Regia: Louis Leterrier
Anno: 2010
Genere: Avventura, Fantasy
Cast: Sam Worthington, Liam Neeson, Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Mads Mikkelsen
“Scontro tra titani” (Clash of the titans) è un remake di produzione prevalentemente hollywoodiana che ripropone su grande schermo le gesta di Perseo, semidio della mitologia greca, già protagonista del film “Scontro di Titani” del 1981 (Clash of the titans).
La trama in breve:
L’inizio della pellicola coincide con una breve introduzione cosmico mitologica relativa alla genesi della razza umana e al pantheon greco, richiamando dispute tra divinità e spaventose creature devastatrici (come il Kraken). Vengono così suggeriti antefatti ed eventi che aiutano lo spettatore nel collocare le vicende e che, al contempo, permettono di sondare l’interesse del pubblico per eventuali film basati su libere interpretazioni di miti classici.
Successivamente, la narrazione torna su un piano più terreno e umano, descrivendo il recupero in mare di un sarcofago da parte di un umile pescatore greco: al suo interno sono presenti il cadavere di una bellissima donna e un bimbo di pochi mesi, miracolosamente vivo. Presolo con sé, il pescatore crescerà questo bimbo come fosse suo, insegnandogli l’arte della pesca e a rispettare gli dei che, dall’alto dei cieli, proteggono il mondo degli uomini in cambio di preghiere e devote manifestazioni di fede.
Qualche anno più tardi il giovane Perseo, questo il nome attribuito al pargolo salvato dalle onde del mare, vive come umile pescatore assieme alla propria famiglia, cercando di far fronte a stenti e a patimenti, condizione cui la razza umana sembra esser costretta per colpa dell’indifferenza dimostrata dagli dei. Situazione questa che alimenta il malcontento e la ribellione verso i divini abitanti dell’Olimpo: si innescano così azioni sacrileghe da parte di guerrieri e abitanti delle città greche ai danni di templi e statue dedicate a Zeus e alle altre divinità. Scellerati comportamenti umani che scatenano le ire del cielo e il naufragio della nave di Perseo, vittima di eventi sovrannaturali in cui, suo malgrado, si trova coinvolto.
Strappato nuovamente dai flutti viene quindi condotto ad Argo, città d’origine di quei rivoltosi umani che si ribellano agli dei e città presso cui Ade ha deciso di scatenare la furia devastatrice del Kraken. Una scelta drammatica ed estrema presa in seno al consiglio degli dei, convincendo il proprio fratello Zeus a mettere da parte l’immenso amore che nutre per gli umani e a cedere all’ira, concedendo al signore dell’oltretomba di far pagare agli ingrati umani l’irrazionale comportamento tenuto nei confronti di templi e simulacri.
Argo viene quindi condannata alla distruzione a meno che, secondo il volere di Ade, non venga sacrificata al Kraken la bellissima principessa Andromeda. Lo stesso dio degli inferi rivela infine che Perseo è in realtà un semidio, nato dall’unione di Zeus con un’umana. Fatto questo che riaccende la speranza nel cuore del re di Argo, Cepheus, che, per nulla disposto a sacrificare la propria figlia al volere delle divinità che tanto disprezza, incarica proprio Perseo di trovare un modo per risolvere la situazione, salvando cioè Andromeda ed Argo al loro triste destino.
Il mio commento:
Questo “Scontro tra titani”, disponibile anche in versione 3d sebbene originariamente non lo prevedesse, rappresenta un discreto film d’azione, arricchito e impreziosito da notevoli effetti grafici: le dinamiche scorrono via rapide in un crescendo di azione e battaglie, rievocando scontri epici e figure della mitologia classica. Ha il pregio di non annoiare e, a tratti, di risultare vagamente divertente, ciononostante, rappresenta comunque un prodotto qualitativamente poco consistente, ricco di semplificazioni e, soprattutto, di moltissime libertà rispetto alla versione classica del mito di Perseo.
L’impressione è quella di un affannato spettacolo di effetti visivi in successione, talvolta con il risultato di creare confusione e perplessità più che di avvincere lo spettatore, effetto questo amplificato nella visione offerta in 3D.
Il cast scelto per la produzione è comunque discreto. Tra le divinità si annoverano anche nomi importanti, come Liam Neeson (già visto in Schindler’s List, Gangs of New York, Star Wars Episodio I, Rob Roy, Kinsey) e Ralph Fiennes (protagonista di film quali Strange Days, Spider, Red Dragon, impersona lord Voldemort nella saga di Harry Potter): attori ben noti e apprezzati dal pubblico che però dubito saranno ricordati dalla critica cinematografica per l’apparizione in questo film. Anzi.
I guerreschi panni di Perseo sono invece affidati a Sam Worthington, granitico attore già presente in Avatar e Terminator Salvation. La fisicità è notevole, non c’è dubbio, tuttavia le espressioni facciali sono considerevolmente limitate, al pari degli eventuali dubbi che qualunque spettatore si potrebbe porre in merito all’esito delle imprese in cui si cimenta, in perfetto stile heroic fantasy. Al Perseo del grande schermo, in poche parole, riesce ogni cosa: poco conta se è un umile pescatore, non istruito e mai addestrato all’arte della guerra. Sfioderà ugualmente un fisico più pompato rispetto a quello di qualunque militare e, elemento non di poco conto, riuscirà laddove nessun altro è mai stato in grado di aver successo: sia che si tratti di decapitare una gorgone, di sfidare il Kraken o di scendere addirittura nel regno degli Inferi. E sempre con la medesima espressione in volto. Risulta un personaggio poco tridimensionale, mosso solo dalla determinazione di portare a termine una propria personale vendetta nei confronti degli dei, contro Ade in particolare, e di dimostrare al mondo, oltre che a se stesso, di essere in grado di opere mirabolanti per il fatto di essere un umano determinato più che di essere un umano benedetto dal sangue degli dei. Tematica questa che rincorre più volte durante il film e che diviene anche occasione di leggero astio e fugaci battibecchi tra l’eroe protagonista e le comparse che lo accompagnano nell’impresa (morendo inesorabilmente una dopo l’altra … ).
Stravagante risulta infine l’adattamento del mito di Perseo proposto: sono infatti molte le differenze riscontrabili tra la versione su pellicola e quella originale del mito.
Se da un lato alcune semplificazioni possono anche venir perdonate - vedasi ad esempio Pegaso, il mitico cavallo alato, che nel film risulta essere un dono di Zeus anziché una creatura generata dal sangue della Medusa – dall’altro ci sono numerose sequenze insensate e fuorvianti, che non contribuiscono a dare profondità e significato al film, anzi, tutt’altro. Mi riferisco, ad esempio al Kraken, noto mostro marino di origini norrene e non greche, all’interminabile battaglia contro gli scorpioni giganti del deserto - nati dal sangue maledetto di Calibos - che, nonostante le morti di cui sono responsabili, vengono tranquillamente utilizzati come mezzi di locomozione. Ancor peggio si potrebbe dire degli Dijinn del deserto, misteriose creature composte di carbone e legname, vagamente simili ai Sabibodi di Guerre Stellari, che parlano una lingua incomprensibile e non sottotitolabile ma dotati di potentissime magie e che, di punto in bianco, senza nemmeno sapere cosa sta accadendo, decidono di contribuire alla causa del primo Perseo che transita nei loro territori.
Ancora peggio quando la sceneggiatura cerca di adattare i miti classici alle esigenze sceniche. In particolar modo penso al ruolo e alla storia di Io; ancor peggio va con Andromeda: nel film è principessa di Argo, sacrificata al Kraken per placare Ade, salvata e non sposata da Perseo; nella mitologia è figlia dei sovrani di Etiopia, sacrificata a Poseidone, salvata e poi sposata da Perseo. Ma anche sulla lotta tra umani e divinità avrei numerosi dubbi da avanzare, senza dimenticare lo scempio perpetrato ai danni di re Acrisio, marito di Danae, madre naturale di Perseo, che nel film viene ridotto al ruolo di pseudo zombie rispondente al nome di Calibos, alle dirette dipendenze di Ade.
Nasce spontanea una riflessione sul fatto che siano proprio gli studi di Hollywood a pescare a piene mani dal patrimonio culturale e artistico classico, decisamente più vicino alla sensibilità europea se non nostrana: si tratta di un’esigenza dettata dalla volontà di dissacrare storie e leggende mitologiche o per utilizzare effetti speciali pre-confezionati e scartati da altre produzioni?
Dubbio che sorge spontaneo in seguito all’abbondante spettacolo di effetti speciali offerto da questo “Scontro tra titani”. Senza dimenticare, per altro, che non vi è affatto alcuno scontro tra titani: al più vi è la contrapposizione tra il potere della gorgone e quello del Kraken, decisamente ben realizzato e dal forte impatto visivo - un animale mastodontico che per certi versi richiama gli Imp dei videogame di Doom o Cthulhu di Lovecraft - ma che appare solamente come un espediente per determinare gli eventi di cui è protagonista Perseo. Un po’ come risultano esserlo tutte le presenze sovrannaturali che appaiono nel film, visivamente riuscite ma poco approfondite, ridotte al ruolo di macchiette o fugaci comparse.
Passi pure per le (pseudo) arpie scatenate da Ade o per Caronte (e il suo panfilo fatiscente) , ben diverso però il discorso quando si parla di divinità, gloriosamente abbigliate di armature luminose e scintillanti: ci si aspetterebbe maggior caratterizzazione e profondità, pathos nella recitazione per lo meno. Invece tutto risulta appiattito, teso più alla costruzione di un intreccio dinamico e frenetico più che alla genesi di un mondo classico dignitoso e decente, che potrebbe gettare i presupposti per altre produzioni legate al pantheon classico. O affine: nel vedere le armature degli dei è difficile non ipotizzare una qualche trasposizione dei Cavalieri dello Zodiaco (Saint Seiya) su grande schermo, tanto più che lo stesso Masami Kurumada, autore del manga in questione, è stato coinvolto nella realizzazione di locandine promozionali.
Anche le altre tematiche descritte nel film risultano poi abbozzate e poco sviluppate, per lo più articolate in rapide sequenze che prendono vita in maniera improbabile. Il rapporto tra genitore e figlio, ad esempio, descritto rapidamente nelle sequenze in cui Perseo pratica la pesca con il proprio padre adottivo oppure quando il protagonista incontra Zeus in persona: emerge una precisa volontà di determinare il proprio destino, di far capire allo spettatore che l’identità di ciascuno è determinata dalle azioni di cui si è protagonisti più che dal sangue o dal nome che possediamo. Ecco allora che Perseo compie grandi gesta perché è un uomo dotato di grandi qualità e coraggio, perché ha un obbiettivo, e non perché figlio di una potentissima divinità dell’Olimpo. Certo, anche questo aiuta, così come i doni che gli vengono elargiti da Zeus in persona, non da ultima la donna (oggetto?) nel finale. Nemmeno penso sia secondario la visualizzazione dell’animale simbolo del sommo degli dei, l’aquila, casualmente simbolo anche degli Stati Uniti d’America, quasi a voler trasmettere il messaggio che gli altri popoli hanno bisogno di eroi figli dell’aquila per trovare vera salvezza.
Discutibili poi i momenti in cui vengono mostrati gli eccessi a cui può condurre il fanatismo religioso, soprattutto con l’approssimarsi di oscure minacce di devastazione. Ancor più sospetta risulta invece la tranquillità con cui un intero popolo accetta il proprio fato: nessuno degli abitanti di Argo accenna ad abbandonare la città, per esempio, fatto questo che potrebbe far nascere sospetti sull’eventuale ottusità della massa oppure sul potere della disinformazione se opportunamente operata da parte dei media e dei potenti dell’epoca.
In definitiva, lo spettacolo offerto da questo “Scontro tra titani” è più che discreto dal punto di vista degli effetti speciali e del dinamismo proposto, ma assai poco convincente sotto molti altri punti di vista. Decisamente sconsigliato per quanti si aspettano la fedeltà nella trasposizione su celluloide del mito di Perseo.
Anno: 2010
Genere: Avventura, Fantasy
Cast: Sam Worthington, Liam Neeson, Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Mads Mikkelsen
“Scontro tra titani” (Clash of the titans) è un remake di produzione prevalentemente hollywoodiana che ripropone su grande schermo le gesta di Perseo, semidio della mitologia greca, già protagonista del film “Scontro di Titani” del 1981 (Clash of the titans).
La trama in breve:
L’inizio della pellicola coincide con una breve introduzione cosmico mitologica relativa alla genesi della razza umana e al pantheon greco, richiamando dispute tra divinità e spaventose creature devastatrici (come il Kraken). Vengono così suggeriti antefatti ed eventi che aiutano lo spettatore nel collocare le vicende e che, al contempo, permettono di sondare l’interesse del pubblico per eventuali film basati su libere interpretazioni di miti classici.
Successivamente, la narrazione torna su un piano più terreno e umano, descrivendo il recupero in mare di un sarcofago da parte di un umile pescatore greco: al suo interno sono presenti il cadavere di una bellissima donna e un bimbo di pochi mesi, miracolosamente vivo. Presolo con sé, il pescatore crescerà questo bimbo come fosse suo, insegnandogli l’arte della pesca e a rispettare gli dei che, dall’alto dei cieli, proteggono il mondo degli uomini in cambio di preghiere e devote manifestazioni di fede.
Qualche anno più tardi il giovane Perseo, questo il nome attribuito al pargolo salvato dalle onde del mare, vive come umile pescatore assieme alla propria famiglia, cercando di far fronte a stenti e a patimenti, condizione cui la razza umana sembra esser costretta per colpa dell’indifferenza dimostrata dagli dei. Situazione questa che alimenta il malcontento e la ribellione verso i divini abitanti dell’Olimpo: si innescano così azioni sacrileghe da parte di guerrieri e abitanti delle città greche ai danni di templi e statue dedicate a Zeus e alle altre divinità. Scellerati comportamenti umani che scatenano le ire del cielo e il naufragio della nave di Perseo, vittima di eventi sovrannaturali in cui, suo malgrado, si trova coinvolto.
Strappato nuovamente dai flutti viene quindi condotto ad Argo, città d’origine di quei rivoltosi umani che si ribellano agli dei e città presso cui Ade ha deciso di scatenare la furia devastatrice del Kraken. Una scelta drammatica ed estrema presa in seno al consiglio degli dei, convincendo il proprio fratello Zeus a mettere da parte l’immenso amore che nutre per gli umani e a cedere all’ira, concedendo al signore dell’oltretomba di far pagare agli ingrati umani l’irrazionale comportamento tenuto nei confronti di templi e simulacri.
Argo viene quindi condannata alla distruzione a meno che, secondo il volere di Ade, non venga sacrificata al Kraken la bellissima principessa Andromeda. Lo stesso dio degli inferi rivela infine che Perseo è in realtà un semidio, nato dall’unione di Zeus con un’umana. Fatto questo che riaccende la speranza nel cuore del re di Argo, Cepheus, che, per nulla disposto a sacrificare la propria figlia al volere delle divinità che tanto disprezza, incarica proprio Perseo di trovare un modo per risolvere la situazione, salvando cioè Andromeda ed Argo al loro triste destino.
Il mio commento:
Questo “Scontro tra titani”, disponibile anche in versione 3d sebbene originariamente non lo prevedesse, rappresenta un discreto film d’azione, arricchito e impreziosito da notevoli effetti grafici: le dinamiche scorrono via rapide in un crescendo di azione e battaglie, rievocando scontri epici e figure della mitologia classica. Ha il pregio di non annoiare e, a tratti, di risultare vagamente divertente, ciononostante, rappresenta comunque un prodotto qualitativamente poco consistente, ricco di semplificazioni e, soprattutto, di moltissime libertà rispetto alla versione classica del mito di Perseo.
L’impressione è quella di un affannato spettacolo di effetti visivi in successione, talvolta con il risultato di creare confusione e perplessità più che di avvincere lo spettatore, effetto questo amplificato nella visione offerta in 3D.
Il cast scelto per la produzione è comunque discreto. Tra le divinità si annoverano anche nomi importanti, come Liam Neeson (già visto in Schindler’s List, Gangs of New York, Star Wars Episodio I, Rob Roy, Kinsey) e Ralph Fiennes (protagonista di film quali Strange Days, Spider, Red Dragon, impersona lord Voldemort nella saga di Harry Potter): attori ben noti e apprezzati dal pubblico che però dubito saranno ricordati dalla critica cinematografica per l’apparizione in questo film. Anzi.
I guerreschi panni di Perseo sono invece affidati a Sam Worthington, granitico attore già presente in Avatar e Terminator Salvation. La fisicità è notevole, non c’è dubbio, tuttavia le espressioni facciali sono considerevolmente limitate, al pari degli eventuali dubbi che qualunque spettatore si potrebbe porre in merito all’esito delle imprese in cui si cimenta, in perfetto stile heroic fantasy. Al Perseo del grande schermo, in poche parole, riesce ogni cosa: poco conta se è un umile pescatore, non istruito e mai addestrato all’arte della guerra. Sfioderà ugualmente un fisico più pompato rispetto a quello di qualunque militare e, elemento non di poco conto, riuscirà laddove nessun altro è mai stato in grado di aver successo: sia che si tratti di decapitare una gorgone, di sfidare il Kraken o di scendere addirittura nel regno degli Inferi. E sempre con la medesima espressione in volto. Risulta un personaggio poco tridimensionale, mosso solo dalla determinazione di portare a termine una propria personale vendetta nei confronti degli dei, contro Ade in particolare, e di dimostrare al mondo, oltre che a se stesso, di essere in grado di opere mirabolanti per il fatto di essere un umano determinato più che di essere un umano benedetto dal sangue degli dei. Tematica questa che rincorre più volte durante il film e che diviene anche occasione di leggero astio e fugaci battibecchi tra l’eroe protagonista e le comparse che lo accompagnano nell’impresa (morendo inesorabilmente una dopo l’altra … ).
Stravagante risulta infine l’adattamento del mito di Perseo proposto: sono infatti molte le differenze riscontrabili tra la versione su pellicola e quella originale del mito.
Se da un lato alcune semplificazioni possono anche venir perdonate - vedasi ad esempio Pegaso, il mitico cavallo alato, che nel film risulta essere un dono di Zeus anziché una creatura generata dal sangue della Medusa – dall’altro ci sono numerose sequenze insensate e fuorvianti, che non contribuiscono a dare profondità e significato al film, anzi, tutt’altro. Mi riferisco, ad esempio al Kraken, noto mostro marino di origini norrene e non greche, all’interminabile battaglia contro gli scorpioni giganti del deserto - nati dal sangue maledetto di Calibos - che, nonostante le morti di cui sono responsabili, vengono tranquillamente utilizzati come mezzi di locomozione. Ancor peggio si potrebbe dire degli Dijinn del deserto, misteriose creature composte di carbone e legname, vagamente simili ai Sabibodi di Guerre Stellari, che parlano una lingua incomprensibile e non sottotitolabile ma dotati di potentissime magie e che, di punto in bianco, senza nemmeno sapere cosa sta accadendo, decidono di contribuire alla causa del primo Perseo che transita nei loro territori.
Ancora peggio quando la sceneggiatura cerca di adattare i miti classici alle esigenze sceniche. In particolar modo penso al ruolo e alla storia di Io; ancor peggio va con Andromeda: nel film è principessa di Argo, sacrificata al Kraken per placare Ade, salvata e non sposata da Perseo; nella mitologia è figlia dei sovrani di Etiopia, sacrificata a Poseidone, salvata e poi sposata da Perseo. Ma anche sulla lotta tra umani e divinità avrei numerosi dubbi da avanzare, senza dimenticare lo scempio perpetrato ai danni di re Acrisio, marito di Danae, madre naturale di Perseo, che nel film viene ridotto al ruolo di pseudo zombie rispondente al nome di Calibos, alle dirette dipendenze di Ade.
Nasce spontanea una riflessione sul fatto che siano proprio gli studi di Hollywood a pescare a piene mani dal patrimonio culturale e artistico classico, decisamente più vicino alla sensibilità europea se non nostrana: si tratta di un’esigenza dettata dalla volontà di dissacrare storie e leggende mitologiche o per utilizzare effetti speciali pre-confezionati e scartati da altre produzioni?
Dubbio che sorge spontaneo in seguito all’abbondante spettacolo di effetti speciali offerto da questo “Scontro tra titani”. Senza dimenticare, per altro, che non vi è affatto alcuno scontro tra titani: al più vi è la contrapposizione tra il potere della gorgone e quello del Kraken, decisamente ben realizzato e dal forte impatto visivo - un animale mastodontico che per certi versi richiama gli Imp dei videogame di Doom o Cthulhu di Lovecraft - ma che appare solamente come un espediente per determinare gli eventi di cui è protagonista Perseo. Un po’ come risultano esserlo tutte le presenze sovrannaturali che appaiono nel film, visivamente riuscite ma poco approfondite, ridotte al ruolo di macchiette o fugaci comparse.
Passi pure per le (pseudo) arpie scatenate da Ade o per Caronte (e il suo panfilo fatiscente) , ben diverso però il discorso quando si parla di divinità, gloriosamente abbigliate di armature luminose e scintillanti: ci si aspetterebbe maggior caratterizzazione e profondità, pathos nella recitazione per lo meno. Invece tutto risulta appiattito, teso più alla costruzione di un intreccio dinamico e frenetico più che alla genesi di un mondo classico dignitoso e decente, che potrebbe gettare i presupposti per altre produzioni legate al pantheon classico. O affine: nel vedere le armature degli dei è difficile non ipotizzare una qualche trasposizione dei Cavalieri dello Zodiaco (Saint Seiya) su grande schermo, tanto più che lo stesso Masami Kurumada, autore del manga in questione, è stato coinvolto nella realizzazione di locandine promozionali.
Anche le altre tematiche descritte nel film risultano poi abbozzate e poco sviluppate, per lo più articolate in rapide sequenze che prendono vita in maniera improbabile. Il rapporto tra genitore e figlio, ad esempio, descritto rapidamente nelle sequenze in cui Perseo pratica la pesca con il proprio padre adottivo oppure quando il protagonista incontra Zeus in persona: emerge una precisa volontà di determinare il proprio destino, di far capire allo spettatore che l’identità di ciascuno è determinata dalle azioni di cui si è protagonisti più che dal sangue o dal nome che possediamo. Ecco allora che Perseo compie grandi gesta perché è un uomo dotato di grandi qualità e coraggio, perché ha un obbiettivo, e non perché figlio di una potentissima divinità dell’Olimpo. Certo, anche questo aiuta, così come i doni che gli vengono elargiti da Zeus in persona, non da ultima la donna (oggetto?) nel finale. Nemmeno penso sia secondario la visualizzazione dell’animale simbolo del sommo degli dei, l’aquila, casualmente simbolo anche degli Stati Uniti d’America, quasi a voler trasmettere il messaggio che gli altri popoli hanno bisogno di eroi figli dell’aquila per trovare vera salvezza.
Discutibili poi i momenti in cui vengono mostrati gli eccessi a cui può condurre il fanatismo religioso, soprattutto con l’approssimarsi di oscure minacce di devastazione. Ancor più sospetta risulta invece la tranquillità con cui un intero popolo accetta il proprio fato: nessuno degli abitanti di Argo accenna ad abbandonare la città, per esempio, fatto questo che potrebbe far nascere sospetti sull’eventuale ottusità della massa oppure sul potere della disinformazione se opportunamente operata da parte dei media e dei potenti dell’epoca.
In definitiva, lo spettacolo offerto da questo “Scontro tra titani” è più che discreto dal punto di vista degli effetti speciali e del dinamismo proposto, ma assai poco convincente sotto molti altri punti di vista. Decisamente sconsigliato per quanti si aspettano la fedeltà nella trasposizione su celluloide del mito di Perseo.
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