Titolo originale: The Giver
Regia: Phillip Noyce
Anno: 2014
Genere: distopia, fantascienza
Cast: Meryl Streep, Jeff Bridges, Brenton Thwaites, Alexander Skarsgård, Katie Holmes, Odeya Rush, Cameron Monaghan, Taylor Swift, Emma Tremblay
La trama in breve:
Da qualche parte nel tempo e nel mondo esiste una società che ha scelto come valore l'uniformità. Immemori di sé e della loro storia, uomini, donne e bambini vivono una realtà senza colori, senza sogni, senza emozioni, senza intenzioni. Per loro decide un consiglio di anziani, riunito periodicamente a sancire i passaggi evolutivi dei membri della comunità.

Quando ho terminato la lettura di The Giver di Lois Lowry, e si parla di
più di qualche tempo fa, ricordo di aver effettuato qualche ricerca e di
essermi imbattuto in alcune indiscrezioni relative alla possibilità di trarne
un film. A suo tempo si parlava di un interessamento da parte di Dustin Hoffman ... ma evidentemente, nel tempo, qualcosa è cambiato sebbene il cast presente in questa produzione statunitense non sia affatto banale (vedasi Meryl Streep, anche se qui non offre un'interpretazione impareggiabile).
Tutto sommato trovarmi Jeff Bridges nei panni del donatore di memorie non è stato affatto un trauma, anzi, credo se la sia cavata egregiamente
nonostante il poco tempo a disposizione e il veloce passaggio da burbero e
arcigno vecchiaccio a guru eclettico in cerca di ribellione (e a tal proposito,
l’esperienza come nei panni del signor Lebowsky ha giocato a suo favore
rispetto agli altri attori presentatisi al casting).
Ecco quindi che la consapevolezza di inganni e di condizionamenti subiti (accettati?) per
anni, così come la presa di conoscenza dell’esercizio di discutibili soluzioni
come l’eutanasia, l'azzeramento delle diversità e la castrazione emotiva, scivolano con un po’ troppa facilità
finendo per veicolare solo in parte quei messaggi che magari sarebbe stato
importante curare. Idem per il modo in cui gli stessi personaggi accettano,
rapidamente, di ribellarsi al sistema, dando l’impressione di una distopia poco
solida e consolidata, dove anzi la ribellione era praticamente imminente e scontata, non di certo un trauma da vivere sulla propria pelle.
Probabilmente però le esigenze di mercato e di produzione
sono state determinanti, così come nella scelta del finale “praticamente risolutivo” quando
invece, se non ricordo male, nel romanzo la storia si concludeva in modo più
nebuloso e aperto. D’altronde, se il finale deve ammiccare alla speranza e a
rassicurare le masse…
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In effetti, la fuga di Jonas con Gabriel è un po' difficile da digerire, considerando la tenera età del secondo... però era così anche nel libro |
Nel complesso comunque questo The Giver a mio avviso si
merita la sufficienza, ma non molto di più: funziona abbastanza, sia in termini di cast che di
intreccio che di resa grafica. Indubbiamente meritava uno sviluppo più lento e
maturo, per lasciar ambientare di più lo spettatore e far percepire anche la
difficoltà del cambiamento e il dramma che Jonas si trova a vivere alle prese
con la scoperta di un mondo “nuovo”, più autentico e umano, annichilito dall’esigenza
di un Equilibrio omogeneo e superiore a tutto, lanciando al contempo spunti di
riflessione allo spettatore per capire quanta indifferenza o quanto dolore
suscitino certe soluzioni. Siano queste l’eutanasia o la somministrazione di
farmaci oppure il concetto di famiglia, di condivisione, di libertà, di responsabilità verso l'educazione con
cui plasmare le nuove generazioni.
Tutte tematiche che, senza ombra di dubbio, il libro enfatizzava o comunque curava molto di più. Come accade nel 99% delle trasposizioni cinematografiche, d'altronde :-(
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