giovedì 19 maggio 2016

Lhotar e il risveglio del Marskull

Titolo: Lhotar e il risveglio del Marskull
Autore: Gionata Scapin
Editore: Marcianum Press
Genere: Fantasy
Pagine: 383

La trama in breve:
Da un lontano mondo incantato, un maleficio catapulta l’elfo Lhotar e la fata Ellywick sulla Terra. Dovranno sin da subito fare i conti con la nostalgia di casa e l’impatto con la diversità. Infatti, inermi senza poter ricorrere ai loro magici poteri, sono braccati da violenti criminali intenzionati a venderli al miglior offerente. In loro aiuto accorrono un giovane archeologo e una studiosa di simboli arcaici.
Le peripezie che affronteranno nel tentativo di tornare a casa li condurranno sia all’ultimo antico drago rimasto sul nostro pianeta, sia a risvegliare dal suo sonno millenario il Marskull che, dai meandri dell’Himalaya, si dirigerà implacabile verso l’Europa per divorare il loro ultimo briciolo di speranza.
Il tempo stringe e l’avventura inizia.

Il mio commento (attenzione agli spoiler!):
Lo scorso novembre ho avuto modo di partecipare a una delle serate culturali organizzate dal comune padovano di Loreggia (ve ne avevo parlato qui). Quegli eventi di promozione editoriale che talvolta incontrano il favore del pubblico e talvolta no ma che val sempre la pena provare a organizzare, soprattutto a sostegno degli autori esordienti. E confesso che un po' mi son rivisto, al posto di Gionata, come in quella serata a Dolo per promuovere il mio primo libro autoprodotto con YouCanPrint e che (ora) risponde al nome di "Ipermercati (manuale per tutti)". 
Seppur non vi fosse moltissima gente, la serata è stata per me interessante e mi ha permesso di conoscere, seppur fugacemente, Gionata e questo suo libro. Un'opera fantasy cui ho deciso di dare fiducia e che ho terminato di leggere a inizio mese e di cui, adesso (ho i miei tempi...), vado commentarvi. Preciso che ve ne parlo ora non tanto perché è stata un'esperienza di lettura ardimentosa - tutt'altro direi! - semplicemente perché nella fruizione dei libri procedo in modalità batch, un testo alla volta (e se nel mentre mi capita di andare in fumetteria e portare a casa anche manga è finita...ah, come rimpiango i tempi della vita studentesca...)
Ordunque, innegabilmente Lhotar e il risveglio del Marskull è un fantasy, anche se più precisamente potremmo definirlo un urban fantasy vista l'ambientazione collocata nel mondo attuale. Non mi è ben chiaro se si tratta di un libro a sé o se rappresenta l'inizio di un percorso letterario, ciononostante la storia narrata raggiunge una sua conclusione per cui, anche per coloro che temono l'agguato delle enne-logia, consiglio di non aver remore e di accostarsi al testo senza timori. Tra l'altro, ora dovrebbe anche essere disponibile nella comoda versione ebook.
Partendo dalla copertina, direi che questa risulta accattivante e sufficientemente evocativa e misteriosa. Ricorda un po' lo stile dei libri di magia che si vedono in certi contesti fantastici o nei giochi di ruolo. L'immagine della testa di un drago completano il quadro lanciando ulteriori indizi al lettore.
Gli elementi proposti dall'autore creano un piacevole mix di avventura e mistero, con immancabili comparsate di esseri e fenomeni spiccatamente fantasy: Lhotar è un elfo oscuro, Ellwick una fata, il Marskull un'entità funesta e devastante che si nutre di magia, e non mancano nemmeno i draghi. Creature che possono coesistere sulla Terra in quanto l'universo non è limitato alla "sfera umana" e a ciò che conosciamo ma abbraccia anche altre dimensioni, interconnesse tra loro, e che consentono il transito l'una dall'altra, seppure non si tratti di un fenomeno così frequente.

Ecco allora che la ricerca di un modo per tornare a casa diventa la chiave per smuovere le acque in un crescendo di avventure e misteri in stile Indiana Jones: non a caso Matthias, uno dei protagonisti, è un archeologo che prende a cuore la causa di Lhotar avventurandosi con lui nella ricerca di "elementi magici", inseguito da un magnate (tale Stephen) di dubbia moralità disposto a tutto pur di metter le mani su creature mitiche come elfi e fate.
Il taglio e il ritmo della narrazione, in effetti, può definirsi cinematografico ed è a mio avviso ben cadenzato come scelta di tempi e velocità. Si avverte che la stesura del romanzo è stata ponderata e calcolata: vi è una necessaria parte più lenta e descrittiva all'inizio, per introdurre i personaggi e il contesto, che poi si velocizza non appena si risveglia il Marskull e i pericoli aumentano. Che poi il nemico di turno è una sorta di immensa creatura magica tutta fauci, artigli e lame turbinanti che viaggia di città in città come un tornando alla ricerca di "cibo". Se da un lato la presenza di una creatura così selvaggia e primordiale, con cui non si può scendere a patti, che non possiede una vera e propria psicologia ma solo istinti, stregoneria e forza bruta permette di mantenere il focus del lettore sul gruppetto dei protagonisti e sui misteri legati alla ricerca di una soluzione alla minaccia mondiale, aumentando al contempo la tensione in quanto il Marskull sembra davvero tosto e inarrestabile, dall'altro son rimasto un po' perplesso dalle scelte sempliciotte attuate dai governi delle nazioni direttamente minacciate dalla presenza di questa immensa piaga turbinante. Mi sarei aspettato qualche conferenza scientifica, la comparsa di qualche scienziato pazzo pronto a sperimentare qualche congegno dell'ultim'ora, gruppi di satanisti in visibilio pronti a incitare la Bestia, biologi e ricercatori desiderosi di studiarlo...e invece no, si opta per la forza bruta, puntandogli addosso contraerea e missili. E con risultati discutibili...
Comunque sia, dicevo, l'attenzione primaria resta sul gruppo dei protagonisti e sulle loro sfide, sui misteri da svelare e sulla sopravvivenza dalle incursioni di Stephen e i suoi uomini.
Lhotar, sebbene sembri un ragazzino, è una persona determinata assai, altruista e sensibile, un esule animato dal forte desiderio di tornare al proprio mondo d'origine ma incapace di ignorare i problemi del nostro. A modo suo è un combattente, un giusto, un eroe fragile sostenuto dal potere della conoscenza: è solo grazie alla scoperta e decifratura di messaggi scritti in lingua draconica che troverà il modo per sbrogliare la situazione (anche se per certi versi pure lui c'entra con la genesi del disastro annunciato costituito dal Marskull...).
Ellwick è un mix tra gli elfi di Berserk e Trilly di Peter Pan. Una creatura dolce, fragile, in sintonia con la natura, ma al contempo femmina, e pure caparbia. La sua presenza per certi versi è necessaria per compensare la solitudine di Lhotar, per far percepire la fragilità della vita, e al contempo creare un parallelo con l'altra coppia di esseri fatati che sono i draghi, ossia Elziath (Ramen Demn Skirge Du Serr) e Tanzeum (Sath di Myr Ness), dotati di tutt'altra fisicità e possanza ma ugualmente soggetti alla morte e alla caducità.  
Abbiamo poi Matthias, atletico, forte, pieno di vita, di professione archeologo e che, non solo riuscirà a sopravvivere agli eventi che si troverà di fronte (diciamo che gli va molto, ma molto bene l'esser in compagnia del burbero ma determinante Tanzeum), ma anche a far sua la donzella della situazione, Margarete. Tedesca, bionda, bella (ricordate quando parlavo di Indiana Jones? Pensate all'Ultima Crociata e alla Dott.ssa Elsa Schneider), studiosa e ricercatrice, nonché fortuitamente single, ricca e, casualmente, custode di un interessante segreto di famiglia tramandato di generazione in generazione. Ossia lo scheletro di un rarissimo esemplare di drago nero. Tra gli aspetti interessanti che mi hanno colpito di lei (scusami Gionata ma son fatto così) vi è la poca attitudine allo sforzo e alla fatica elementi che, in un'epoca in cui la girl power domina, e (almeno nei film) pure le modelle più minute riescono a fare un supplex a The Undertaker senza rovinarsi il trucco e smettere di chattare con l'iphone, è una scelta più che coraggiosa ma decisamente condivisa. Lo so, lo so, in questo momento sembro misogino ma quel che voglio dire è che ci vuol anche un po' di equilibrio nelle cose. Un elemento, questo, che però viene meno quando muore il povero Carl, cugino di Margarete, stroncato da una trappola nel sotterraneo segreto della magione della donna...un evento che causa sconforto per poco più di qualche pagina e poi via, senza problemi. Fortuna che ci pensa la devastazione causata dal Marskull a risolvere il problema del cadavere e di giustificare al babbo quanto accaduto.
Va invece molto meglio con l'incontro di Tanzeum, drago nero amante di Elziath costretto a vivere sotto spoglie mortali. Un tipaccio dal carattere burbero e scontroso, l'ultimo della specie, che non si fa certo amare e che, almeno all'inizio, non semplifica affatto la vita ai nostri eroi. Anzi! In fondo, è uno che disprezza gli umani, dotato di fenomenali poteri cosmici ma impossibilitato a usarli a causa della scomparsa di magia dal pianeta Terra... ma ciononostante darà tutto se stesso nella lotta al Marskull, alla creatura che gli ha portato via la propria amata e che, a posteriori, poteva essere sgominata in modo molto più agevole se LA dragonessa più potente della storia avesse lasciato scritto "Per sconfiggere il Marskull usate ****" anziché lasciare pagine e pagine di criptici messaggi all'insegna del "dovresti arrivarci da solo, caro" e che per lo più nessuno mai avrebbe potuto leggere. 
...
Ecco, l'ho detto.
Diciamo che questo dettaglio - quello della scoperta e decifratura del draconico - mi ha lasciato un po', come dire, perplesso. Per intenderci, il libro scivola via facilmente, è ben scritto, concede il giusto spazio per caratterizzare i personaggi e definire paesaggi e situazioni. La proprietà di linguaggio di Gionata mi pare buona, così come lo stile adottato. E confesso pure che in certi passaggi, vedi l'entrata in scena del Marskull, mi ha sì ricordato Walter Moers. 
Nel complesso, mi è piaciuto e a mio avviso c'è stato un buon lavoro dietro. Tuttavia, a posteriori, certe scelte che mano a mano che la trama si dipana sembrano naturali e consecutive, col senno di poi mi hanno dato un po' da pensare. 
Per lo più si tratta di dettagli, come la teutonica Margarete che predilige il vino alla birra, o la consapevolezza di quanto capita al povero Pedro, cugino di Matthias. Altri invece mi son sembrati un po' più forzati, vedasi certe capacità di teletrasporto o le azzerate barriere linguistiche tra i personaggi. 
Tuttavia non si tratta di difetti veri e propri, ma di scelte su cui basare la storia e svilupparla, dettate anche dall'esigenza di giustificare l'ambientazione proposta (un mondo in cui la magia non dovrebbe esistere ma in cui invece riposa sopita...e che forse ammicca alla forza della Natura, capace di sopraffare l'uomo senza particolari motivazioni o volontà, semplicemente perché scatenata da forze primigenie), di contenere il numero di pagine del libro e di condurre per mano il lettore nella fruizione di una piacevole esperienza di lettura.
O, almeno, per me così è stato :-)  




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