domenica 21 agosto 2011

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Titolo: Shelter - Identità paranormali
Regia: Måns Mårlind, Björn Stein
Anno: 2010
Genere: thriller
Cast: Julianne Moore, Jonathan Rhys-Meyers, Frances Conroy, Brooklynn Proulx, Nathan Corddry

La trama in breve:
Cara Jessup è una psichiatra forense tosta e convinta delle proprie idee, tra le quali c’è quella che le personalità multiple non esistono realmente, sono solo suggestioni. Suo padre, il dottor Harding, le sottopone il caso di David Bernburg, un giovane sulla sedia a rotelle arrestato per vagabondaggio e messo sotto cure mediche dopo averlo trovato un tantino scombinato. Cara parla con David e non lo trova particolarmente strano. Ma poi scopre lo spavaldo Adam Saber, che può tranquillamente alzarsi dalla carrozzina: entrambi sono nello stesso corpo, in un convincente caso di personalità multipla. Ma c’è qualcosa di più: Cara scopre che il nome di David Bernburg appartiene alla vittima di un omicidio. Il mistero si infittisce, le personalità si moltiplicano, si verificano strane morti e Cara capisce d’essere al centro di un terribile intrigo. (fonte mymovies)
Adam? David? Wesley?
Rut-Misterio? Chi sarà mai?

Il mio commento:
Mi ero segnato il titolo di questo film quando era uscito nelle sale, per ricordare a me medesimo di vederlo non appena possibile.
A volte, certe idee, figlie dell'istinto e delle prime impressioni si rivelano molto valide e permettono di non mancare occasioni per godersi ottimi spettacoli.
Qualche volta, invece, sarebbe meglio ignorarle e basta. Ed è questo il caso.
Inizialmente pensavo di trovarmi di fronte ad un psycho-thriller interessante, avendo il sentore che potesse in qualche modo ricollegarsi a idee ed espedienti narrativi visti in Identità o assaggiate nel manga MPD - Psycho (di Eiji Ohtsuka e Shou Tajima).
Poi però, molto presto in realtà, qualcosa inizia a cedere, la tensione viene inseguita a tutti i costi e gli elementi soprannaturali prendono il sopravvento. Se da un lato si può anche credere o ammettere la presenza esplicita del male o di pseudo-possessioni e relativi risucchi di anime, nel film questi risultano espedienti molto blandi e poco approfonditi. 
Come rievocare un simpatico
trauma ad una persona fragile
e devastata
Lentamente ma inesorabilmente tutto scade nell'occulto, senza che vengano fornite risposte chiare e comprensibili anzi, rimanendo volutamente vaghi e rischiando addirittura pasticci ignobili. D'altra parte, "i" personaggi interpretati da Jonathan Rhys-Meyers sono comunque stipati (rifugiati...? Da cui shelter?) in un medesimo corpo che, guarda caso, corrisponde ad un paziente in cura in un centro psichiatrico, o se non altro qualcosa che ci somiglia. Eppure è libero di vagabondare libero e selvaggio, di fare quel che gli pare senza rispondere a nessuna autorità e senza somministrazione di psico farmaci. 
Non è poi molto chiaro come compaia il "marchio" sulle schiene delle vittime designate - qualcosa che richiama vagamente quel che si riscontra in Berserk, di Kentaro Miura - e come il cattivone di turno abbia maturato certi poteri demoniaci (non era un predicatore?). 
Il male incalza... Cara ha perso il
padre, il fratello ma non perderà mai
sua figlia...o forse sì...
Apprezzabili poi le evoluzioni del collo e le contorsioni di cui dà prova l'attore, probabilmente un richiamo all'Esorcista, ma forse ammiccano in modo troppo evidente al sovrannaturale. E considerando che, all'inizio, tutto sembra essere focalizzato su uno studio rigoroso, razionale e scientifico in merito ai casi di personalità multipla...
Premio per l'impegno va poi a chi si è occupato del trucco della "nonna", personaggio inquietante e spaventevole che, credo, potrebbe vincere senza alcuna difficoltà il premio "Miss Ruga 2010". Peccato che l'impegno profuso nel caratterizzare esteriormente questa vecchiaccia inquietante sia inversamente proporzionale allo sforzo di spiegare come si siano verificate certe dinamiche o come possa fare quello che fa, essendo non propriamente dimostrabili razionalmente o riproducibili da chiunque.  
Tutto sta nell'accettare e nel credere, un messaggio che fin troppo spesso viene ripetuto e ribadito.
Personalmente io credo di aver visto un film con poco mordente, che presenta alcuni clichè tipici dei film pseudo-horror ma nulla di particolarmente eclatante. Peccato, però, perché con poco si sarebbe potuto ottenere un prodotto decisamente migliore.




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