sabato 26 febbraio 2011

..:: Rhapsody of Fire (Bologna) ::..

Ed eccomi qui, reduce dal concerto di ieri sera all'Estragon di Bologna, un'esperienza vissuto assieme a mio fratello Francesco che mi ha regalato questa magnifica occasione musicale. 
Siamo partiti in perfetto ritardo e giunti a Bologna per le 19.00 circa: meno male che non abbiamo trovato traffico e che via Stalingrado è poco distante dagli svincoli autostradali, abbiam pensato. Poi però ci siamo resi conto che via Stalingrado non è propriamente una viuzza e che, strano a dirsi, indicazioni per l'Estragon e per il concerto non se ne vedevano. Anche gli indigeni si son dimostrati perplessi: "Estragon? Cos'è?" "Per me è di là.." "No, forse di là, dove ci sono quei capannoni" "Secondo me è vicino al campo nord...".
L'album "The wondering Notes"
dei Vexillum
Fatto sta che grazie al nostro formidabile intuito e senso dell'orientamento l'abbiam trovato, a circa 300 m dal punto in cui ci siam fermati per chiedere informazioni.
Un grande spazio aperto, parcheggi liberi ovunque, nessun finto parcheggiatore che chiede pagamenti insensati, bancarelle che vendono panini, maglie, magliette, e tanti ragazzi che ne approfittano per uno spuntino. Poi tutti in cammino verso l'ingresso del luogo che, almeno in apparenza, avrebbe dovuto ospitare il concerto di ieri sera. In realtà il posto designato era quello accanto, un po' più piccolo e anonimo del previsto. Poco male: un'occasione per gustarci la band in un concerto più "intimo" ^_^
Qualche minuto di attesa fuori al gelo, chi col cappotto, chi col maglione, chi con due felpe, chi in maniche corte e poi tutti dentro!
Non ero mai stato all'Estragon: per qualche motivo me lo immaginavo un posto enorme, capace di contenere migliaia e migliaia di persone entusiaste. Invece assomiglia più ad un capannone con spazi dedicati al guardaroba (averlo saputo prima....), alla vendita di gadget, di cibarie e di bevande. Su un lato lo schermo di un proiettore e dall'altro lato il palco. Vuoto.
In coda al bagno scopro che prima del concerto vero e proprio suoneranno due band. Uno dei miei amici di pipì conferma che "i xxx sono come i primi Nightwish, ma più scarsi". "Uhm", penso io, ma non mi faccio convincere.
Nel frattempo la gente continua ad affluire e la densità di capelli e barba pro capite sale fino a raggiungere soglie ragguardevoli. Il colore dominante è il nero (un'accostamento col metal che non ho mai ben compreso...perché non il rosso, voglio dire?) ma sopravvivono qua e là colorazioni clandestine. 
Alle 20.45 le luci scemano e sale sul palco la prima band spalla: i Vexillum. Una band power metal di giovani "toscanacci" che sta riscuotendo un discreto consenso sulla scena europea (d'altronde, in Italia, per il rock abbiamo Vasco Rossi, "eh già"....che merda...). Si dimostrano piuttosto energici e vitali, con sonorità discretamente convincenti e potenti, canzoni che prevedono grosso modo sempre il medesimo schema, una gran voce ad amalgamare il tutto e numerosi assoli. Di certo ne faranno di strada e auguro a loro un grosso in bocca al lupo! Per chi volesse apprezzare, oltre al materiale disponibile sul loro sito, segnalo Avalon!
Foto di gruppo per i
Visions of Atlantis
Attorno alle 21.30 il palco si spopola nuovamente. Ma il pubblico reclama, il pubblico impaziente vuole, grida, smania...e infine appaiono! Però non sono il gruppo richiesto ma il secondo gruppo spalla: i Visions Of Atlantis però non demordono e cominciano a farsi sentire. Austriaci, anche loro dediti al symphonic power metal, eterogenei nella forma e nella sostanza: si passa da un chitarrista piuttosto aitante ad un bassista più tarchiato e appesantito, poi ad un cantante compatto ma energico e infine ad una cantante piacevole e piacente. Il batterista invece era occultato da fumogeni e piatti per cui non so dire come fosse. Niente da eccepire dal punto di vista musicale: decisamente maturi e solidi nelle sonorità, variegati nelle melodie e con sonorità che richiamano, a tratto, i Nightwish. Tengono il palco per un'oretta buona facendosi molto apprezzare: l'unica pecca riguarda l'interazione con il pubblico che rimane un po' mutilata. D'altronde, italiani siamo e solo questa lingua parliamo e comprendiamo...Ad ogni modo, sul loro sito sono disponibili alcune loro canzoni mentre questa è "Lost".
Infine, alle 22.45 circa, arrivano loro: epici, sinfonici, orchestrali, potenti, metallici....i Rhpasody of Fire!!!
Dopo 9 anni, la band un tempo conosciuta semplicemente come Rhapsody, torna a calcare i palchi italiani e far emozionare con la propria musica nella loro patria. A livello mondiale sono stra-noti e apprezzati, ma da noi rimangono un fenomeno musicale poco conosciuto. Lo dimostra, probabilmente, anche la dimensione del concerto di ieri - saremo stati al massimo un migliaio di persone, credo - ma nulla di questo cambia l'affetto che dimostrano per loro i fans né tanto meno ha intaccato il loro carisma e la loro potenza melodica. In quasi 2 ore di concerto propongono numerosi brani del loro repertorio pescando sia dai primi sia dagli ultimi album, concedendo emozioni e interagendo con il pubblico, ringraziando costantemente per l'affetto dimostrato. Cazzo: siamo noi a dover ringraziare voi!!! 
Foto di gruppo per i
Rhapsody of Fire
Fabio Lione si dimostra in forma come sempre, con una potenza vocale non indifferente, e capace di giocare con il pubblico in una sorta di sfida canora: ok, la risposta da parte dei fans è stata discreta ma di certo lui è molto ma molto migliore e capace di modulare la voce e di giocare con le note. Un fatto che, d'altronde, si evince facilmente dalle canzoni che propongono!
Luca Turilli e Alessandro "Alex" Straropoli se ne rimangono invece un po' in disparte ma non per questo il loro contributo è minore o di qualità inferiore. Alex tra l'altro è "vincolato" alle tastiere e vittima di uno strano effetto "vedo - non vedo" a causa dei fumogeni e delle luci di scena. Tra l'altro, non mi ero mai reso conto di quanto muscolose fossero le sue braccia. Luca invece appare a tratti gasato ed esaltato, a tratti più modesto e concentrato sulla chitarra. Di tanto in tanto si sposta nelle retrovie o a raggiungere Dominique Leurquin, ottimo chitarrista di supporto che accompagna i Rhpasody in studio o nei concerti. Probabilmente non sarà un nome conosciuto come quello degli altri componenti della band, ma il suo contributo è impeccabile. E poi, si muove a tempo con il magrissimo Patrice Guers, bassista sempre attivo e in movimento sul palco e con un'espressione sul volto che lo fa sembrare "assatanato". Nel corso del concerto si concederà anche un momento personale per giocare con il suo basso ed estasiare il pubblico con melodie che richiamano quelle di "Profondo rosso"...anche se in realtà si trattava di parte del brano "Sacred Power of Raging Winds" dall'album "Symphony of Enchanted Lands II: The Dark Secret".
L'album "The cold embrace of fear"
Alex Holzwarth si dimostra invece una convincente macchina di guerra: infaticabile, potente, poderoso, suona la batteria con passione e notevole abilità. Anche per lui giunge, circa a metà concerto, il momento dell'assolo in una sorta di sfida con il pubblico: lui incita la folla, chiede consensi e acclamazioni. In cambio regala virtuosismi, assoli, mitragliate, corse selvagge con il doppio pedale sulla grancassa. In poche parole: spettacolare!
Inutile dire che ho apprezzato assai e assai questo concerto, soprattutto perché finalmente ho potuto ammirare dal vivo una delle band che mi ha iniziato ai piacere di certa musica. I Rhpasody li ho apprezzati sin dal primo ascolto, con le loro sonorità epiche e cavalleresche, martellanti e incalzanti, ma anche melodiose e poetiche, sempre suggestive e, talvolta, un po' cupe. Non so quando e se mi ricapiterà di assistere ad un loro concerto qui, in Italia, ma almeno conserverà nel cuore le emozioni vissute ieri. Vibrazioni, passione, forza che mi ha scosso dentro, entusiasmandomi e facendomi sentire "più vivo". Un grazie di cuore ai Rhapsody, dunque, ad una band che stimo e che, nonostante alti e bassi nella loro produzione, mi ha sempre concesso più che discrete esperienze sonore. Melodie e ritmi che, con l'ultimo album, sembrano essere tornate quelle di un tempo, quelle dei fasti che, all'inizio degli anni 2000, li hanno lanciati - e a ragione - nel panorama metal internazionale.
Grazie a voi e al lavoro in cui, con costanza e dedizione, vi impegnate!







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