venerdì 3 agosto 2018

The signal

Titolo: The signal
Regia: Will Eubank
Anno: 2014
Genere: sci-fi
Cast: Laurence Fishburne, Olivia Cooke, Beau Knapp, Sarah Clarke, Lin Shaye, Robert Longstreet

La trama in breve:
Tre studenti di college in viaggio attraverso il sud-ovest degli Stati Uniti sono costretti ad una deviazione per andare sulle tracce di un misterioso e geniale hacker che è entrato nei sistemi del MIT ed ha evidenzato falle nel sistema di sicurezza. Nella loro ricerca, i tre amici finiscono in un'area strana e isolata del Nevada, dove all'improvviso tutto diventa scuro. Quando uno di loro, Nic, riprende conoscenza, si ritrova dentro un incubo ad occhi aperti...  (fonte ComingSoon)

Il mio commento:
Se guardo alla data dell'ultimo post su questo blog provo un po' di vergogna...davvero non mi capacito di quanto sia trascorso e di quanta poca energia mi riesca di ritagliarmi per portare avanti questi miei progetti personali. Avrei anche un libro, un mini romanzo, che prima o poi vorrei concludere ma che invece continuo a guardare solo da distante...
In ogni caso, sono qui ora, e ne approfitto per una segnalazione lampo di un film visto recentemente su Rai 4 e che, sinceramente, mi ha sorpreso. Per cui ve ne parlo, sperando di suscitare anche in voi un po' di curiosità per questa pellicola già presentata al Sundance Film Festival nel 2014.
All'inizio, The Signal mi ha incuriosito per il tono che aveva, per l'atmosfera che da subito il regista è riuscito a creare grazie alla fotografia e alla presentazione dei personaggi. Qualcosa che mi richiamava opere di autori blasonati, qualcosa tipo Tree Of Life per dire.
Assieme ad un amico, il protagonista, Nic, affetto da distrofia muscolare, sta accompagnando la sua amica/ragazza in California: per cui entrano subito in gioco sentimentalismi, romanticismo, possibilità di qualche lacrimuccia...e invece no. Ben presto la storia prende una piega inattesa, con la caccia a un hacker con cui i tre avevano un conto in sospeso e che sembra perseguitarli fino ad approdare al luogo da cui proviene "il segnale", l'origine della comunicazione di tale NOMAD.
E fino a qui, tutto sommato, il film mi stava attirando più per il tono, per la drammaticità della situazione che per la trama in sé: la narrazione in sé è discretamente coinvolgente e impreziosita da scelte di regia e di fotografia che enfatizzano la sensazione di perdita imminente, la nostalgia per un legame che si sta "troncando".Insomma, c'è sofferenza e c'è sentimento, ma c'è anche voglia di rivalsa, di fare qualcosa di forte, di sconfiggere un avversario... o quanto meno di capire che sta accadendo. Che poi sarà un po' tutta la spinta del film, che alla base vede proprio la determinazione di Nic, già bastonato dalla vita per via della propria condizione fisica, ma che ciononostante va avanti e cerca di essere una persona attiva e positiva, non tanto nel senso di gioviale ma di fare qualcosa per gli altri.





Ad ogni modo, ben presto di nuovo tutto cambia e, dopo una sequenza che può ammiccare ai vari film in found-footage in stile Balir Witch Project, Nic si trova segregato in una sorta di laboratorio, come se fosse infetto o contaminato. Precauzioni, come cercherà di convincenrlo / ci il tecnico Damon, per il cui volto è stato scelto il caro Morpheus (Laurence Fishburne).
Solo che là fuori non ci sono stati cataclismi o epidemie, e il nostro Nic, ragazzo sveglio e determinato, inizia a capire che qualcosa non va e che tutto parrebbe dipendere dal presunto contatto con una forma di vita extraterrestre. Motivo per cui lui diviene una sorta di cavia, da osservare ed esaminare mentre del suo amico Jonah non si sa molto e Haley, la ragazza di cui all'inizio, sta ridotta in coma.
E da qui la storia procede ulteriormente, facendosi tesa, creando un'atmosfera da complotto, arricchita dal tentativo di evasione del ragazzo dopo la scoperta di esser stato manipolato al fine di innestargli arti robotici. Il tutto si complica con l'incontro con persone apparentemente fuori luogo e un tantino sbroccate - e che generano confusione e voluto disorientamento nello spettatore oltre che nei personaggi - fino al ricongiungimento con gli altri amici solo per scoprire di non essere esattamente "a casa".




Ma se pure tutto ciò può avere il sapore di qualcosa di già visto è nel finale che questo film regala momenti sopra la media, con ralenti esagerati e scene da anime giapponesi. Diciamo che the Signal poteva benissimo diventare quasi un prequel per il film dei Cyborg o richiamare momenti visti in quell'altro gioiellino che è Chronicle.
Non so quanto ancora spoilerare, nel tentativo di non rovinare la sorpresa e la scoperta svelata nel finale, ma sinceramente son rimasto positivamente colpito dall'epilogo di questa produzione. Sequenze che posseggono echi di altre opere cinematografiche di genere fantascientifico, da Il 13-esimo piano a Matrix passando per da The Cube, ammiccando pure alle recenti produzioni di Blomkamp, con contaminazione tra essere umano e macchine e alieni. Ne è uscita un'opera sci-fi più che dignitosa, probabilmente con un budget risicato, ma che è riuscita a concentrarsi e a valorizzare le suggestioni e l'atmosfera più che esplosioni pacchiane, effetti speciali fracassoni e siparietti scanzonati.



Peccato che il film sia stato trasmesso su una rete minore come Rai4, che di certo ha il suo pubblico ma non può competere con canali più popolari come magari possono essere quelli di Mediaset, però confesso che mi ha colpito non poco, proprio per l'atmosfera che è riuscito a creare e per uno svolgimento che, da un lato, ha cercato di depistare lo spettatore creando misteri e giocando con la reticenza, dall'altro ha permesso di giungere a un epilogo epico e, per certi versi, devastante, per impatto fisico e per rivelazione (fatta a Nic). 
Chissà se ne verrà realizzato un sequel, prima o poi... lo spero, ma dubito che accadrà. Tuttavia il regista / fotografo William Eubank pare sapere il fatto suo e mi auguro che riesca a trovare la strada per proporre altre opere analoghe a questa che, per quanto mi riguarda, possiede un suo fascino e una sua identità.



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