da Luc Besson:
2 commenti:
Il film è l'universo in cui l'uomo è immerso: la coscienza. Ogni ogni evento interno all'uomo vive una frattura insanabile tra l'apparire del sé e il suo controllo. Il bene e il male sono i momenti scenografici costituenti il panorama in cui si creano tempo e spazio. Il singolo, paragonabile al rumore di un motore in funzione, quando prende consapevolezza della sua origine fuori dal suo controllo, entra allora in conflitto con essa. Vi sono a quel punto dentro di lui miriadi di attività psicologiche, che con il passare del tempo interiore divengono il conflitto tra la soggettività e l'oggettività. Il rumore si scinde dal motore suo creatore...acquisendo libertà. Tutti i personaggi del film sono il singolo unico personaggio: il film è il tentativo di riprodurre questo percorso.
Grazie per esser passato di qua e aver condiviso questa tua analisi del film
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