Regia: Mark Neveldine, Brian Taylor
Anno: 2009
Genere: thriller, sci-fi
La trama in breve:
In un futuro non troppo lontano il produttore di videogames Ken Castle ha ottenuto un grande successo con "Society"”. Si tratta di un gioco in cui si può ordinare a distanza a un essere umano, dietro compenso, di vivere una vita che obbedisce agli ordini del soggetto pagante.
Kable, alias Gerard Butler |
Non contento Castle ha realizzato "Slayer", game in cui chi può permetterselo paga per controllare dei condannati a morte che accettano missioni pericolosissime con la speranza di giungere alla fine del gioco vivi ed ottenere in premio la liberazione. L'eroe della prima edizione che appassiona miliardi di persone è Kable, un detenuto per omicidio il cui sogno è quello di potersi ricongiungere a moglie figlia. Kable è controllato da un diciassettenne abilissimo. Ma riuscirà ad arrivare vivo al termine dei 30 combattimenti previsti? (fonte mymovies)
Il mio commento:
Avevo promesso che avrei postato qualcosa di legato a "Crank" e, fedele a quanto dichiarato, eccomi con la recensione di Gamer, film realizzato dal medesimo duo di registi, Neveldine e Taylor, altrettanto folle e dinamico. Peccato che non sia stato scritturato Jason Statahm come protagonista... anche se, va detto, il buon Gerard Butler non sfigura affatto.
Benvenuti in Society! |
Al di là di tutto ciò, quella che Gamer mi ha fatto respirare è stata un'esperienza di allucinata follia che, purtroppo, non è poi un miraggio così lontano dalla realtà. Il mondo dei videogames, in Gamer, rappresenta la realtà in quanto è possibile controllare il movimento di altri esseri umani sia in una sorta di "Sim-world", come è Society, sia in una sorta di deathmatch costante, ovvero il mondo di Slayer in cui Kable vive e uccide. Il tutto reso possibile dal progresso della scienza e dallo sviluppo di nanomacchine in grado di sostituirsi alle cellule cerebrali e ricevere (o trasmettere...) segnali.
Il signor Ken Castle, ovvero Michael C. Hall |
Quello proposto è quindi una sorta di esasperazione del concetto di videogame e di controllo, una soluzione che possiede un fascino conturbante e ambiguo, oltre che inquietante e terribile. Che effetto può fare la consapevolezza di poter gestire la vita altrui? O la morte altrui? E cosa accade a chi, ossessionato, finisce con il confondere realtà e ambito videoludico, dimenticandosi di bere e mangiare? E, ammesso che fosse possibile replicare nella realtà uno scenario simile a quello proposto in Gamer, sarebbe eticamente accettabile? Ci sarebbe differenza, in termini di diritti e valore, tra la vita di un "uomo marionetta" e di un "uomo giocatore"?
Tutto il film ruota quindi attorno a sequenze violente e a dinamiche di controllo e sottomissione in un contesto nel quale tutto è lecito e la morale parla solo di concetti ormai superati, assoggettati da logiche di mercato e di cultura popolare. L'umanità tutta sembra addirittura cieca di fronte all'evidenza, paga soltanto delle emozioni che può sperimentare grazie al sacrificio di moderni gladiatori costretti a uccidersi l'un l'altro.
L'unica verità che conta è quella del guadagno e del consenso di massa. Perché preoccuparsi della vita degli "attori"? O di quella dei protagonisti di Slayers che, volenti o nolenti, sono costretti a partecipare a qualcosa che assomiglia fortemente ad un terrificante reality show?
Sessione di chat per Simon, ossia Logan Lerman |
D'altra parte, siamo sicuri che questi scenari non siano già realtà in qualcuna delle parti povere del nostro pianeta, dove la vita è "controllata" da multinazionali e poteri esterni? Dopotutto, non è difficile cambiare un po' la prospettiva e riconoscere nel controllo del singolo individuo, Kable (Gerar Butler) o Angie (Amber Valletta), il dominio esercitato sulle masse da parte di poteri occulti e non. In fondo, da che mondo e mondo, certe dinamiche vengono imposte e basta. E la gente si adegua. Quasi fossimo solamente "corpi", merce di consumo, in un processo di svilimento incontrollato e vagamente consapevole.
Angie (Amber Valletta) insidiata da un Milo Ventimiglia infoiato più che mai |
Interessante, anche in termini visivi, il modo in cui viene presentato il web e il software del futuro, costituito da realtà aumentata e ologrammi, dove in una stanza di pochi metri quadrati chiunque può vivere esperienze straordinarie ambientate in paesaggi e contesti vastissimi. In fondo, Simon (Logan Lerman), il player che manovra Kable, gestisce il suo "avatar" comodamente da casa. Al contempo, la sua stanza è una sorta di tempio dell'informatica e della multimedialità, con ologrammi e finestre e icone e tastiere ovunque che gli consentono di chattare, documentarsi, gustarsi un po' di sano porno, svagarsi e quant'altro. Senza freni, senza controllo, senza inibizioni. Tutto è consentito e nessuna regola imposta, contrariamente a quel che accade per Kable e soci, comandati a distanza. Pure i genitori sono del tutto assenti...
Oltre a celebrare un futuro in cui vita e tecnologia sono indissolubilmente legate e ogni superficie può essere sfruttata per riprodurre immagini e slogan pubblicitari, il film ha dalla sua anche altri aspetti che, a mio avviso, lo rendono uno spettacolo moderno e originale.
La musica accompagna con impeto sequenze e immagini, aumentando ancor di più la sensazione di stare ad assistere ad un videoclip. Tra l'altro, la scelta di musiche di Marilyn Manson e dei Bloodhound Gang già richiamano alla mente situazioni eccentriche e particolari.
Kable durante la fuga da Slayers |
Accanto a tutto ciò, lo stimolo di tipo sessuale è una costante, con situazioni che giocano con il corpo femminile, con voglie nascoste, con il piacere. Quasi fossero messaggi subliminali che appaiono oppure occupano porzioni di schermo, scene di amplessi, di carezze lascive e di corpi nudi finiscono con l'aumentare l'eccitazione dello spettatore, perfettamente in accordo con il carattere vouyeristico che, per certi versi, il film possiede.
D'altronde, sperimentare la vita e la morte con gli occhi e con la pelle di un altro non è che l'esaltazione estrema di ciò. Qualcosa che, ad oggi, i social network non consentono di effettuare...
Dal punto di vista della regia, delle idee proposte, del ritmo, delle suggestioni e di talune trovate, oltre che per il fatto di aver trasportato sul grande schermo situazioni tipiche da videogame, Gamer mi ha decisamente convinto. Per di più ho rivisto pure il signor Milo Ventimiglia, ossia il Peter Petrelli della serie Heroes.
Persone, anzi corpi , praticamente degradati a suppelletitlli. Altro che "donna oggetto"... |
A parte tutto ciò, il film pecca dal punto di vista della solidità della trama e, mano a mano che scorre verso il finale, la sensazione che qualcosa non torni e che tutto risulti "troppo facile" ha un effetto disturbante e disarmante. Il contesto di scanzonata violenza e folle corsa alle sensazioni non basta a giustificare dinamiche nelle quali un'auto viaggi grazie a del whiskey (bevuto tutto d'un fiato, come solo John Belushi sapeva fare in Animal House...) o nelle quali la casa del "cattivone" di turno venga raggiunta e profanata con nonchalanches. Peccato, quindi. Probabilmente la necessità di palesare e sgominare il complotto per la conquista del mondo ha avuto il sopravvento facendo prendere una piega inattesa agli eventi, addirittura lasciando indietro personaggi e situazioni. Basti pensare al buon Simon...ma anche gli Humanz mi hanno convinto poco, seppure dimostrino di avere conoscenze e capacità informatiche e scientifiche assai superiori a quelle dell'azienda di Ken Castle. Che poi sarebbe una sorta di Bill Gates malvagio ed esaltato, ma comunque affascinante e macchiavellico.
In definitiva, per tutti i videogiocatori e per tutti coloro che hanno amato Crank e film del medesimo stampo, ovvero adrenalinici, fisici, violenti, spericolati, estremi e folli, e pure con qualche scena provocante, Gamer rappresenta una buona occasione di intrattenimento. Diversamente, per tutti gli altri potrebbe invece risultare un prodotto non facilmente comprensibile o inquadrabile.
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