mercoledì 20 aprile 2022

The place

Titolo:
The place
Regia: Paolo Genovese
Anno: 2017
Genere: drammatico
Cast: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Borghi, Silvio Muccino, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Sabrina Ferilli, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni


La trama in breve:
Film italiano del 2017, adattamento cinematografico della serie americana The Booth at the End, che ritrae un uomo misterioso, seduto giorno e notte allo stesso tavolo di un ristorante, dove riceve dei visitatori. Nessuno conosce la sua vera identità, ma tutti sono disposti a confessargli i loro segreti più nascosti e i desideri più grandi, che l’uomo sembra in grado di realizzare. “Si può fare” ripete a ciascuno: dopo aver brevemente consultato la sua agenda, chiede loro di svolgere un compito, grazie al quale le loro richieste saranno esaudite... (fonte comingsoon)


Il mio commento:
Me l'ero annotato anni fa, quando uscì al cinema, e recentemente ho avuto l'occasione di vederlo su Netflix, complice la durata relativamente breve del film e del mancato impegno con i consueti allenamenti serali. Non ho mai visto la serie a cui si ispira - cosa che un po' mi ha smorzato gli entusiasmi perché pensavo fosse un'idea originale - ma nel complesso credo sia stato fatto un buon lavoro e mi sento di consigliarlo in quanto capace di coinvolgere e instaurare un dialogo con lo spettatore.
La storia procede spedita, senza fronzoli, tutta concentrata nel bar "The place" in cui si svolgono le vicende e dove i vari personaggi si avvicendano al tavolo di Mastrandrea. Di quel che vivono o fanno realmente fuori da lì non ci viene mostrato niente, lo spettatore ascolta e medita sulle loro esperienze basandosi su quel che rivelano di se stessi e sulle loro confidenze. Persone comuni, sconosciuti, che per motivi diversi si presentano da questa misteriosa entità che può esaudire i loro desideri: non si sa come sappiano che sia lì, non si sa nemmeno se è un uomo particolarmente abile e attento o una creatura sovrannaturale, fatto sta che di lui si fidano e da lui ricevono compiti, alcuni efferati e discutibili, che senza indugio cercano di attuare (creare una bomba e farla esplodere, compiere una rapina, pestare a sangue una persona...ma anche rimanere incinta, proteggere una bambina, aiutare delle donne ad attraversare la strada...). 

sabato 16 aprile 2022

Squid Game


Titolo:
Squid game
Anno: 2021
Episodi: 9
Genere: thriller, azione, distopico, drammatico

La trama in breve:
Il survival drama segue Gi-hun Seong, un autista particolarmente sfortunato che, dopo aver accumulato un enorme debito, principalmente a causa della sua dipendenza dal gioco d'azzardo, riceve da un uomo ben vestito l'invito a unirsi a un gioco dove le puntate sono molto alte. Gi-hun accetta e viene portato - privo di sensi - in un luogo segreto con altri 455 giocatori che come lui si risvegliano in un grande dormitorio e realizzano di essere identificati solo da un numero. La misteriosa struttura è gestita da persone mascherato ed è supervisionata dal Front Man, anche lui mascherato. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Anche se con discreto ritardo rispetto al mondo, impresa per altro non facilitata da rischi spoiler derivanti da navigazione internet e chiacchiere con chi l'aveva già vista, recentemente son riuscito a concludere al visione di questa serie sud coreana. Sinceramente, col senno di poi, mi domando come mai nella nostra televisione e tra le proposte sulle varie piattaforme di streaming ci siano così pochi prodotti orientali considerando la qualità, quanto meno se prendiamo in considerazione una produzione come questa, con cui vengono realizzate.
Difficile pensare che una serie come Squid Game non riscontrasse successo e, inevitabilmente, prestasse il fianco per critiche e rischi di censura per dinamiche che hanno coinvolto ragazzini. Questioni che, a mio avviso, lasciano il tempo che trovano visto che, comunque, dinamiche di bullismo c'erano prima e ci saranno dopo senza contare che le occasioni per venire a contatto con contenuti non adatti a loro ce ne sono a iosa, purtroppo. 
Venendo alla serie in sé, personalmente l'ho trovata davvero ben realizzata sotto molti punti di vista. In primis in termini di estetica, fotografia e scelte registiche. La narrazione stessa è ben organizzata e propone momenti di introspezione e di esplorazione dei personaggi accanto a sfide violente e drammatiche. Le vicende seguono persone ai margini della società, sconfitti e falliti, che non hanno molte altre possibilità se non tentare il tutto per tutto per riscattarsi e sperare in un futuro dignitoso. 
Il primo episodio - che a me ha fatto tornare alla memoria uno sprazzo del film nipponico "Ritratto di famiglia con tempesta", visto parzialmente su qualche rete minore anni fa, quanto meno per somiglianza di comportamento e dinamiche esistenziali tra Gi-hun e il protagonista Ryota - permette di introdurre i personaggi principali e le loro vicende fino alla partecipazione al gioco, ovviamente ignari di quanto sta per accadere. Quello a cui partecipano è infatti un survival game, per certi versi una piccola guerra nella quale tutto è concesso e costantemente monitorata e manovrata da membri di una misteriosa organizzazione vestiti di rosso e con una maschera sul volto. Persone che, pensiero non-sense, mi domando come vivano la loro esistenza, cosa scrivano nei social o mettano nel cv: "Così lei negli ultimi anni ha lavorato per una società segreta?" "Esatto, sì" "E di cosa si occupava, di preciso?" "Beh, giustiziavo persone, bruciavo cadaveri..." 
Tornando a discorsi più seri, la serie propone decisamente situazioni ben più pesanti e drammatiche, con esperienze fisiche provanti, intervallate a disperati tentativi di sopravvivenza capaci di spiazzare sia gli stessi personaggi che gli spettatori