Titolo: Blade Runner 2049
Anno: 2017
Regia: Denis Villeneuve
Genere: fantascienza
Cast: Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Robin Wright, Dave Bautista, Jared Leto
La trama in breve:
L'agente K è un blade runner della polizia di Los Angeles, nell'anno 2049. Sono passati trent'anni da quando Deckart faceva il suo lavoro. I replicanti della Tyrell sono stati messi fuori legge, ma poi è arrivato Niander Wallace e ha convinto il mondo con nuovi "lavori in pelle": perfetti, senza limiti di longevità e soprattutto obbedienti. K è sulle tracce di un vecchio Nexus quando scopre qualcosa che potrebbe cambiare tutte le conoscenze finora acquisite sui replicanti, e dunque cambiare il mondo. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Recuperato recentemente grazie a Netflix, visto in tre comode puntate e ora, dopo un paio di settimane, mi permetto di riportare un breve commento.
A suo tempo mi son visto Blade Runner, un paio di volte almeno (anche se a distanza di anni) e lo considero un'ottimo film. Anche se, con i ritmi cinematografici cui siamo abituati ora, diciamo che risulta un po' lentino come narrazione...
Di Philip K. Dick, l'anno scorso, avevo letto un libro contenente una serie di racconti suoi - tutti testi da cui son stati tratti film -, che nella parte finale riportava un'intervista in merito all'imminente uscita di Blade Runner (quello del 1982) ispirato al suo romanzo Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?). Da quel che avevo capito c'erano un bel po' di differenze tra testo e trasposizione e lo stesso autore era perplesso...in ogni caso l'opera di Ridley Scott si è imposta come opera cult nel campo sci-fi e nessuno c'ha da obiettare in merito.
L'idea quindi di un seguito mi aveva lasciato perplesso all'epoca dell'uscita del film e timoroso prima di iniziarne la visione. Sinceramente credo che invece ne sia uscito un bel prodotto, abbastanza in linea con quello dell'82 sia per ritmo narrativo che per tematiche che per suggestioni che riesce a produrre nello spettatore, in termini visivi e di contenuti.
Dal punto di vista dell'ambientazione, degli effetti speciali e della fotografia, l'opera di Villeneuve risulta molto efficace, maestosa, molto d'impatto. Ci sono delle sequenze magistrali e completamente spiazzanti, come il combattimento tra K e Deckard in una sorta di teatro/locale avvolto dall'oscurità alternata a sprazzi di ologrammi guasti, oppure il laboratorio in cui vengono creati i ricordi per i replicanti o, infine, la "resa dei conti" nella sequenza nel finale. Ma nel complesso è difficile non rimanere affascinati da quanto proposto, da contrasti tra spazi aperti e spazi chiusi, dal rapporto tra individuo e spazio circostante.
Si avverte una certa stanchezza, una tragicità pesante che sollecita i sensi e chiama in causa le emozioni dello spettatore che, di conseguenza, si fa attento e bisognoso a trovare un senso a ciò che sta guardando. Una sensazione amplificata anche dai vari silenzi o dalle situazioni a sviluppo lento che vengono proposte (vedasi l'avvicinamento di K al luogo in cui si è rifugiato Harrison "Deckard" Ford).
Intense e brutali anche le varie sequenze di lotta, che prevedono esecuzioni sommarie oppure combattimenti tesi, senza speranza, senza coreografie alla Matrix, senza dialoghi, ma solo con l'intenzione di difendersi o di uccidere quasi senza nemmeno provare empatia o emozioni al riguardo.
La storia in sé magari risulta un po' discutibile e forse un po' forzata tuttavia rilancia le tematiche viste nel precedente film di R. Scott, per cui i dubbi sulla propria autenticità, la consapevolezza di essere stati creati, di non essere "veri", nonché il dramma di fronte a una certa limitatezza calcolata e imposta. Qui l'effetto si amplifica perché viviamo le vicende dal punto di vista di uno dei replicanti, l'agente K, interpretato da un intenso Ryan Gosling, che per un attimo arriva a sperare di non essere uno dei tanti, un "prodotto industriale", bensì qualcosa di più, di umano. E che di conseguenza può ambire anche ad altro oltre al dovere, ad esempio l'amore.
Assistiamo quindi a quella che potremmo considerare una parabola personale del protagonista, fino al drammatico ritorno alla "realtà".
Paradossale poi che tutti riescano a comprendere con facilità se una persona è reale o meno tranne lo spettatore, che si trova solamente a supporre e a speculare nell'osservare quanto viene proposto. Un gioco di percezioni che per altro si amplifica e riverbera a causa della presenza di Joi, una sorta di IA che è presente nella vita di K sotto forma di ologramma interattivo. Una presenza che sembra speciale, autentica, ma che in realtà è prodotta in serie, programmata per compiacere e adeguarsi alla personalità del suo proprietario. Un ulteriore elemento che va a minare e a mettere in dubbio non solo l'autenticità di persone/replicanti ma anche di tutto quello che è lo scambio e l'esperienza quotidiana con il prossimo.
A mio avviso quindi si tratta di un piccolo capolavoro, non esente da aspetti poco chiari o discutibili, che per certi versi può ricordare un anime giapponese.
Il personaggio interpretato da Jared Leto, ad esempio, è uno di quegli elementi indispensabili alla trama ma che non si coglie né si riesce a comprendere appieno.
Oppure la presenza di una sorta di rete di "replicanti informati sui fatti" che, sinceramente, mi ha fatto temere per una virata della storia verso qualcosa d'altro rispetto a ciò che poi ha mostrato lo sviluppo narrativo.
Il finale poi mi ha colto alla sprovvista (non parlo dell'agente K ^_^), molto improvviso e reticente, nonostante una certa atmosfera di tragicità che pervade tutto lo sviluppo del film e che non fa presagire gioie, arcobaleni e sorrisi.
Nel complesso comunque vi consiglio assai di recuperarne la visione. In rete ormai - il film è del 2017 - ne han parlato in tutte le salse (anche se, personalmente, avevo evitato di leggere recensioni prima della visione), alcuni in toni favorevoli altri meno, ma credo sia giusto che ognuno ponderi con la propria testa.
Di sicuro siamo di fronte a un film di fantascienza non banale, che nulla ha a che vedere con dinamiche stile Star Wars o Avengers: qui c'è una discreta maturità scenografica e narrativa che richiede un po' di sforzo da parte dello spettatore, e pazienza, ma ne vale sicuramente la pena.
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