Titolo: Homunculus – L’Occhio dell’Anima
Autore: Hideo Yamamoto
Pubblicato in Italia da: Panini Comics
Numero volumi: 15
Trama
Susumu Nakoshi è un senzatetto che vive in un parco antistante un lussuoso hotel di Tokyo che lui stesso, in passato, ha frequentemente visitato. Misterioso, cinico, d’aspetto piuttosto curato nonostante le misere condizioni di vita, mostra un atteggiamento distaccato da tutti, persino dagli altri clochard. È invece morbosamente legato alla sua utilitaria, che utilizza sia come rifugio che come mezzo di svago, concedendosi gite nel traffico cittadino o in periferia. Quando il veicolo gli viene sequestrato dalla polizia, per poterlo riscattare accetta la generosa proposta di Manabu Ito, eccentrico studente di medicina appassionato di occulto in cerca di una cavia da sottoporre a un delicato esperimento: si tratta di trapanare il cranio [1], praticando un foro in fronte allo scopo di risvegliare il sesto senso e poter percepire presenze sovrannaturali. Malgrado le aspettative e i test condotti, l’intervento non conferisce al paziente le capacità attese; tuttavia Susumu scopre che, se osserva le persone col solo occhio sinistro, l’aspetto di alcune di esse gli appare stranamente mutato.
Analizzando il fenomeno i due comprendono che Susumu è in grado di vedere la manifestazione fisica dell’inconscio, gli ‘homunculus’ [2]: praticamente l’essenza delle persone e la proiezione di sensi di colpa, manie, inadeguatezze e altri risvolti psicologici che condizionano il loro modo di essere e agire. La nuova facoltà indurrà il misantropo protagonista a riprendere contatto con la gente; aiutando perfetti sconosciuti ad affrontare il loro mondo interiore – per lo più con conseguenze drammatiche e non prevedibili – egli scoprirà che ciò che è ora in grado di percepire negli altri rappresenta una sorta di riflesso del proprio io. Questa consapevolezza lo destabilizzerà emotivamente e psicologicamente, guidandolo nell’arduo percorso verso una maggiore conoscenza di sé, fino al difficile confronto con il passato da cui è fuggito.
Commento
Quella narrata nel manga Homunculus – L’Occhio dell’Anima è senza dubbio una storia originale e intensa, priva com’è d’intermezzi comici e sequenze d’azione in grado di allentare o variare la tensione; adatta a un pubblico adulto, la trama procede per lo più grazie a dialoghi e riflessioni, proponendo spesso situazioni forti e disturbanti che potrebbero scoraggiare il lettore medio. Ma l’elevata qualità in termini di contenuti e spunti ripaga ampiamente l’impegno di lettura.
La serie (15 volumi) è stata scritta e disegnata da Hideo Yamamoto tra il 2003 e il 2011, e pubblicata in Giappone sul settimanale Big Comic Spirits, edito dalla Shogakukan; mentre Panini Comics ne ha curato l’edizione italiana, uscita con cadenza aperiodica dal 2005 al 2012 e riproposta in ristampa dal 2011 a fronte del discreto interesse suscitato.

Probabilmente meno conosciuto in Italia rispetto ad autori di seinen quali ad esempio Jirō Taniguchi, Naoki Urasawa e Makoto Yukimura, Yamamoto è un mangaka già noto al pubblico internazionale per opere particolari e difficili da catalogare ma comunque coraggiose e mature. Basti pensare a Nozokiya del 1992, incentrato sul voyeurismo con protagonista un erotomane, e alla successiva serie intitolata Shin Nozokiya del 1994, dove un’agenzia investigativa si occupa di portare alla luce perversioni di criminali e corrotti; due anni dopo, con Okama Hakusho, l’autore affronta invece tematiche quali l’omosessualità e il travestitismo; nel 1997 propone Enjou Kousai Bokumetsu Undou in cui non si lesinano stupri, sadismo e violenza; ma è nel 1998 che Yamamoto realizza una delle sue opere più conosciute e controverse Ichi the Killer (titolo originale Koroshiya Ichi, adattato per il cinema nel 2001 grazie a Takashi Miike), che esaspera argomenti quali il bullismo, la violenza e il sadismo, in una storia ambientata nel mondo degli yakuza. In tempi più recenti, dopo Homunculus, Yamamoto ha collaborato con Hiroya Oku per Yume Onna, volume autoconclusivo che tratta di sogni lucidi.
Considerando il tenore seinen di questi precedenti, anche Homunculus non poteva che collocarsi nella stessa categoria, rivolgendosi a un pubblico maturo e alla ricerca di una vicenda conturbante e stimolante dal punto di vista intellettuale. L’attenzione è orientata in prevalenza all’introspezione, all’analisi dell’individuo e della società ma, rispetto ad altre opere di Yamamoto, l’elemento violenza viene ridotto ai minimi termini: sono gli aspetti psicologici a venire approfonditi e sviluppati. Il tutto confezionato con un ritmo narrativo adeguato, sostenuto da discrete soluzioni stilistiche capaci di creare tensione e coinvolgimento, giocando spesso con toni cupi per ribadire come l’interesse primario sia rivolto agli anfratti più turpi dell’animo umano, ai segreti e alle colpe che si celano dentro di noi.