mercoledì 13 gennaio 2021

Allegra!

Titolo:
Allegra!
Autore: Emanuele Martinelli  
Editore: Lettere Animate Editore
Genere: distopico
Pagine: 472


La trama in breve:
È l’anno 2173. In un mondo dove le persone hanno perso l’usanza di uscire di casa e vivono esclusivamente in gigantesche metropoli, il giovane protagonista Brian viene contattato un giorno dalla misteriosa figura di Peider. Le conversazioni tra i due prendono tinte sempre più critiche ed irriverenti rispetto alle abitudini intorno a loro, finché decidono di scappare. Il suo istinto lo porta a Bormio, un piccolo paese nel cuore delle Alpi, abbandonato da circa un secolo. Lì potrà mettere in pratica tutto ciò che ha imparato: davvero la vita non poteva riservargli nulla di più? Una ricerca tra metropoli e montagne, Facebook e Filosofia. (fonte Amazon)

Il mio commento:
Ho acquistato questo ebook dopo averlo visto esposto all'interno de Il Cantuccio, bar bistrot di Bormio in cui abbiamo cenato quest'estate, nel corso dei giorni di ferie trascorsi lì. Tra la cordialità dell'oste che ci ha tenuto compagnia parlandoci dei piatti e del territorio e il fatto che l'avesse scritto suo figlio, ho provato a dargli fiducia e, a distanza di qualche tempo, come promesso, eccomi qui per lasciare un commento.
Partirei con il dire che si tratta di un libro impegnativo, non banale, non tanto per la lunghezza ma per i contenuti e le numerose dissertazioni che vengono proposte in merito ad argomenti quali filosofia, politica, identità di popolo, storia, rapporto con i media. Il contesto in cui si svolgono le vicende ricorda il nostro presente, ancor di più considerando l'annata trascorsa in lock-down, in cui i contatti umani sono inesistenti e ognuno è chiuso in una stanza, da solo, con solamente il web per interagire con gli altri.
Analogamente a come avviene in Matrix, anche qui c'è una sorta di Morpheus, Peider nel nostro caso, che riesce ad affrancarsi dal sistema e ad innescare il risveglio degli individui, dando via a una rivoluzione. Le vicende coinvolge in prima battuta un ragazzo di nome Brian, di cui seguiamo le vicende e i dialoghi con una narrazione in prima persona, proprio per accentuare il fatto che questo "risveglio" non è affare solo di un personaggio di un libro ma si tratta di qualcosa che dovrebbe riguardare ciascuno di noi. Di contro, però, le lunghe dissertazioni che si scambiano Peider e Brian non sono sempre così facili da leggere, anzi, diventano occasione per piccoli saggi sugli argomenti di volta in volta affrontati, appesantendo la lettura e, potenzialmente, scoraggiando il lettore.
Ad un certo punto però le dinamiche cambiano e, con la fuga di Brian dalla città verso le montagne, per insediarsi poi presso i resti della città di Bormio, il ritmo cambia e la lettura si fa più fruibile anche se non mancano lunghi dialoghi e occasioni di riscoperta di storia e identità popolare. Già perché la resistenza accoglierà persone appartenenti a diverse zone unite dal comune intento di dare nuova luce alle singole "identità" legate ai territori, quei territori che nei secoli son poi stati in qualche modo unificati e amalgamati finendo con perdere sia il legame col territorio che con le proprie radici. E' un tema che l'autore sente molto forte e su cui insiste, richiamando anche episodi della storia di Bormio oltre a riflettere e argomentare sulle conseguenze dell'Unità d'Italia e di aggregazioni similari. Che, nel contesto del libro, sono il punto di partenza per la costituzione della società distopica in cui è ambientato, dove ogni autenticità e differenziazione culturale è venuta meno e c'è praticamente un unico popolo a livello mondiale e un'unica lingua, l'americano. Ora come ora non saprei dire se, nel riscrivere questo libro tra qualche anno, verrebbe ancora scelto l'americano o il cinese, visto il potenziale sorpasso economico da parte della Cina nei prossimi anni...
In merito alla lingua usata, l'autore ha indubbiamente svolto un grosso lavoro nell'inserire sia dialoghi in inglese ma, progressivamente, anche numerosi scambi nei dialetti e nelle lingue parlate localmente nelle singole zone, per cui romancio (1), siculo, veneziano...uno sforzo encomiabile che impreziosisce il testo ma che rende più ostica la lettura nel dover scorrere alla ricerca delle traduzioni poste alla fine del libro. Avendolo letto in formato ebook, sinceramente l'azione si è rivelata semplice, ovvero sfruttando la navigazione permessa dai link ipertestuali, non so bene come sarebbe stata l'esperienza con un libro cartaceo.
Per cui, ecco, sul fronte dei contenuti e dello stile utilizzato, al netto di pochi refusi trovati, credo che il libro meriti e che vada premiato e incoraggiato. Ulteriormente per il fatto che l'autore è giovane e non ha esitato dal confrontarsi con tematiche importanti come quelle proposte, che riguardano anche l'autenticità del proprio pensiero e della propria individualità, per non essere cloni omologati a modelli imposti, e tematiche di ambito storico-socio-politico.
Per altri aspetti invece il libro mi ha convinto un po' meno, ma qui si entra su aspetti e considerazioni personali, in quanto la società distopica che governa il mondo non è stata molto approfondita in alcuni aspetti che, a mio avviso, potevano creare problemi nello sviluppo. Si parla di Telegiornali Orari Obbligatori, sul modo in cui la gente venga indottrinata e "appiattita" in termini di gusto e pensiero, ai rapporti interpersonali totalmente falsati, all'assenza di interessi e di vita fuori dalla stanza in cui ognuno è relegato. Anche l'aspetto legato alla genitorialità e ai rapporti familiari è totalmente stravolto rispetto alla vita che conosciamo, in quanto tutto è garantito dall'intervento di robot antropomorfi. Di contro non si parla di come viene gestita la produzione alimentare, energetica, manifatturiera e industriale. All'atto pratico posso farmi andar bene l'idea che anche queste mansioni siano tutte a carico di impianti automatizzati e robotici, ma lo stesso sono poco convinto. Anche perché posso capire che quasi tutti i servizi siano ormai online, e posso farmi andar bene che ci siano i moduli per il teletrasporto per ottenere qualunque cosa serva, compreso il cibo, che per altro è una scelta coerente con la chiusura portata avanti dal governo centrale, però non mi è chiaro come e su che basi materialmente avvenga lo scambio. Credo sia una curiosità legittima, la mia, visto che i membri della resistenza potevano venir messi in croce fin da subito se ci fosse stato un sistema di controllo tale per cui il governo centrale avrebbe potuto smettere di erogare loro i servizi. Magari perché richiedenti tali servizi da un'area "proibita" o in quanto misfits, che poi sarebbero quelli contrari all'omologazione di mode e costumi imposti dal governo. Infatti, i nostri riescono a sopravvivere a Bormio e tra i monti, quanto meno all'inizio, proprio perché usano questi moduli, ma se fossero stati disabilitati (perché fuori dal territorio) oppure non fosse stato possibile usarli per mancanza di fondi (probabilmente me lo son perso, ma non si parla di soldi...sebbene ognuno pare avere dei compiti da svolgere remotamente, da casa, tramite pc). Per cui, ecco, forse l'autore ha scelto di semplificare la vita ai suoi ribelli altrimenti mi sa che i tempi di rivolta sarebbero stati ben diversi, e non necessariamente si sarebbe arrivati al trionfo. Senza escludere che nel mondo proposto non esistono problemi di tipo sanitario, anche se in questo senso è pur vero che il legame con la terra natia e con la natura ha di per sé un certo effetto terapeutico.
Sullo scontro tra esercito del governo e i membri della resistenza descritto nel finale, seppur sia una soluzione che mi ha convinto parzialmente, direi che ci sta però rispetto ai tempi narrativi forse tutto si svolge in modo un po' troppo rapido se paragonato ai lunghi tempi iniziali, quando Peider e Brian stavano ore a chattare sul web. Sulla facilità con cui i vari popoli iniziano a risvegliarsi autonomamente sono un po' perplesso: l'esperienza vittoriosa della repubblica di Bormio indubbiamente ha giocato a favore ma sono un po' stranito dal fatto che per decenni non sembra esser mai accaduto nulla di simile e poi all'improvviso il mondo cambia, e in modo ordinato. 
Alle parole di Peider viene poi lasciato il compito di chiudere il libro, con un monologo che assume via via connotazioni sempre più alte ... credo sia una soluzione che può funzionare ma che non necessariamente lascerà soddisfatti tutti. Io personalmente son rimasto un po' perplesso ma ci ho visto un richiamo alla telefonata di Neo nel finale di Matrix, sebbene qui i toni e gli argomenti siano differenti.
Nel complesso comunque credo si tratti di un buon libro, coraggioso e corposo in merito ai contenuti, e anche ben scritto. Anche istruttivo, aggiungerei, proprio per il fatto di aver tirato in ballo idiomi e identità locali che, in un Paese come il nostro, sono ancora concetti e realtà ben presenti e marcati. Probabilmente si poteva valutare una copertina più evocativa e suggestiva, per rendere più accattivante la lettura, ma immagino ci siano state delle ragioni per tale scelta. Così come probabilmente nel testo ci sono alcune semplificazioni rivedibili, vedasi ad esempio il cambiamento di Alice oppure il modo in cui i singoli ribelli son riusciti ad arrivare a Bormio (capisco Brian da Milan, ma c'è chi è arrivato dalla Sicilia... come cavolo ha fatto, senza mezzi di trasporto?) o il fatto che tutto sommato i giovani della Resistenza non abbiano anche altre velleità o esigenze oltre all'organizzazione della loro comunità (vedasi svaghi), ma mi rendo conto che ad aggiungere e approfondire tutto saltavano fuori ben più di 472 pagine ^_^
Se ne avete l'occasione, comunque, vi consiglio di dargli una possibilità, anche per sostenere un giovane autore promettente.
  

Note:
(1): il titolo del libro fa riferimento alla lingua romancia e, come si può intuire, è una formula di saluto benaugurale 

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