lunedì 13 giugno 2022

I figli di Dune

Titolo:
I figli di Dune
Autore: Frank Herbert
Editore: Editrice Nord
Genere: fantascienza
Pagine: 411


La trama in breve:
Sono passati nove anni da quando Paul Muad'dib è scomparso nel deserto affidando la reggenza dell'impero e la cura dei figli alla sorella Alia. La trasformazione ecologica di Arrakis prosegue con regolarità mentre il pianeta vive un periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici e la religione sorta attorno alla carismatica figura di Paul Muad'dib, trasformata da Alia in una soffocante burocrazia che minaccia di ridurre in schiavitù la galassia, richiama notevoli folle di pellegrini provenienti da migliaia di mondi. Alia, intanto, si appresta a distruggere l'opera del fratello, servendosi delle trame della vecchia aristocrazia e del Bene Gesserit, che opera attraverso Lady Jessica, per completare l'antico programma genetico prodotto da Paul. Spetterà a Ghanima e Leto, figli di Paul e detentori dell'immenso e terrificante potere della memoria genetica dell'umanità, mettere a posto le cose. (fonte Amazon)


Il mio commento:
Dopo aver letto Dune e Messia di Dune, era d'obbligo proseguire con la saga di fantascientifica di Frank Herbert con questo terzo romanzo della serie. Un testo tutt'altro che leggero e banale che, anzi, ho trovato ostico da leggere...sarà anche la ridotta capacità mentale dovuta al periodo lavorativo e alle energie dedicate a Lorenzo, che ormai ha superato la boa dei 15 mesi.
Indubbiamente stiamo parlando di un libro memorabile, importante, nel quale l'autore ha posto molta cura profondendo rigore e misticismo come nei precedenti.
La narrazione tuttavia ne risente e non è sempre così agevole, vuoi anche per il ritmo con cui procede, non omogeneo. Analogamente ai precedenti anche qui vi sono accelerazioni, soprattutto verso il finale, ed ellissi con episodi che si svolgono molto velocemente (vedasi la seconda morte di Duncan Idaho) o che non vengono descritti (la preparazione e l'arrivo di Farad'n Corrino, figlio del fu imperatore Shaddam IV).
Alcuni personaggi a mio avviso meritavano uno sviluppo più generoso e degno, su tutti la povera Alia, praticamente schiacciata da una delle presenze genetiche che vivono in lei (ovvero il barone Vladimir Harkonnen, che ritorna direttamente dal primo libro), o una fine meno anonima e misera, vedasi il Predicatore, ucciso da una mano sospetta in mezzo ad una calca. Personaggi che godono di un'aura mistica, venerati e tenuti in debita considerazione, ma soli, non compresi o aiutati da nessuno, abbandonati al percorso di vita che per un motivo o per un altro han subito o scelto per loro stessi.
Altri personaggi invece prendono il via per dimensioni titaniche, Ghanima e, soprattutto, sua gemello Leto Atreides, che nel corso del libro supera prove ben al di là delle capacità di un bimbo ed evolve in qualcosa di inumano e terribile in nome di visioni e pre-conoscenze a lui note (Mai nessuno prima di lui e nessuno mai dopo di lui...). Chissà se la trasformazione di Leto è in qualche modo legata a personaggi fumettistici quali Venom e Spawn, visto il rapporto che sviluppa con la sua "nuova tuta/carne" realizzata con le trote delle sabbie... 
Sarebbe stato interessante aver trovato un'edizione illustrata del romanzo, ammesso che esista, perché certi passaggi meriterebbero una rappresentazione visiva, indubbiamente di impatto. Soprattutto in relazione al cambiamento sperimentato dal secondogenito di Paul Atreides e alle sue gesta devastatrici, tanto più da meritargli il titolo di Demone del deserto.
Pur nella sua grandiosità, come già dicevo, il romanzo risulta ostico e pesante, molto razionale e parlato, con tanti discorsi e scambi filosofico-religioso infarciti di riferimenti e termini esotici che, da un lato, rendono suggestivo il tutto, ma dall'altro finiscono anche per disorientare e far percepire il tutto molto distante. Dialoghi sui massimi sistemi, possessioni e reminiscenze di vite passate, visioni dettate dalla spezia, complotti, intrighi...però tutto rimane elitario, nelle mani di pochi. E' vero che compaiono varie comunità di Fremen e che i discorsi pubblici del misterioso Predicatore (due indizi: vive nel deserto ed è cieco...chi sarà mai?) portano in scena il popolo di Dune; così come è pur vero che l'esilio della reverenda madre Jessica su Salusa Secundus, alla corte di Farad'n Corrino, riporta la storia su una prospettiva cosmica, tuttavia la narrazione rimane serrata attorno a pochi personaggi, oltre che ai cambiamenti sociali ed ambientali sperimentati sul pianeta Dune. E questo si riflette anche nel modo in cui l'autore si sbarazza di certi personaggi, che semplicemente escono di scena. Nel caso di Alia e del Predicatore, probabilmente questo è voluto anche per far risaltare ulteriormente la figura di Leto (e Ghanima), che sceglie per sé un fato ambiguo, un destino che lo porterà a perdere la propria umanità ma a guadagnare poteri e una longevità inimmaginabili. Starà poi al lettore decidere come inquadrare tale scelta che, senza dubbio, rimane disumana e di difficile accettazione, considerando anche che esteriormente (diciamo così) è (ancora) un bimbo di 9 anni.
Non so se nelle edizioni successive a quella da me letto ci son stati cambiamenti in termini di traduzioni e/o spiegazioni, fatto sta che nonostante sia scritto superbamente I Figli di Dune risulta essere una lettura ostica, cupa, disperata e tragica nei toni e negli sviluppi, con destini segnati dal Fato oppure condannati dalla singolarità stessa dei personaggi. Qualche risata o momento leggero non ci sarebbe stato male, ma anche questo fa parte della vita su un pianeta arido come quello di Dune che, per un po', ha respirato una rigogliosa rinascita ma che, stando a come si chiude il romanzo, tornerà al ruolo di arido e proibitivo pianeta desertico ma di vitale importanza per la produzione della spezia e, probabilmente, per la sopravvivenza del genere umano.
Cosa che immagino scoprirò nel prossimo libro della saga, anche se penso che lascerò passare un po' di tempo prima di affrontare il successivo capitolo :-)

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