sabato 25 aprile 2009

The wrestler

Titolo: The wrestler
Regia: Darren Aronofsky
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Cast: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Mark Margolis, Todd Barry

La trama in breve:
Negli anni '80 Randy "The Ram" Robinson era un eroe del pro wrestling all'apice della carriera. L'incontro con il rivale Ayatollah, sconfitto il 6 aprile 1989, sarebbe rimasto per sempre nella storia dello spettacolare sport. Tuttavia, venti anni dopo "l'ariete" porta sul corpo i segni della lotta. Appesantito e decaduto, lavora part time in un grande magazzino e pratica il wrestling nelle palestre dei licei, ogni fine settimana, per la gioia dei (pochi) fan che gli sono rimasti. (fonte www.mymovies.it)




Il mio commento:
Ho atteso con interesse di poter vedere questo film, soprattutto perchè conosco le altre opere del regista e per il successo che ha riscosso. A Venezia ma tra il pubblico in special modo.
Devo dire che, pur trattandosi di un ottimo film, ben girato, con ritmo e che avvince e convince, mi aspettavo qualcosa di più. Non so nemmeno io cosa ma....di più, ecco.

Ci sono anche buone soluzioni visive, non lo nego, stratagemmi che amplificano l'immedesimazione e la partecipazione dello spettatore, come ad esempio

le inquadrature che seguono i movimenti dei personaggi: quando Randy cammina attorno al ring, osservando l'incontro che si sta svolgendo, quando lo stesso fa Cassidy, oppure mi viene in mente quando l' "occhio dello spettatore" si ferma sull'uscio della vecchia sala da ballo all'interno della quale danzano per un poco Randy e figlia. Quasi a non voler disturbare, nel rispetto di ciò che stanno vivendo. Oppure ancora quando seguiamo The Ram verso il ring oppure verso il bancone dei salumi...

Altro aspetto vincente è rappresentato dai parallelismi che vengono costruiti. Mi riferisco alle figure di Randy e Cassidy, entrambi alle prese con il tempo che passa, una fisicità non più al top ma ugualmente necessaria alla loro esistenza (di lottatore, uno, di spogliarellista, l'altra), e gli immancabili fallimenti (matrimoni, problemi economici...). Così come il parallelismo tra le dinamiche del wrestling e quella della vita di tutti i giorni, gli accordi dietro le quinte in cui si è tutti buoni e disponibili ed il rapporto con il pubblico che stravolge e cambia tutto. Spinge, sprona, oppure demolisce. Pone di fronte alle proprie fragilità ed insicurezze.

Piaciuta poi la scelta di Rourke nel ruolo del protagonista. Probabilmente molto azzeccata anche per il fatto che, per alcuni anni, è stato un combattente (un pugile a dire il vero), e per il declino che ha vissuto come attore. Fino a Sin City...

Anche Marisa Tomei non è male e, anzi, questo film me l'ha fatta scoprire sebbene fosse già affermata. Semi-protagonista di questo The Wrestler va a completare la figura di Randy "the RAM" Robinson, sottolinenado e rispecchiando il suo decadimento e la sua solitudine, altre due tematiche molto forti del film e che, mi pare, siano rese abbastanza bene sullo schermo.
In conclusione, consiglio la visione di questa quarta fatica di Aronofsky, certo che la apprezzerete. Soprattutto se avete vissuto negli anni 80 e/o se avete amato il wrestling: le musiche sono per lo più di quegli anni, con Guns n' Roses, Springsteen, Quiet Riot, Scorpions, ideali per caratterizzare il tutto e lasciare nello spettatore un senso di nostalgia per il passato.

Che poi è ciò che, soprattutto, vive il protagonista: negli anni '80 era un dio, ora invece...soltanto un fallito. Che a mala pena riesce a campare, che non riesce ad avere un rapporto decente con la propria figlia, con un infarto sul groppone e una relazione che stenta a decollare... ma che ciononostante vuole "essere" un lottatore, salire sul ring e vivere per il pubblico

, per quelle emozioni che l'essere al centro dell'attenzione gli consentono di provare.

Che sia un wrestler, un attore, un cantante, un artista in generale ha poca importanza, sia ben chiaro. Il regista ha deciso di portare sulla scena Randy ma avrebbe potuto portare qualunque personaggio pubblico. In fondo, come nel wrestling, ovunque ci sia spettacolo c'è una certa dicotomia tra la realtà da mostrare al pubblico e quella effettiva (gli accordi tra lottatori dietro le quinte, dove sono fratelli e colleghi, e le cattiverie e gli insulti sul ring, per far divertire il pubblico), tra la vita pubblica e quella privata delle star. Che quasi mai coincidono, una piccola verità con cui loro stessi soprattutto non riescono a fare i conti...

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