Titolo: L'avversario
Regia: Nicole Garcia
Anno: 2002
Genere: Drammatico
Cast: Daniel Auteuil, Humbert Balsam, François Berléand, François Cluzet, Emmanuelle Devos
La trama in breve:Per diciotto anni Jean-Marc Faure ha ingannato tutti, costruendosi un'identità inesistente, quella di un medico affermato, dirigente dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) impegnato in viaggi e soggiorni all'estero. Quando sta per essere scoperto, provoca la morte del suocero, uccide moglie, due figli e i genitori, cerca di sopprimere un'amante e fallisce il suicidio, incendiando il proprio appartamento. Storia vera di Jean-Claude Romand, autore nel 1993 di un'analoga strage cui si ispirò L. Cantet in A tempo pieno (2001) e dalla quale, dopo aver parlato con Romand in carcere, Emmanuel Carrère trasse il romanzo omonimo (1999), adattato da Jacques Fieschi, dalla regista e da suo figlio Frédéric Bélier-Garcia. Film angoscioso, in concorso a Cannes 2002 (fonte mymovies)
Il mio commento:
Un film che volevo vedere e che non mi ha deluso affatto. Drammatico e angosciante, triste e disperato. Qua e là ho letto di chi l'ha apprezzato per la freddezza che possiede, per come risulti descrittivo e "piatto", oppure di chi l'ha poco consigliato proprio per gli stessi motivi.
Da parte mia, mi sento di suggerirlo.
Non si tratta certo di una visione felice ed immediata. Anzi, procede lentamente e in modo un po' confuso talvolta, visto che mescola sequenze presenti e passate, però senza dubbio saprà colpirvi.
Una storia, quella descritta, atroce e incredibile. Una vita costruita sulle bugie e sull'inganno, forzata, voluta, solo per appagare un certo bisogno di apparire. Un costante nascondersi dagli altri mostrandosi per ciò che non si è.
Un inganno che prima o poi, inevitabilmente, ha portato il protagonista (non dimentichiamo che si tratta di una storia vera) ad una lucida e disperata follia.
La cosa più difficile da credere è come sia stato possibile tutto ciò, come abbia fatto una persona (e non è l'unico caso, anche se non sempre si è arrivati all'omicidio) a mentire per così tanto tempo senza farsi scoprire. Eppure la moglie, gli amici, i genitori lo conoscevano bene. Erano lì. Come hanno fatto a non accorgersi, a non nutrire dubbi? Domande legittime, che anche i poliziotti pongono a coloro che risultavano vicini al protagonista della vicenda. Quesiti che però non trovano risposta, anzi, che lasciano i presenti ancora più sconvolti e increduli.
Ma ancora più drammatica è la parte che Jean-Marc ha recitato, un uomo sempre più a pezzi, devastato ma al contempo incapace di liberarsi dallo scudo di menzogne che si è costruito attorno. Timoroso di affrontare la realtà e, soprattutto, gli occhi di chi ama. Ruolo che, a mio avviso, Daniel Auteuil porta egregiamente sullo schermo, intensamente, regalando momenti di cupa desolazione e di disperato silenzio.
Da vedere insomma, e da apprezzare. Soprattutto da parte di chi nella storia narrata"ci vede qualcosa di familiare" e che proprio nella descrizione degli eventi, più che nelle riflessioni indotte, magari riconosce qualcosa di noto. Dinamiche incredibili ma non impossibili che nella società dell'apparire possono capitare più frequentemente di quel che si possa pensa.
Guarda il trailer
Nessun commento:
Posta un commento