sabato 26 febbraio 2022

Eternals

Titolo
: Eternals
Regia: Chloé Zhao
Anno: 2021
Genere: supereroi, fantastico, azione
Cast: Gemma Chan, Richard Madden, Kumail Nanjiani, Lia McHugh, Brian Tyree Henry, Lauren Ridloff, Barry Keoghan, Kit Harington, Salma Hayek, Angelina Jolie, Dong-seok Ma, Haaz Sleiman, Zain Alrafeea, Harish Patel


La trama in breve:
Gli eterni sono un gruppo di esseri dotati di poteri sovrannaturali creati dai Celestiali e inviati sulla Terra agli albori della storia del pianeta con il duplice scopo di sconfiggere i mostruosi Devianti e di agevolare l'evoluzione della razza umana. Quando, dopo secoli di assenza, un nuovo deviante torna a manifestarsi il gruppo dovrà riunirsi per contrastare tale minaccia e, al contempo, dopo secoli di separazione, fare i conti con le storie personali di ciascuno...


Il mio commento:
Forse partivo prevenuto ma, rispetto ad altri film Marvel, ammetto che in questo Eternals si nota una certa maturità di narrazione e costruzione della storia la quale, ambientata dopo il famoso Blip di Thanos, si articola tra presente e passato con numerosi flashback (però non pretendiamo rigore storico assoluto, mi raccomando). 
Ovviamente non mancano combattimenti ed effetti speciali all'ultimo grido, sia mai, però a mio avviso c'è stata maggior attenzione a confezione un prodotto più adulto e meno brain-off rispetto ad altri.
Lo sviluppo della storia per altro è discretamente organizzato per cui viene concesso il giusto spazio all'esplorazione e alla caratterizzazione di ciascuno dei membri del gruppo - Ajak, Sersi, Ikaris, Druig, Makkari, Phastos, Sprite, Thena, Gilgamesh e Kingo -, sia perché magari non sono personaggi così noti al grande pubblico (io, per lo meno, non sapevo chi fossero) sia perché alcuni membri del cast sono nomi blasonati del panorama cinematografico sia perché funzionale alla trama del film e, probabilmente, dei successivi capitoli. Sulla scelta degli attori del cast, comunque, ho qualche riserva su alcuni nomi (ad es Kit Harington)...però mi rendo conto che qualche scelta dovesse pur essere fatta e che probabilmente le somme andranno tirate più avanti.
Nel corso della narrazione inoltre fanno capolino anche tematiche non banali che in altre pellicole Marvel non erano presenti e che, da un lato, conferiscono maggior profondità a storia e personaggi, dall'altra li rende anche più "umani", tragici, e, volendo, vicini. Sono presenti intrecci amorosi, alcuni più evidenti, altri meno, compresa una relazione omosessuale. Una delle protagoniste soffre invece di una sorta di demenza, di cui viene parzialmente chiarita la natura verso il finale, mano a mano che gli eterni scoprono di più sul vero scopo per il quale sono stati creati e posti sul pianeta, che la porta ad azioni violente e incontrollate anche verso i propri compagni. Vi sono poi questioni legati alla fedeltà alla causa contrapposta a quella verso il gruppo contrapposta a quella verso le creature protette (ossia l'umanità); ma anche altre questioni legate al senso stesso della creazione degli stessi eterni, diversi tra loro anche per possibilità: una di loro (Sprite) infatti è e resterà per sempre bambina ed è legittimo chiedersi il motivo di tale scelta da parte dei Celestiali poiché questo determina inevitabili sofferenze e problematiche di relazione. Per altro risolte con una scelta drastica e irreversibile, e non mi riferisco solo a quella fatta da Sprite ma anche al gesto di Ikaris.

giovedì 24 febbraio 2022

Joker

Titolo:
Joker
Regia: Todd Phillips
Anno: 2019
Genere: thriller, drammatico
Cast: Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Bill Camp, Glenn Fleshler, Shea Whigham, Brett Cullen


La trama in breve:
Joker, il film di Todd Phillips è incentrato sulla figura dell'iconico villain, ed è una storia originale, diversa da qualsiasi altro film su questo celebre personaggio apparso sul grande schermo fino ad ora. L'esplorazione di Phillips su Arthur Fleck, interpretato in modo indimenticabile da Joaquin Phoenix, è quella di un uomo che lotta per trovare la sua strada in una società fratturata come Gotham.
Durante il giorno lavora come pagliaccio, di notte si sforza di essere un comico di cabaret... ma scopre che lo zimbello sembra essere proprio lui... (fonte comingsoon)


Il mio commento:
Ho visto questo film a puntate parecchie settimane fa, gustandomelo nonostante le varie interruzioni. 
Stavo quindi aspettando di aver il necessario tempo libero per scrivere qualcosa al riguardo ma sto imparando che, con un bimbo piccolo, o si coglie l'attimo oppure l'occasione favorevole potrebbe presentarsi solo dopo diverso tempo :-P
In ogni caso, essendo una pellicola di qualche anno fa e su cui già si è detto tutto, complici anche i riconoscimenti alla mostra del cinema di Venezia e agli Oscar, non credo che il mio commento possa essere fondamentale, tuttavia volevo lasciarne traccia pure in questo blog.
Indubbiamente questo di Phillips è un film notevole, con un'ottima fotografia e atmosfera, sostenuto dalla grande performance di Joaquin Phoenix, drammaticamente dimagrito per calarsi nella parte di Arthur Fleck, personaggio poi reso magistralmente anche grazie a una risata isterica molto particolare. Una persona, Arthur, problematica, disturbata, emarginata, fragile che si muove in una Gotham City degli anni 70/80 ormai allo sbando, in decadimento. Attraverso la sua storia si coglie l'occasione per denunciare un sistema che tende a "non vedere" certe categorie di persone, a tagliare i fondi e gli aiuti a essi destinati senza tener conto del problema che si crea a loro e alla collettività stessa. Una società che al contempo non esita a giudicare e infierire sui più fragili e deboli che, messi alle strette, finiscono anche con il prendere strade sbagliate e irreversibili.
Non so come mai abbiano voluto dedicare al Joker, al netto ovviamente di intenti commerciali e ritorni economici: il film infatti poteva benissimo sorreggersi da sé e restare staccato dal filone fumettistico. La storia possiede una sua profondità e un suo sviluppo che non necessariamente necessitava dell'appoggio di una DC comics o di una Marvel che sia. Semmai, forse è stata una trovata per attirare ancora maggior pubblico e per dimostrare che, volendo, si possono realizzare anche storie profonde a partire da buon materiale fumettistico.
Per altro è una storia credibile, piuttosto realistica, sebbene ci siano ovviamente degli aspetti probabilmente amplificati per creare assonanze con il noto antagonista di Batman (vedasi la risata o il trucco), fermo restando che ne segue proprio gli sviluppi così come nei fumetti, e altri per avere il pretesto di muovere qualche critica al sistema, sia sociale/economico che mediatico. 

domenica 13 febbraio 2022

The Office - Stagione 1



Titolo: The Office - stagione 1
Episodi: 6
Anno: 2005
Genere: commedia, falso documentario

La trama in breve:
La serie inizia presentando i dipendenti della Dunder Mifflin tramite un tour offerto dal direttore di filiale Michael Scott sia per una troupe di documentari che per il primo giorno di Ryan Howard. Il pubblico apprende che il venditore Jim Halpert ha una cotta per la receptionist Pam Beesly, che lo aiuta a fare scherzi al collega Dwight Schrute, anche se è fidanzata con Roy, che lavora nel magazzino al piano di sotto dell'azienda. In tutto l'ufficio si è sparsa la voce che la sede centrale della Dunder Mifflin stia pianificando di ridimensionare un'intera filiale, generando ansia generale, ma Michael sceglie di negare o minimizzare la realtà della situazione per mantenere il morale dei dipendenti. (fonte wikipedia)


Il mio commento:
L'ho vista su Netflix su suggerimento della stessa piattaforma, anche se non ho capito come mai ci fossero, ogni tanto, parti o episodi interi non doppiati. Forse mi son perso io qualcosa, tuttavia non ha costituito alcun problema.
Alcuni volti dei personaggi presenti li conoscevo già, da Steve Carrell a John Krasinski, da Brian Baumgartner (memorabile la gag "patatine a terra!" nel film Licenza di matrimonio, con Robin Williams) a B. J. Novak... che qui stanno tutti assieme e recitano come se non stessero recitando. L'effetto falso documentario, voluto, è infatti molto ben riuscito che fa sembrare i vari episodi come ripresi direttamente da contesti reali e concreti, sebbene vi siano, qua e là, dei momenti esagerati (vedasi gli scherzi "gelatinosi" di Jim)
Si tratta comunque di una commedia divertente, sebbene l'aspetto comico non sia costruita su battutacce o gag, bensì emerga dalle fastidiose situazioni che si vengono a creare, esasperate dal comportamento e dal carattere del direttore Michael Scott, un Steve Carrell in ottima forma. 
Per farvi capire meglio: ci sono infatti personaggi che sanno imprimersi nello spettatore, in positivo oppure in negativo, che sanno rendersi oltremodo odiosi e detestabili, un po' come Ramsey Bolton o Jeoffrey Lannister in GoT. Ecco, Michael Scott è uno di questi: meschino, arrogante, falso, vigliacco, irrispettoso, narcisista...le ha tutte e non nasconde minimamente questi suoi comportamenti e atteggiamenti. Insalvabile sotto ogni punto di vista. E a causa di ciò enfatizza qualsiasi situazione finendo con diventare offensivo e quasi crudele, ma senza provare il minimo rimorso o imbarazzo. Vedasi in termini di direttive per la festa di compleanno per Meredith, una strategia per "alzare il morale" del personale, nella quale non esita a creare disagi e problemi per le persone, compresa la povera Meredith costretta a festeggiare il compleanno 1 mese in anticipo, con una torta a cui è allergica e "rallegrarla" con frasi mortificanti al limite della denuncia. Ancora più spettacolare poi la soluzione con cui si toglie dall'imbarazzo di non aver alcuna sopresa/regalo per i dipendenti dopo averli tirati scemi tutto il giorno con tale lusinga, pensata per compensare i tagli sul fronte assicurativo. Non solo non ha procurato nulla ma non fornisce nemmeno risposte chiudendosi in uno sfiancante mutismo fino a che i dipendenti cedono, e se ne vanno. Delusi e impotenti, ma non sorpresi.

martedì 8 febbraio 2022

Sotto il segno della pecora

Titolo
: Nel segno della pecora // Sotto il segno della pecora
Autore: Haruki Murakami
Editore: Einaudi
Genere: narrativa
Pagine: 298

La trama in breve:
"In una semplicissima newsletter, un giovane agente pubblicitario inserisce la fotografia, in apparenza banale, di un gregge: uno degli animali, una pecora bianca con una macchia color caffè sulla schiena, suscita tuttavia l'interesse di un inquietante uomo vestito di nero, stretto collaboratore del Maestro, un politico molto potente i cui esordi si perdono nel torbido passato coloniale giapponese. Al giovanotto viene affidato l'incarico - ma si tratta in sostanza di un ordine - di ritrovare proprio quella pecora: unico indizio, la foto in questione, ricevuta per posta dal Sorcio, un amico scomparso da anni. Accompagnato da una ragazza con le orecchie bellissime e dotata di poteri sovrannaturali, attraverserà tutto il Giappone sino a raggiungere la gelida regione dello Hokkaido, vivendo una vicenda mirabolante e al tempo stesso realistica nella descrizione di luoghi e circostanze.  (fonte ibs)

Il mio commento:
Ho letto questo libro per curiosità in quanto, sinora, non avevo mai letto un romanzo di alcun autore giapponese. Di manga e testi ispirati o relativi a fumetti e manga ne ho letti molti (e tuttora persevero, anche se con tempistiche e quantitativi ridotti...), ma di romanzi no.
Motivo per cui, avendo avuto l'occasione, ho provato a cimentarmi nella lettura di questo testo, non per particolare conoscenza o raccomandazione ma perché la sinossi mi pareva interessante. Inoltre, googlando, avevo anche appurato che Murakami è considerato un valido autore.
Indubbiamente sa scrivere e ha una buona prosa, efficace e capace di rendere bene sia le situazioni che i paesaggi ma capace anche di gestire molto bene i dialoghi tra i suoi personaggi. Però...mi aspettavo qualcosa di diverso.
La storia proposta viaggia tra alti e bassi, per i miei gusti, con momenti più attivi e altri più monotoni. Ma è un effetto voluto, considerando sia la personalità giapponese sia il fatto che aspetti quali la solitudine e la routine sono tematiche tipiche di Murakami, da quel che ho capito.
In cuor mio speravo in un testo un po' più brioso e vivace, più pulp, anche per via di certi dialoghi e per la piega che, all'inizio, stavano prendendo le vicende. Invece nel complesso l'atmosfera non è delle più felici e, anzi, insiste molto sulle routine e sul rendicontare le azioni fatte, sulla meccanicità del vivere. Forse anche per creare un certo parallelo verso la vita del gregge o degli ovini... 
Nemmeno l'epilogo è particolarmente solare, anzi, mi ha lasciato spiaciuto per il protagonista. 
Mi ha lasciato anche un po' stranito, a metabolizzare la solitudine e la tristezza provata dal personaggio centrale del libro, nonché voce narrante, che, alla fine, conclusa la "missione" e il suo viaggio può finalmente concentrarsi su se stesso e liberarsi e sfogare i propri sentimenti. Anche perché, di fatto, pur con la sua verve e il suo cinismo, il protagonista non se la passa poi benissimo. In un certo senso avrebbe anche guadagnato una certa somma, con la quale magari sistemarsi e viver felice, ma dall'altro lato è ben consapevole che non sono i soldi a determinare la propria realizzazione. Nemmeno per un uomo poco più che trentenne come lui, sebbene ogni tanto venga da pensare che sia ben più vecchio, ma forse è anche l'effetto dovuto al fatto che non siamo di fronte a un testo recente bensì a un romanzo del 1982.