Regia: Gareth Edwards
Anno: 2010
Genere: fantascienza
Cast: Whitney Able, Scoot McNairy
La trama in breve:
La ricerca scientifica della NASA riesce a trovare le prove dell'esistenza di altre forme di vita. Una navicella spaziale piena di campioni ha un incidente durante la fase di atterraggio: le creature dello spazio cominciano a stabilirsi sulla terra, moltiplicandosi e diffondendo terrore. La zona contaminata, tra il Messico e gli Stati Uniti, diventa così un parco abitato da giganteschi polpi distruttori di città e vite umane, tenuti a bada da un esercito militare violento e impreparato. Un fotoreporter e una giovane turista decidono di viaggiare insieme per raggiungere i territori sicuri oltre il confine della quarantena ma la strada da percorrere sarà ricca di imprevisti. Sembra che i mostri non amino molto la compagnia degli uomini. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Ed eccola qua, l'ennesima riprova che non servono budget miliardari o cast stellari per confezionare un buon prodotto come, purtroppo, troppo spesso molte delle produzioni hollywoodiane dimostrano, investendo l'equivalente del PIL di un continente per ottenere film senza senso o scopo.
Gareth Edwards invece dimostra che anche con un budget risicato ma prestando attenzione all'atmosfera, alla fotografia e alla narrazione si riesce a proporre qualcosa di valido, qualcosa in grado di suscitare e mantenere viva l'attenzione dello spettatore.
Per carità, con questo film non viene inventato nulla di buono e la trama in sé non propone chissà quali innovazioni. Al di là di alcune forzature e scelte discutibili, ci sono echi di produzioni più blasonate, quali Jurassic Park o la Guerra dei Mondi, impossibile non notarlo, e a ben guardare la storia proposta funziona grazie a cliché e dinamiche consolidate (t'oh, il treno non può andare avanti; t'oh, la barca si ferma...)
Eppure, questo non va a sminuire l'opera in sé né a limitarla. Semmai, la poetica delle immagini, la cura posta alla fotografia e agli scenari ripresi dalla camera, il tono e l'intimità che viene a crearsi tra i due protagonisti catturano l'attenzione e suscitano empatia. La stessa scelta di adottarne il punto di vista, limitando la conoscenza o l'orizzonte percepito dallo spettatore, è funzionale al suo coinvolgimento e a dosare l'esperienza filmica.
Non siamo nemmeno di fronte a una storia ricca di gioia e di felicità eppure, nonostante la situazione di pericolo e di anormalità, non si punto tutto su sensazioni quali l'ansia o creando dinamiche da persecuzione maniacale (alla Cloverfield per esempio). Si avverte il senso di pericolo ma misto a curiosità e studio, senza contare che il modo di agire e di essere dei protagonisti è più orientato ad un atteggiamento rilassato, a volte quasi distaccato, come se non fossero realmente preoccupati dai macro eventi che li minacciano, ma più concentrati su altro (il figlio di Andrew e la sua situazione familiare, il fidanzato di Sam...). Che tante volte è quel che proviamo, almeno credo, di fronte ai grandi disastri che i media ci lasciano intuire del mondo: nonostante guerre, inquinamento, e via dicendo, l'attenzione è per lo più rivolta al presente e alle sole persone a noi care...
Per cui, pur non essendo un capolavoro capace di imprimersi, questo Monsters mi ha quindi convinto e coinvolto. Probabilmente, se fossi stato davvero presente in quel contesto, nel rendermi conto che su quel traghetto non ci sarei mai salito, avrei quanto meno massacrato di botte Kaulder...ma questa è un'altra storia...
Fatto sta che anche questo è metafora della vita, di quelle sbandate che la gente può avere e le cui conseguenze scardinano il presente, mandando alla malora un presente che si preannuncia rassicurante, bruciando relazioni e certezze.
Consigliato, quindi, per trascorrere un'oretta e mezza non tanto all'insegna dell'horror o della tensione ma lasciandosi trasportare e coinvolgere dalle immagini che si susseguono e dal viaggio di Samantha e Andrew fino ad approdare ad un finale quasi telefonato, ma non così scontato.
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