Titolo: Starship Troopers (Fanteria dello spazio)
Regia: Paul Verhoeven
Anno: 1997
Genere: sci-fi
Cast: Michael Ironside, Dina Meyer, Casper Van Dien, Denise Richards, Clancy Brown, Dean Norris
La trama in breve:
La terra è dominata da una dittatura militare che concede i pieni diritti civili soltanto a chi combatte. Il nemico è una stirpe di giganteschi e aggressivi scarafaggi che hanno come base il remoto pianeta Klendathu. Johnny Rico, giovane argentino, si arruola per amore di Carmen Ibanes, pilota di astronavi, ma dopo la distruzione di Buenos Aires e il massacro di 100.000 commilitoni aderisce alla causa per puro patriottismo (fonte mymovies)
Il mio commento:
Ebbene, come già anticipato, eccomi a parlare di codesto capolavoro cinematografico che recentemente ho avuto piacere di concludere. Probabilmente farò in modo di recuperare anche i successivi capitoli della saga, per poter assistere all'evoluzione di questa "cosa" che definire storia potrebbe essere inopportuno.
In primis c'è da dire che il film è ispirato al romanzo "Fanteria dello spazio" del 1959 di Robert A. Heinlein per cui, presumo senza aver letto suddetto libro, già ci fossero delle basi per procedere a realizzare qualcosa di decente.
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Michael Ironside, ovvero l'insegnante
e luogotenente Jean Rasczak,
cerca di mettere un po' di buon senso
nelle zucche vuote dei suoi studenti |
A dire il vero, stando a IMDB e ad alcuni commenti riscontrabili nella rete, Starship Troopers sembra aver incontrato un discreto consenso e apprezzamento da parte delle masse, fulgido esempio di fantascienza bellica. A parer mio l'impressione globale è quella di assistere a qualcosa che vira pericolosamente verso la cagata pazzesca, ma gli attori che vi prendono parte e che recitano al suo interno non se ne avvedono e non c'è nulla che lo spettatore possa fare per salvarli. D'altro lato, va detto che l'opera di Paul Verhoeven, se vista in chiave "anti-USAna" e "anti-regime di qualunque tipo che favorisca il ricorso alla guerra", sperando che questo fosse il reale messaggio del libro di Heinlein, può anche risultare passabile e divertente, illuminante nell'esaltare e mettere a nudo la mentalità guerra-fondaia di certe nazioni, USA in testa visto i poderosi investimenti in cui da sempre si lanciano per mantenere vivo un certo tipo di "mercato". Non che siano gli unici, per carità, ma è così.
A mio modo di vedere, infatti, la Federazione rappresenta in toto la nazione a stelle e strisce mentre gli insetti possono essere equiparati ai popoli che, di volta in volta, vengono devastati in nome di meri interessi economici, demonizzandoli ben bene prima di "schiacciarli" insegnando addirittura le giovani generazione a "odiare" senza motivo. Anche i protagonisti in sé, piatti e per lo più stereotipati, hanno il pregio di far emergere la stupidità e l'ignoranza di una certa zona del nostro mondo.
Delusione invece per la parte relativa all'armamentario e alla tecnologia adottata: per essere nel XXIII secolo, mi pare un po' troppo povera. Analogamente accade per gli effetti visivi relativi alle navi stellare, create con effetti che paiono contemporanei di Guerre Stellari, cioè vecchi. Evidentemente il budget è stato investito in altro, dimenticandosi di quanto invece viene citato nel romanzo.
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Volete saperne di più?
Certo che no, con i miei poteri
psichici vi imporrò un irrefrenabile
desiderio di cambiare canale |
Apprezzata invece l'ingerenza e la presenza dei mass media, invadenti e ingenuamente inconsapevoli del pericolo, così come i costanti inviti rivolti al pubblico per "saperne di più", occasioni di approfondimento che però non è possibile finalizzare una frecciatina verso l'indolenza delle masse, abituate ad accontentarsi di una conoscenza superficiale e limitata al solo presente immediato.
Ma andiamo con ordine e procediamo con una rilettura del film cercando di inquadrare ben bene gli elementi che contraddistinguono la storia narrata, enfatizzando gli aspetti più deliranti.
In una notte buia e tempestosa, da un ospedale psichiatrico del Nebraska, vengono rapiti tre sceneggiatori in coma i quali, giusto per sicurezza, vengono drogati pesantemente e poi collegati a livello cerebrale l'uno all'altro e ad una scimmia demente; un quinto elemento, ex teletubby alcolista, si occupa di configurare un sofisticato programma di stimolazione pschica per ottenere una conoscenza superiore. In pratica, mette un gessetto in mano a uno dei comatosi e una lavagnetta sotto di questa, sperando che si materializzi una storia.
Ed è così che viene concepita la sceneggiatura di Starship Troopers che fin da subito cerca di introdurre e caratterizzare al meglio i personaggi protagonisti della vicenda. Ecco allora che un baldo giovane, praticamente il classico Ken di Barbie appena uscito da uno stabilimento specializzato in realizzazione di giocattoli, sta in classe a disegnare vignette sdolcinate mentre un professore monco cerca di insegnare alla classe (ragazzi con un q.i. equivalente a quello dei "grandi" dell'asilo) pochi ma basilari concetti del vivere, regole ferree della società del XXIII secolo. Accanto a Rico, ovvero il Ken di cui prima, che nel romanzo originale parrebbe aver avuto origini filippine (ok, è un dato riportato su wikipedia per cui discutibile però, caspita, quelli del cast c'hanno azzeccato in pieno...), notiamo subito due ragazze: Carmen Ibanez (quella delle chitarre...), presunta fidanzata di lui, e Dizzy Flores, inspiegabilmente innamorata di Rico e con scritto in fronte "te la voglio dare senza se e senza ma". Eppure il baldo diciottenne non se ne avvede, forse consapevole del fatto che Dizzy, nel romanzo originale, è un uomo.