Titolo: Squid game
Anno: 2021
Episodi: 9
Genere: thriller, azione, distopico, drammatico
La trama in breve:
Il survival drama segue Gi-hun Seong, un autista particolarmente sfortunato che, dopo aver accumulato un enorme debito, principalmente a causa della sua dipendenza dal gioco d'azzardo, riceve da un uomo ben vestito l'invito a unirsi a un gioco dove le puntate sono molto alte. Gi-hun accetta e viene portato - privo di sensi - in un luogo segreto con altri 455 giocatori che come lui si risvegliano in un grande dormitorio e realizzano di essere identificati solo da un numero. La misteriosa struttura è gestita da persone mascherato ed è supervisionata dal Front Man, anche lui mascherato. (fonte comingsoon)
Il mio commento:
Anche se con discreto ritardo rispetto al mondo, impresa per altro non facilitata da rischi spoiler derivanti da navigazione internet e chiacchiere con chi l'aveva già vista, recentemente son riuscito a concludere al visione di questa serie sud coreana. Sinceramente, col senno di poi, mi domando come mai nella nostra televisione e tra le proposte sulle varie piattaforme di streaming ci siano così pochi prodotti orientali considerando la qualità, quanto meno se prendiamo in considerazione una produzione come questa, con cui vengono realizzate.
Difficile pensare che una serie come Squid Game non riscontrasse successo e, inevitabilmente, prestasse il fianco per critiche e rischi di censura per dinamiche che hanno coinvolto ragazzini. Questioni che, a mio avviso, lasciano il tempo che trovano visto che, comunque, dinamiche di bullismo c'erano prima e ci saranno dopo senza contare che le occasioni per venire a contatto con contenuti non adatti a loro ce ne sono a iosa, purtroppo.
Venendo alla serie in sé, personalmente l'ho trovata davvero ben realizzata sotto molti punti di vista. In primis in termini di estetica, fotografia e scelte registiche. La narrazione stessa è ben organizzata e propone momenti di introspezione e di esplorazione dei personaggi accanto a sfide violente e drammatiche. Le vicende seguono persone ai margini della società, sconfitti e falliti, che non hanno molte altre possibilità se non tentare il tutto per tutto per riscattarsi e sperare in un futuro dignitoso.
Il primo episodio - che a me ha fatto tornare alla memoria uno sprazzo del film nipponico "Ritratto di famiglia con tempesta", visto parzialmente su qualche rete minore anni fa, quanto meno per somiglianza di comportamento e dinamiche esistenziali tra Gi-hun e il protagonista Ryota - permette di introdurre i personaggi principali e le loro vicende fino alla partecipazione al gioco, ovviamente ignari di quanto sta per accadere. Quello a cui partecipano è infatti un survival game, per certi versi una piccola guerra nella quale tutto è concesso e costantemente monitorata e manovrata da membri di una misteriosa organizzazione vestiti di rosso e con una maschera sul volto. Persone che, pensiero non-sense, mi domando come vivano la loro esistenza, cosa scrivano nei social o mettano nel cv: "Così lei negli ultimi anni ha lavorato per una società segreta?" "Esatto, sì" "E di cosa si occupava, di preciso?" "Beh, giustiziavo persone, bruciavo cadaveri..."
Tornando a discorsi più seri, la serie propone decisamente situazioni ben più pesanti e drammatiche, con esperienze fisiche provanti, intervallate a disperati tentativi di sopravvivenza capaci di spiazzare sia gli stessi personaggi che gli spettatori.
La sfida delle biglie, per esempio: preliminarmente i giocatori vengono invitati a formare squadre da 2 ma solo in seguito scoprono che si tratta di una finta squadra, dalla quale soltanto uno uscirà vivo. E in tutto ciò, i vari membri dell'organizzazione, non provano la minima empatia o rimorso o esitazione nel giustiziare chi hanno dinnanzi, quasi non fossero nemmeno persone.
Sfide disumane e disumanizzanti che mettono in crisi le esistenze dei personaggi stessi e, al contempo, li spronano a tirare fuori il peggio di sé, ingannando e schiacciando gli altri, con i quali magari avevano precedentemente stretto alleanze per sopravvivere a precedenti sfide o evitare di venir uccisi nel sonno.
Mano a mano che le puntate scorrono, ai vari personaggi viene concesso il tempo necessario a farsi conoscere e imprimere al pubblico: troviamo quindi Cho Sang-woo, vecchio amico di infanzia di Gi-hun, la giovane Kang Sae-byeok, il gangster Jang Deok-su, l'immigrato pakistano Alì Abdul, il vecchio Oh Il-nam, l'instabile e falsa Han Mi-nyeo... persone alla deriva, falliti, ricercati o che non hanno un posto in società, ma che magari hanno famiglia e figli, che si troveranno di fronte a giochi tradizionali (tipo 1-2-3-stella, tiro alla fune...) ma dall'esito mortale nei quali dovranno agire senza curarsi della sorte altrui.
Nonostante debbano compiere scelte e azioni che li condizionano fortemente, tra tutti, il protagonista riesce a mantenere una sua umanità fin quasi alla fine, permettendoci di sperare ancora che qualcosa di buono possa sopravvivere...ma a che prezzo? Gi-hun si troverà infatti svuotato di ogni stimolo a vivere, distrutto e depresso dentro, seppur con in mano un patrimonio notevole. Soldi che all'inizio del film erano la causa di ogni sua disavventura e problematica che finiscono con il diventare una presenza inutile e senza valore. E, al contempo, rappresentano la base per "quella noia" che ha portato alla genesi stessa di questa variante estrema del Grande Fratello fusa con elementi survival presi da Battle Royale
Come si può facilmente scoprire navigando in internet, la serie ha visto la conclusione della prima stagione tuttavia il finale aperto lascia intendere che si proseguirà con la narrazione. La realtà e le motivazioni celate dietro ai giochi sono infatti state sì palesate ma non si fermano certamente con questa "edizione" dello Squid Game. Nonostante l'ideatore del gioco non ci sia più, il frontman, ossia l'uomo vestito di grigio scuro con la maschera "pixellosa", pare poco restio a smettere di rapire persone per farle giocare al solo scopo di divertire un pubblico di ricchi miliardari annoiati: vedremo se nella seconda stagione si scoprirà di più anche del suo passato e del motivo che l'han portato a ricoprire quel ruolo.
Da un lato mi fa piacere sapere che ci sarà un seguito e che magari verranno chiariti aspetti rimasti in sospeso (ad esempio che fine ha fatto il poliziotto Hwang Jun-ho?) ma dall'altro temo però che dare un seguito a questa serie possa prestare il fianco a qualche scelta forzata e a qualche deriva non molto soddisfacente. Almeno, con le produzioni occidentali a cui siamo tanto assuefatti, spesso, accade proprio così. Vedremo...
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