domenica 12 giugno 2016

Foto, emozioni e misteri da indagare

Roberto Giancaterina – Intervista

Nato a Roma, classe 1977, il suo nome è Roberto e la sua “ossessione” – come racconta egli stesso – “è sempre stata quella di poter fermare il tempo e poter mostrare agli altri cose che a volte le parole non riescono a esprimere”. Assecondare questa attitudine l’ha portato a scoprire il mondo della fotografia, prima da autodidatta, poi frequentando corsi tecnici e di postproduzione, e infine completando la sua formazione professionale attraverso esperienze collaborative con fotografi importanti. Oggi, al suo lavoro di freelance per varie riviste e alle attività fotografiche più ‘tradizionali’, affianca ricreative incursioni nell’universo della Fantasia, cimentandosi con servizi di cosplay, ritratti di personaggi fantasy, foto in costume d’epoca e in armatura… C’è poi qualcosa di molto particolare che lo avvicina ancor più ai nostri temi, quelli del fantastico e della fantascienza: Roberto è infatti membro attivo degli Hunter Brothers, uno dei gruppi di ricerca e investigazione sul paranormale più conosciuti d’Italia. È con molta curiosità, dunque, che ci accingiamo a intervistarlo…


LC | Cominciamo con una domanda di rito, ossia una tua presentazione: se dovessi descriverti con un tweet di 140 caratteri, quali parole useresti?

RG | Sono Roberto Giancaterina, fotografo, originario di Roma, adoro la fotografia in tutte le sue forme perché aiuta a mantenere vivi i ricordi.


LC | Quando e in che modo hai maturato la passione per la fotografia? Quale è stato il percorso formativo che ti ha portato a divenire un professionista del settore e quali sono i tuoi riferimenti in questo campo?

RG | Ho maturato questo interesse quasi per gioco: durante le escursioni con gli amici io ero ‘quello con la macchina fotografica’, anche se, in effetti, si trattava di una semplice compatta economica. Poi ho continuato su questo percorso con il gruppo di ricerca sui fenomeni paranormali, gli Hunter Brothers: quando ognuno ha scelto un settore specifico su cui concentrarsi, io ho optato per la fotografia. Così ho iniziato a studiare per migliorare le mie tecniche e la mia attrezzatura – spesso infatti ci ritrovavamo a girovagare di notte, con la necessità di scattare foto in situazioni estreme e con scarsa luminosità. Successivamente mi sono documentato sull’analisi fotografica del materiale ‘particolare’, sia quello da noi reperito durante le nostre indagini sia quello inviatoci dalla gente che richiede nostre consulenze e verifiche.
Ho poi avuto l’occasione di collaborare con alcuni fotografi professionisti e imparare da loro, molto e velocemente, anche se le ispirazioni maggiori giungono sempre dalle opere dei grandi fotografi del passato e dalla loro capacità di immortalare nei reportage il ‘momento giusto’.


LC | Di cosa ti occupi attualmente come fotografo?

RG | Oggi lavoro come freelance in collaborazione con alcune riviste di settore, in particolare automobilistico, inoltre mi occupo di fotografia di matrimoni, di book fotografici, reportage e scatti di moda.
E non scordiamoci la mia pagina personale e il mio sito, che utilizzo e tengo aggiornati per promuovere a 360 gradi le mie attività.


LC | Hai all’attivo qualche collaborazione con nomi noti?

RG | Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere vari personaggi pubblici e del mondo dello spettacolo, per lo più scrittori, giornalisti, sportivi, con alcuni dei quali...



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LC | Cambiando argomento, tra i soggetti da te immortalati vi sono anche cosplayer. In quale occasione hai iniziato questo tipo di servizi fotografici? Partecipi spesso a fiere del settore?

RG | Quello dei cosplayer lo conoscevo come fenomeno, ma non avevo mai avuto un contatto diretto con qualcuno di loro finché non mi sono recato a un evento presso la fiera di Roma. Questo succedeva circa tre anni fa e, per me, è stato come trovarmi in un mondo parallelo nel quale ‘quello strano’ ero io. L’aspetto che più mi ha colpito è stato notare come i cosplayer fossero disponibili, quasi alla ricerca di chi li immortalasse, e per alcuni c’era anche la fila da fare! Una sorta di paradiso per qualsiasi fotografo. Con alcuni di loro ho mantenuto i contatti, così ho potuto rivederli anche nelle successive edizioni approfondendo la loro conoscenza e scoprendo che, anche al di fuori della fiera, sono fortemente attivi. Ma ti dirò di più: ho intuito che i personaggi da loro interpretati rappresentano proprio una parte di loro, forse quella più vera, quella che possono mostrare solo in certe occasioni.
Tutt’oggi, dicevo, sono in contatto con molti di loro e ne approfitto per salutare Valerio Bertocco, alias Capitan America, e Matteo Ruzza, alias Jack Sparrow.



LC | Hai mai provato tu stesso a indossare costumi?

RG | No: mi piacciono i fumetti, soprattutto i comics americani, ma non ho mai avuto l’occasione di vestirmi da uno dei miei personaggi preferiti. Dopo le mie esperienze fotografiche con i cosplayer, però...


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LC | Ha suscitato molto interesse in noi anche la tua attività di ghost hunter esercitata con il gruppo Hunter Brothers. Come e quando è nato questo progetto e chi sono i membri del team?

RG | Questa è una delle esperienze più significative della mia vita. Un giorno, per gioco, insieme ai miei amici fraterni, Sandro e Pasquale Minerva, siamo andati in esplorazione presso le rovine della città abbandonata di Monterano (RM). Ci siamo attrezzati con mezzi di fortuna: una torcia, un paio di coltelli – non si sa mai! –, mentre io, come già accennato, ero quello con la macchina fotografica. Il mese successivo abbiamo deciso di ripetere l’indagine presso un altro posto abbandonato, e poi un altro ancora… Così, col tempo, ognuno di noi si è specializzato in un settore diverso. Ormai sono direttamente le persone a contattarci per chiederci di indagare su casi ‘singolari’, che ad oggi si sono centuplicati. Di pari passo, anche la nostra attrezzatura è notevolmente aumentata in qualità e quantità, così come sono cresciute le nostre capacità collaborando con diversi specialisti del settore.


LC | Cos’è il ghost hunting e quanto è diffuso in Italia o in Europa? Il nostro Paese è terreno fertile per questo tipo di indagini?

RG | Il ghost hunting è una pratica che richiede scrupolo e criterio, anche se, soprattutto negli USA, è molto facile vedere cacciatori di fantasmi improvvisare situazioni senza un minimo di competenza. Siccome le ricerche sul paranormale tendono a calamitare l’attenzione pubblica, anche in Italia questa attività ha trovato terreno fertile. Sicuramente il nostro è uno dei Paesi più stimolanti da questo punto di vista, poiché ha ospitato molti personaggi particolari ed è ricco di posti affascinanti, per cui è facile imbattersi in storie strane o luoghi misteriosi, magari anche sotto casa.
Per ogni fenomeno possono esserci naturalmente mille spiegazioni razionali: noi degli Hunter Brothers amiamo dire che, una volta escluse tutte queste, allora inizia il nostro lavoro. Sono molti i gruppi improvvisati che si ritengono cacciatori di fantasmi, ma io credo che, nonostante si tratti di un’attività avventurosa, resti pur sempre qualcosa da affrontare con metodo e serietà. Per esempio: a volte ci vengono proposti casi di persone che poi risultano essere disturbate o avere problemi, e ci vuole esperienza e capacità per poter gestire e discriminare queste situazioni. Noi puntiamo su qualità e professionalità, motivo per cui le nostre indagini prevedono consulenze e contatti con specialisti, per poter approfondire i casi più difficili e non trascurare argomentazioni scientifiche.


LC | Il ghost hunting è spesso percepito con un certo pregiudizio e scetticismo; immagino invece che la vostra attività sia di stampo pazientemente scientifico, un lavoro di indagine finalizzato a produrre evidenze…

RG | Sì, in effetti spesso ci cantano la canzoncina degli Acchiappafantasmi, e spesso anche noi ci prendiamo un po’ in giro. Quando spieghiamo la nostra attività, spesso evitiamo di parlare di fantasmi, ma più semplicemente perché per noi non lo sono. Parliamo piuttosto di...




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