sabato 26 gennaio 2013

Django Unchained


Titolo: Django Unchained
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2012
Genere: western
Cast:  Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington, Quentin Tarantino, Don Johnson, Franco Nero

La trama in breve:
Stati Uniti del Sud, alla vigilia della guerra civile. Il cacciatore di taglie di origine tedesca dottor King Schultz, su un carretto da dentista, è alla ricerca dei fratelli Brittle, per consegnarli alle autorità piuttosto morti che vivi e incassare la ricompensa. Per scovarli, libera dalle catene lo schiavo Django, promettendogli la libertà a missione completata. Tra i due uomini nasce così un sodalizio umano e professionale che li conduce attraverso l'America delle piantagioni e degli orrori razzisti alla ricerca dei criminali in fuga e della moglie di Django, Broomhilda, venduta come schiava a qualche possidente negriero.   (fonte mymovies)
Il mio commento:
Visto recentemente al cinema, Django Unchained riconferma la capacità di Mr Tarantino di saper proporre ottime narrazioni cinematografiche. Probabilmente non siamo ai livelli di Bastardi Senza Gloria (che, parafrasando le parole di Aldo Raine, "è il suo capolavoro") ma siamo comunque dinnanzi a un ottimo film. Lunghetto, con scene tipicamente tarantiniane, splatteroso quanto basta, infarcito di lunghi dialoghi ma assolutamente godibile e riuscito. 
Non mi è chiaro come mai Quentin si sia buttato sul western, un genere che di tanto in tanto ritorna con esperimenti di senso più o meno compiuto (vedasi Cowboys and aliens del 2011, Il Grinta del 2010, Appaloosa del 2008...) e che sicuramente solletica il palato dei nostalgici che, tra gli anni 60 e 70, son cresciuti a pane, deserti e sparatorie. 
Diciamo che lo si può considerare un genere "classico" che, sinceramente, non mi ha mai attirato granché. 
Però, in questo caso, c'è di mezzo il Tarantino, che probabilmente di western ha fatto indigestione, e quindi ogni incertezza si scioglie come neve al sole dinnanzi al suo personale omaggio al genere.
Il titolo, come ben si sa, ammicca a quel Django impersonato da Franco Nero che tanto ha ispirato seguiti, più o meno legittimi, e registi di ogni dove (c'è pure un Sukiyaki Western Django di nazionalità nipponica, territorio squisitamente natale dei western...). 
Però, in realtà, con l'originale non c'entra praticamente nulla...poco male.
Ora, non mi va di dilungarmi sulla storia e sullo sviluppo della trama, che comunque risulta ben gestita e sviluppata tanto che le quasi 3 ore di film scivolano via senza alcun problema, appassionando e convincendo. Nemmeno sulle ambientazioni proposte o sulle trovate di regia presenti (vedasi la scena in cui Django se ne sta appeso a testa in giù o quanto quest'ultimo cavalca senza sella col fucile in mano, con tanto di accelerate e vibrazioni, o ancora gli zoom pacchiani eseguiti sul volto di DiCaprio) bensì su alcuni elementi presenti.
In primis, è d'obbligo spendere due parole sul cast proposto, composto da attori molto validi, intensi e convincenti. DiCaprio ormai lo conosco e confido nelle capacità del mio omonimo, per cui non avevo dubbi che si sarebbe comportato bene (tranne per il fatto che si è ferito con un pezzo di vetro durante la scena in cui si incazza a tavola...). 

Analogamente Christoph Waltz, già visto in Bastardi Senza Gloria e qui altrettanto bravo. Su Jamie Foxx invece non avrei puntato granché ma tutto sommato si è ben calato nel personaggio, risultando granitico e convincente al punto giusto. 
Per non parlare dell'interpretazione di Samuel L. Jackson, un grande!!! E accanto a questi gran nomi del cinema, si piazza poi tutto uno stuolo di comparse che, probabilmente, già ha avuto parte in film di più o meno successo (dai Fantastici 4 per Kerry Washington a It per Dennis Christopher o Predators per Walton Goggins...), ma che qui non sfigurano. Nemmeno i vecchi abbruttiti tipici dei film western che qui trattano schiavi o lavorano per questo o quell'altro latifondista e che ben riescono a evocare l'atmosfera di altri tempi.
Anche se, nonostante la bravura di tutti loro, nessuno di questi attori si piazza al primo posto per la "best scene" del film dove, indubbiamente, regna incontrastato Tarantino!!!
Un altro aspetto che risulta particolarmente geniale riguarda la presenza di cazzate manifeste, di dinamiche incorrette o forzate che, nel contesto, esaltano o stroncano il ritmo: vogliamo parlare di quel che accade allo "sceriffo" del primo villaggio in cui Schultz e Django si fermano?
O del posizionamento degli uomini operato dal Marshall? 
O ancora, di come viene "smontata" la scorribanda notturna orchestrata dal buon Spencer Gordon Bennet (Don Johnson)? Senza trascurare certe traiettorie e dinamiche "fisiche" correlate alle interminabili sparatorie della parte finale.
Ordunque, dicevo, vi sono qua e là cazzate volute e dannatamente stranianti che suscitano l'attenzione e il divertimento dello spettatore. E che al contempo introducono ironia e demenzialità, smorzando tensione o la pesantezza di taluni argomenti che vengono sfiorati dalla storia proposta: tematiche quali schiavitù e discriminazione razziale, lo sfruttamento dei mandingo per lotte cruente, oppure la contrapposizione tra uccisione di stampo "criminale" rispetto alla giustizia violenta che inesorabile giunge a eseguire le condanne senza preoccuparsi di modalità e tempi.
Si avverte, insomma, il tocco di un regista che NON vuole rispettare le regole. Altrimenti non si spiegherebbero certi oggetti di dubbio senso per il periodo (vedasi gli occhiali da sole), la presenza di un cacciatore tedesco nel Far West che, per di più, risulta immune da impulsi di odio razziale (tutt'altro!) o il ricorso a musica più o meno rap nel momento di maggior viuuulenza. Elementi che magari ai puristi potrebbero far storcere il naso ma che, invece, rappresentano un "di più". 
Esattamente come le urla dei poracci che cadono a terra, colpiti dai proiettili del letale Django, e seguitano a urlare come dannati in preda ai dolori più atroci. 
Il tutto nel contesto di un film che comunque risulta ben costruito e fedele al genere, ricco di situazioni affatto banali, alcune suggestive e poetiche (la donna amata che costituisce un dolce tormento per il nostro eroe), altre crudeli e cruente e molto sanguinolente, impreziosito pure dal cameo di Franco Nero o di musiche di E. Morricone. Fenomenale infine l'accoppiata proposta, un acculturato e forbito giustiziere tedesco accompagnato da uno schiavo liberato, un individuo più unico che raro che si imprime nella memoria dello spettatore e che fa molto parlare di sé, persino dopo che i titoli di coda sono terminati...
Quindi, in conclusione, a me il film non è spiaciuto affatto. Magari ad altri potrà convincere meno, magari altri disapproveranno l'eccessiva profusione di dialoghi e discorsi che poco sembrano contribuire alla storia, oppure talune scelte proposte (ok, andremo a salvare tua moglie....ma tra sei mesi...) però credo si tratti di elementi del tutto soggettivi e sulla cui efficacia e accettazione ognuno può dire il suo.



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