martedì 11 giugno 2013

Il dittatore

Titolo: Il dittatore
Regia: Larry Charles
Anno: 2012
Genere: comico
Cast: Sacha Baron Cohen, Anna Faris, Ben Kingsley, Jason Mantzoukas, John C. Reilly, Megan Fox

La trama in breve:
Haffaz Aladeen è il dittatore di Wadiya, paese immaginario del nord Africa. Capriccioso e volubile, il generale e supremo leader partecipa (e vince) alle sue olimpiadi, recita nei suoi film, comanda un esercito di (belle) donne, le colleziona nel suo letto e dentro una polaroid, detesta le bombe spuntate e adora le armi chimiche, ha il vizio delle pene capitali, dei cartoni animati e della Wii. Antidemocratico e orgogliosamente idiota, Haffaz Aladeen è 'invitato' dalle Nazioni Unite a dimettersi. Risentito e ostinato a mantenere le redini del proprio paese, partirà alla volta degli Stati Uniti per rispondere davanti al mondo delle proprie (male) azioni. Ma una congiura di palazzo, cambia il corso degli eventi. Sopravvissuto e sostituito da un sosia più scemo di lui, Haffaz Aladeen vagherà per Manhattan, scoprendo i piaceri della democrazia.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
Visto di recente (in due parti), nonostante sia un estimatore del buon folle Sacha Baron Cohen, che comunque lo reputo un grande, confesso di esser rimasto deluso dal film in questione. Mi aspettavo decisamente di più. Ok, lo so che si tratta di un prodotto dal basso profilo proposto per "esorcizzare" certe figure, in particolare dittatori del calibro di Saddam Hussein o Gheddafi, con frequenti puntatine a gente quale Osama Bin Laden. Mi rendo anche conto che la visione de "Il dittatore" può avere un sapore differente rispetto alla nazionalità di appartenenza e che probabilmente un americano statunitense medio ci sghignazza sopra mentre un arabo, credo, affatto. Un italiano, invece, potrebbe avere atteggiamenti contrastanti e insospettabili.
Per come la vedo io, dal film emerge solo una gran confusione, tanta voglia di ridicolizzare "demoni" che tanto spaventano l'America gli USA e, purtroppo, un fritto misto di luoghi comuni e stereotipi che evidenziano, come dire, una profonda conoscenza del mondo. In particolar modo, è molto confusa la nazionalità, appunto, del protagonista e dei suoi collaboratori quasi che Africa e tutto il Medio Oriente siano un'unica massa indistinta.

Anche le gag proposte, nonostante l'idiozia media dei personaggi fosse significativa (posso capire il protagonista di turno, ma non gli altri, tipo Zoey), non mi hanno conquistato più di tanto se non, forse, la sequenza del "parto", quella del viaggio in elicottero sopra New York (dove Aladeen e Nadal disquisiscono, in una sorta di lingua araba, della Porsche "911" del supremo generalissimo di fronte a una coppia di esterrefatti tizi americani qualunque provocando in loro un po' di sano terrore)  quella della masturbazione o il monologo tenuto da Aladeen di fronte all'assemblea delle Nazioni Unite, in cui emergono le contraddizioni incarnate dal sedicente generalissimo e contemporaneamente vengono sciorinate accuse (anche forti) sulla condotta dell'America (manipolazione delle informazioni, soprusi e razzismo verso talune minoranze, spiccata vocazione per la guerra, ricchezza non equamente distribuita, servizi pubblici quali la sanità non per tutti...).
Peccato, quindi, ne poteva nascere qualcosa di interessante e invece qualcosa sembra esser andato storto.
E sì che la presenza di Ben Kingsley già doveva mettermi in guardia...
Così come doveva mettere in guardia le altre star di Hollywood che si son prestate per piccoli camei, vedasi Megan Fox, Edward Norton o Arnold Schwarzenegger.



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