giovedì 24 gennaio 2013

Cloud Atlas

Titolo: Cloud Atlas
Regia: Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski
Anno: 2012
Genere: fantascienza, commedia, drammatico, storico, spy-story, post-apocalittico...direi un mix di generi
Cast: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Bae Doo-na, Ben Whishaw, James D'Arcy, Zhou Xun, Keith David, Susan Sarandon, Hugh Grant

La trama in breve:
Sei storie si svolgono in parallelo anche se ambientate in sei epoche diverse, come se fossero presenti in un'unica dimensione senza tempo. A metà ottocento un avvocato americano si adopera contro la schiavitù, negli anni '30 un giovane compositore bisessuale viene incastrato da un grandissimo autore presso il quale lavora, a San Francisco negli anni '70 una giornalista cerca di svelare un complotto per la realizzazione di un reattore nucleare, ai giorni nostri in Inghilterra un anziano editore viene incastrato e internato in una casa di cura da cui cercherà di fuggire, nella Seul del 2144 un clone si unisce ai ribelli e scopre che quelle come lei sono utilizzate come cibo per altri fabbricati e infine nel 2321 in una Terra ridotta all'eta della pietra da una non ben identificata apocalisse un uomo entra in contatto con i pochi membri di una civiltà tecnologicamente avanzata e si ribella alla tribù dominante. (fonte mymovies)

Il mio commento:
ATTENZIONE: probabilmente il seguente commento conterrà spoiler e parole ammiccanti al pseudo-linguaggio usato da Tom Hanks e socu nel 2321...
Ebbene, avevo occhiato questo film al cinema due domeniche fa e desideravo ciarlarne su questo mio blog. Purtroppo il tempo libero è sempre inversamente proporzionale a ciò che si vorrebbe fare e quindi eccomi qui, ora, dopo il mangia post kung fu, a scribacchiare qualcosa.
Ordunque, da dove cominciare? 
Leggo qua e là commenti eterogenei, pareri contrastanti, spettatori e critici che acclamano il film e altri che lo bocciano, altri che invece non han visto nulla e altri che vorrebbero vedere Cloud Atlas ma sono indecisi. A parer mio non vi è alcun dubbio su ciò che abbisogna fare: andate e guardate!
Credo infatti che non sia facile farsi un'opinione su un film del genere senza averlo sperimentato sulla propria pelle. Ok, tre ore di film (e assolutamente in 2D...ehi, ma come? I Wachowski, quelli che praticamente hanno rilanciato la fantascienza su grande schermo, che hanno contribuito assai e assai al "modo di fare cinema", che non puntano sul 3D!?!?! Hallelujah, dico io!!) non sono assolutamente poche (almeno qui in Italia questa produzione non ha subito particolari tagli) ma non prestano il fianco alla noia. 
Se poi magari avete pure letto l'omonimo libro di Mitchell magari potrete avere ulteriori elementi su cui concentrarvi o da cui prender le distanze. Io, come al solito, non ho letto alcunché per cui proseguo con il mio parla a vanvera.
Come già riportato nella pseudo trama dell'opera, in realtà, non siamo di fronte a un unico film bensì a sei diversi "cortometraggi" appartenenti a generi diversi che, a dirla tutta, han permesso agli autori di sbizzarrirsi con ambientazioni, costumi, soluzioni visive (e pure linguaggi...) e qualunque idea avessero in mente. 
Magari i Wachowski stavano semplicemente discutendo quando han scovato il progetto di Tykwer:
"...il prossimo film, di che genere lo facciamo?" 
"Uhm...di tutti i generi!"
"Anche il porno?"
"Sarebbe bello, magari con un bel bullet time quando...che c'è? Ok, ok, niente porno...." 
"E neanche cinepanettoni all'italiana" 
"Ovvio!"
"Ma dove la troviamo una produzione che ci appoggi per..."
"Ehi, guarda qua!"
E il resto è storia, questa storia.
Ma oltre alle idee, la saviezza del triumvirato (ok, Larry è diventata Lana ma volevo tanto usare la parola triumvirato e quindi...) ha permesso loro di arruolare un manipolo di baldi attori e di "riciclarli" in ruoli e contesti tra i più disparati con risultati talvolta sorprendenti (vedasi Bae Doo-na in versione occidentale oppure Halle Berry sbiancata, per non parlare di come è stato conciato Hugh Grant nelle vesti del predone del futuro...) e altre volte inquietanti (Hugo Weaving, ommioddio, in versione donna è...ommioddio...ommmidio....ommidio...).

Però, in effetti, si potrebbe obbiettare che già altre produzioni hanno visto i medesimi attori interpretare ruoli diversi, vedasi Peter Sellers nel Dr. Strangelove di Stanley Kubrick (amabilmente tradotto in italiano con: "Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba" °_° ) oppure il mitico Myke Myers in Austin Powers... solo che qui il gioco si fa a mio avviso più articolato considerando che i vari personaggi vivono in contesti completamente differenti.
E che, sempre imho, se ognuna delle differenti storie avesse presentato attori completamente diversi, sarebbe venuta meno parte della coesione del film. 
Analogamente, si potrebbe obbiettare che i sei cortometraggi, se messi l'uno di seguito all'altro, in modo sequenziale, magari non offrono moltissimo. Ebbene, visto che questo non avviene, dove sta il problema? Mi spiego: avrebbero potuto farlo, ma questo non è avvenuto...quindi, perché farsene un problema? 
Il montaggio proposto è probabilmente ciò che contribuisce a qualificare quest'opera, il gioco di rimandi e di variazioni che si instaura tra gli innumerevoli spezzoni in cui si suddividono le varie storie è l'aspetto che secondo me regala le maggiori soddisfazioni. 
Per non parlare della scena di Cavendish e il gatto!
Anche nel caso del montaggio, comunque, qualcuno potrebbe sollevare obiezioni citando, magari, opere quali Pulp Fiction di Quentin Tarantino oppure Memento di Christopher Nolan però, attenzione, nel nostro caso si parla di frammenti di storie diverse mescolate e amalgamate e coese tra loro grazie, appunto, alla presenza dei medesimi volti (che garantiscono così una certa familiarità e facilitano il passaggio del messaggio che il film mira a diffondere) e ad alcuni elementi che ricorrono siano questi oggetti concreti (un diario, i bottoni di una casacca), opere d'arte (quella "Cloud Atlas Sextet" che ricorre e che parrebbe esser stata composta dallo stesso Tom Tykwer insieme a Johnny Klimek e Reinhold Heil, oppure il film realizzato dall'arzillo editore Timothy Cavendish) oppure ideali (affrancarsi dalla schiavitù, eternare l'amore).
Per cui, ecco, trovo che il punto di forza di questo film risieda in quegli elementi che altri commentatori hanno invece additato come pecche: il fatto, ad esempio, di non riuscire a focalizzarsi e affezionarsi a un personaggio in particolare (voglio dire, ce n'è davvero bisogno? E' necessario per forza che ci sia un protagonista ben definito altrimenti lo spettatore medio si perde?) o nel non essere un film di fantascienza (perché? Doveva esserlo?) o, al contrario, dall'essere un film di fantascienza che, con i suoi effetti speciali, distrae dal veicolare una morale (ma caspita, o è un film di fantascienza o non lo è, decidetevi...in ogni caso, se anche lo fosse, perché non potrebbe veicolare IL messaggio che i registi volevano trasmettere?) 
Anzi, va, esco dalla parentesi: qual è il messaggio che si voleva trasmettere attraverso questo Cloud Atlas?
Invero, ci sono molte frecciatine (come facevami anche notare il buon troll Marco che di tanto in tanto bazzica qui) e tematiche toccate: abbiamo riferimenti alle lobbies dell'energia, allo sfruttamento della prostituzione, passando poi per la schiavitù e l'omosessualità, la creazione artistica, ecc..
Ovviamente non potevano esser trattate in modo eccessivamente approfondito ma, per quanto poco, il riferimento c'è e questo basta a creare parallelismi. Ecco ad esempio che la condizione degli schiavi nelle piantagioni di cotone del 1800 risulta poco distante da quella degli artifici femminei di Neo Seul del 2144. 
Voglio dire, fondamentalmente, viene mostrato che le persone, gli uomini, sono effimeri. Le epoche, le invenzioni, le tecnologie, per quanti mirabolanti possano essere (dai circuiti sottocutanei alle navi che carezzano le acque), sono comunque caduche e finite nel tempo e nello spazio. 
Quello che però sopravvive perpetrandosi è invece tutto ciò che è "invisibile", concetti, idee, pensieri, tracce che con la nostra vita lasciamo nel mondo, siano queste opere memorabili (come dare inizio a una rivoluzione) oppure piccole (una battuta di un film), volontarie o meno. 
Tutto è collegato, insomma. Tutti noi, in qualche modo, siamo collegati. Addirittura nello spazio, e non solamente inteso come la Terra ma anche come "altri mondi". 
E tutto questo lo trovo molto poetico, e vagamente new age.
Tra gli altri aspetti che poi mi sento in dovere di citare vi sono, ovviamente, gli effetti speciali e le ambientazioni futuristiche di Neo Seul, probabilmente il corto in cui i Wachowski hanno avuto carta bianca per riprendere "qualcosa" da Matrix e rincarare la dose. 
Ecco quindi che stavolta a salvare l'eletto è un uomo e non più un'agguerrita Trinity, analogamente The One questa volta è una lei che, analogamente a Neo viene in contatto con la triste verità della schiavitù dei propri simili. Difficile poi non rivedere nella fuga in ... uhm, come definire il mezzo che pilotano su quella sorta di autostrada dislocata su più livelli...vabbé, un richiamo a Matrix Reloaded e alla corsa sfrenata contromano, in autostrada. Che poi, notavo, come mai la parte del mondo scelta a rappresentare "il futuro" è quella asiatica? 
A Europa e Usa vengono relegate solo le storie ambientate nel passato e le vicende dei vecchietti (lo so, lo so...).
Chissà se si è trattato di una mera scelta da nerd o se invece c'è qualche messaggio recondito da interpretare (vedasi le donnine che bevono liquidi bianco di dubbia provenienza...ah già, è sapone...)
Ad ogni modo, mi sa che ho ciarlato che basta. Spero di esser riuscito a trasmettere le mie sensazioni e il mio contorto pensiero sul film che, credo, merita di esser visto. 
Potrà piacere o meno, come è naturale che sia per quelle opere che possiedono qualche messaggio e qualche valore da trasmettere, ma credo che difficilmente ne si possa rimanere del tutto insoddisfatti. Certo, un po' di elasticità mentale e attenzione è fortemente richiesta, così come una passione a 360 gradi in campo cinematografico e non. 
Magari certe idee non saranno del tutto originali o nuove (qualcuno ha mai visto Moon? Avete presente che fine fanno i cloni di Sam Rockwell? Ebbene, pensate per un momento all'Halleluja...) ma tutto sommato, in questo contesto, credo siano da considerarsi un "omaggio" globale al cinema in sé. Fermo restando che, magari, tutto quanto mostrato sul grande telo torva riscontro nel romanzo di Mitchell.  











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