martedì 7 gennaio 2014

Finchè morte non ci riunirà

Titolo: Finchè morte non ci riunirà
Autore: Matteo Freddi
Editore: Leonida Edizioni
Genere: storico, narrativa
Pagine: 131

La trama:
Anno Domini 1565. L’Impero Turco Ottomano governato dal sultano Solimano il Magnifico, grazie a innumerevoli conquiste militari si espande sino a raggiungere le porte di Vienna. Il  mar Mediterraneo  è quasi interamente sotto il controllo musulmano dei corsari turchi che agli ordini di Dragut, compiono razzie e depredano le coste dei regni cristiani. 
Niccolò, un mercante siciliano, tornato a casa dopo un lungo viaggio di lavoro, trova la casa distrutta e scopre che la sua amata moglie Eleonora è caduta prigioniera dei corsari. 
Nel frattempo, Solimano, decide di  proseguire nella sua avanzata. Per raggiungere il suo obiettivo finale, Roma, sceglie di attaccare Malta, l’ultimo baluardo nel Mediterraneo a difesa della cristianità. Jean Parisot de La Valette gran maestro e comandante dei settecento cavalieri del Sacro Ordine di Malta, comanda la strenua resistenza cercando di tener testa all’esercito turco che conta quarantamila uomini. Eleonora, agile di mente e di corpo, relegata nell'harem del sultano, cercherà di manipolare Mirmah, la principessa turca, viziata e capricciosa, elabora un piano per cercare di trovare una via di fuga che la possa far tornare al suo paese e riabbracciare suo marito Niccolò.
Niccolò,  senza più alcuna ragione di vita tranne l'amore che prova per sua moglie,  convinto di poter riabbracciare Eleonora solamente in paradiso, decide di raggiungere Malta offrendosi come volontario per combattere assieme ai cavalieri.

Il mio commento:
Non è mai facile commentare un testo altrui, soprattutto se si tratta di opere che hanno ottenuto discreti riconoscimenti e numerosi commenti positivi. 
Ancor più difficile se magari il testo in questione tratta di un argomento storico, romanzandolo. Ed essendo io 'gnurante in materia, temo di non esser stato il lettore ideale per un libro come questo, letto tra l'altro nell'ambito di una catena di lettura che, forse, è capitata in un momento delicato.
Per qualche strano motivo riesco infatti a portare avanti più serie manga in contemporanea ma quando si parla di libri procedo in modalità seriale. E, per non ingolfare la catena, ho dovuto sospendere la lettura de Il Sigillo Del Fuoco subito dopo la parte VII...e non è stato facile affatto, smettere intendo. Spero che Uberto mi perdoni... 
Ad ogni modo, dicevo, trattandosi di un testo che vuol parlare di storia il rischio che si può correre è quello di non rendere giustizia ai fatti realmente accaduti, rischiando di semplificare o non riuscire a rievocare al meglio quanto avvenuto, oppure le abitudini e le mentalità dell'epoca. In tal senso, il libro, non mi ha particolarmente convinto.
Per carità, è scritto bene, non ha sbavature, non ho trovato refusi così come il ritmo e la gestione cinematografica (visto che questo è il focus che, da subito, viene proposto al lettore) delle scene mi pare buona. Considerando anche la lunghezza del testo credo che, nel complesso, il romanzo sia più che discreto e capace di suscitare interesse.
Però, a mio avviso, qualcosa non è riuscito appieno.
Non mi soffermerei eccessivamente su talune scelte - discutibili - adottate per fornire al lettore spiegazioni (emblematico l'incontro tra Eleonora e Niccolò dopo la battaglia finale, con lei provate e lui stanco oltre che ferito e con un dardo conficcato nella spalla che non esita a profondersi in spiegazioni pompose...caspita, starai male, no?) e nemmeno sulla brevità dei capitoletti proposti, in alcuni casi piuttosto essenziali e rapidi, che forse rischiano di togliere spazio alla caratterizzazione di personaggi e ambientazione. Piuttosto, quello che non mi ha convinto del tutto è l'aspetto storico delle vicende, la volontà di far conoscere al lettore quello che è stato un passaggio della vita maltese. Senza contare che, per uno che Malta non la conosce per niente, non è così facile "vederla" attraverso le parole del libro.

Invece, impressione mia, tutto scivola via in modo un po' troppo spiccio e non mi son sentito, in quanto lettore, così coinvolto come speravo. Non ho percepito elementi o motivi particolari che mi abbiano spinto a parteggiare per uno o l'altro schieramento. Non vorrei sembrare blasfemo, ora, però mancava la "preparazione", diciamo così, l'approfondimento di personaggi e contesto. Magari, per assurdità, pure i cavalieri dell'Ordine di Malta erano dei pessimi esseri umani, magari depredavano e sgozzavano pirati come se non ci fosse un domani, oppure avevano conquistato Malta solo qualche anno prima ... 
Anche sui personaggi proposti avrei qualcosa da ridire visto che ad alcuni vengono concessi ampi momenti per presentarsi al lettore mentre la caratterizzazione di altri rimane confinata a pochi siparietti e situazioni (e questo più che altro per LI turchi). In merito a quelli cui viene dato più spazio, trovo sospetto il personaggio di Niccolò: in primis perchè gli viene attribuito il merito di aver ferito il generale musulmano Dragut quando invece fu Giovanni Antonio Grugno a colpire, per altro assente nel libro, (tanto valeva sfruttare quest'ultimo personaggio, no? cioè, altri personaggi storici ci sono, lui no...mah...) e in secondo luogo per le annotazioni che scrive sulle lettere da "consegnare" alla presunta-defunta moglie. Se da un lato apprezzo tale scelta narrativa, perché consente di avvicinare il punto di vista all'azione, rallentando la concitazione e agevolando l'immedesimazione del lettore, dall'altro mi domando come riuscisse ad appuntare pensieri e descrizioni nel bel mezzo di momenti concitati quali calche e assalti. Di contro, non per voler esser maschilista ma...possibile che nessuno sospetti che quel "mozzo" con le tette e senza baffi sia una donna? E che una volta smascherata sia stata liberamente accolta da un branco di buzzurri di mare che non vedono una donna da settimane? Magari bastavano le mani e l'odore a farla scoprire...in fondo, stava nell'harem del sultano e si insiste sul fatto che fosse snella e gnocca...Anche la facilità un po' troppo hollywood-style con cui riesce a fuggire mi lascia perplesso...che poi, se io fossi il terribile imperatore ottomano - che non si puote fissare in volto - a cui fugge una schiava, credo che non lascerei sorvolare la faccenda molto blandamente, voglio dire, che figura farei davanti ai sudditi di tutto il regno? °_°
Comunque sia, il mio giudizio complessivo si assesta sulla sufficienza piena. Premio il coraggio e la volontà di proporre una storia poco nota che si rifà a episodi realmente accaduti in una parte di mondo molto vicina, così come la buona capacità di sintesi dell'autore, che di certo non annoia e che conferisce vivacità all'esperienza di lettura. D'altro canto lamento un po' la mancanza di tridimensionalità che ho percepito, sensazione opinabilissima e/o erronea, ma che non mi ha abbandonato nemmeno al termine della lettura. Probabilmente, concedendo un altro centinaio di pagine in più per esplorare luoghi, usanze e mentalità dei vari attori ne sarebbe uscito un mosaico più complesso e ricco, capace di convincere anche quei lettori più esigenti e ostici  :-)

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