lunedì 22 ottobre 2012

..:: Snuff ::..

Titolo: Snuff
Autore: Alessandro Maiucchi
Editore: Arduino Sacco Editore
Genere: narrativa
Pagine: 128

La trama in breve:
Immaginate un film in cui una persona muore...
Immaginate che esista una casa  cinematografica che gira questi film...
Immaginate di vedere una vostra amica che fa la comparsa in uno di essi... (fonte Arduino Sacco Editore)

Il mio commento:
Ho terminato questo libro giusto lunedì scorso, letto nell'ambito di una catena di lettura organizzata su Anobii, catena cui ho preso parte anche per ricambiare Alessandro per aver, a sua volta, fornito una chance al mio "Ipermercati for dummies".
In primis, questo libro mi ha permesso di scoprire un editore che, potenzialmente, potrebbe tornare utile per miei futuri progetti. In secondo luogo, l'ho trovato una lettura interessante, di certo incalzante e non monotona. Lo stile di Alessandro non risulta affatto monotono o prolisso, semmai è piuttosto schietto e diretto, sufficientemente colorito e variegato. Non ci si annoia né si indugia mai troppo nell'introspezione, nella rievocazione di flashback, nel fornire spiegazioni o nell'estendere descrizioni di sorta. Si predilige l'azione, il dialogo, per delineare gli eventi che compongono l'opera e che conducono il lettore sino alle pagine finali, in cui finalmente si comprende perché la copertina del libro propone il muso sorridente di un simpatico squalo famelico. 
Ad ogni modo, parlando dello stile e del ritmo dell'opera, forse, si respira una certa "ansia" di giungere alla fine, una sensazione che può risultare positiva da un lato e dall'altro lascia sottintendere a qualche mancanza in termini di approfondimento e volontà di delineare per bene ambientazione e personaggi. 
Non mi è chiaro però se tutto nasce dal limite delle pagine da riempire (non potendo andare oltre, allora l'autore si è sforzato di limare e tagliare senza rimettere alcun episodio) o se invece, come temo, è accaduto il viceversa. Fatto sta che, a mio avviso, il libro è forse da ampliare e rendere più tridimensionale. Allo stato attuale, pur rappresentando una discreta esperienza, può non soddisfare il pubblico di lettori che c'è là fuori.
I luoghi in cui si svolgono le vicende, giusto per iniziare, sono molto abbozzati e, al di là dei riferimenti geografici esplicitati, risultano poco vividi. Voglio dire, le vicende potrebbero essersi svolte negli USA, piuttosto che in Armenia oppure nella campagna veneta... non ci sono vicissitudini particolari che facciano percepire un ben determinato luogo reale del mondo. Oltre a ciò, tutto appare molto vicino e facilmente raggiungibile in poco tempo e senza la minima difficoltà. 
Analogamente, la facilità con cui certi eventi si sbrogliano o si collegano l'uno all'altro hanno un che di sospetto. Il programma per pc cui ricorre Brian per identificare le stanze in cui si svolgono le macabre riprese dei film proibiti o l'individuazione della villa del finale, le armi che lo stesso protagonista tiene a casa (praticamente una sorta di 007 che "teoricamente" lavora in una softwarehouse... da cui si assenta per giorni e giorni senza conseguenze di sorta, manco una chiamata dal lavoro...d'altronde, il millennium bug è acqua passata...) così come le probabilità di riconoscere Clara, amore di infanzia, decenni dopo dall'ultima visita e, per di più, in una nazione costituita da metropoli da milioni di abitanti, ecco, lasciano un po' perplessi. Senza contare che, personalmente, trovo sempre un po' sospetto il ruolo del giustiziere che, a botta sicura, risolve un caso su cui eserciti di poliziotti non hanno mai avuto fortuna. Soprattutto quando ci riesce anche grazie a "interventi clamorosi", vedasi la signora che nel capitolo "Venerdì 30 giugno 2000", si trova un povero disgraziato, armato e sanguinante sul portone di casa e, con disinvoltura, lo invita in casa e lo rifocilla pure °__° 

Comunque sia, malgrado tutto ciò, non mi son sentito deluso; mi aspettavo qualcosa di più complesso e costruito però, questo sì. Anche sulla scelta di certi paragoni o vocaboli (ad es: "...l'espressione fatta") o sul registro di taluni passaggi probabilmente ci si potrebbe soffermare un poco.
Ho inoltre trovato sbilanciato l'interesse riversato verso alcuni individui da salvare: donne sì, ommeni no...ma non c'è tempo per le lacrime, via subito a salvare Clara basandosi sui vaneggiamenti di una prigioniera...stremata...drogata più volte...un momento...e se si trattasse di una mera coincidenza di nomi e non di quella "Clara"...? Naaa....  :-)))
Dettagli, direte voi. Ma neanche tanto, dico io.
Quanto al contenuto in sé ci sono aspetti che mi hanno convinto. 
Vincent, in particolare, l'ho trovato un bel personaggio, più interessante e sfaccettato di Brian e di Yoshi. Gli altri, per lo più, sono macchiette anche se, personalmente, spero che Rebecca (santa donna popputa) si sia salvata...
Apprezzata poi la scelta di portare in scena situazioni estreme, piccanti ma al contempo controverse, macabre, scabrose... materiale per le riprese degli snuff-movies insomma. Assistere a mutilazioni, morti in diretta, ad amplessi dai risvolti truculenti, assistere e riprendere tutto ciò ammicca a quanto di più marcio c'è nella società moderna. Ancor peggiore però risulta il giudizio su chi tali opere le realizza, compiacendosi dell' "arte" prodotta (pensiamo anche solo per un istante alle foto che i marines statunitensi scattavano ai prigionieri iracheni...). 
Ecco, essendo io una persona dalla mente perversa e malata (teoria sostenuta pure dal mio amico invisibile), ho apprezzato il coraggio di Alessandro nell'aver provato a cimentarsi con queste tematiche, delineando situazioni forti e, volendo, sgradevoli. Per certi versi, mano a mano che procedevo nella lettura, ho pensato a Videodrome chiedendomi: chissà se, nello scrivere questo libro, Alessandro ha preso ispirazione dal film di Cronenberg?
E sempre in riferimento al piacere perverso che l'essere umano sa dimostrare di fronte alla morte altrui (come attestano le code che si creano in autostrada quando tutti rallentano per verificare se ci son stati feriti, morti, sperando forse di vedere sangue e arti amputati...) ho apprezzato una fugace riflessione che l'autore ha lanciato tra le righe, sul limite cioè che dovrebbero avere i media. E, quindi, sulla differenza che esiste tra uno snuff movie vero e proprio e un servizio al telegiornale in cui si assiste, ad esempio, al video di una strage o alla morte di un pilota di moto o di formula 1. 
Esattamente, qual è il limite che la nostra società sente e fa proprio nel voler riprendere e diffondere certi video per poi crogiolarsi alla visione di questi ultimi in un compiacimento a dir poco disturbante? 
Come dirette Tomba, "ai posteriori l'ardua sentenza".

PS: per chi volesse approfittare della catena di lettura su Anobii, questo è il link da consultare





3 commenti:

Alessandro ha detto...

Innanzitutto grazie per la lettura e per l'approfondita recensione. Il motivo principale per la velocità con cui si passa talvolta da una scena all'altra è che in origine Snuff era una delle storie che si intrecciavano in un romanzo corale chiamato Basta! (le altre sono Ossa e Marionette, già editi da Sacco) e quindi il romanzo era estremamente complicato anche senza approfondire. Ho provato la strada dei tre romanzi brevi come esperimento, e quindi alcune cose non sono immediate. Rebecca non solo sopravvive, ma diventa la protagonista assoluta di Orchidea, il romanzo edito nel 2005 da Traccediverse e ora introvabile (ma probabilmente uscirà in ebook nel 2013).

Alessandro ha detto...

Negli altri due romanzi l'ambientazione è più curata, perchè le storie sono meno "veloci", non c'è il cronometro a guidare i personaggi.
Il programma che riconosce gli arredi è molto meno sofisticato di quelli che oggi riconoscono le facce.
Sul fatto di riconoscere le persone... forse il problema sono io. Ieri al supermercato ho visto un mio amico delle elementari (ho 45 anni) e l'ho riconosciuto in meno di un secondo (ce l'ho tra gli amici di Facebook ma è poco attivo su quella piattaforma), quindi il protagonista del romanzo potrebbe ben riconoscere la donna che ha amato tanti anni prima.
Protagonista che crede ai vaneggiamenti perchè sono l'unica pista che ha, e l'alternativa è perdere la speranza...

Leonardo Colombi ha detto...

Ciao Alessandro, grazie per esser passato di qua e aver lasciato una traccia.
A dire il vero, pure io sono abbastanza fisionomista ma è anche vero che, ecco, sono state le coincidenze descritte nel libro a insospettirmi, tutto qua. Probabilmente un effetto accentuato a causa della brevità del testo. Magari, con altri episodi intermedi, ulteriori capitoli e approfondimenti la sensazione sarebbe stata un po' diversa :-)
Idem con il programma che riconosce gli arredi: non metto in dubbio che esista, più che altro è la mole di calcoli che deve affrontare che credo sia elevata, considerando il numero di stanze, di edifici, di possibili ristrutturazioni avvenute negli anni, per non parlare di cambiamenti di colore alle pareti, mobili spostati e via dicendo... ecco, diciamo che l'ho accettato ma rimango dell'opinione che sia stato essenzialmente un escamotage per accorciare i tempi dell'indagine che altrimenti si sarebbe protratta a lungo.

BTW: Videodrome l'hai mai visto? Se ne hai l'occasione ti consiglierei di darci un'occhiata :-)